Il 14 settembre prossimo il partito della Lega Nord ha convocato a Venezia le celebrazioni che dovrebbero sancire la nascita nellItalia settentrionale di un nuovo Stato nazionale, quello della Padania. È questo solo lultimo atto in ordine di tempo di una vicenda sociale e politica che ha visto crescere negli ultimi mesi nelle regioni del Nord Italia, e del Nord-Est in particolare, una cultura ed una pratica diffusa del secessionismo: ciò che si sta affermando è un progetto politico, che può contare su un consenso di massa, dai chiari contenuti di intolleranza e razzismo; il suo obiettivo è la nascita di un nuovo micro-nazionalismo, fondato sulla identità etnica padana, su feroci politiche economiche neoliberiste, sullapprofondimento dei processi di esclusione sociale su base razziale. Vogliono un nuovo Stato in Europa, razzista e autoritario, come se non ne avessimo abbastanza di quelli già esistenti, come se la tragedia dei popoli ex-jugoslavi non avesse insegnato nulla!
Il micronazionalismo padano è uno dei frutti avvelenati che le grandi trasformazioni produttive e sociali degli ultimi venticinque anni, che la formazione di un unico mercato mondiale governato dalle politiche neoliberiste, che il nuovo rapporto instauratosi allinterno di esso tra dimensione globale e dimensione locale ci consegnano. La lotta senza quartiere contro le derive di barbarie e disgregazione, a cui questa situazione già allude, è uno dei banchi di prova sui quali devono misurarsi tutti i soggetti impegnati nella ricerca e nella costruzione di nuovi percorsi di liberazione, per un mondo a misura delle donne e degli uomini che vi abitano, più libero e più giusto.
Le giornate di metà settembre a Venezia sono loccasione in cui combinare una chiara e netta contrapposizione, sul terreno del conflitto aperto e di massa, ad ogni ipotesi secessionista e razzista, con lapertura di uno spazio di vero e non formale confronto con tutte le esperienze sociali e politiche che si stanno scontrando con le nuove contraddizioni epocali e che sentono il desiderio di sperimentare nuove strade dellagire politico, nuovi orizzonti della trasformazione sociale.
Invitiamo tutti ad una discussione ampia che ci permetta di ripensare l'azione politica antagonista per una nuova carta dei diritti, all'interno del nuovo intreccio tra "globale" e "locale".
Per la prima volta nella storia, infatti, il "mondo" è diventato effettivamente tale: eventi e situazioni, dai luoghi più lontani e territori più diversi, si presentano e si connettono in un unica grande scena, nel mercato mondiale. La "globalizzazione" avanza, con forza dirompente ed impetuosa: spezza vecchi legami e radici, sovverte e sconvolge modelli di vita, di produzione, riproduzione, consumo; ridisegna territori, appartenenze, crea nuove frontiere e discriminazioni; costruisce nuove gerarchie, privilegi, ingiustizie in ogni angolo del pianeta. Nulla sfugge a questa potente megamacchina, che ha la stessa forza dell'accumulazione originaria! La globalizzazione si realizza all'insegna del trionfo del capitalismo, del mercato, della "violenza della moneta": ogni alternativa sembra svanita dalla scena della storia. Al tempo stesso, nel quadro del "pensiero unico" del mercato globale, la perpetuazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo sembra un destino ineluttabile, quasi una legge di natura. "La storia è finita ...!" è il ritornello degli apologeti del nuovo ordine mondiale. Noi al contrario, non crediamo che la storia sia finita.
Esiste sempre una possibilità , un'alternativa, una speranza: bisogna saper afferrare il proprio tempo! Oggi é giusto, possibile, necessario ribellarsi all'ordine neo-liberista, alla globalizzazione dello sfruttamento ed oppressione, a partire dai nostri territori, dai luoghi dove viviamo, abitiamo, lottiamo. Dalle nostre comunità, dai nostri comuni, città, paesi ... come insegna l'esperienza zapatista in Chiapas, che riesce a parlare il linguaggio della liberazione a tutto il "globale", partendo dal radicamento nella propria dimensione "locale".
Neo-liberismo, dispotismo ed assolutismo: combattere ancora una volta, per la libertà.
Dentro la crisi profonda, irreversibile dello Stato nazionale e sociale, la globalizzazione neoliberista e il dominio del mercato capitalistico possono essere aggrediti solo ponendosi a questo livello della contraddizione. È necessario creare nuove forme dell'agire politico oltre i confini della "nazionalità", rompere definitivamente le forme politico-organizzative cristallizzate sul terreno "nazionale"; coniugare immediatamente l'azione politica "locale" e radicata nel territorio con la dimensione della globalità, fondare i presupposti per un superamento radicale della forma-partito e di ogni istanza centralistica. È necessario tessere rapporti, progetti, iniziative di lotta e cooperazione altra, tra soggetti, luoghi, territori diversi;
prefigurare, ovunque sia possibile, a partire dalla dimensione locale, elementi di autogoverno, di democrazia radicale, di appropriazione dal basso dei nessi amministrativi. In questa prospettiva diviene possibile condizionare le amministrazioni locali attraverso il conflitto ed i rapporti di forza, per conquistare diritti, spazi, migliore qualità della vita, costruire e diffondere, oltre ogni confine e frontiera, le reti dei contropoteri e della nuova solidarietà; strappare lembo a lembo, territorio per territorio, città per città conquiste concrete, anche se parziali: per nuovi diritti di cittadinanza, condizioni di vita dignitose per tutti contro il razzismo, la xenofobia, l'esclusione.
