- Eravate la destra del movimento?
- Col PCI avevamo già nel 74 un rapporto tesissimo, perché mi ricordo anche alla festa dell'Unità cerano sempre discussioni, risse, ecc. Gli ML (a Padova si parla di Fronte Unito) hanno una tradizione radicata, perché a Padova avviene la prima uscita, nel 75, di un gruppo dal PCI su posizioni filocinesi. Questa dà vita allesperienza ML che forma il PCDI, Partito Comunista d'Italia. Padova è una città piccola ma avvengono sempre cose significative sia a destra che a sinistra e anche a Padova nasce questa esperienza a livello nazionale. Poi si romperà in molte linee, linea rossa e linea nera. Qui a Padova abbiamo Fronte Unito. Questo tipo di filone contava abbastanza sul piano operaio, la riviera del Brenta, i calzaturieri... C'erano alcuni leader operai come Severino, Bettio, che avevano un loro radicamento. Con questo tipo di filone noi non abbiamo mai avuto una grande sintonia, anzi. Ci divideva proprio tutto, una differenza come tra parlare di preistoria e parlare dell'oggi. Questi cominciavano a dirti che la classe si divide in 10 sottogruppi. Siccome erano filocinesi dicevano che la classe come in Cina si divideva in media, media-piccola borghesia, proletariato. Mao in realtà fa un'analisi scientifica e descrive la situazione sociale in quel paese: anche qua ci doveva essere questo tipo di articolazione. Per quanto riguarda l'analisi sugli studenti: noi facevamo il discorso che la scuola era inserita nel mercato del lavoro per cui era una forza lavoro in formazione, lo studente. C'era stata la scolarizzazione di massa, la maggioranza degli studenti della scuola era costituita da figli di operai, di lavoratori, erano comunque proletari. Per loro invece, secondo l'analisi cinese e russa, siccome chi andava a scuola in Cina era borghese o piccolo borghese non poteva avere un rapporto di lotta sui bisogni. Da un punto di vista comunista non si poteva concepire che un borghese lottasse per i propri bisogni, in quel caso era un controrivoluzionario, perché lotta contro i bisogni dei proletari. Noi a dire invece che siccome c'era stata la scolarizzazione di massa, e lo studente era nella maggioranza dei casi uno studente proletario, la lotta sui bisogni anche nelle scuole era una lotta non solo legittima ma antagonista e rivoluzionaria. Questi non concepivano questa idea, al massimo gli studenti potevano allearsi con la classe operaia e dovevano purificarsi nel rapporto con la classe operaia, che era l'unica classe del verbo rivoluzionario doveva essere guidata dal Partito. Su questo discussioni incredibili, sulla scuola, sulla fabbrica. Per loro la fabbrica era ancora quella del 17 in Russia, sul rifiuto del lavoro erano contrari, perché erano per il lavoro, per l'etica del lavoro, gli operai non potevano rifiutare il lavoro. Ricordo questo concetto del politico-economico. Il partito era politico e le lotte delle masse erano solo economiche. Era il partito che guidando le masse le organizzava in lotte politiche. Noi dicevamo invece che la lotta sui bisogni era una lotta politica perché in realtà era una lotta antagonista. Il politico ed economico si univano per noi, non esisteva una scissione tra il politico ed economico, chi lottava per i bisogni faceva una lotta politica. Tutti questi concetti basilari ci dividevano in maniera abissale.
Volevo far capire il clima di quell'anno sul tema dei provocatori. C'era una facilità estrema nel darsi dei provocatori, dei fascisti. Ricordo, mi sembra nel 74, che Lotta Comunista a Padova...Ma forse era il 75, discuteremo un'altra volta...
Sul problema della vecchia generazione. Ogni generazione determina un ciclo di lotte, è difficile che una ne costruisca due, è impossibile tre, è mostruoso pensare quattro. Di solito una generazione ne fa bene una. Anche la generazione di Potere Operaio a Padova e nel Veneto, è stata fondamentale nel ciclo 68-69-70. Ha costruito l'esperienza del Comitato operaio del Petrolchimico, ha costruito le basi per un radicamento di Potere Operaio a Padova: a fine 70, 71, è stata una generazione precedente alla nostra, fondamentale per queste cose. Quando parliamo del 72-73 attorno a Potere Operaio già avviene un esaurimento. Molti di questi compagni vanno via, altri fanno i professori, altri fanno altre cose. Nel 73 qui a Padova Potere Operaio è un'esperienza che si sta esaurendo. Già nel 73 chi teneva la sede era una generazione dei compagni sui 20 anni, con alcuni altri compagni, cioè Bepi e altri, studenti universitari che avevano 22 anni, non di più. Ma quelli che hanno fatto le lotte negli anni sessanta a Padova erano delle figure istituzionalizzate nel movimento. Guido Bianchini fa i seminari ed è un compagno che fa dei seminari bellissimi. Aveva partecipato al ciclo di costruzione degli anni sessanta e però poi è stato sempre disponibile a fare. Tutto l'istituto di Scienze Politiche è disponibile a sorreggerti, dal punto di vista dei seminari e delle altre cose, ma sul piano del fare no. Poi tra questa generazione e la generazione nostra, c'è una generazione di mezzo che è una generazione di merda, molti cani e porci. Come in tutti i gruppi si aggregano persone che vengono negli attivi, parlano, incontrano l'amico, arrivederci e non li vedi più. Oppure li vedevi all'attivo successivo e basta.
