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Cronologia del terrore
Intervento del collettivo antifascista | |
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22 novembre 1992, aggressione nazista ai danni di Jesus Maria Parras, colpevole di frequentare il Centro Sociale Leoncavallo. L'episodio, sebbene appaia frutto di casualita' piu' che di premeditazione, si inscrive appieno nell'ondata di violenza fascista e razzista che per diverso tempo imperverso' da Nord a Sud, e che i fatti di Ostia dimostrano essere ancora ben viva e pericolosa. Al fine di rendere l'idea del clima di quei giorni ecco una cronologia di tutto il mese di novembre '92, con l'avvertenza che si accennera' solo ai casi che la stampa nazionale ha voluto riportare, tralasciamo episodi di scritte e provocazioni di piccola portata.
Si evince dagli episodi scritti sopra, che sono giorni di grande attivita' per la marmaglia nazista che cerca di cavalcare quel vento di destra che aveva cominciato a scuotere l'Europa. Da rimarcare che a Milano oltre all'attivita' di A.S. e di F.N., molto attivo risultava essere lo stesso M.S.I. Questo partito, approfittando del clima di caccia al tossicodipendente e all'immigrato montato dai negozianti del Buenos Aires, promuove, pubblicizza e realizza quelle ronde tricolori, che altro non sono che squadracce fasciste a caccia di soggetti deboli, da sacrificare sull'altare di una citta',governata da una classe politica, sempre piu' incapace di far fronte alle contraddizioni da essa stessa create. Martedi' 8 marzo, alcuni compagni del Centro Sociale Leoncavallo verranno processati per aver manifestato spontaneamente la rabbia e lo sdegno in seguito all'accoltellamento dello spagnolo Jesus Maria Parras, le imputazioni: adunata e grida sediziose. Accorati appelli a magistratura e polizia si sollevano, da parte di forze "democratiche" e della sinistra istituzionale, per far fronte al pericolo di un rigurgito fascista di una cultura xenofoba che si esprime all'interno dei conflitti sociali di questi ultimi anni. I piu' "estremisti" alzano la bandiera dell'antifascismo, riducendola ad un feticcio, in nome dell'unita' delle sinistre. Negli anni '40 l'antifascismo istituzionalizzato, affrontato in chiave di "unita' nazionale" vanifico' con la repressione le lotte e i reali bisogni espressi da chi, sinceramente antifascista, partecipo' alla resistenza. Negli anni '70 l'antifascismo istituzionale servi' al P.C.I. di Berlinguer per legittimare la politica dei sacrifici e il "compromesso storico", per schiacciare con la repressione un movimento che si esprimeva con forte radicalita' e determinazione nelle piazza. Furono alzati argini e barriere, nella logica degli opposti estremismi, a chi esprimeva un reale antifascismo militante, individuando pero' nello stato capitalista il vero nemico da abbattere. Oggi assistiamo ad un attacco frontale ai valori dell'antifascismo, portato avanti da intellettuali di ogni sorta (purtroppo operato anche da chi ha la pretesa di riconoscersi all'interno dell'area antagonista), che si propongono rilettori della storia. E' strumentale quest'opera di revisionismo storico che, critica giustamente quanto sia mistificante la storiografia di regime ma ignora volutamente la storia di classe. La societa' capitalista, fonda sempre piu' sulla fascistizzazione dei rapporti sociali, perche', solo con questi strumenti puo' tentare di dominare le contraddizioni che il suo stesso sviluppo crea. La magistratura assume a pieno titolo il ruolo di strumento di dominio di queste contraddizioni. Non abbiamo fatto i salti di gioia quando nel gennaio del '93 sono spiccate le 24 denunce nei confronti dei cosiddetti responsabili e militanti di riviste e collettivi facenti riferimento all'area naziskin; cosi' come per gli 11 fermati (4 minorenni e 7 dai 18 ai 29 anni) in merito ai fatti di Ostia. Queste sono operazioni di facciata, che servono per i mass media, divenuti principali canali di formazione di coscienze, che fondano il loro operato sulla spettacolarita' e sulla mistificazione. Una seria controinformazione, vigilanza e presenza sul territorio, sono gli ingredienti indispensabili per arrestare il processo di imbarbarimento dei rapporti sociali a cui stiamo assistendo. Tessere quelle reti di comunicazione e solidarieta' che ci permettano di praticare il diritto all'autodifesa, e' uno degli obiettivi piu' immediati. Rispondere con la mobilitazione di massa e l'azione diretta, ad ogni provocazione fascista e razzista, e' un terreno da praticare, senza abbandonarci nelle mani di una magistratura che ha dimostrato pienamente la sua evidente parzialita'. SOLIDARIETA' AI COMPAGNI ANTIFASCISTI PROCESSATI NELLE AULE DI TRIBUNALE IL GIORNO 8/3/'93 COLLETTIVO ANTIFASCISTA LEONCAVALLO |
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