La Stampa- 12 settembre 1997Paolo
Guzzanti
Gli
zapatisti da viaggioCon
Bertinotti, ma Roma non si emoziona
calato
sulla sala ha confermato il severo giudizio che l'interrogante aveva già espresso con felice istinto autocritico. Nessuno ha voluto dire se Maribel e Mesías si toglieranno i barracani e le bende per andare al Colosseo oggi e sul Canal Grande domani, invitati dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari un estimatore della rivoluzione multimediale del subcomandante Marcos.
A questo punto con un rimarchevole e dignitoso soprassalto di decoro, il compañiero Mesías ha chiesto e ottenuto il microfono, se lo è portato al fazzolettone ed ha sciorinato un prevedibile ma sacrosanto (dal suo punto di vista) intervento in cui si denunciava la repressione dei federali messicani contro le tribù indie protette dalla guerriglia (peraltro mitissima e di pura facciata) del subcomandante Marcos e si rendevano note alcune sanguinose brutalità.
La conferenza stampa dei due rappresentanti del Ezln, Ejército Zapatista de Liberación Nacional, era prevista alle 12 nella sala del Parlamento europeo, insieme a Fausto Bertinotti e a Valentino Parlato, direttore del "Manifesto" e Federico Mariani che rappresenta l'associazione "Ya Basta".
Ai giornalisti è stata data una cartellina contenente alcune fotocopie di articoli di "Liberazione" sull'argomento con il didascalico testo in spagnolo di un saluto dei due zapatisti, in cui si ringraziavano i mezzi di comunicazione italiani "y todos los hermanos y hermanas de la Italia Rebelde".
Un fazzoletto rosso nasconde i loro volti In assenza di domande si limitano a ringraziare gli "hermanos" italiani che aprono il loro spazio alla "piccola voce zapatista". Poco prima era manifestato "l'onore che abbiamo ad essere ricevuti ed ascoltati por la Italia Rebelde". Quale, dove e chi sia l'Italia Rebelde non è stato in seguito chiarito.
I1 testo era semplice, quasi infantile, e la compañera Maribel è stata pregata di leggerlo, con l'avvertenza molto poco elegante e meno ancora cavalleresca che la stessa companera era una persona semplice, che viene dalla dura terra, che insomma se la cava così così e che ci vuole pazienza, per favore non mettetela in imbarazzo. Ma la compañera Maribel, senza tregua e senza un cenno di pentimento, ha letto tutto il fervorino in spagnolo con una lentezza esasperante e priva di ogni pathos. La signora Vanessa ha subito ritradotto l'intera allocuzione, peraltro chiarissima, in italiano. E così se n'è andata una buona snervante mezz'ora.
Bertinotti ieri era tutto un po' strapazzato e distratto in un perfetto completo carta da zucchero con cravatta scozzese incantevole. Ha detto che grazie agli zapatisti di tutto il mondo, chi nella foresta lacandoniana, chi dentro Rifondazione, viene evitato il massimo degli orrori e degli errori: e cioè che la forza lavoro finisca miserabilmente disponibile, flessibile e a disposizione delle imprese. Per fortuna lo zapatismo come momento dello spirito (e tenendolo separato da quella mania di andare in giro in divisa e armati) combatte e lotta affinché la forza lavoro possa infischiarsene delle imprese. Bertinotti ha ripetuto, credendoci, che l' Europa ha bisogno delle esperienze degli indios, come modello di resistenza alla globalizzazione, più che del modello americano.
Valentino Parlato ha lodato la misura del linguaggio di Maribel che parla della "piccola voce zapatista", dopo anni di truculenza modello "Hasta la victoria siempre". Ha anche annunciato un importante libro di Marcos oggi allegato al "Manifesto" il cui titolo avverte che "La quarta guerra mondiale è cominciata", forse nell'indifferenza generale. Federico Mariani del movimento "Ya Basta" si è molto impappinato, ma sempre muovendosi sul sicuro in un mosaico di frasi fatte che non richiedono, per fortuna, né sintassi né logica, ma soltanto militanza. La compañiera Maribel e il compañiero Mesías ci sono sembrate, francamente, le due persone più serie della matinée.