sull'appello dei 35 intellettuali francesi
Il largo consenso condensatosi intorno al manifesto-appello dei 35 intellettuali francesi attorno ai nodi strutturali - produzione, lavoro e reddito - della società postfordista rappresenta un importante punto di partenza, per tutta la sinistra sociale antagonista, e non solo. Si tratta di scoprire, inventare, costruire le nuove forme dellagire politico e del conflitto, conquistare obbiettivi materiali e di classe, adeguati ai mutati paradigmi produttivi e sociali. Apriamo dunque il dibattito e la prassi politico-trasformativa sulle problematiche proposte, in maniera trasversale e più ampia possibile!
La proposta dei 35 va assunta, al di là dei punti di vista e delle sfumature differenti, come programma minimo imprescindibile:
rappresentano tre aspetti che vanno presi assieme in un unico corpo progettuale. La loro separazione o contrapposizione, viceversa, può provocare effetti del tutto negativi sulla composizione sociale e di classe.
Programma minimo, dunque, nel senso che è il minimo che si possa e si debba fare per alleviare le sofferenze, la miseria, lingiustizia che questo modello produttivo e sociale impone, per mettere in primo piano il diritto allesistenza, rispetto alletica del lavoro, della produttività, il mito assoluto del mercato. Un sogno? Forse ... ma radicato nelle possibilità materiali del presente.
Potremmo dire, con Lenin, ... di sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento. E ne hanno colpa soprattutto i rappresentanti della critica legale e del codismo illegale, che fanno pompa della loro ponderatezza, del loro senso del concreto.
Con Marx: si può essere contro il libero scambio, senza essere necessariamente a favore del protezionismo; così come si può essere critici delle democrazie liberali, senza essere sotenitori dellassolutismo.
Anche qui, nel ricco Nordest, i punti individuati dal manifesto dei 35 sono lunica strada percorribile per contrastare i modelli neoliberisti: la dittatura del pensiero unico, del mercato e dellimpresa, la violenza della moneta, lo sfruttamento delluomo sulluomo; la forbice sempre più larga, tra ricchezza e povertà, sfrutttati e sfruttatori, inclusi ed esclusi; la devastazione dellambiente naturale e sociale in nome del denaro e del profitto. Con un necessario allargamento alla tematica della globalizzazione e del rapporto Nord-Sud - oggi emblematicamente interpretata dalle vicende del Chiapas -, alle tematiche ambientali e relative alla qualità della vita, allarticolazione anche sul terreno fiscale della questione del reddito sociale complessivo.
Ma nuovi problemi simpongono a questo punto: mentre si firmano appelli, si pubblicano dichiarazioni dintenti, spesso nobili e intelligenti, e si produce un nuovo terreno di eleborazione teorica, vi è il più basso livello di conflitto reale, di lotta di classe che vi sia stato negli ultimi trentanni. Perché la critica allo stato presente di cose non si trasforma in azione politica, in prassi realmente trasformativa, contro il neoliberismo ma senza lillusione di riproporre il vecchio Stato sociale nazionale, così come labbiamo finora conosciuto?
Mentre sono correttamente criticate le precedenti forme organizzate, partito e sindacato, allo stesso tempo esse vengono riproposte come unico orizzonte possibile dellagire politico. Se il pensiero unico del mercato va distrutto, con altrettanta forza sarebbe ora di disarticolare il pensiero unico dello statalismo.
Limportanza dellappello dei 35, lallargamento del dibattito e lo sviluppo delle lotte sociali, su quelle tematiche, non possono farci scordare la completa rimozione storica dei contenuti espressi dai movimenti antagonisti degli anni Settanta.
Se per molti oggi i problemi aperti dallappello sono illuminazioni del tutto nuove, non così per alcuni di noi, militanti delle organizzazioni dellautonomia di classe in quegli splendidi anni, ricchi di conflitti e vera democrazia, intesa come potere reale degli operai, dei proletari, degli sfruttati e oppressi di tutto il mondo. Bisogni, desideri e grandi utopie collettive, forza politica e potenza dellimmaginario sociale: è la nostra storia, la nostra memoria, è per essa e attraverso essa che siamo ancora qui, ad agire, a costruire nuove forme di organizzazione collettiva autonoma e indipendente, un nuovo percorso di lotta e liberazione.
Senza andare alla ricerca di riviste ed opuscoli che pure fiorirono in quegli anni, sarebbe sufficiente leggere un semplice volantino del 77 o qualche foglio di agitazione: riduzione della giornata lavorativa, salario politico sganciato dalla produttività, reddito sociale, autovalorizzazione e cooperazione alternativa, fuori e contro i meccanismi dello scambio e del mercato. Si andava prefigurando il movimento del valore duso, nella critica radicale alla forma-merce e al suo simbolo immateriale, il denaro: una potente critica anticipatrice di quello che, successivamente, trionferà nella logica e nelle concrete politiche del neoliberismo.
Non è forse sulla sconfitta e repressione di quei movimenti che lideologia neoliberista ha messo le sue nefaste radici? Questo fu il 77, momento unico ed irripetibile di passione politica ed innovativa, straordinario snodo e crocevia tra passato e futuro; troppo presto soffocato e spento, oltre che per propri limiti ed immaturità, soprattutto per la repressione dello Stato, del sistema dei partiti e del sindacato.
Tra i firmatari dellappello dei 35, ve ne è uno in particolare, Antonio Negri, la cui storia teorica politica militante è emblematica di questa vicenda. Colpito tra gli altri da un processo, non ancora concluso, di rimozione, cancellazione, repressione di un grande patrimonio politico ed ideale, di grande attualità.
Non è incredibile, addirittura paradossale, che siano finalmente liberati, seppur con enorme ritardo, alcuni dei contenuti più significativi ed innovativi dei movimenti degli anni Settanta, magari posti e formulati in maniera nuova e rispetto ad unaltra fase politica, senza che siano liberati i soggetti protagonisti di quel grande ciclo di lotte ?
Come è possibile ripensare la prassi della trasformazione sociale, quando molti sono ancora costretti alla barbarie del carcere e dellesilio ?
Tra i tanti appelli, forse uno sarebbe prioritario e da sottoscrivere tutti insieme, urgentemente: per liberare gli anni Settanta, per lindulto e la soluzione politica, per la liberazione di tutti i detenuti e per il ritorno di tutti gli esiliati. La lotta contro il neoliberismo passa anche attraverso questa porta stretta: uscire dallemergenza e dallo stato deccezione, per riannodare i fili di una nuova cooperazione e solidarietà, per ritrovare insomma i sentieri interrotti, per riconoscere nel passato e nella memoria viva delle lotte, tracce ed anticipazioni del futuro.