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28 GENNAIO '95 Dichiarazioni spontanee degli imputati: ELENA PRETORE: I. ELENA ELENA (22 anni): Leggo anch'io. Il Sig. Roya, PM in questo processo ha tenuto molto bene ha sottolineare l'importanza della ricostruzione ambientale. Bene, una necessita' condivisa con gli imputati. E' un peccato pero' che a questo scopo l'accusa preferisca fare dietrologia sui vuoti di birra o sui sassi sul tetto su cui non stava nessuno, o sulle sciarpe e i cappelli che infagottavano i manifestanti in quel Gennaio gelido, o sulle sedie, ordinatamente accatastate lungo il muro accanto al portone. Mentre non si sofferma assolutamente sul clima politico e sociale che accompagno' i 6 mesi estenuanti di vertenza tra ilCentro Sociale e l'Amministrazione pubblica, con il coinvolgimento diretto di prefettura, pretura, questura e comune di Milano. Sono ormai passati i giorni in cui il Leoncavallo occupava le prime pagine dei quotidiani, le aperture dei telegiornali e i signori di questa Repubblica spendevano parole sul come, sul chi, sul perche' si dovesse affrontare la questione dei Centri Sociali. Mesi in cui lo scontro politico nel paese con i suoi retroscena, induceva a personaggi eminenti, da Nando Dalla Chiesa, al Ministro Mancino, da Salvatores al Cardinal Martini a riconoscere il valore culturale sociale e politico dell'esperienze autogestite ed autorganizzate. I centri sociali, ma non solo, e come questi non fossero in mera questione di ordine pubblico. Probabilmente cio' che consiste alla difesa e alla denunca, non solo il Leoncavallo, ma anche l'A.N.P.I. , l'A.R.C.I. e le associazioni del volontariato, i circoli culturali e i tanti soggetti del mondo della cultura. E' la politica devastatrice della nuova destra quella lega lombarda che fece cavallo di battaglia della sua vuota e populista campcagna elettorale, l'annientamento del Centro Sociale Leoncavallo, l'attacco agli immigrati e a tutti i soggetti sociali subalterni. In solidarieta' alle lotte dei Centri Sociali, luoghi di valorizzazione della creativita' sociale, dove vivono nell'esercizio quotidiano i valori della democrazia diretta, dell'antifascismo e dell'antiproibizionismo nella lotta all'eroina, della lotta contro l'emarginazione sociale, per la conquista di elementari diritti quali casa, reddito, salute e sitruzione. Bene, in solidarieta' queste lotte per cui oggi una volonta' politica ci giudica nelle aule del tribunale, in quei mesi Milano ha visto migliaia di persone manifestare. Cinque cortei in pochi mesi e molte altre iniziative per difendere dei diritti negati. Il piu' imponente potremo ricordarlo nelle diecimila persone in piazza nell'ottobre del '93. Dunque, fu la consapevolezza di un vasto movimento sociale hce rivendicava il riconoscimento del diritto ad esistere ed a d esprimersi che porto' alla scelta collettiva ed unitaria di aprire una vertenza con le autorita' pubbliche, e fu questa scelta che cozzo' contro l'ottusita' dell'Amministrazione comunale. Fu frutto di un dibattito che attrraverso non solo ilCentro Sociale Fausto e iaio, ma quell'ampio fronte sinceramente democratico che si costitui' con la prima assemblea cittadina al Teatro dell'Elfo, la decisione di non riproporre lo scenario dell'89. La resistenza del 16 Agosto del 1989 conquisto' per altri cinque anni una sede fisica al centro Sociale e fu riconosciuta nella stessa sentenza dal presidente della settima sezione penale della pretura: Caccamo, come mossa da alti valori sociali e morali. Questi spinsero i compagni dei centri sociali sui tetti in un estrema difesa. Fu scelta ponderata e unitaria chiudersi alle spalle il portone del Leoncavallo quel 20 Dicembre del '93, che vide migliaia di persone ""travisate direbbe il Sig. Roya" per bene imbabuccate con guanti, sciarpe, cappelli e cappotti a scaldarsi per giorni davanti a un fuoco in un presidio permanente, che avrebbe portato alla assegnazione della cascina di Via Van Gogh, se non fosse intervenuta la Pretura con la minaccia di sequestro di parte delle strutture del centro ad impedirlo. Perche' dunque non si chiamano a giudizio quelle migliaia di persone che allora manifestarono ed ancora oggi sostengono l'esperienza dei centro sociali autogestiti? Quei genitori del Trotter che non si lasciarono irretire nella retorica di quattro provocatori. Quella cascina cattaprega, in Via Adriano che dovette subire minaccie ed aggressioni da noti esponenti della destra istituzionale, perche' si dichiaro' favolrevole nel trasferimento in quel quartiere del Leoncavallo, o nacora quelle centinaia di circoli, collettivi, associazioni, centri sociali, esponenti del mondo della cultura, di partiti, amministrazioni comunali, che dopo lo sgombero di Via Salomone il 9 agosto del '94 decidono di aderire e partecipare al corteo del 10 Settembre? E' una mistificazione inaccettabile il tentativo di distinguere fra falchi e colombe, esagitati e domi, pastori e gregge, il tentativo di enucleare questi 72 compagni dal corpo sociale cui appartengo. E' una strumentalita' evidente e inaccettabile inondare migliaia di denunce un corpo sociale al quale viene negata dignita', ascolto, parola. E' un'operazione repressiva che vorrebbe smantellare i luoghi dell'opposizione, senza dare alcuna risposta alle problematiche sociali e politiche che questa esprime. E' una precisa volonta' politica quella che processa gli antifascisti con codici di legge emanati nel ventennio, che manipola la costituzione senza averla mai applicata, che protrae nella normalita' quotidiana le leggi e i regimi speciali, che minaccia gli sprgimenti di sangue che addirittura attacca il diritto alla difesa dell'Imputato nelle aule di tribunale, che impone la colpevolezza prima del giudizio attraverso i continui divieti, le migliaia di denuncie, la criminalizzazione. E' questa la politica del disordine pubblico. E' QUESTA LA DENUNCIA.
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