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Il caso Wolfsgruber, a proposito del quale
riportiamo qui sotto un volantino che abbiamo distribuito a molte scuole,
oltre che a quella interessata (SMS "Colorni"), ha connotazioni politiche
che vanno molto al di là del singolo caso di malcostume e degrado
culturale.
Pensiamo sia corretto e puntuale tentare
di usarlo come spunto riflessivo sulla trasformazione del servizio pubblico
in mercato.
Non per scoprire quello che si sa già
(che cioè l' innesto del mercato nello stato sociale offende la
collettività), ma per individuare modi concreti coi quali la filosofia
dell' utente/cliente prende piede: individuare il modo in cui procede la
rogna aiuta a costruire una resistenza alla rogna.
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aderiscano per pura cortesia alla nostra interpretazione. Possiamo invece assumere i seguenti atteggiamenti
Formuliamo così un invito alla prudenza intellettuale.
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I genitori chiedono al preside che qualcuno se ne vada
| Lasciamo perdere la
cecità della lavoratrice in questione. Se questo rifiuto non fosse
legato, come lo é all' handicap, e si riferisse ad oggettive difficoltà
di rapporto tra classe e docente, saremmo contrari lo stesso.
Vediamo la cosa dal punto di vista sia dei lavoratori della scuola, che dell' utenza. |
| Il fatto di non dipendere dalla simpatia
umana del fruitore del prodotto ( merce o servizio) fa parte della dignità
di base di qualsiasi lavoratore. Precisiamo: la simpatia umana reciproca
fa piacere; dipenderne offende.
Questa dignità non deve essere tolta nemmeno ai lavoratori della scuola, nemmeno con l' argomento che chi insegna, diversamente da chi sta alla catena di montaggio, si occupa di esseri umani. CON ARGOMENTI DEL GENERE AI LAVORATORI DEI SERVIZI E' STATO MUTILATO E INQUINATO IL DIRITTO Dl SCIOPERO, E QUESTO AIUTA MOLTISSIMO A FAR PROCEDERE, ASSIEME ALLA DEMORALIZZAZIONE, LA PRIVATIZZAZIONE NELLA SCUOLA. IL LAVORATORE DELLA SCUOLA, CHE CI VEDA O CHE SIA CIECO, NON DEVE ESSERE L' ISTITUTORE PRIVATO DI UN POOL DI FAMIGLIE, DA NESSUNA PARTE ED IN NESSUNA SCUOLA. NON DEVE AVERE LA PREOCCUPAZIONE INDECENTE DI PIACERE AD UN POOL DI FAMIGLIE NOTABIILI PER NON RISCHIARE IL POSTO DI LAVORO ! Un docente che abbia il problema di essere gradito alle famiglie, o anche quello, se non proprio identico certamente simile, di non poter avere tensioni con una sua classe ( e magari avendo, in quanto essere umano imperfetto, torto) perché la potrebbe pagar cara é un docente ricattato. Altro paio di maniche é dire che il docente debba confrontarsi alla pari con la classe su quel che fa. Secondo noi, deve. Se però si permette alla scuola di marciare all' insegna del ricatto e della intimidazione, allora per chi nella scuola ci vive e ci lavora sarà più dura farsi rispettare. |
| E' il nocciolo della questione.
