In un giorno della vita
Giorgio era il Partito
A maggio lo portammo al cimitero.
ho camminato con Giorgio
a capo scoperto nel cielo.
Giorgio era il suo cuore
maturo come un frutto
Giorgio era la sua voce
inceppata e sicura,
i denti neri, il tabacco nero
la sigaretta arrotolata
un desiderio di svegliare
il mondo coi suoi pensieri.
Ho udito Giorgio
ho visto Giorgio
alto come le case
nell'orizzonte del cielo.
Se potevamo camminare
e coprirlo di fiori e di bandiere
era perche' da morto ci indicava
la grande strada della primavera.
Curiel, partigiano, nome di battaglia "Giorgio", ucciso dai nazifascisti nel febbraio 1944, era dirigente dei giovani comunisti.
Fu una guerra di liberazione nazionale. Fu una guerra civile.
Fu una guerra di classe. La scelta etica dei partigiani le
illumino' tutte. Quello della Resistenza fu uno dei rari momenti
della storia nei quali la soggettivita' e il protagonismo
di oscuri operai, contadini, di gente semplice e modesta,
pote' dispiegarsi senza timori reverenziali accanto a colti
intellettuali, avveduti politici, esponenti delle classi dominanti:
"Si senti' investito - in nome dell'autentico popolo d'Italia,
ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire,
a decidere militarmente e civilmente. Era inebriante tanta somma
di potere, ma infinitamente piu' inebriante la coscienza dell'uso
legittimo che ne avrebbe fatto". (Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny)
Sconfitti il fascismo e il nazismo, occorreva decidere se mantenere la monarchia, responsabile dell'avvento del fascismo, oppure dar corso al naturale esito repubblicano. A quest'ultimo si opponeva la Gran Bretagna di Churchill (tra gli Alleati si convenne che in quel momento l'Italia rientrasse nella sfera di influenza inglese, come nel caso della Grecia) e l'ambivalenza della Dc. Si dovette procedere quindi a indire un referendum. Per pochi voti prevalse la scelta repubblicana.
Resistenza, Repubblica, Costituzione ecc.: il legame fino a noi e la memoria
storica oggi sono sempre piu' evanescenti.
Eppure ha scritto bene il poeta
contadino, combattente dell'Armata Rossa contro il nazismo, Stepan Petrovic
Scipacev:
Ai discendenti
Voi non siete ancora: siete aria, argilla, luce.
Di voi, lontani, potevamo soltanto presagire,
ma innanzi a voi dobbiamo rendere conto.
Discendenti, voi siete da noi inseparabili.
Fu dura la lotta.Ci parvero piu' di una volta
indifese le lontananze dei secoli.
Quando i nemici scagliavano contro di noi una granata,
sino a voi volavano le schegge.