Messaggio di "NO PASARAN"

All'attenzione dell'incontro,

L'insieme delle riflessioni del documento di invito all'incontro di Venezia meriterebbe una risposta per ognuna delle tematiche accennate. E se ci ritroviamo d'accordo su numerosi punti, ci sarebbero ovviamente argomenti da approfondire, soprattutto sulla questione delle identità e delle rivendicazioni nazionaliste.

Se in Italia, la Lega è la forza rivendicatrice di un secessionismo razzista, in Francia, i movimenti di rivendicazione identitaria, certo più deboli, si collocano per la maggiore parte in un'ottica "progressista" e hanno partecipato attivamente alla lotta dei sans papiers. Sarà quindi questa la questione che affronteremo in questo documento, perchè il nostro movimento, No Pasaran, ritiene che questa lotta cristallizzi un insieme di situazioni e di domande su che cosa è la società francese e quale sia la sua evoluzione da un punto di vista politico, sociale e culturale.

La lotta dei sans papiers iniziata il 23 Marzo 1996 nella chiesa di S.Ambroise a Parigi non è ancora finita. E' il prolungamento di una lunga seria di lotte che si sono svolte in Francia da più di 20 anni. Dalla lotta dei "Foyers Sonacotra" alla fine degli anni 70 (NdT. Questi "foyers" sono palazzi costruiti appositamente per accogliere i lavoratori immigrati maschi arrivati senza la famiglia e che si trovano di solito accanto alle grandi fabbriche), alla "Marche des Beurs" nell'83 (NdT. la Marcia dei giovani maghrebini nati in Francia e per la maggiore parte di cittadinanza francese; "beurs" significa nel gergo della periferia "arabo"; questo gergo si chiama "verlan" che significa "à l'envers" ("a rovescio") e che quindi rovescia le sillabe e le trasforma anche come in questo esempio per necessità fonetica. Il "verlan" è la lingua preferita del rap francese), alla "Convergence pour l'égalité" en 1984 o ancora la lotta dei "Déboutés du droit d'asile" contro la Legge Joxe (NdT. Gli immigrati a cui è stata respinta la domanda di asilo politico), la lotta contro la doppia pena (carcere e poi espulsione), le diverse comunità immigrate hanno sempre saputo, pure nei periodi difficili, trovare la loro autonomia nei confronti delle associazioni e partiti politici per affermare chiaramente la loro determinazione a poter vivere qui.

Dal 23 marzo 1996, i sans papiers hanno condotto tantissime iniziative per fare arretrare la xenofobia istituzionale e costringere la società a prendere in considerazione la loro esistenza sul suolo "francese"; facendo appello anche alla solidarietà internazionale insistendo sul fatto che la loro lotta non è isolata ma deve inserirsi nel movimento di opposizione agli accordi di Schengen, il cui obiettivo è di fare dell'Europa una fortezza.

No Pasaran ha partecipato con i suoi mezzi a questa lotta, nei collettivi di sans papiers o collettivi indipendenti, difendendo due idee principali: "Des papiers pour Tous" ("Documenti per tutti") e "libertà di circolazione e di sistemazione". Sul terreno politico, si può dire che la solidarietà è divisa in tre campi:

Quanto ai sans papiers stessi, organizzati in maniera autonoma in un coordinamento nazionale che raggruppa più di una ventina di collettivi, essi hanno saputo preservare la loro libertà di azione e di pensiero.

Oggi, la situazione è la seguente: più di 90.000 domande di regolarizzazione, di cui più della metà saranno respinte e quindi soggette ad espulsione. Infatti, la sinistra al potere vuole dimostrare la sua fermezza e rifiuta ogni regolarizzazione collettiva. Però soprattutto, una parte delle persone regolarizzate non avranno la "Carta di Soggiorno valida 10 anni", bensì il permesso per un anno e potranno ritrovarsi quindi di nuovo nella situazione di sans papiers, fra un anno.

Diverse iniziative si svolgeranno nelle prossime settimane:

La lotta contro il neoliberismo è legata alla lotta contro la xenofobia e il razzismo di Stato. Come si può vedere con la sinistra al potere da tre mesi, la xenofobia continua.

