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Opinioni


Opinioni dall'interno del centro, dagli ospiti telematici, da chiunque voglia esprimersi su qualsiasi argomento.

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 Lunedì, 23 marzo 1998

Cari Amici,

ho appena terminato di leggere il testo del nostro „compagno" , il Subcomandante Marcos, LA QUARTA GUERRA MONDIALE è COMINCIATA.

Non capisco ancora bene la ragione, ma ho sentito la necessità di comunicarvi alcune riflessioni. Non voglio avere alcuna ambizione di essere riuscito a comporre un testo analitico, semplicemente l'opportunità di comunicare con tutti voi, di rimanere in contatto con tutti coloro che credono nella nostra esperienza di AUTOGESTIONE.

Alle pagine 33, ..., 37, corrispondenti alla tessera N. 5, credo di avere individuato delle situazioni, delle condizioni che ci riguardano, e con qualche esercizio sportivo (pirolette, volteggi...) mi sono concesso di adeguarle alla nostra realtà.

Escludo la nostra appartenenza a qualsiasi III mondo, nel contempo ho la certezza che nessuno di noi si senta legato a nessun PRIMO nè SECONDO mondo.

È sempre più chiaro che noi siamo i rappresentanti di quel modello esistenziale che oramai tutti riconoscono come QUARTOMONDISTA.

Speriamo che il nostro interesse per quel testo che parla di IV GUERRA MONDIALE sia una semplice coincidenza numerologica, non l'identificazione come possibili vittime del progetto NEOLIBERISTA, descritto dal Subcomandante Marcos.

S. Marcos:

- Lo Stato, nel neoliberismo, tende a ridursi al MINIMO INDISPENSABILE.

Allo STATO SOCIALE, troppo semplicemente ridefinito ASSISTENZIALE per aver tentato di provvedere a colmare il FOSSO delle disparità acutizzatesi all'inizio degli anni novanta, viene addossata una parte della responsabilità di quella che chiamiamo CRISI.

Il FOSSO delle disparità è il pericolo di una nuova configuarzione che da geologica si trasformi in una frattura sociale determinante per quella separazione delle caste promossa dalle teorie del NUOVO ORDINE ECONOMICO MONDIALE.

La CRISI è uno dei mezzi possibili per ridefinire, per affermare quel modello di STATO NEOLIBERISTA tanto propagandato dai neoeconomisti. Uno strumento per escludere tutti coloro che sono ritenuti in ESUBERO.

FIN quì nulla di nuovo, loro sono quelli di prima, le belle famiglie di sempre. Non nel cinismo, non nei risultati, si ritorna a prima della riv. francese. La GLOBALIZZAZIONE, quella sì, ha qualcosa di nuovo.

Lo Stato Sociale deve assicurare dignità all'esistenza delle persone, FASCE deboli della popolazione, evitando esclusioni o marginalizzazioni di una parte di individui che la compongono.

Tra i compiti del Governo „dovrebbe" esserci quello di ridistribuire IL MALTOLTO fra coloro che sono in una grave condizione vitale, inoltre a quelle attività e opere specifiche che sono a beneficio della comunità (ANCHE SE PER QUESTE HO DEI GROSSI DUBBI SULLA VALUTAZIONE ERA NECESSITÀ PRIVATE E PUBBLICHE).

Perchè tanto malcelato fastidio nel rifiutare l'esperienza di un CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO a LUGANO?

- penso in questo momento ad alcune persone del mondo politico in particolare e più genericamente a qualche sciocchino forse anche pericoloso che sonosciamo con N. e C..

Per ragioni personali?

Per motivi politici o di politica elettorale?

Semplice esercizio di potere?

Ragioni estetiche?

Pressioni economiche?

Come definire, il rifiuto di un progetto SOCIALE diverso da quelli previsti per la propria popolazione, senza tener conto di quelle che sono le esigenze di coloro che NECESSITANO, oltre che UTILIZZANO il CENTRO SOCIALE?

COME'è possibile che uno o più comuni possano permettersi di esercitare una pressione sulle decisioni dei comuni limitrofi?

- le pressioni si possono esercitare a più livelli, non necessariamente si esercitano con

la coercizione fisica.

personalmente lo definisco

ARROGANZA

Il CENTRO SOCIALE non è nato con l'inseminazione fra delle NUOVE REGOLE del GIOCO (ovuli) utilizzando con lo sperma di un VECCHIO SISTEMA, che qualcuno

continua a voler definire ASSISTENZIALE.

