CONTRO IL CAPITALE TOSSICO
Il 13 marzo 1998 è iniziato presso l'aula bunker di Mestre il cosiddetto "Processo CVM-PVC".
Forse è bene ribadire che questo processo ha un'importanza enorme, visti gli argomenti che affronta, che toccano direttamente non solo i lavoratori addetti a questi cicli produttivi, ma tutta la collettività a livello locale; ricordiamo che questo processo avrà ripercussioni non solo nazionali, ma anche internazionali.
Ma andiamo con ordine, riassumendo in estrema sintesi i vari punti:
GLI IMPUTATI. Attualmente sono 31 e rappresentano i massimi vertici
nazionali e locali dei vari gruppi dell'industria chimica che in questi ultimi
30 anni hanno gestito lo stabilimento chimico di Porto Marghera (Montedison,
Enichem, Enimont).
Scorrendo la lista degli imputati troviamo molti nomi eccellenti, il gotha dei boiardi della lottizzazione politica dello Stato; ritroviamo molti di questi nomi anche in altre inchieste come quelle di Tangentopoli e delle FF.SS.
I CAPI DI IMPUTAZIONE. Sono estremamente pesanti e si possono distinguere in due tipologie:
In pratica si afferma che dal 1970 al 1995 gli imputati hanno fatto scaricare sia all'interno dello stabilimento che all'esterno, senza alcuna precauzione, circa 5.000.000 di metri cubi di rifiuti industriali tossico nocivi intrisi di una moltitudine di veleni come le ammine e i solventi aromatici, i policlorobifenili, le peci, i catalizzatori esausti, mercurio, cobalto, vanadio,
Inoltre attraverso gli scarichi industriali che confluivano direttamente in laguna o in canali, di aver effettuato lo scarico di fanghi e sostanze chimiche pericolose in concentrazioni superiori ai limiti di legge.
Questi scarichi hanno gravemente contaminato i suoli e le acque di falda che potrebbero essere state usate per usi domestici e agricoli; determinato inoltre un grave inquinamento di sedimenti dei canali industriali e di ampie zone della Laguna di Venezia, zone nelle quali viene praticata abusivamente ma massicciamente l'attività di pesca.
È da sottolineare che questo grave inquinamento ha dei riflessi negativi nella catena alimentare e conseguentemente per la salute pubblica.
IL PERIODO STORICO PRESO IN ESAME. Molti vorrebbero che questo fosse un processo contro crimini lontani, ma le cose non stanno proprio così; il periodo preso in esame dal giudice Casson per i due filoni del processo va dal 1970 al 1995.
È indiscutibile che le condizioni di lavoro all'interno dei reparti di produzione messi sotto accusa sono migliorate, in quanto molti di essi sono stati chiusi e alcuni lavori sono stati fatti, ma l'inchiesta ha fatto emergere che fino al 1996 i rilevatori di gas erano inadeguati e rilevavano quantità molto inferiori alle reali concentrazioni di gas che ricordiamo sono contatto col CVM. Molto ancora si deve fare per poter dire che oggi tutto va bene e che non ci sono più pericoli. Dal punto di vista poi del disinquinamento, a tutt'oggi pochissimo è stato fatto e i pericoli per le popolazioni sono ancora tutti presenti.
Dobbiamo tenere in considerazione poi che ci sono ancora due inchieste del giudice Ramacci sull'inquinamento delle acque e sugli scarichi atmosferici ancora in corso. Dalle prime notizie emerse dalla stampa, la situazione non è per niente rassicurante.
Altri segnali di preoccupazione sono le volontà espresse da Enichem ed EVC di voler effettuare notevoli investimenti per il potenziamento di produzioni attualmente presenti e messe sotto accusa per la loro pericolosità come il ciclo del CVM-PVC (oggi sotto processo) e del TD (toluendiisocianato) che rientra nella categoria degli impianti ad alto rischio della normativa Seveso.
Le aziende non hanno alcuna intenzione di investire soldi in nuovi processi produttivi più sicuri e più compatibili.
Riteniamo che partendo appunto da questo processo, ma anche da altri fenomeni come: le indagini del giudice Casson sulle morti da amianto e le cause del lavoro per il riconoscimento dei benefici della Legge 257; il caporalato e il neoschiavismo emerso chiaramente alla Fincantieri; la chiusura dell'Arsenale; le inchieste sul settore calzaturiero della Riviera del Brenta; la disoccupazione; le nuove forme di sfruttamento come il lavoro interinale o in affitto;
da tutto questo è indispensabile iniziare una discussione che deve coinvolgere tutti i settori della collettività, per poter lottare e conquistare un futuro più compatibile e condivisibile.
È fondamentale far nascere a livello locale un movimento di lotta per la salute nelle sue molteplici articolazioni, in fabbrica come sul territorio, l'elaborazione di piattaforme incentrate sull'affermazione del quadrinomio salute sicurezza ambiente salubre lavoro.
Per quanto riguarda la realtà di Porto Marghera, tale piattaforma dovrà avere al primo punto l'eliminazione di ogni nocività e rischio lavorativo ed extralavorativo (affermazione del rischio zero), la realizzazione di una rigorosa ed efficace bonifica dei diversi comparti dell'ambiente (acque superficiali e di falda, aria, suolo e sottosuolo), nonché una riqualificazione ambientale ed economica del territorio.
Per conseguire questi obiettivi, dobbiamo riscoprire, all'interno e all'esterno della fabbrica, la democrazia diretta, l'autodeterminazione attraverso l'affermazione della soggettività e quindi della lotta da parte dei gruppi a rischio in fabbrica e nel territorio.
La salute e l'ambiente vanno considerate come variabili indipendenti, da non subordinare mai agli interessi economici, sociali, politici.
In ogni caso le produzioni di morte devono essere bandite ed eliminate essendo, oltre che socialmente ed eticamente inaccettabili per una società civile, anche prive di giustificazioni.
Porto Marghera, 10.02.1998
Aderiscono alla campagna di mobilitazione:
Medicina Democratica
Sindacato Chimici ALLCA
CUB
Agenzia d'Informazione CORLACH
Associazione Esposti Amianto
Associazione Ambiente Venezia
Comitato Certosa e Sant'Andrea
Circolo Ombre Rosse
Greenpeace
Coordinamento Provinciale Studentesco
Verdi Ambiente e Società
Comitato Vittime del CVM
Centro Sociale Morion
Centro Sociale Rivolta
Associazione Salvaguardia Malcontenta