APPELLO AL BUON SENSO


Da qualche tempo sembra sia definitivamente venuta meno, nel nostro Paese, la necessità di leggere qualsiasi accadimento sociale e politico attraverso la semantica dell'"emergenza".
Questo è uno dei motivi che ci induce a riproporre all'attenzione collettiva la necessità di riesaminare l'epoca dei conflitti sociali degli anni '70-'80 nei suoi aspetti storici e culturali e soprattutto il portato residuale delle scelte allora operate dal Legislatore in materia penale.

Gli altri motivi che ci impongono ancora una volta di rompere il silenzio sono:

Molti dei firmatari di questo appello si sono già in passato battuti per la definizione di una "soluzione politica" che puntasse alla promulgazione di un provvedimento di amnistia per tutti i soggetti interessati attraverso un'analisi finalmente obiettiva delle ragioni per cui migliaia di giovani e meno giovani, di fronte ad uno scollamento fra Paese legale e Paese reale, tra legalità e legittimità, ebbero a scegliere il terreno dell'antagonismo più radicale. Oggi questa necessità di interpretazione, ancorchè lontana dal venir meno, ci sembra debba privilegiare il terreno dell'urgenza della razionalizzazione di un provvedimento concreto.

Se infatti non è ammissibile che l'unica lettura sui fatti costitutivi di quegli anni sia limitata a quanto riportato dalle sentenze emesse da Tribunali e Corti d'Assise, ci sembra imprescindibile oggi la necessità di sottrarsi a tutto ciò che strumentalmente può essere usato in termini di ostacolo ideologico ad una presa in esame realistica della situazione.

Facciamo perciò appello a che in tempi brevi si arrivi alla promulgazione di un provvedimento di indulto e modifica dei termini di prescrizione per le pene relative a reati commessi con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale.

Un provvedimento che - a differenza dell'amnistia che "cancella" il reato - punti sostanzialmente a riportare la normativa penale a quelle coordinate pre-emergenziali che consentirebbero di eliminare macroscopiche disparità di trattamento che ancora oggi costringono centinaia di persone alla carcerazione o all'esilio. Almeno quattro sono le proposte di legge in questo senso presentate in Parlamento tra maggio e luglio di quest'anno da forze politiche dislocate, da destra a sinistra, sulle posizioni più diverse. Tutte in buona sostanza convergenti in termini di indicazione di "ripristino della normalità" e tutte naturalmente in attesa di discussione. Facciamo nostre tutte queste proposte e ribadiamo l'urgenza di definizione di un provvedimento che tenga conto di tre fondamentali necessità:

Riteniamo che a questo si possa arrivare operando delle scelte di carattere puramente tecnico come il commutare la pena dell'ergastolo in pena detentiva, un'attuazione più precisa degli istituti della continuazione dei reati e del cumulo delle pene, una drastica modifica dei termini di prescrizione, l'eliminazione degli effetti delle aggravanti specifiche previste negli anni '70 e '80.

Crediamo che l'opinione pubblica abbia oggi sin troppo chiari quegli effetti perversi della legislazione premiale che consentono a numerosi assassini plurimi di godersi una libertà molto spesso dorata per potere ancora cadere nelle trappole ideologiche del perdonismo.

Siamo convinti invece che sia possibile schierarsi in termini fattivi per una soluzione che, lungi dall'essere cancellazione della memoria, scelga il terreno del diritto come sanzione formale della fine di un'"emergenza" ormai da troppo tempo di fatto esaurita.

Arsenale Sherwood - Padova


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