Il CENTRO SOCIALE non è neppure una specie di FELICE AZIENDINA AUTOGESTITA, sostenibile in termini economici e politici, in quanto costituisce un modello di imprendiotrialità ibrida fra il FAI DA TE e il LABORATORIO SOSTENIBILE.

Siamo alle solite, identificandoci nel NEMICO (forse è un poco esagerato) l'autorità politica comunale (di fatto è Lugano che garantisce gran parte della gestione di questo problema anche per il consorzio dei com. della cintura urbana) potrebbe trovare il modo di dimostrare la propria determinazione nel saper affrontare quello che definisce UN PROBLEMA.

- È FALSO, non siamo il PROBLEMA, solo una parte del medesimo corpo, cittadini che

intendono vivere la propria vita, che hanno una diversa percezione di vita, società e

lavoro o anche solo di quella attività che è la quotidianità.

Coloro che si oppongono al nostro progetto basano la loro opposizione anche sull'incertezza dell'opinione pubblica, attualmente in crisi di sicurezza economica e di valori sociali.

Vorrebbero far passare una immagine la cui forma di indipendenza e il carattere antagonista, con la quale ci rconosciamo, possano determinare un pericolo per lo sviluppo e il rilancio economico del Paese.

Certo che per chi gestisce la cosa pubblica, un CENTRO SOCIALE non è una immagine da far figurare sui pieghevoli dei grafici, distribuiti in tutto il mondo e che riproduce la promessa rassicurante udi una città ANESTIZZATA, ORDINATA, con quell'aria di rassicurante POSTRIBOLO in cui INDIRIZZARE I PROPRI RISPARMI senza il pericolo che nessuno ti chieda nulla.

Una nuvola in Paradiso? o a PARADISO?

Se poi, potessero darci una LEZIONE, potrebbero mostrare:

decisione, forza e determinazione. - WHUAW!

Così si possono raccogliere quei consensi da parte di quella popolazione che si attende SEGNALI FORTI e POSITIVI.

Che gioia per quella parte di SILENZIOSI che è identificabile con la DESTRA INTEGRALE.

Potrebbero mantenere una costante pressione poliziesca verso tutti i gruppi giovanili ottenendo l'emarginazione di quelli fra noi che saranno riconoscibili.

Forse è il caso di STARE IN CAMPANA,

ricordate il Molino?

Nel caso che QUALCUNO decidesse di ottenere il massimo, con il minimo sforzo, ecco il FUOCO! Il Maglio non è una SCATOLA DI FIAMMIFERI ma sarebbe molto più pericoloso.

Gli appelli di queste ultime settimane, a non accendere fuochi all'aperto, dopo tutto non ci riguardano e non concernono certo l'incendio di più un luogo chiuso.

Per i romani IL FUOCO era un elemento purificatore. Per i cristiani, ehh, ehh... anche un castigo. Durante i loro rituali, ancora oggi i fascisti, quelli della destra estrema, durante il solstizio d'estate si rifanno ai fuochi dei Celti. ECC...

Il fuoco oltre che a rigenerare e far rinascere, elimina e distrugge, attenzione che a qualche mente bacata, con un preciso scopo, e/o con un preciso mandato non venga la frenesia di utilizzarequesta pratica per l'abbisogna.

Sono arrivato più in là, alla TESSERA N. 7 del testo del Subcomandante (le sacche di resistenza) ho cercato di capire cosa potesse insegnarmi Marcos con la citazione di T. Segovia, Alegatorio, Mexico 1996:

- ti supplico di non confondere la resistenza con l'opposizione politica. L'opposizione non si oppone al potere ma a un governo, e la sua forma riuscita e compiuta è quella di un partito d'opposizione, mentre la Resistenza, per definizione, non può essere un partito, non è fatta per governare a sua volta, ma per... resistere.

La resistenza Zapatista è una necessità per la sopravvivenza di un popolo militarmente indifeso, al tentativo di sopraffazione (eliminazione, deportazione, colonizzazione...) attuato dal potere.

Il governo Messicano è implicato in un progetto interessato allo sfruttamento di giacimenti di materie prime, presenti in quell'area geografica.

Per evitare malintesi, è meglio chiarire che le nostre idee non sono una mistificazione ideologica, ma una convergenza critica verso una realtà che non ci vede concordi con l'idea zapatista nel giudizio.

Il CENTRO SOCIALE, non è una guerra, ma una semplice necessità.

Certo, noi non abbiamo giacimenti di petrolio sotto il culo, non stiamo occupando aree pregiate o monumenti storici.

Il Malio non è neppure una neta turistica consueta.

Siamo stati parcheggiati in periferia, al confine con una ex-discarica, della quale sarebbe interessante conoscere i segreti (certi segreti), COSA e CHI...?