Un'altra cosa ti dicevano: voi non dovete fare antifascismo, l'antifascismo è arretrato. Perché il problema è avanti, oltre, è il terziario, le nuove figure sociali, nel senso che tutto questo tipo di dinamica faceva in modo di metterti in contrapposizione ad un progetto concreto, reale delle cose che facevi. In realtà nel dibattito sul terziario, al di là dei seminari, si parlava dell'operaio massa che era già in una fase ristrutturativa della fabbrica e se la vedevi in tendenza questa figura dell'operaio massa era già in crisi, emergevano nuove tendenze sull'organizzazione del lavoro, il terziario era fondamentale. Ma questo cosa voleva dire? Che la lotta che tu potevi fare in quel momento, nel 73, il momento più alto della lotta dell'operaio massa sul piano del sabotaggio, in realtà erano stronzate. Perché dovete farlo? Il problema era oltre. Come sempre, non assumere il metodo come contraddizione ma un metodo astratto, nel senso di assumere sempre dinamiche assolute. C'è il nuovo, ma il nuovo non è fondamentale dentro la verifica dei passaggi del presente. Questa è la cosa che poi in Potere Operaio... nella stragrande maggioranza dei casi era giusta la battuta che facevano intervento solo di notte. Non perché facevano attentati ma perché dormivano tutto il giorno e si trovavano la sera per parlare. In questo PO entra in crisi. Mentre Lotta Continua, con la tradizione cattolica, cattocomunista, con Boato, ha un concetto di militanza diverso. Anche come gruppo dirigente, questi ci rimettevano di persona. Il gruppo dirigente di PO era laico, nel bene e nel male. Nel bene per la teoria nel male quando si andava nei rapporti personali. Toni ed altri se ne sbattevano il cazzo delle persone. Una dinamica laica, cinica, nel rapporto con le persone e con la realtà. Questa è una cosa che ha devastato tanti discorsi. Tanti discorsi che si potevano tradurre in una dinamica di costruzione in realtà si sono tradotti in una grande merda perché accelerare i tempi, non rapportarsi, sbattersi il cazzo di come si costruivano le cose, ha prodotto un rapporto tra dirigenti e gruppo abbastanza di merda, al di là dei seminari. Il gruppo dirigente di Lotta Continua era più compatto dal punto di vista etico, sul piano dei comportamenti. Sarà stata una dinamica cattolica, ma avevano una direzione con le contropalle, facevano intervento nazionale...
- Credo che sia verissimo quello che dicevi, rispetto al comportamento, alla militanza, ma essendo molto giovane, la cosa che mi ha affascinato erano i discorsi. Quando parlavamo di rifiuto del lavoro non c'era nessuno che faceva questo tipo di discorso, ti guardavano in modo strano, anche tutti i gruppetti. Alcuni discorsi, linee di tendenza proposti dalla generazione di prima, Scienze Politiche, ecc. sono stati sicuramente un input grossissimo per alcune persone dentro ad una marea di gruppetti per il fatto di vedersi di più, di capire di più, di vedere alcune cose legate a quello che si faceva. E secondo me è contato molto anche rispetto al discorso dei Collettivi. Avere una base politica, i seminari erano bellissimi, dove un ragazzino cominciava a capire alcune categorie, si entusiasmava per alcune cose. Questo è stato fondamentale anche per la costruzione dei Collettivi, con tutta la critica giustissima sulla militanza. Però penso che anche se capivo un quarto di quello che diceva Piperno sia stata una cosa fondamentale. Anche il giornale, su alcune tematiche rispetto alla miseria dei discorsi degli altri: eri affascinato da tutti questi discorsi nuovi, venuti fuori per la prima volta, dove potevi vedere qualcosa di legato alla realtà in maniera molto più concreta.
- Dei punti posti all'inizio è rimasto un po' fuori il ruolo della Fusinato...
- Purtroppo doveva venire un compagno che era alla Fusinato, lo avrebbe spiegato direttamente. Per quanto riguarda la Fusinato era un'altra delle cose che dava continuità alla presenza nostra a Padova. Per una serie di situazioni strane, dentro ad una crisi nel 73 del lavoro nell'università, la Fusinato rimane un punto di riferimento grosso e diventa la nostra sede. Rimane l'unico posto dove possiamo agire, abbiamo il ciclostile, abbiamo la disponibilità delle stanze per dormire, c'è una disponibilità della gestione di rapportarsi a questa esperienza nostra. Nel 74, in piena crisi profonda del lavoro universitario, la Fusinato continua ad essere una base rossa per noi. Per i particolari sentiremo Ciano.