Il 9 agosto scorso lo sgombero a sorpresa del Leoncavallo; nelle ultime due settimane gli sgomberi dei C.S. Barricate ed Ex Anagrafe a Parma e Rimini; a Milano, l'intervento puntuale di vigili urbani, polizia, carabinieri per impedire qualsiasi iniziativa dei centri sociali ...
In particolare nella metropoli lombarda e' calata sulle esperienze di autogestione degli spazi una vera e propria cappa di piombo.
QUESTA CAPPA DI PIOMBO VA IMMEDIATAMENTE SPEZZATA: la conquista dell'agibilita' politica del territorio milanese, del diritto a respirare, a muoversi, ad essere visibili per tutti i soggetti antagonisti e' oggi il primo obiettivo, da strappare coi denti... tanto piu' che quello veicolato dalla giunta leghista di Formentini e' un meccanismo di blocco e chiusura che rischia di funzionare come "esempio" per la gestione delle contraddizioni sociali in ogni citta'.

Ma, ad essere sotto attacco e' lo stesso diritto ad esistere delle esperienze di occupazione ed autogestione degli spazi. O meglio i centri sociali - in questo momento - vengono attaccati in quanto sono una possibilita' di determinare rotture su diversi piani con il modello societario ed i rapporti di potere che ci sono imposti.
Convergono in questo attacco Destra e Sinistra, sindaci leghisti e progressisti, a dimostrazione di come la pratica sociale dell'autogestione sia incompatibile con il sistema dei partiti (nuovi o rifondati che siano), ma potenziale espressione di democrazia radicale, di una politica dal basso altra dal "cielo della Politica" e dalle sue alchimie.

Fuori dai ghetti, nel momento in cui costruiscono progetti che - ponendo la questione delle redistribuzione di risorse e ricchezze - si misurano sui bisogni, sui desideri, sulla qualita' della vita di differenti soggetti, i centri sociali possono determinare rotture di un modello di controllo sociale che stratifica / gerarchizza, crea inclusione ed esclusione, di un modello di ristrutturazione urbanistica e territoriale, legato ai grossi interessi della speculazione e della rendita.

E' a partire dall'autodeterminazione quotidiana dei propri tempi e della propria vita, dall'apertura della propria esperienza ad un territorio sociale in buona parte inesplorato che i centri sociali possono proporsi come nuovo spazio pubblico diventando uno dei protagonisti di percorsi centrati sulla costruzione dal basso di nuove citta': comunicazione e cooperazione tra soggetti differenti come condizione per passare finalmente all'attacco sul terreno della prefigurazione e della costruzione materiale di una vita altra dalla miseria dell'esistente e, al tempo stesso, del conflitto e dello scontro con nemici vecchi e nuovi, padroni e padroncini arroganti e rampanti, razzisti e politicanti di ogni risma... ...diventando patrimonio di una discussione non rituale tra tutti i centri sociali, sono questi il peso e la ricchezza che vanno riversati nelle strade di Milano sabato 10 settembre!

Centro Sociale Occupato PEDRO