Abbiamo accettato di farci alloggiare a pochi passi dal penitenziario cantonale, in un luogo nel quale è difficile organizzare una qualsiasi resistenza, o dal quale in caso di una agressione sarebbe altrettanto difficile fuggire.

E questo perchè?

Semplicemente perchè volevamo dimostrare la nostra buona fede nel credere alla possibilità di trovarci a discutere con persone leali con le quali abbiamo provato a raggiungere degli accordi per una soluzione parziale o definitiva nella ricerca di un luogo per le ATTIVITÀ sociali e culturali da noi intraprese sinora.

La nostra non è la RESISTENZA degli Indios Messicani del Chiapas.

La nostra RESISTENZA ha lo scopo di rivendicare il diritto a continuare la nostra esperienza culturale ma soprattutto sociale. Siamo consapevoli che entrambi (ISTITUZIONI, NOI) non siamo in grado di garantire un modello unico e tantomeno assoluto.

Il nostro non è un partito d'opposizione, ma un movimento senza regolamenti o codici, senza manifesti e privo di una forma qualsiasi di costituzione, che si basa sullo scambio reciproco e la reciproca tolleranza, il rispetto e la solidarietà. Questo movimento non ha lo scopo di creare un nuovo sistema, l'ennesima suddivisione, un'altra forma di potere.

Il nostro Movimento è nato e cresciuto come un bisogno di convivialità di incontro fra degli individui, delle persone; spontaneamente.

Noi non ci consideriamo delle confezioni, nè merce pregiata, nè tantomeno ci riteniamo di basso, medio o alto rango. Non ci consideriamo dei numeri per le statistiche, oggetti di studio antropologico o fenomeni sociali...

IL CONCETTO SEMBRA CHIARO!

La nostra RESISTENZA è motivata dalla richiesta primaria, che rimane la ricerca di uno spazio (un luogo fisico), nel quale poter realizzare e sviluppare le nostre attività così come le abbiamo sempre chiaramente descritte.

Un CENTRO SOCIALE e CULTURALE AUTOGESTITO nel quale possano trovare lo spazio le attività e le proposte così come sono state fatte sinora.

All'interno del quale abbiano modo di trovare alloggio un parte delle persone coinvolte nella realizzazione e nello sviluppo di questo PROGETTO, ma anche una parte di quelle persone che per necessità si trovano più o meno temporaneamente in una situazione di disagio (più praticamente, persone la cui condizione economica e sociale, le costringe a dover rinunciare al proprio alloggio.)

- sarebbe opportuno che ci sia qualcuno che possa occuparsi di questi casi, aiutando

le persone che lo richiedono a ricucire il contatto con una realtà sociale che

momentaneamente li ha marginalizzati. -

Il numero di coloro che frequentano il CENTRO SOCIALE, non è diminuito nel tempo e nonstante la sede attuale sia situata in un luogo discosto e difficilmente raggungibile con i mezzi pubblici succede a volte, di avere die problemi di spazio per accogliere tutti coloro che vogliono assistere o prendere parte alle attività a causa della dimensione del locale collettivo.

La nostra PRESENZA, il nostro PENSIERO, il nostro MOVIMENTO, non verrà eliminato con l'eventuale sgombero del Maglio, così come non siamo finiti in cenere con il fuoco del MOLINO.

Oltre ad essere contrari alla pianificazione globale, consideriamo altrettanto pericolosa la disgregazione sociale, individuando in quest'ultima il mezzo, lo strumento per conseguire la realizzazione del primo.

Così come è gestita la pianificazione globale, serve ad aumentare la redditività PER POCHI (sempre meno), con la conseguente marginalizzazione DI MOLTI (sempre di più, basta leggere la TESSERA N 1, sempre del testo la quarta guerra mondiale è cominciata), basterebbe guardarsi attorno per potersi rendere conto di come vanno le cose.

COMUNICARE E SOCIALIZZARE.

Il nostro PENSIERO si concentra in queste poche parole o principi:

- vogliamo che anche la parte più debole della società, gli emarginati, gli esclusi, i nullatenenti, coloro che non si devono per forza riconoscere in un luogo o in un simbolo..., possano ritrovarsi e incontrarsi in uno spazio venendo coinvolti in attività di socializzazione e di cultura, che nella maggior parte dei ritrovi commerciali e negli spazi nei quali si garantiscono quei modelli di cultura ufficiale, sono IGNORATI o più semplicemente ESCLUSI.

