Ridurre il danno per costruire l'alternativa!
Percorso sperimentale antiproibizionista

   
Diciamo subito che questi incontri non nascono dalle varie proposte di legalizzazione che sono state avanzate in questo periodo e dal grosso risalto che i mezzi d'informazione hanno dato alla questione; questi incontri originano da un percorso lungo almeno un paio di decenni, da due compagni ammazzati, da tutte quelle contraddizioni e nefandezze fatte di carceri, comunita' lager, morti e sofferenze ma anche di limitazione degli spazi di liberta' sia individuali che collettivi che l'attuale regime proibizionista produce. Siamo sicuri di fare cosa giusta evitando di parlare dei danni del proibizionismo e/o dei vantaggi dell'antiproibizionismo anche perche' siamo convinti che e' arrivato il momento di portare materialmente all'interno dell'intero ciclo del mercato della droga la battaglia antiproibizionista. Cio' vuol dire scontrarsi direttamente con la realta': il narcotraffico e i suoi addentellati fatti di servizi segreti deviati e non, di stati democratici e dittatoriali, significa scontrarsi con le leggi proibizioniste e con chi queste norme le legifera e manu militari le fa rispettare.
Queste cose le sapete, come sapete che allargare la sfera delle liberta' alcune volte significa oltrepassare le leggi, far diventare legale cio' che non lo e'; cosi' e' stato per il diritto di voto universale, per il diritto all'aborto, per la riduzione dell'orario di lavoro e per tutte quelle conquiste storiche dell'umanita'. Crediamo che vada da se' il fatto che una battaglia complessa e dura come questa abbia bisogno di una forte rete di soggetti che la sostenga e che la faccia diventare pratica sociale, in quanto la sola battaglia parlamentare non fara' altro che passare il monopolio del mercato della cannabis da una struttura economico - militare qual'e' il Narcotraffico ad un'altra struttura economico - militare qual'e' lo Stato, e se poi pensiamo ai rapporti tra capitale lecito e capitale illecito, la contiguita' che c'e' tra loro... percio' questo non e' sufficiente, perche' cio' non uccide il narcotraffico, non mette fine ai finanziamenti che il mercato nero da per esempio agli eserciti controrivoluzionari per ammazzare gli Zapatisti in Chiapas, i rivoluzionari in America Latina ecc., non mette fine alle condizioni disumane, di illegalita', di iper-sfruttamento in cui versano i contadini in Birmania, in Afghanistan ecc.

La legalizzazione cosi' come e' stata presentata all'interno delle proposte di legge la riteniamo insufficiente. Questo perche' :
1 Non si prende sufficientemente in considerazione la possibilita' che la produzione di cannabis, nel senso della possibilita' per chiunque di poterla coltivare per uso personale, darebbe all'azione di destrutturazione del mercato nero e all'azione di destabilizzazione del potere che ne consegue, e nello stesso tempo taglierebbe fuori i grossi monopoli legali.
2 Tutto il resto delle sostanze stupefacenti per il momento sono escluse da queste proposte di legge; questo vuol dire limitare fortemente l'azione che questa battaglia puo' creare; per quello che riuguarda la tossicodipendenza significa lasciare migliaia di uomini e di donne nella marginalita' e nell'oscurita'.
Significa, ancora una volta, permettere alla dis-informazione di deviare coscienze e culture... questo deve finire!

Questi sono alcuni dei motivi che ci muovono a costruire questo tipo di battaglia, sapendo comunque di trovarci in compagnia di una serie di soggetti, sia singoli che collettivi, che hanno molte diversita' tra loro ma che, speriamo, hanno anche la capacita' di usare queste diversita' come fonte di ricchezza e creativita'. Ma c'e' un'altro motivo che ci spinge ad intraprendere questa lotta (che per il Centro Sociale Leoncavallo puo' costare molto), ed e' la nostra quotidianita'. Piu' o meno in tutti i centri sociali di questo Paese il consumo di cannabis e' permesso - e' liberato - e, come legge di mercato vuole, per comprare qualcosa c'e' bisogno di qualcuno che la venda; di conseguenza in tutti, o almeno in qualche centro sociale la piccola circolazione e' tollerata, diciamo tollerata perche' questa "vendita" e' l'ultimo anello del narcotraffico e cio' comporta ulteriori problemi oltre a quelli sopracitati, cioe': il conflitto/scontro con i monopoli che gestiscono la circolazione; conflitto/scontro, di conseguenza, con l'ultimo anello della catena, i pusher, che in molti casi sono immigrati e cio' da il via ad un'altra serie di problemi di cui non stiamo qui' a scrivere perche' sicuri che nel cammino di questa battaglia verranno fuori. Tollerata perche' l'alternativa sarebbe quella di instaurare un regime proibizui'ionista all'interno del centro sociale.
Un paio di mesi fa il Centro Sociale "Piazza Roma" di Como e' stato sgomberato dalle forze dell'ordine per istigazione allo spaccio di sostanze stupefacenti (probabilmente il centro era frequentato anche da "pusher"), cioe' "fumo" e magari mariujana.
Questa cosa potrebbe essere applicata a, piu' o meno, tutti i Centri Sociali dunque diventa anche una questione vitale se non per tutti, sicuramente per chi ha fatto dei centri sociali il luogo della lotta, dell'incontro,del tempo libero e anche del lavoro.

PIANTATELA DAPPERTUTTO questo e' il senso che deve avere questa battaglia.
Per far fuoriuscire il mercato della "droga" dal capitale.
Per allargare le liberta' sia individuali che collettive.
Per evitare che migliaia di persone transitino all'interno delle Patrie galere.
Per distruggere il narcotraffico.

Questo e' per noi e' la ripresa di un discorso, la costruzione di un percorso che intende essere incisivo che vuole trasformare il sociale, per cui diciamo a tutti e in particolar modo a : POLIZIA e CARABINIERI (con i loro reparti speciali), SERVIZI SEGRETI (sia quelli deviati che quelli non deviati), MAGISTRATI (di ogni colore), NARCOTRAFFICANTI, SPACCIATORI E AFFINI che questa lotta la difenderemo con i denti, che i Centri Sociali non si toccano e naturalmente neanche i compagni.

CENTRO SOCIALE LEONCAVALLO