Marce europee contro la disoccupazione, il precariato, l'esclusione sociale

Distrutti ma contenti. Cronaca di un viaggio

BENEDETTO VECCHI - AMSTERDAM

L' INTERMINABILE serataccia alla stazione centrale di Milano era finita quando un secondo treno, dopo che il primo s'era rivelato insufficiente, viene approntato. Partito il primo, a terra erano rimasti in circa 1.500. A mezzanotte il secondo convoglio è pronto. Altre due ore di attesa e finalmente si parte. Alle 2,30 di notte suona un telefonino. E' in questo modo che si mantengono i collegamenti tra i due treni. Tutto procede bene, perché il primo ha già passato la dogana svizzera di Chiasso.

E' tempo di un "consuntivo". E' notte, tutti stanchi, si parla, si valuta, si cerca di pensare in prospettiva. Allora - dice Luca di Padova - un risultato è stato strappato. L'Europa può essere vissuta come uno spazio comune". "Va bene, ma adesso?", chiede Sandro, romano del Centro sociale La strada. "In Italia, i problemi non sono solo la Bicamerale, prioritario è altro, è ricostruire uno spazio pubblico da cui i diritti sociali di cittadinanza orientino la politica. Non la semplice difesa del Welfare, ma pensare i diritti sociali come innovazione sociale", commenta un altro. "Dobbiamo continuare su questa strada: azioni su obiettivi mirati, ma rispetto delle diversità" dice un quarto.

Sono le tre di notte, sembra l'avvio di una piccola assemblea. Ma la stanchezza vince. La mattina dopo è solo un susseguirsi di piccoli paesi tedeschi. Ed ad ogni stazione chi è in attesa del proprio treno ci guarda con un misto di incredulità e curiosità. "Ma chi sono questi con le bandiere rosse ai finestrini? Alieni?", sembrano dire i loro sguardi. "No più semplicemente - dice ironicamente sempre Luca - siamo un nuovo tipo di emigranti. Quelli che stanno cercando una nuova Europa".

Il secondo treno, quello su cui viaggiamo, arriva finalmente ad Amsterdam, è ormai pomeriggio. Ci si rende subito conto che quelli del primo treno erano stati fermati dalla polizia, che ha sigillato con catene le porte di uscita dai vagoni. Sono lì da quasi due ore, accusati, alcuni di loro, di aver danneggiato una carrozza. Comincia una trattativa tra gli organizzatori della Marcia, i giovani dell'associazione "Ya Basta" e la polizia. Ma ovviamente le lingue diverse non facilitano la comprensione.

In corteo a Piazza Dam

Tuttavia, a un certo punto, aggiustate le lingue, la trattativa arriva a buon punto: la polizia comincia a rilasciare i "detenuti" nel primo treno. Tutti scendono e si organizza un corteo, diretto verso la grande manifestazione, che ormai aveva invaso Piazza Dam, la piazza centrale della città. I delegati italiani intervengono dal palco, sono applauditi, dicono del messaggio di Marcos e dell'Esercito zapatista, e gli applausi si ripetono.

Passano diversi minuti e cominciano a circolare notizie preoccupanti su quel che stava accadendo alla stazione. Un gruppo, che era tornato verso la stazione, si è trovato di fronte un enorme spiegamento di polizia a cavallo e delle squadre anti-sommmossa, forse già innervositi da piccoli scontri avvenuti nella notte, ben prima che la manifestazione cominciasse. Tutti tornano indietro, si parla di decine di arresti, non si capisce se si tratta di una parte di quelli del treno che era stato sigillato o di chissà chi. Davanti alla stazione, inaspettatamente, la polizia carica con violenza, rincorrendo i giovani fin verso la grande strada che porta al luogo dove si stava svolgendo la manifestazione. Intervengono due parlamentari di Rifondazione comunista, Giovanni Russo Spena e Luigi Vinci (che peraltro è deputato europeo), ma vengono spintonati dai poliziotti, che ignorano i loro tesserini parlamentari.

E' a quel punto che le persone ancora dentro il treno vengono arrestate, mentre intorno alla stazione si è raggruppata moltissima gente che tornava dalla manifestazione. La polizia carica una seconda volta, non contro i ragazzi di "Ya Basta", che stavano organizzando un sit-in, ma verso gli altri manifestanti. Finita la carica, si fa il sit-in, per chiedere notzie degli arrestati. Tutti aspettano l'intervento dell'ambasciatore italiano, richiesto da Russo Spena. Si riesce a prendere contatto con il console, che però a sua volta non riesce a farsi spiegare dalla polizia olandese chi e perché è stato arrestato. La polizia carica di nuovo le centinaia seduti per terra. Nessuno cerca di reagire. Gli organizzatori della Marcia, per evitare ulteriori problemi, chiede agli "italiani" di tornare in Piazza Dam, e così si fa.

Sarà lì, un'ora dopo, sotto il palco del concerto, che arriverà la notizia che tutto sembra essersi risolto per il bene: la cinquantina di arrestati saranno espulsi dal paese e potranno riprendere il treno per l'Italia. Nessuno si è fatto male e il viaggio è riuscito. Li aspettano altre ventiquattro ore di treno. Forse pensano che avrebbero potuto ottenere un "buon viaggio" più convinto e un "benvenuto" meno manesco. Ma Ad Amsterdam, insieme a decine di migliaia di altri, ci sono stati.


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