Dopo 48 ore di pioggia pesante e ininterrotta sulla Toscana, le acque dell'Arno e dei suoi affluenti distruggono argini e ponti e sommergono la piana intorno a Firenze. All'alba del 4 novembre la piena invade la citta', le sue case, le persone e i monumenti, le opere d'arte.
"Studenti, aiutateci a salvare i capolavori di Firenze. Macchine con altoparlanti portano questo appello in tutte le parti del centro. Le risposte non si fanno aspettare vengono anche studenti di altre citta' e addirittura stranieri." (M.Pinzauti, La Stampa, 9/11/66)
Centinaia di studenti, che diventano presto migliaia, arrivano dall'Italia e poi da mezzo mondo a Firenze per spalare la melma dalle strade, per aiutare i tecnici e i restauratori a compiere i primi interventi sulle opere d'arte e i libri danneggiati. Vengono battezzati come Angeli del fango. La sola Universita' di Bologna partecipa, con 2.483 studenti, con trasporto pendolare completamente autosufficiente. L'Italia benpensante e grigia non si raccapezza piu'.
"Catoncelli debitamente ipocriti, professionisti di cipiglio, ruderi di cartapecora hanno fatto di tutto, in questi anni per confondere le idee, e additare al pubblico disprezzo certi atteggiamenti certe iniziative dei giovani che avevano il solo torto di non corrispondere al cliche' del "giovine dabbene", ossequioso dei poteri costituiti dei notabili e della barba del nonno. In migliaia gli anziani hanno creduto a questa immagine catastrofica della gioventu' priva di freni morali e ribelle alla disciplina, irriverente verso Dio, la Patria, la Famiglia. E ora? Ora si guardano attorno come instupiditi e persino si commuovono vedendo questi 'bravi ragazzi' ..."
(G.Grazzini, Corriere della Sera, 16/11/66)
Quanta benevolenza! Durera' poco. I giovani, intanto, fanno le prime prove di autorganizzazione. Nei vagoni dormitorio, alla stazione, si dividono in squadre, discutono dove intervenire, condividono le risorse, discutono le cause della disgrazia, studiano solidarieta', cantano canzoni di amore e di rivolta, le ragazze vivono in massa una grande esperienza di indipendenza e di parita', molti scoprono per la prima volta la miseria e l'angustia dei modi di vita e degli orizzonti piccolo borghesi, maturano l'impossibilita' di essere normali.
Un anno dopo gli studenti torinesi, e fra questi vi era qualche "angelo", gettano dalle finestre dell'Universita' di Palazzo Campana un po' di volumi. Gettano da quella finestra non il sapere, ma libri di testo, strumenti di gestione del sapere in funzione del sistema di dominio.
"Eppure, da allora, e sono passati trenta anni, poco o nulla e' stato fatto per imbrigliare l'Arno ... Se sovrapponiamo le foto del 1966 e quelle scattate dieci anni dopo, scopriamo che si e' continuato a costruire, a cementificare, a impermeabilizzare il terreno dove non si doveva. E se guardiamo le foto nel 1994 ... troviamo una ulteriore espansione edilizia." (Corriere della Sera, 1/11/1996)
A dichiarare cio' e' proprio il responsabile del dicastero dell'Ambiente.