Come era meglio vivere da fratelli

Il 20 febbraio, nel corso di una manifestazione di braccianti a Partinico, nei pressi di Palermo, sono arrestate venti persone tra cui Danilo Dolci, un architetto triestino che dapprima si era dedicato ad attivita' sociali ed educative collaborando con don Zeno Saltini alla comunita' di Nomadelfia e nel 1952, da solo, si era trasferito a Partinico. Arrivo' un bel giorno con trenta lire in tasca col treno della una - raccontano due del posto che ebbero il primo incontro con lui - e a chi gli domandava che cosa volesse fare rispondeva che voleva fare "come era meglio vivere da fratelli". Diceva che era venuto a Trappeto per buttarsi insieme ai poveri. E dopo poco tempo si cominci' a costruire la prima casa per gli orfani e poi l'asilo per bambini e la casa per l'universita' popolare e poi si costrui' un consorzio per l'irrigazione.

Nell'avvertenza al libro-denuncia, Banditi a Partinico, Dolci descrive le condizioni umane di quei paesi:

"Nella zona del maggior banditismo siciliano (Partinico, Trappeto, Montelepre: 33.000 abitanti), dei 350 "fuorilegge", solo uno ha entrambi i genitori che abbiano frequentato la quarta classe elementare.
A un totale di circa 650 anni di scuola (nemmeno la seconda elementare di media; e quale seconda!) corrispondono 3.000 anni di carcere. E continuano i processi contro "i banditi".
Superano il centinaio gli ammalati di mente, gli storpi e i sordomuti.
Ogni mese si spendono 13 milioni per polizia, "forze dell'ordine", galera. Piu' di 150 milioni l'anno, mentre, per esempio, dalle 28 scuole di assistenza sociale, ormai funzionanti in Italia, nessuno e' arrivato. A 4.000 persone occorre subito lavorare. L'inefficienza, il disordine della vita Pubblica persistono.
In nove anni si e' intervenuti spendendo piu' di due miliardi e mezzo del pubblico denaro per ammazzare e incarcerare quando non si era mosso un dito, ad esempio, per utilizzare l'acqua del fiumicello vicino (piu' di 40 miliardi sprecati a mare intanto); e cio' avrebbe dato lavoro a tutti. Se ci fosse stato lavoro non ci sarebbe stato banditismo."

Norberto Bobbio nella prefazione al libro delinea il senso del lavoro di Danilo Dolci:
"Vorrei che queste pagine fossero lette da tutti coloro che, in Italia, hanno una cattedra o un pulpito, e se ne servano per esaltare glorie nazionali magari remote o per flagellare terribilmente i vizi dei cattivi cristiani. Sono pagine che scuotono sia la pigra sicurezza dei ripetitori compiaciuti di formule patriottiche sia il sussiego moralistico degli accusatori secondo le leggi stabilite. Sarebbe pure da augurarsi che le leggessero gli ideologi che pretendono di conoscere, essi soli, i segreti dell'ottima repubblica. Sono pagine che costringono a rivedere i principi troppo alti, le sintesi troppo ambiziose, le dichiarazioni troppo solenni."