Sprigionare gli anni '70!
Negli ultimi mesi sono stati da più parti accentuati gli sforzi per definire le coordinate politiche e culturali che sanciscano come definitivamente chiusa la stagione dell' "emergenza" degli anni '70 e '80. Emergenza in ragione della quale il legislatore dell'epoca mise in essere una serie di scelte giudiziarie che andarono dalla retroattività dell'ampliamento dei termini di custodia cautelare a consistenti aumenti delle pene attraverso aggravanti specifiche per reati di eversione.
Il portato residuale di queste scelte è oggi ancora costituito da centinaia di persone detenute, condannate all'ergastolo, costrette all'esilio.
In questi giorni, in quello che convenzionalmente si chiama "clima di caute aperture", torna in discussione in Commissione Giustizia alla Camera il tema dell'indulto.
Il relatore di Rifondazione Comunista Niki Vendola ha messo insieme, partendo da cinque progetti, un testo di minimo comune denominatore pescando dalle proposte della Sinistra Democratica come da quelle di Alleanza Nazionale.
Nel tentativo di forzare il blocco all' ipotesi di accordo, come già fu sei mesi or sono, ha deliberatamente omesso l'ipotesi dell'estensione del provvedimento agli esuli.
Una merce di scambio tutta politica, dunque, a conferma che politico è il problema.
Noi non stiamo a questo gioco. E non solo perchè la Corte Costituzionale considerò a suo tempo legittime le aggravanti per i delitti di eversione solo in quanto transitorie e, di conseguenza, il riequilibrio delle pene allora lievitate per effetto delle norme dell'emergenza dovrebbe essere oggi già un dato di fatto.
Proprio perchè la questione è politica, non possiamo non rilevare come lo scenario che offre l'assetto reale delle modificazioni sul terreno penale sia orientato ad inventare strumenti di libertà per gli imputati della grande corruzione istituzionale, per politici e politicanti inquisiti, finanche per i mafiosi.
Contestualmente facendo muro davanti alla possibilità di riconsegnare alla società quei soggetti che vent'anni or sono, davanti allo scollamento tra Paese reale e legale, tra legalità e legittimità, ebbero a scegliere il terreno dell'antagonismo più radicale. Contro un apparato di potere - vale ricordarlo - oggi completamente screditato quando non inseguito da qualche ordine di cattura.
Per questo motivo la nostra azione non può che essere quella di promuovere iniziative volte ad incentivare la discussione e l'approvazione di una soluzione che tenga conto di tre fondamentali necessità:
- la non discriminazione tra imputati
- la consistenza delle pene e delle pene accessorie
- il problema degli esuli
Ci è chiara la portata di istituti diversi quali l'amnistia, l'indulto o il condono, ma è altrettanto chiaro che qualsiasi soluzione ha l'obbligo morale, culturale e politico di dichiarare effettivamente conclusa una stagione, il peso della quale non può continuare ad essere caricato sulle spalle di poche centinaia di persone.
Su questo chiamiamo tutti ad esprimersi.
Padova, 4 aprile 1997