La trasformazione dell' utente di un servizio in cliente viene presentato come un vantaggio. L' essere umano in quanto tale può essere preso a schiaffi, ma il cliente conta perchè paga! Questa "promozione" di studenti e famiglie al rango di clienti significa prima di tutto che loro stessi devono mettersi in testa di pagare ciò che, finora, è stato o un diritto gratuito o un qualcosa pagato comunque assai meno di adesso. Quella particolare dignità del cliente per la quale ha sempre ragione, però, è finta solo sul suo versante popolare e proletario. E' evidente che se uno studente o genitore a basso reddito di un hinterland o di un quartiere tipo bronx dice a se stesso " Io sono un disgraziato in tutto, ma in compenso a scuola sono un cliente, non so se mi spiego! ", ecco che dà luogo ad una scena patetica. Ma dal punto di vista delle famiglie danarose la cosa è serissima. Infatti: - nella scuola pubblica i clienti ricchi intendono comprare ai figli un futuro da managers; - di conseguenza hanno bisogno che i docenti funzionino come dicono loro, siano cosa loro; - se poi si orientano sulla scuola privata (pagata anche coi soldi pubblici, cioé nostri) la pretesa di trovare insegnanti adatti alle loro aspettative é ancora più semplice e liscia, perché la repressione su insegnanti "inadatti" è più facile. |
| cioé per la stragrande maggioranza,
il problema della scuola non si risolve accettando di farsi coinvolgere
in guerre tra poveri con i lavoratori della stuola. Ciò che bolle
in pentola é il progetto marciante di una scuola fatta in funzione
di una società nella quale non si deve sognare ad occhi aperti (cioé:
non si deve pretendere, lottando) il posto di lavoro di una qualche sicurezza,
ma si deve vivere in perenne disponibilità al padrone: nella quale
la privacy non deve esistere perché il concetto stesso di tempo
libero si sfalda in quello di tempo di non lavoro determinato dai criteri
del mercato; nella quale per lavorare bisogna piacere personalmente alla
ditta che ti assume (eliminazione
dell' ufficio di collocamento e della thiamata numerica). La stuola si avvia a diventare supporto di questa mostruosità e da dietro l' arroganza di un lotto di genitori che vogliono, o volevano e magari vorranno far fuori una docente cieca e per di più in una media, dunque in una retrovia dove gli industriali non entrano a fare affari, emerge assai più che una semplice somma di mediocrità umane e morali: emerge una dinanica marciante alla quale ci si può adeguare con entusiasmo, se la si coglie e la si ama. Loro l' hanno colta, e con parecchio affetto. Hanno mostrato un ottimo ed efficiente istinto di classe. E noi ? |
| Il progetto di scuola che va avanti da qualche lustro, colpisce studenti e lavoratori della scuola: assieme. Li colpisce in quanto forza lavoro (formata e da formare). Sono state fatte mosse per impacciare la costruzione di una alleanza che sarebbe, al di là di ogni apparenza, semplicemente naturale. La morale dell' utente-cliente, non ancora completata, ma in via di costruzione, va nel senso della guerra tra poveri. Bisogna costruire un organismo apposta. |
| L' organismo dovrebbe fornire conoscenza
degli attacchi sociali che si svolgono nella scuola in più modi:
leggi o progetti di legge, episodi di repressione, varie ed eventuali.
Deve anche far conoscere episodi di lotte e difese. La conoscenza della
situazione è fondamentale. Inoltre nessuna lotta seria può
essere preparata se non c'é nel movimento dei due settori sociali
un flusso di riflessione su quel che succede e su come ci si difende. Il
problema non é che Tizio o Caio sappiano le cose individualmente,o
che un organismo politico giovanile sappia le cose. I1 problema è
che manca una fonte di conoscenza organizzata che non sia una sigla
particolare. Serve una offerta di servizio di cultura politica praticata
in termini non di parrocchia, anche se su iniziativa volontaria.
