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Verso il 2000: non una, ma cento rivoluzioni
Manuel Scorza, autore di Rulli di tamburi per Rancas e Storia di Garabombo l'invisibile,
ha con le sue opere riscattato dall'oblio le lotte degli indios peruviani.
Costretto a scappare dal suo paese, ha vissuto in Europa molti anni;
pochi giorni prima di morire a causa di un incidente aereo scrisse le sue riflessioni sul XX secolo.
"Il secolo che ha assistito a tante e cosi' profonde trasformazioni storiche finira' contemplando
le sbarre di una prigione planetaria? E' gia' evidente che il nostro secolo non sara' il secolo
dell'aurora umana bensi' uno in piu' dell'intolleranza e della barbarie.
Hegel dice: "La storia e' l'insieme dei desideri desiderati". E non soddisfatti, io penso.
In altre parole, l'uomo non e' un animale programmato geneticamente per ripetere le abitudini
senza tempo degli animali.
L'animale non e' capace di far progetti. Non ha storia, e' privo di avvenire. L'animale nasce
ed e' per sempre. L'uomo, no. L'uomo arriva ad essere. Nella sua anima lottano
incessantemente il bene e il male, o se si vuole utilizzare la classica definizione
di Freud: nel nostro spirito combattono senza tregua l'impulso della vita (eros) e l'impulso
di morte (thanatos). L'uomo e' il divenire ... La cosmovisione del cambiamento,
della rivoluzione rivoluzionaria, dovrebbe essere non soltanto la trasformazione,
bensi' la trasformazione creativa incessante. Esattamente l'opposto di quello al quale aspirano
le burocrazie "conservatrici" o "rivoluzionarie".
La burocrazia non aspira alla trasformazione, bensi' all'immobilita'. La ripetizione e'
il contrario del movimento.
I campi di concentramento e lo Stato poliziesco non sono conseguenze inevitabili delle rivoluzioni.
Non sono ricadute nella malattia infettiva della storia. La ripetizione degli oscuri movimenti
di morte che stanno nel fondo delle mostruosita' della storia.
Se in nome della rivoluzione agiamo come l'inquisizione non siamo la rivoluzione:
siamo l'inquisizione. Ripetiamo il discorso della barbarie necrofila.
La trasformazione deve prodursi nello stesso tempo, fuori e dentro, cioe' nella societa'
e nello spirito di coloro che trasformano la societa'. Perche' se il cambiamento non si produce
simultaneamente fuori e dentro, vuol dire che se il rivoluzionario non rivoluziona
se stesso puo' ricadere nell'oscurantismo o nell'ingiustizia che intende abolire.
Per utilizzare la metafora classica, l'umanita' saltera' dalla preistoria alla storia
o e' condannata a errare di preistoria in preistoria.
Io non sono fatalista. Per questo, nonostante i tanti motivi per dubitare, penso che
l'umanita' trovera' la strada della vita viva. Forse, per raggiungerla, ci vogliono non una,
ma cento rivoluzioni. Non tutte saranno rivoluzioni classiche (l'invenzione della pillola
anticoncezionale ha trasformato il mondo tanto quanto la bomba atomica).
Non e' finito il tempo delle trasformazioni. Tutto il contrario. Arriveranno nuove
ed insospettabili prospettive. Non credo nella fatalita' della ripetizione storica.
Il passato non sara' sempre lo specchio dell'avvenire."
Manuel Scorza, L'Unita', 29/11/83
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