Per una mobilitazione antigovernativa,
anticapitalista, antifascista, antirazzista.

Quello che proponiamo e' uno straordinario invito a voltare pagina.
Una mobilitazione-manifestazione nazionale per il 10 settembre da tenersi a Milano contro le politiche sociali del governo di destra, per l'affermazione e la riconquista dei nostri diritti di donne e uomini che producono la ricchezza del nostro paese, ma che ne sono quotidianamente esclusi.
Una manifestazione variopinta ed espressione di tutti coloro che credono, vogliono e lottano, anche in forme diverse e nel rispetto di ogni percorso soggettivo e collettivo, in un cambiamento radicale della nostra societa' e dell'insieme dei valori negativi che la reggono.

1. Il contesto di gravita' politica e sociale nel quale l'Italia e' precipitata, non ha uguali in rapporto ai suoi ultimi 50 anni di storia. Se si possono prendere in considerazione dei paralleli storici, bisogna forse guardare alla Germania del periodo pre-hitleriano o al tentativo del presidente Fujimori in Peru' di imporre a un intero paese una cultura politico-liberista in una popolazione composta prevalentemente da indios.
Il tentativo strisciante e neppure molto nascosto, e' quello di far scivolare indietro in maniera indolore, il complesso di regole e attivita' che hanno operato in decenni di vita, per far posto ad un modello euro-capitalista ai confini del servilismo e della schiavitu' per i soggetti deboli.
Le regole, di cui peraltro non siamo grandi sostenitori, devono essere riscritte e le attivita', quelle che rimarranno, assoggettate ai grandi potentati economici e finanziari.

2. Un governo che fa finta di non governare e perdipiu' che scatena continui litigi tra i suoi componenti e rappresentanti, e' la migliore delle soluzioni per chi ha interessi forti nel paese e non solo, per imporre strategie e leggi che compensino quello che comunemente viene citato come non professionalita' politica dell'esecutivo.
Questo grandissimo errore di interpretazione, abilmente occultato dai media, porta a dare fiducia a chi non essendo politico di professione, si accinge quasi da apprendista stregone a dirigere la cosa pubblica.
Mentre da un lato suscita quasi simpatia tra la gente perche' lancia il subdolo messaggio "noi siamo come voi", dall'altro prepara il grande inganno del "lasciateci governare"con un "altrimenti" non detto esplicitamente ma nei fatti attuato e gestito.

3. Nei primi cento giorni del governo Berlusconi, abbiamo assistito alla scomparsa del contratto di lavoro dei metalmeccanici inteso come momento nel quale i lavoratori pronunciano le proprie idee sul loro futuro, con una ricaduta sull'intero contesto della contrattazione nel mondo del lavoro. Evidente il plauso dei sindacati confederali ridotti a puro codino delle strategie economiche del governo e dei padronati.
Proposte, disegni o decreti leggi che vanno in tutte le direzioni, dalla finanza sino all'ambiente passando tra scuola, carceri, sanita' e quant'altro, salvo poi votarle, bocciarle o ritirarle qualora siano piu' o meno gradite agli interessi industriali che gravitano intorno all'esecutivo.
La politica liberista del governo, piu' che essere teorizzata, viene cosi' attuata e data in appalto ai ministeri della Finanza, del Lavoro e dell'Interno, che scrupolosamente dovranno preparare la morsa che stringera' le sue ganasce su milioni di persone.
Mentre i cosiddetti esperti, di cui si attornia l'esecutivo, hanno il compito di preparare il piatto forte, cioe' la revisione dei dettami costituzionali, questione che comporterebbe un salto di qualit… per il progetto neo-liberista da seconda repubblica: la soppressione totale dei conflitti sociali.

4. In questo scenario si pone l'elemento opposizione parlamentare o meglio quell'arco di forze politiche che dovrebbero rappresentare gli interessi dei piu' deboli e della classe lavoratrice.

L'esperienza dei progressisti aveva gia' evidenziato tutti i limiti di un esperimento che non avrebbe dato alcun risultato positivo se concepito come puro tavolo di trattativa di vertice tra segreterie politiche laddove il grande assente era la massa delle persone che credono in una alternativa politica e sociale nel nostro paese.
Non solamente le due tornate elettorali, quella politica e l'altra europea, avevano sottolineato questo esito, ma a Milano nello scontro per l'elezione del sindaco, avevamo evidenziato la distanza tra il futuro polo progressista e gli interessi materiali della popolazione.
Oggi, anche se con un po' di rammarico, dobbiamo prendere atto che l'opposizione, nel Parlamento della Repubblica italiana, non esiste piu', anzi si vedono strane alleanze con i clerical-medioevali alla Buttiglione, che arrecano ulteriore danno ai giovani, donne, lavoratori, pensionati, immigrati ed altri.

5. L'imbarbarimento culturale, prodotto da un regime che volendo essere manageriale si riproduce in continua telenovela, ha creato l'impoverimento complessivo delle condizioni di vita (ricordiamo che il tasso di inflazione e' in discesa a fronte di un potere d'acquisto delle merci che gli italiani soddisfano solo per generi di prima necessita', il numero di persone che vive alle soglie della poverta' si aggira su quasi 10 milioni: i dati non sono nostri ma di fonte ufficiale) e un apocalittico attacco a tutti i soggetti che pensano con la propria testa e non con quella della Fininvest. Nonostante tutto esiste un altro paese che crede, pensa e lotta per una giustizia sociale per tutti, perch‚ i diritti inalienabili dell'essere umano vengano riconosciuti a tutti e non solo a pochi: dalle donne che lottano per la propria autodeterminazione, ai giovani che chiedono un'istruzione migliore, ai disoccupati che pretendono un reddito, alle persone anziane che non vogliono essere trattate come limoni spremuti e avere servizi di assistenza e ricreativi, a chi come gli immigrati che arrivano nel nostro paese e che forniscono mano d'opera fresca nelle medie e piccole imprese ma che vengono continuamente discriminati dai loro diritti elementari quando non selvaggiamente picchiati da folli e stupidi barbari dell'ultima ora...