Questa constatazione trae fondamento dalla pratica di questo governo e dai tre documenti da esso prodotti: la circolare del 24 Giugno 1997, il rapporto Weil e il progetto Chevènement. Le espulsioni proseguono, le regolarizzazioni sono ben poco numerose e il dispositivo di delazione del razzismo di Stato non è stato smantellato. I primi annunci hanno fatto sperare in regolarizzazioni massiccie, si parlava di riforma del dispositivo legislativo, di mettere fine alle incoerenze; però adesso si sa che le leggi Pasqua-Debré non saranno abrogate e che la logica di chiusura delle frontiere sarà mantenuta, che il clima di sospetto continua con argomenti diversi: secondo B. Héritier, membro del Mrap (movimento contro il razzismo e per l'amicizia fra i popoli) in Libération del 18 Agosto 1997, "Patrick Weil non ha chiuso con il sospetto, lo sta spostando". E' interessante soffermarsi sul rapporto Weil perché caratterizza benissimo l'integrazione ai valori del liberismo e del nuovo ordine mondiale della sinistra. La sinistra si colloca sul terreno di una gestione ancora più efficace del sistema, attenuando i suoi lati più autoritari e reazionari per fare accettare la sua logica globale. Il rapporto Weil è stato presentato come "equilibrato", annunciandosi come presunto rifondatore in tema di politica dell'immigrazione, però la preoccupazione di fondo è quella della gestione del capitalismo contemporaneo. Il suo punto di vista è quello del diritto dello Stato-nazione a controllare ingressi e uscite sul suo territorio. Il quadro ideologico e teorico è questo: "...esiste un consenso per riformare la politica dell'immigrazione, per renderla più giusta, più efficace, più conforme all'interesse nazionale. Certamente, la porta dell'immigrazione non qualificata deve rimanere chiusa: milioni di disoccupati sono alla ricerca di un posto di lavoro e questo contesto non permette alcuna altra scelta". La conseguenza è l'apertura a "persone qualificate", agli "studenti", agli "investitori" ed altri personaggi potenzialmente interessanti per la Francia. Queste nozioni sono riprese nella volontà di rivedere la politica africana della Francia. Subito si nota che la tesi del Front National che stabilisce un legame fra disoccupazione ed immigrazione è accettata e legittimata. Non importa che l'OCSE pubblichi un rapporto all'inizio di Luglio '97 per dimostrare il contrario: questa idea fa parte del senso comune che giustifica la riflessione sulla prossima politica della Francia in materia d'immigrazione. Ciò che cambia di Pasqua o Debré è il discorso. Non c'è un crescendo in rapporto al FN, nè parole razziste, bensì una volontà razionale rivendicata, una preoccupazione del rispetto dei diritti. Però ciò che continua è la pratica istituzionale xenofoba. P.Weil nel suo documento mantiene il sospetto sui matrimoni misti e propone di aumentare il periodo di sorveglianza prima di poter ottenere un permesso di soggiorno (due anni invece di un anno), è favorevole ad un aumento della durata di custodia di cinque giorni per permettere alle persone espulse di "recuperare tutte le loro cose e il loro denaro". Ecco la nota umanitaria, pero nei fatti sarà il mezzo per rendere più efficienti le espulsioni che la polizia non può attuare a causa delle costrizioni tecniche dei trasporti aerei. La doppia pena non è rimessa in causa, anzi il rapporto prevede di tenere le persone da espellere (in questa situazione) nei centri di custodia giudiziari per un mese, cosa che nessun governo di destra aveva mai osato immaginare. La preoccupazione di tornare alla difesa del diritto di asilo è stata sentita come molto positiva, ma questo rapporto parla di "combattenti per la libertà" e propone di andare a prendere i rifugiati nel loro paese.

Si sa che in Francia stessa, tantissime persone non hanno ottenuto l'asilo e che la lotta dei sans papiers è essa stessa una lotta per la libertà. La coerenza avrebbe voluto che ci si occupasse prima dei "respinti" e delle condizioni di ottenimento dell'asilo in Francia, che fossero cancellate le domande "express" realizzate dalla DICILEC (NdT. Polizia di frontiera) alla frontiera prima che la persona che chiede l'asilo rientri in Francia, perchè è un modo di mascherare il respingimento alle frontiere.

Sarebbe stato preferibile fare rispettare il diritto nelle zone di attesa (aeroporti, specialmente), ascoltare le persone che sollecitano l'asilo, smettere di espellere le persone minacciate nel loro paese di origine. È anche molto questione di cooperazione in questo rapporto.

Infine questo rapporto è tipico di una volontà di gestione imperialista che non parla di quote, ma che seleziona le persone ammesse a soggiornare in merito all'interesse della potenza francese, il resto non ha nessuna importanza. Ad esempio, secondo P.Weil "l'interesse della Francia è di essere più aperta ai flussi andata-ritorno", che si può tradurre nella pratica a proposito del rinnovo dei titoli di soggiorno dei 1.300.000 dell'Unione Europea: "propongo un titolo a vita per questi europei" perchè questa misura libererà 450 lavoratori dell'amministrazione pubblica e permetterà di concentrare più mezzi sugli evasori. Non ci sono parole razziste, ma una preoccupazione di efficienza razionale. Grazie sinistra!

