La laguna avvelenata Gli ambientalisti: «Noi l'avevamo detto»

Ripristinare le misure di sicurezze per tutta l'area dello stabilimento petrolchimico di Porto Marghera. Questa la richiesta di Legambiente, che reagisce così alla decisione presa dal Pm di Venezia Felice Casson. «È indispensabile - spiega l'associazione - procedere alla immediata chiusura degli impianti più nocivi, delocalizzando una parte delle fabbriche e abbattendo le emissioni di quelle che rimangono. Questa è l'unica strada che può disinnescare Marghera». Secondo Legambiente, «questo è un primo scontato epilogo degli accertamenti disposti dalla magistratura sullo stabilimento». Anche per il Wwf, «il governo deve impegnarsi per la riconversione del polo chimico della laguna». «Chiediamo - afferma gianfranco Bologna, segretario generale dell'associazione - un piano immediato di riconversione che ne riduca il fortissimo impatto ambientale, ormai incompatibile con le esigenze ambientali della laguna». L'associazione si dice comunque soddisfatta perché «finalmente è stato accertato quello che il Wwf e tutti gli Ambientalisti vanno dicendo da decenni: e cioè che l'inquinamento della laguna dipende dalle fabbriche di Marghera».

Anche Greenepace si è dichiarata soddisfatta per le 27 richieste di rinvio a giudizo chieste del Pm Felice Casson. «Questa decisione - ha detto Fabrizo Fabbri di Greenpeace - è solo una conferma, se mai ce ne era bisogno, della giustezza della campagna di Greenpeace contro i pericoli per la salute e l'ambiente della lavorazione del cloro, campagna avviata non solo in Italia, ma in tutto il mondo». Fabbri osserva anche che, dopo la decisione di Casson e del principio d'incendio avvenuto ieri al petrolchimico, i lavoratori si sono resi conto del rischio e si sono detti disponibili ad aprire un tavolo di trattativa per trovare alternative a questo sviluppo industriale. «Bisogna arrivare - ha detto Fabbri - ad azzerare la produzione inquinante di Cvn e Pvc, naturalmente in modo graduale, e riconvertire l' industria a tecnologie pulite come ad esempio i polimeri biodegradabili». Greenpeace rivolge anche un appello ai ministri dell'ambiente e dell'industria per avviare la riconversione occupazionale di Porto Marghera. «Sul fronte dell'inquinamento - spiega Greenpeace - anche l'ultima ordinanza Ronchi ha alcuni limiti. Stabilisce infatti di portare gli scarichi di Porto Marghera fuori della laguna, trasferendo così semplicemente l'inquinamento in un altro posto». 


da l'Unione Sarda del 19.10.96