I parametri con i quali valutiamo i nostri interessi e le nostre ambizioni estetiche sono differenti, possibilmente eterogeneo, multiculturale, plurilinguistico, policormatico... multi..., non vorremmo collaborare alla costruzione di generazioni di frustrati o di emarginati culturali, ma di una società critica, cosciente che può scegliere anche qualcosa di diverso dalla CARTA LUDIDA, LA BELLA CONFEZIONE, LA FORMA SEMPLICE...

Anche per questo vi diciamo che la nostra richiesta di un CENTRO SOCIALE è una necessità.

Se l'OCCUPAZIONE del Molino è stata una necessità, l'unica maniera praticabile verso l'ostruzionismo praticato da una parte delle autorità competenti, interpellate per questo caso, la stessa necessità si è trasformata in RESISTENZA, in un movimento di opposizione (ANTAGONISTA), significa che quello che produce una parte della società, o i suoi rappresentanti, non è condiviso da tutti.

SIGNIFICA CHE STIAMO ESERCITANDO IL DIRITTO DI ESPRIMERCI DANDO UNA FORMA ALLA NOSTRA OPINIONE.

Più che a un modello democratico per le nostre ambizioni sociali, penso a qualcosa di più semplicemente UMANO, alla realizzazione di alcune necessità di una gran parte del genere umano,

- le necessità primarie devono semplicemente venir garantite (non è così evidente), ma esistono necessità meno concrete che è opportuno che vegano riconosciute come indispensabili (il diritto alla istruzione, la cultura, il diritto d'opinione, le forme di espressione sociale...) -

ogni ritardo nella individuazione di queste necessità e nel ritardo di una loro richiesta provocherà, a breve termine, l'esclusione sociale (questo equivale alla morte) di una parte dell'umanità semplicemente per soprannumero.

Penso a quella parte della popolazione mondiale che continua a credere che la propria condizione (il disagio), sia il risultato del ritardo della propria emancipazione.

Dal DIARIO del Subcomandante Marcos:

- se non puoi avere la ragione e la forza, scegli sempre la ragione e lascia che il nemico

si tenga la forza. La forza può vincere molti combattimenti, ma la guerra si vince solo

con la ragione.

- La pubblica opinione, da noi, è composta da un gran numero di persone convinte che la ragione deve essere per „grazia ricevuta" o semplice diritto, del potere di utilizzare la forza per risolvere i problemi.

LA FORZA POTREBBE ESSERE SPROPORZIONATA, ciò che conta è ciò che si ottiene! Tal volta il potere si arroga il diritto di utilizzare il BASTONE per bastonare coloro che non si allineano, o che semplicemente si rifutano di imboccare la strada che viene loro assegnata.

Il bastone in qualunque parte del corpo colpisca, FA MALE. C'è della gente che pensa: chiaro che faccia male e allora se il potere o chi per esso non farà uso, avrà certamente una ragione e certamente anche il diritto. L'ARROGANZA e LA VIOLENZA non ho proprio l'impressione che possano di diritto essere figli della ragione.

Alle vie di quella strada che potrebbe venirci assegnata, si accede accompagnati, e non è detto che per percorrerla non si debba essere costretti a pagare un pedaggio pesante (il cuore).

Ma forse in questo caso è più importante il RISULTATO, la guerra si vince con la ragione.

Le armi, anche quelle imprprie, devono servire solo nel caso estremo nel quale venga messa in pericolo la vita.

L'ARMA PIÙ POTENTE CHE ABBIAMO, è la convinzione, la consapevolezza che quello che chiediamo è un diritto, un diritto condiviso in quanto non è l'esclusiva necessità di poche persone (le firme che sono state raccolte a sostegno del CSOA, i gruppi di sostegno, l'appoggi degli intellettuali e quelli del mondo politico).

Il CENTRO SOCIALE è necessario OGGI per una parte della società, quella che rappresentiamo e forse un giorno anche per coloro che OGGI ci sono ostili.

Quale potrà essere il suo valore, non è possibile valutarlo in termini economici, speculazioni politiche o elettorali; forse in termini sociali, forse in termini culturali.

LA NOSTRA CERTEZZA CONSISTE NELLA NECESSITÀ

DI CONTINUARE QUESTA NOSTRA ESPERIENZA!

LA NOSTRA ESPERIENZA, MA ANCHE LA VOSTRA

ESPERIENZA, QUELLA DEI VOSTRI FIGLI!

LA NOSTRA ESPERIENZA È LA NOSTRA VITA!

Il C.S. non deve essere un'isola felice ma uno strumento critico per individuare, valutando vivendoli altri possibli modelli sociali che servono a concepire la coesistenza di elementi INDIVIDUALI e COLLETIVI.

                                                                                                                                                     PAM

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