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Liberi

Cartellone pubblicitario
sul muro di cinta
del carcere di Torino

"Non credo a una comunita' di sole donne. Sono donna, rispondo di questo, ma non come fosse un fatto di sangue, o di cellule, un fatto biologico ...

Rispondo di una esperienza di esclusione e di oppressione femminile che mi indigna e mi infiamma, chiedo giustizia per me come donna per me laddove la differenza del sesso venga usata come fonte di discriminazione ...

E questo perche' in tal caso mi identifico con chi subisce un'ingiustizia, non con una categoria, classe, genere, popolo. Il "noi" in cui di volta in volta mi riconosco non e' una realta' emotiva fondata sull'odio e sul risentimento in base a dati di sesso, di razza, di sangue. Non voglio costruirmi una razza nemica che serva a garantirmi l'identita'.
...

Ora, se sottraggo il mio essere-donna al destino del silenzio, non e' per vendetta, ma per giustizia ... Parlo perche' l'altro possa anch'egli parlare.
...

So che non siamo ancora liberi, ne' uomini, ne' donne. Non ci parliamo da pari a pari. Ma io immagino (sogno) questo: di stare di fronte a un uomo che perda di fronte a me la sua tracotanza e si renda conto con me di non sapere nulla, e questa conoscenza gli strozzera' in gola la voce ...
A me no; io ho sempre parlato con il dubbio in gola."

Nadia Fusini