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Liberi

Il giorno che fu catturato, mio fratello stava andando a un altro villaggio in compagnia di una ragazza.

Quando mio fratello arrivo' all'accampamento non si reggeva gia' in piedi ... Non ci vedeva gia' piu': negli occhi, erano entrate persino delle pietre, negli occhi del mio fratellino. La' all'accampamento lo sottoposero a pesanti torture, a percosse, perche' rivelasse dove erano i guerriglieri e dove stava la sua famiglia. E cosa ci faceva con la Bibbia, questo lo sapevano: i curati erano guerriglieri. Accusavano la Bibbia di essere uno strumento sovversivo e i preti e le monache di essere dei guerriglieri.

Gli raparono la testa, lasciandogli solo la pelle, gli tagliarono il cuoio capelluto e glielo tirarono giu' da una parte. Gli tagliarono da ambo i lati anche le guance. Aveva segni di tortura in ogni parte del corpo, ma facevano molta attenzione a non toccare le vene e le arterie, perche' potesse resistere alle torture senza morire. Perche' resistesse e non morisse sotto i colpi, gli davano anche da mangiare. Lo torturavano in venti. "Cosi' si finisce" diceva "a essere comunisti, a essere cubani, a essere sovversivi. Se voi vi mettete a fare i sovversivi, a fare i comunisti, vi tocchera'" quel che tocca a questi sovversivi che verranno tra poco. ...

Qualche minuto piu' tardi arrivarono tre camion dell'esercito: i torturati erano in quello di mezzo. Li proteggevano per bene, persino con tanks. Arrivato il camion, cominciarono a far scendere i torturati a uno a uno.

L'ufficiale chiamo' allora i piu' criminali, i Kaibiles ... Sono il corpo piu' forte e addestrato. Furono i Kaibiles a essere incaricati di cospargere di benzina ciascuno dei torturati. Questo non e' l'ultimo dei castighi, diceva il capitano, ce n'e' un altro peggiore, c'e' un'altra pena ancora da subire. Ed e' quel che abbiamo fatto a tutti i sovversivi che abbiamo catturati, si', perche' devono morire solo a forza di colpi.

La mamma resto' a casa e non sapeva che fare. Si ricordava tutto, e le era insopportabile. In quei momenti piangeva. Ma la maggior parte del tempo la mamma non piangeva. Cercava di essere allegra. Diceva che era il figlio che le era costato di piu' crescere, perche' quando era bambino stava quasi per morire.

... Soffriva molto percio', ma c'erano momenti in cui si sentiva contenta. Ricordo che, a quell'epoca, la mamma aveva gia' molti rapporti con i compagni della montagna. E siccome erano rimasti dei vestiti del mio fratellino, i suo pantaloni, le sue camicie, allora la mamma li diede a uno dei compagni della montagna. A questo compagno diceva che era piu' che giusto che quei vestiti servissero a lui, perche' erano di suo figlio, che era sempre stato in lotta contro la situazione in cui ci trovavamo.

Rigoberta Menchu'