Quest' aspetto costituisce la sola tutela possibile da qualsiasi rapporto di ricatto tra settori politicamente e sindacalmente organizzati -la cui presenza e attività é necessaria, ma la cui possibilità di ricatto non lo é - e popolazione scolastica. |
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| sono finite in un nulla di fatto. Sappiamo
che il livello del dibattito che vi si è svolto era penoso. Non
solo possiamo, ma dobbiamo dirlo senza un' ombra di snobbismo. La dinamica
di questi insuccessi ha avuto questi connotati :
- l' attacco allo stato sociale, di cui la scuola é solo un aspetto, creava inquietudini generali; - gli studenti, angosciati anche da cose non studentesche, ma che li riguardano, e che si sintetizzano con la dichiarazione di intenti di qualsiasi governo di un futuro peggiorativo per le giovani generazioni, occupavano le scuole sulla base di disagi solastici. Ma nelle occupazionl il loro discorso non si ampliava e non si approfondiva. Allora delegavano le proprie scontentezze a forze politiche che vanno dal PDS ad AN. Nella fattispecie, facendo tutte le distinzioni che un' analisi rigorosa deve fare tra PDS ed AN, resta il paradosso che gli studenti hanno consegnato la loro scontentezza per il loro presente e futuro a forze politiche sicuramente disposte e risolute, nei ruoli alternati di governo e opposizione, a procedere contro il livello di vita della popolazione, nella scuola e fuori dalla scuola. Non diciamo e non pensiamo affatto che avrebbero dovuto rivolgersi ad un' altra forza: cercarsi un tutore migliore. Il fatto è che in un movimento si può parlare finchè si vuole di autonomia, di confronto nella reciproca autonomia, eccetera; ma se il movimento non dispone di propri strumenti di lavoro allora deve affidarsi ad altri e fidarsi di altri: e l' autonomia resta solo come discorso retorico. |
| Contratto di categoria settembre 1995 |
| Il 90% dei lavoratori della scuola interpellati
sul contratto ultimo (che apre la porta ai licenziamenti e
risolve il problema dei precari rendendo tutti precari - perdita del ruolo -, solo per dirne una) ha votato NO. Il contratto è stato firmato lo stesso. Non abbiamo tempo per diffonderci sul cinismo di CGIL-CISL- UIL. E' invece opportuno riflettere sul fatto che una stagione cobas (stagione di alta conflittualità per la categoria, anche se non si deve fare della retorica) non aveva fornito alla categoria strumenti organizzativi sufficienti a non subire un SI nel momento in cui il 90% dice NO. La progettazione stessa di questo strumento é impensabile senza un organismo che fornisca dibattito e proposte a tutti i lavoratori, senza distinzione di tessere, ecc .. . |
| C' é anche da dire che, la categoria, la guerra tra poveri la conosce già: è la rincorsa di una scuola contro l' altra per salvare posti di lavoro in un posto a svantaggio dell' altro in occasione dei pericoli di soppressioni di scuole o accorpamenti tra scuole. Se proiettiamo il caso Wolfsgruber in questa problematica, si arriva facilmente al seguente quadro. Due o più scuole si inventano particolari servizi (corsi di danza e giardinaggio, seconda lingua, etc) perchè chi avrà più iscrizioni sarà la scuola che assorbe le altre, e il suo personale sara il più fortunato. Sapendo che un blocco di genitori non vuole ciechi sulla cattedra, i docenti di una scuola si preoccupano contro il proprio/la propria collega cieco/ca. Venendo meno a questo modo la solidarietà tra lavoratori, diventa più difficile lottare assieme perché non ci siano accorpamenti e per pretendere la restituzione dei bacini di utenza. |
| Non perché gli studenti debbano farsi dire dagli insegnanti se e quando lottare, o viceversa. Le proprie scelte ognuno le fa da sè, é ovvio. E' necessario che ci sia confronto comune per la conoscenza comune. Su questo piano ci pesa addosso una tradizione logora e infelice: quella del docente di sinistra e i "suoi" ragazzi. Un rapporto politico tra settori di massa non può essere sostituito da rapporti umani, perché così si squalificano l' uno e gli altri. Ma c' é un altro motivo, di natura più ampia di tutto ciò che sia contesto puramente scolastico. Il lavoratore come tale, nel suo posto di lavoro, e il lavoratore ( o futuro lavoratore ) visto come consumatore sono stati messi uno contro l' altro da tempo. Questa unità va ricostruita ovunque sia possibile. Nella scuola é possibile oggi, non senza fatica. Man mano che il padronato interviene sempre più direttamente nella scuola, qualsiasi difesa degli studenti ha bisogno di assumere un tono sempre più direttamente antipadronale, confrontandosi alla pari con le lotte -difficili- dei lavoratori: dei lavoratori in genere; dei lavoratori delle ditte che si infilano nella scuola; dei lavoratori della scuola, coinvolti assieme a loro in quel che accade nella scuola. Inoltre ai lavoratori della scuola sarà necessario, per metter in piedi qualsiasi forma di lotta, confrontarsi con pezzi di società al di là di sè stessi. G1i studenti sono il pezzo di società , più vicina ai lavoratori della scuola. |