6. E' indubbio che e' stata attivata una potente macchina repressiva istituzionale tendente a schiacciare non solo le conquiste sociali ottenute in anni di battaglie e lotte per aprire sempre piu' spazi di democrazia diretta ma che oltremodo tende ad abbattere gli stessi valori culturali che tali lotte esprimevano.
Si vuole edificare un deserto dei tartari in nome e in virtu' di un controllo sociale basato sugli apparati polizieschi e televisivi.
Le vicende milanesi ci inducono a pensare che il balletto di interessi tra potere centrale e periferia, tra il governo e i suoi apparati e le amministrazioni decentrate sia stato un abile gioco di riequilibratura delle parti ma con un unico interesse: sferrare un colpo mortale a chi non crede nei nuovi regolamenti della repubblica, a chi continua ad essere incompatibile con il sistema proporzionale, maggioritario, vecchio o nuovo, comunque capitalista.
Noi, che partiamo dal nostro vissuto di soggetti radicali ed antagonisti, leggiamo l'azzeramento del Centro Sociale Leoncavallo come uno degli episodi, alla pari della scomparsa della Maserati, la quasi liquidazione dell'Alfa Romeo, la privatizzazione dei servizi, lo smantellamento delle politiche sociali per l'edilizia popolare, la fatiscenza delle strutture sanitarie e scolastiche, il tentativo di costruire metropoli-lager dove vige la legge dei doveri e i diritti non hanno cittadinanza.

7. I centri sociali occupati ed autogestiti sono oggi il bersaglio privilegiato delle politiche sociali attuate dal governo di destra nel nostro paese. Essi hanno rappresentato e rappresentano uno straordinario laboratorio sociale dove chiunque puo' entrare in comunicazione sulla base dei propri bisogni, per organizzare ed autorganizzarsi in percorsi di lotta e liberazione dallo squallido esistente quotidiano.
Inventarsi o reinventarsi i desideri di felicita' collettiva. Essere alla pari tra donne e uomini, tra colori di pelle diversi, tra eta' differenti, tra sensazioni che non cancellino la voglia di sognare.
Ma questi sono anche i luoghi sottratti al degrado urbano, rimessi a posto, fatti rivivere e dove la socializzazione si puo' toccare con una mano.
E nella cosiddetta seconda repubblica, con l'asservimento delle opposizioni parlamentari ai dettami del regime, questi luoghi, incrocio perenne di tutti i soggetti subalterni e tritati dalle politiche governative, vengono considerati "a rischio" dai padroni del vapore in quanto organizzatori di conflitto sociale.
Ma se questo puo' in qualche modo essere veritiero, pensiamo che lo stesso territorio metropolitano puo' rappresentare le istanze ed esigenze del centro sociale perch‚ dal suo tessuto industriale esso trae le sue espressioni, volonta', ragionamenti e rottura con l'esistente.
Non e' piu' ipotizzabile la versione del centro sociale come fortino tra le sue quattro mura, negli ultimi anni queste esperienze si sono profondamente innervate nella composizione sociale della citta' fino a diventare elemento naturale di interscambio tra generazioni provenienti da ogni settore sociale o lavorativo, intellettuale o musicale, creativo o virtuale.
Il centro sociale si e' allargato nella metropoli come una macchia benefica contagiando l'umore stesso degli abitanti, creando solidarieta' tra le persone, facendo riflettere anche chi gli e' ostile, organizzando il tessuto popolare sui criteri di autogestione, valorizzando la volonta' dell'individuo e non mortificandola.
Di questo hanno paura e per questo siamo diventati un problema da Viminale!

Il nostro ragionamento vuole essere semplice ma sensato e lo rivolgiamo a tutti i settori della nostra societa', del paese intero che credono che il limite di guardia sia arrivato e che occorra rimboccarsi le maniche per porre un argine e una rottura con quanto sta accadendo.
Visioni nere scorreranno sotto gli occhi di qualsiasi persona onesta intellettualmente e che in cuor proprio abbia pensato cosa sara' questo paese tra qualche mese.
Proponiamo a tutti coloro che vivono un forte disagio materiale e umano, che lavorano nella solidarieta' con i popoli oppressi dal sistema imperialista di dominio delle genti, a chi affianca quotidianamente i tossicodipendenti come alle mille e piu' svariate forme di autorganizzazione politica o volontariato nei settori della societa' di trovarci a Milano il 9-10-11 settembre '94 per parlarci e organizzare la manifestazione del 10 settembre.
Un incontro, uno scambio di opinioni, un'esperienza di lotta, nel ricordo ad un mese dal 27ø anniversario della morte del fratello e compagno Che Guevara, che produca la visibilita' e la concretezza, la determinazione di un fronte anticapitalista e antimperialista come soggetto operante a tutti i livelli, sia di lotte che di proposta di cambiamento delle leggi vigenti, per l'apertura di una stagione di mobilitazioni e conquiste sociali, per porre dal basso la costruzione della nuova opposizione in questo paese.
Un soggetto collettivo capace di contenere e rintuzzare all'avversario governativo e padronale, ogni singolo passo.
Quindi un momento di partenza e non d'arrivo per voltare pagina ed aprire spazi di liberta', reddito, casa, servizi e quant'altro ci vogliono negare con l'obiettivo e la riconferma che in questo paese non e' piu' permesso ricchezza per pochi e poverta' per i tanti.

Centro Autogestito Garibaldi
Milano, 28 agosto 1994