Corriere della Sera
Imbarazzo fra le autorita' milanesi dopo l'articolo del Corriere.
Un pm: le denunce contro il centro sociale sono la regola.

Leoncavallo, ora piovono le inchieste
Il questore ammette le violenze segrete: La droga c'e', ma dov'e' la novita'?
Esposti e segnalazioni si contano a decine. Gli abitanti: magistrati troppo tolleranti.
Narcotraffico? Ma con la nuova legge si va in carcere con "solo" 4 chili di hashish

Paolo Biondani

   
MILANO - Il procuratore aggiunto della pretura dichiara: Denunce, segnalazioni e rapporti contro il Leoncavallo si contano a decine. La gente del quartiere, in effetti, appare esasperata. Noi facciamo le indagini: compete alle forze dell'ordine proteggere i cittadini. Sull'accusa chiave, il reggente della direzione antimafia si trincera dietro il segreto istruttorio: Un'indagine per traffico di stupefacenti? Se esistesse, non verrei certo a raccontarlo a voi giornalisti. Il questore conferma le aggressioni a poliziotti e carabinieri ma minimizza l'allarme droga.
Tra le autorita' milanesi c'e' imbarazzo dopo l'articolo-denuncia del Corriere che ieri ha riaperto il caso Leoncavallo: da maggio ad oggi, 13 agenti e militari aggrediti, con otto feriti e un'auto di servizio distrutta. Ma, soprattutto, droga a chili smerciata da una banda di spacciatori nordafricani che avrebbe trovato complicita' e coperture nel centro simbolo dell'ultrasinistra milanese. Dopo la campagna elettorale del '93, e il trasferimento nella nuova sede di via Watteau, giunta leghista e forze dell'ordine sembravano aver raggiunto una sorta di armistizio con gli occupanti non abusivi: basta violenza politica e, in cambio, occhi semichiusi sui concerti senza autorizzazione e sul consumo di droghe leggere. Una tregua sociale che, ora, potrebbe essere spezzata da un'accusa-choc: a tanti reati minori, dalle minacce ai danneggiamenti, si sarebbero aggiunti sospetti ben piu' gravi. In una parola, narcotraffico.

Francesco Dettori, il magistrato che in questi giorni guida i pm della pretura, conferma che il Leonka e' da tempo la bestia nera nella giustizia milanese: Certo, le denunce contro il centro sociale sono all'ordine del giorno. Nella maggioranza dei casi sono firmate da semplici cittadini, talora riuniti in comitati o associazioni.

Nel quartiere c'e' chi accusa i magistrati di tollerare l'illegalita'. In questi mesi - replica il procuratore aggiunto - abbiamo avviato indagini su numerose ipotesi di reato: percosse, resistenze a pubblico ufficiale, spettacoli senza autorizzazione... Alcune inchieste sono gia' state chiuse con la citazione a giudizio di decine di persone. Sulle indagini in corso, naturalmente, non possiamo fornire indiscrezioni. Noi magistrati facciamo il nostro lavoro. E mi sembra evidente che non rientra nelle nostre competenze presidiare il territorio o difendere l'ordine pubblico. La patata bollente passa al questore, Marcello Carnimeo, che respinge qualsiasi sospetto di presunti favoritismi con motivazioni politiche: Dal gennaio scorso abbiamo inviato all'autorita' giudiziaria circa 20 rapporti. Seguiamo costantemente l'attivita' del Leoncavallo. E non abbiamo mai nascosto nulla. Le aggressioni a poliziotti e carabinieri denunciate dal Corriere sono storicamente avvenute, chiarisce Carnimeo, che aggiunge: E di dominio pubblico che il Leoncavallo abbia organizzato una manifestazione per la liberalizzazione delle droge leggere, come lo e' il fatto che dentro il centro si fumi hashish. Ed e' indubbio che si organizzino concerti violando le normali procedure di legge e che molte attivita' disturbino il sonno dei residenti. Secondo il questore, pero', non si tratta di fatti nuovi. Mentre non pagare la Siae o voler liberalizzare le droghe e' ben altra cosa da tenere un quartiere in ostaggio e organizzare un traffico internazionale di stupefacenti. Carnimeo, in sostanza, non conferma le presunte protezioni agli spacciatori: Non mi risulta. Conclusione: Non mi interessano le polemiche politiche, ma i fatti. Prima o poi, si arrivera' davanti al magistrato e si celebreranno i processi.

Indagini per droga contro il Leonka? Il pm Gianni Griguolo, reggente della Direzione antimafia, non conferma ne' smentisce: Ho letto l'articolo del Corriere, ma se ci fosse un'inchiesta, non potrei certo raccontarlo in giro. Posso capire l'esasperazione degli abitanti del quartiere, ma la gente deve capire che la magistratura non e' la parrocchia o la polizia. Non tocca a noi risolvere i problemi del quartiere ne' eseguire arresti in flagranza. Comunque, quelli del Leoncavallo, ammesso che siano colpevoli, possono stare tranquilli: con la nuova legge, rischia il carcere solo chi spaccia "ingenti quantita'" di droga. Secondo la giurisprudenza milanese, almeno 10 chili. Con 4 o 5 chili di hashish, in pratica, non si rimane piu' in cella. Cosi' ha voluto il Parlamento. E noi obbediamo alla legge.