Alla fine, non è sorprendente che Debré sia contento: "mi piace, anche se mi hanno molto criticato durante l'inverno scorso, anche se hanno organizzato manifestazioni contro di me, vedere oggi il PS tornare sui suoi impegni e considerare che la legislazione del '93 come quella del '97 sono buone per il nostro paese" (Libération 27 Agosto 1997). E J.P. Philibert, nuovo riciclato del FN nel UDF (NdT. secondo partito della minoranza di destra) ed autore di un rapporto parlamentare sull'immigrazione molto duro nel '95 si rallegra che "un passo indietro dopo l'altro, il governo dia prova di pragmatismo. È il riconoscimento dell'azione dei due predecessori di J.P. Chevènement" (Libération 27 Agosto 1997).

La lotta antirazzista ed antifascista è internazionale ed in questo quadro la moltiplicazione degli incontri come quelli organizzati il 30 Novembre 1996 e 1° Dicembre '96 a Parigi, la manifestazione di Amsterdam il 14 Giugno '97 con l'integrazione delle rivendicazioni di libertà di circolazione in solidarietà con i sans papiers da parte dei compagni italiani, le azioni contro i "charter europei" che si fermano in due o tre paesi per fare rifornimento e mandare gli stranieri nei loro paesi, sono i primi segni di un aiuto reciproco e di una cooperazione per fare avanzare le nostre idee e valori sulla necessità di un'altra società a partire da pratiche comuni.

 

Breve presentazione di No Pasaran

NO PASARAN è stata creata nel '92 per lottare radicalmente contro i fascismi, le ideologie autoritarie, securitarie e xenofobe che si sono rinnovate dall'inizio degli anni 80 nello Stato francese e nel mondo. Dalla sua costituzione No Pasaran afferma che le buone intenzioni e le illusioni morali sulla difesa delle valori della Repubblica non saranno di nessun aiuto per lottare contro le destre estreme. Perchè sono le condizioni economiche e sociali che producono un terreno favorevole agli sviluppi di queste idee. Da qui la necessità di articolare lotte antifasciste e lotte per un'altra società. La difesa dell'interculturalità, dell'uguaglianza sociale, economica e politica significa operare per un mondo più aperto e solidale. L'Europa-fortezza si costruisce contro i popoli del Sud e dell'Est, armando e sostenendo le dittature, appropriandosi delle ricchezze. Per esempio, in Algeria, non si aiutano nè i democratici, nè le feministe, nè coloro che auspicano una trasformazione sociale, bensì si sostiene l'Esercito e domani, se ce ne fosse bisogno, un regime totalitario militarista islamico...

Le esclusioni si sviluppano lasciando milioni di individui senza risorse, nè diritti. Le politiche seguite da dieci anni danno forte spazio alle ideologie neorazziste. La barbarie si espande sul pianeta... L'alternativa non è fra coloro che difendono il capitalismo "moderno" e coloro che difendono il "vecchio", nè nello "sgabuzzino" degli "anti-sistema". Dal posto del lavoro nelle nostre società, ai rapporti Nord/Sud, dalla mondializzazione economica ai problemi ecologici, dallo sviluppo separato alle esclusioni, molte nuove questioni si pongono per tutti coloro che, riferendosi alle lotte di emancipazione di questi due ultimi secoli, continuano a lottare per un'altra forma di organizzazione della società. Attraverso diversi contributi teorici e pratici: nuova cittadinanza, solidarietà internazionali, casa, istruzione, contro le ideologie securitarie, autoritarie, differenzialiste... La RETE NO PASARAN prova portare il suo contributo ai movimenti e alle lotte a cui partecipa. La nostra alternativa poggia sulla costruzione di un movimento sociale a partire da collettivi di base autorganizzati, il cui obiettivo è costruire spazi autonomi e contropoteri che si fondano sui valori di uguaglianza, di libertà, di solidarietà. Progetto di trasformazione radicale che implica nuove solidarietà trans-nazionali, nuovi modi di concepire lotte e pratiche quotidiane riconciliando individuo e collettivo. Lottare contro i fascismi e i nazionalismi, sviluppare lotte e movimenti anticapitalisti, di emancipazione, per gettare le basi di un altro futuro, tale è il senso del nostro impegno!