Il 24 ottobre 1949 nella regione orientale delle province di Catanzaro e Cosenza le alture brulicano di uomini, chi a piedi chi a cavallo, di donne con bambini che in processione, con le bandiere rosse delle leghe contadine e il tricolore, scendono a occupare le terre dei latifondi. Alcuni di essi hanno imparato a memoria l'articolo 42 della Costituzione Italiana: "La proprieta' privata e' riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina ... i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti". Ma in realta' gran parte di quelle terre (500.000 ettari nella sola provincia di Cosenza) avrebbero dovuto appartenere alle comunita' contadine, se non fossero state loro usurpate dai latifondisti.
A Melissa i contadini occupano il fondo Fragala', meta' del quale nel 1811 era stato assegnato al Comune. L'erede degli usurpatori, il barone Berlingeri, pur riconoscendo la legittimita' della rivendicazione, e' pero' disposto a cederne solo un terzo. I contadini resistono. Il 29 ottobre un reparto della celere invade le terre occupate dai contadini e uccide alle spalle Giovanni Zito di 15 anni, Francesco Nigrodi di 29 e la giovane donna Angelina Mauro.
Melissa e' solo un episodio della straordinaria mobilitazione dei contadini poveri e dei braccianti di tutta l'Italia Meridionale.
Nonostante la forte presenza mafiosa anche a Campofiorito, un comune siciliano a sud di Corleone, le leghe contadine organizzano l'occupazione delle terre. Un lunedi' e' decretata la chiusura delle scuole elementari e i bambini, con il grembiulino e il fiocco, sono schierati alla testa del corteo seguiti dalle donne, dalla banda musicale, dai contadini a cavallo, dagli aratri. Tutto il paese marcia attraverso le terre dei feudi. Camion e jeep di polizia e carabinieri cercano di intercettare il corteo ma vengono ostacolati dalle donne e dai bambini seduti per terra mentre i contadini, correndo attraverso i campi e per le trazzere, raggiungono i fondi e cominciano ad arare la terra incolta. Episodi analoghi si ripetono in tutto il Sud.
Il fatalismo e l'individualismo sembrano essere sostituiti da una nuova coscienza collettiva, da "balenî di una nuova e civile visione della vita e del mondo", come ha annotato l'antropologo Ernesto De Martino.