dal Manifesto del 4 febbraio 1997

Gentiluomo e sovversivo

GIACINTO CECCONI

"L' ARRESTO di Claudio Cerica ripropone - in coincidenza con l'esplosione del caso Sofri, Pietrostefani e Bompressi - la necessità di arrivare al più presto ad un provvedimento di legge che chiuda definitivamente, con una soluzione politica, gli strascichi giudiziari e penali legati alla storia dei movimenti degli anni Settanta". Così si conclude un documento dell'Associazione Arsenale Sherwood di Padova in solidarietà a Claudio Cerica, arrestato sabato scorso a Roma. Un documento che sottolinea la partecipazione all'iniziativa di Pisa il prossimo 15 febbraio, organizzata per protestare contro la sentenza della Cassazione sul processo Calabresi che ha condannato Sofri, Pietrostefani e Bompressi a 22 anni di carcere.

Ma chi è Claudio Cerica? Un militante nei movimenti degli anni Settanta o il perfetto gentiluomo che telefona ad una persona che ha smarrito il proprio portafoglio e che dà le sue generalità alla polizia? Entrambe le cose, ovviamente.

Il punto di svolta nella vita di Claudio Cerica avviene con l'incontro con la realtà operaia di Porto Marghera. Siamo alla metà degli anni Settanta e le lotte operaie al Petrolchimico conquistano la prima pagina di tutti i giornali locali e nazionali, grazie anche alla radicalità delle lotte del Comitato operaio di cui il giovane Cerica è uno dei leader più in vista.

Con la stretta repressiva avviata il 7 Aprile l'area dell'autonomia è investita da mandati di arresto a raffica. Molti sono gli accusati, in base al teorema di Calogero sull'esistenza di una unica organizzazione che coordina tutte le attività terroristiche italiane: un impianto accusatorio che cadrà nei processi che saranno celebrati anni dopo.

Per Cerica, invece, basta la dichiarazione di un pentito e scatta l'accusa di concorso morale nell'omicidio Taliercio. Accusa che cadrà in seguito e da cui sarà assolto. Ma al giovane mestrino toccano in sorte altri due mandati di arresto, uno per associazione sovversiva e l'altro per partecipazione a banda armata. Arrestato, inizia uno sciopero della fame per ottenere il confronto con il pentito Antonio Savasta che lo accusa. Scarcerato per le sue pessime condizioni di salute, sceglie la strada della fuga, che lo porta a Parigi. L'arrivo nella capitale francese coincide con un nuovo arresto, ma la magistratura respinge la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità italiane e riconosce a Cerica lo status di rifugiato politico.

A Parigi, la sua condizione di "esiliato" non gli consente molti lussi: vive di lavoro precario fino a quando non viene assunto dalla rivista "Politis". In Italia, la sua situazione giudiziaria ha alterne vicende, fino a un incredibile episodio avvenuto nel 1988 a Tunisi: in vacanza, viene arrestato dalla polizia e consegnato alle autorità italiane in aperta violazione del diritto internazionale, visto che Cerica è diventato nel frattempo cittadino francese. Giunto in Italia è di nuovo scarcerato e ritorna a Parigi, decidendo però di "chiudere" la sua situazione giudiziaria e ritornare in Italia da persona libera. Per questo, il suo avvocato presenta alla Corte d'Assise del Tribunale di Trieste una richiesta di applicazione della disciplina di continuazione dei reati e l'accesso ai benefici "dell'affidamento sociale in prova". Sabato, infine, l'arresto a Roma.

Per il momento, Claudio Cerica è a Rebibbia, detenuto inspiegabilmente in regime speciale, in attesa della decisione della Cassazione del tribunale di Trieste sulla sua istanza per l'applicazione della disciplina sulla continuazione dei reati.


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