Una nuova storia può avere inizio, parla il linguaggio semplice ed originario della giustizia e libertà per gli sfruttati, gli oppressi, i più deboli, di democrazia reale e nuovo spazio pubblico, creazione di comunità solidali e cooperanti.
Contro le moderne forme dell'assolutismo e del dispotismo per una nuova carta dei diritti dell'uomo e del cittadino, PER IL DIRITTO ALL'ESISTENZA come valore supremo e prioritario contro i miti lavoristi dell'efficienza e della produttività, del mercato e del denaro! Contro il neoliberismo!
Ma per intraprendere questa strada, è necessario abbandonare ogni tradizione ideologica, dogmatica, fondamentalista e millenarista: non c'è riscatto o soluzione finale, l'"ora X" o la scienza oggettiva dell'avvenire. Conta unicamente ciò che il movimento reale riesce a conquistare giorno per giorno, luogo per luogo, nella materialità del conflitto. " ... Primo presupposto di ogni esistenza umana e quindi di ogni storia è che, per poter fare storia, gli uomini devono essere in grado di vivere ... " (K. Marx, L'Ideologia tedesca).
CONTRO L'EUROPA DI MAASTRICHT, CONTRO IL NAZIONALISMO CENTRALISTICO E STATALISTA, CONTRO OGNI NAZIONALISMO... PER UNA RETE DI COMUNITÀ SOLIDALI NELL'EUROPA DEI DIRITTI SOCIALI!
Neoliberismo e globalizzazione capitalistica, dunque, si fondono assieme e funzionano attraverso meccanismi precisi, ben definiti: FMI, accordi internazionali e politiche concrete, come il GATT, NAFTA e così via. L'orizzonte della "globalizzazione" nel quale ci troviamo immediatamente collocati, è indubbiamente l'Europa di Maastricht, così come voluta e disegnata dalle potenti élites politiche e finanziarie, i poteri reali che governano il nostro continente. Libera circolazione di merci, denaro, e capitale ... così squillano le loro trombe liberiste!
Nello stesso tempo, vediamo innalzarsi nuove frontiere e barriere per moltitudini di uomini e donne in esodo dalle loro terre, assistiamo alla creazione di nuove e più profonde gerarchie, disuguaglianze, discriminazioni; registriamo lo smantellamento del welfare state e la cancellazione di ogni diritto e garanzia in nome delle compatibilità economiche e di mercato.
In questo contesto rinascono ovunque di micro neo-etno-nazionalismi: ogni "comunità territoriale omogenea" lotta contro le altre per trovare un posto al sole nel mercato politico ed economico della nuova Europa, scaricando i poveri e quelli che stanno peggio, erigendo nuove frontiere razziste e xenofobe, in nome della proprietà e dell'egoismo possessivo. Ieri in Jugoslavia, oggi nell'Italia del Nord, domani chissà?
Questa Europa è il nuovo spazio politico all'interno del quale l'azione dei movimenti e delle lotte sociali deve collocarsi; è dunque questo lo scenario in cui tentare di costruire nuovi soggetti politico, conflittuali ed antagonisti, né partito, né movimento in senso classico; radicati nella dimensione territoriale e locale nell'orizzonte della globalizzazione, in maniera trasversale, aperta, articolata su più piani e livelli;
In grado di difendere i vecchi diritti conquistati dalle lotte di intere generazioni di lavoratori, di resistere allo smantellamento del welfare, salute, istruzione, servizi pubblici e nello stesso tempo di conquistare nuovi diritti, all'interno delle attuali contraddizioni tra reddito, lavoro, cittadinanza, prefigurando un mondo nuovo, aprendo la possibilità di molteplici sperimentazioni ed alternative all'esistente:
Ma l'enunciazione di questi temi non basta: il Meeting Europeo non deve essere per noi una palestra dialettica od una semplice sfilata e passerella di vari soggetti e gruppi politici. Ci confronteremo direttamente con l'esperienza zapatista ed in prospettiva vanno indicati percorsi materiali di lotta e conflitto in primo luogo sul problema delle frontiere; per costruire una prima giornata di oltrepassamento materiale di diverse frontiere in tutta Europa in occasione della firma del patto di SCHENGEN a fine ottobre.
SU QUESTI PUNTI VI INVITIAMO A VENEZIA PER TRE GIORNI DI MUSICA, DISCUSSIONE, INIZIATIVE DI LOTTA IL 12-13-14 SETTEMBRE PROSSIMI, meeting a cui parteciperà, ufficialmente invitata dal Comune di Venezia, una delegazione dell'EZLN.
Per informazioni:
Radio Sherwood (Padova) ++39-49-8752129 - radiosherwood@iol.it
Corto Circuito (Roma) ++39-6-7217682
Leoncavallo (Milano) ++39-2-6706474 - leoncavallo@ecn.org