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E' la prima volta che il centro sociale Leoncavallo collabora ad un evento istituzionale. Scusate, ma non è poco. O, quantomeno, è sufficiente a giustificare questo breve scritto con cui vogliamo accompagnare la nostra partecipazione a Teatri '90.

Per cominciare: non esiste un Leoncavallo "buono" e un Leoncavallo "cattivo". Un Leoncavallo buono che siede ai tavoli degli assessori e partecipa a progetti istituzionali, e uno cattivo che occupa simbolicamente gli uffici della Lega per attirare l'attenzione sulla grave montatura ai danni di Luca Ghezzi, un militante del centro processato proprio in questi giorni con l'accusa di tentato omicidio a seguito di un diverbio con alcuni "attacchinatori" della Lega. Esiste un solo Leoncavallo, che ha promosso - in 22 anni di storia - migliaia di iniziative politiche e culturali espressione, di volta in volta, delle tensioni sociali portate dai milioni di giovani che lo hanno attraversato, gestito, fiancheggiato.

Politica e cultura sono, per noi, indissolubilmente legate. L'attività politica è - nelle nostre intenzioni - una "funzione complessa" , diversa dalla sfera separata degli interessi consortili e delle lobby.
E' l'ordine costitutivo della polis, alla base dell'intera esistenza umana individuale e collettiva; di qui il carattere imprescindibile di cultura, politica, socialità, desiderio. Non esiste cultura se le produzioni artistiche o spettacolari non hanno la capacità di diffondere immaginari, prefigurare mondi, incidere sui comportamenti, produrre "senso". In definitiva di interagire con quella moltitudine di uomini e di donne, di corpi, di desideri, di bisogni che genericamente viene definita "pubblico".

Ci sono oggi luoghi, i centri sociali, in cui il teatro, le arti visive, la poesia, acquistano un "valore aggiunto" che gli è dato da una diversa fruizione sociale e dal contesto in cui si rappresentano. Mischiati alla vita, alle sue tensioni, ai suoi conflitti. Ma, paradossalmente, proprio per le loro caratteristiche informali e la loro natura non lucrativa, queste realtà - che non è possibile imbrigliare tra le fitte maglie dei permessi e dei regolamenti (agibilità, autorizzazioni, SIAE, ecc.) vengono penalmente perseguite.

Il 1 aprile, infatti, si svolgerà un processo che vede imputati decine e decine di gruppi ed artisti - tra cui il pianista di fama internazionale Bruno Canino accusato di "disturbo della quiete pubblica" - per spettacoli non autorizzati. Il Leoncavallo diventa un caso esemplare su cui ancora una volta interviene la magistratura, ma l'impossibilità per i gruppi informali e le associazioni di base ad organizzare iniziative fuori dai luoghi convenzionali, ad occupare spontaneamente con incontri, spettacoli, concerti gli spazi di quartiere o le aree dismesse, ha contribuito notevolmente a produrre l'impoverimento culturale e il degrado del territorio metropolitano che tutti lamentiamo. E nel contempo, a far sì che alcuni linguaggi artistici diventassero, come il latino, una lingua morta.

Per queste ragioni, siamo qui. Ma non solo. La nostra partecipazione a questa rassegna è anche il frutto dell'ambivalenza di una città divisa in due, in cui la sua parte più intelligente considera il Leoncavallo una risorsa collettiva, una ricchezza da condividere e un luogo da utilizzare come bene comune. L'altra, invece, quella che spesso parla per bocca dei suoi amministratori, persiste nell'intendere la "vertenza Leoncavallo", e più in generale la questione dei centri sociali autogestiti, un problema di ordine pubblico o, nelle migliori delle ipotesi, l'operazione d'immagine di una giunta che vuole apparire spregiudicata e innovativa, ma che poco si discosta - nel merito - da quelle che l'hanno preceduta.

Centro sociale Leoncavallo