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- VENEZIA - «È più violento l'autonomo che occupa la sede del governo padano o Bossi che lancia dichiarazioni di guerra?». Bella domanda. Luca Casarini, leader dei centri sociali del Nord Est, un trentenne che la sa lunga di cortei, occupazioni e scontri, la pone in tono pacato. E si risponde: «Niente provocazioni, almeno per quel che ci riguarda. Vogliamo battere la Lega sul piano culturale e politico. Domani, i nostri saranno in cinquemila in piazza contro la secessione. Ma lo giuro, tutti pacifici come agnellini». Parole tranquillizzanti smentite da un volantino dei «Nuclei territoriali antimperialisti» fatto trovare ieri sera in un cestino dei rifiuti a Roma. Nel documento, di una decina di pagine, si fa un'ampia analisi della situazione italiana nel contesto internazionale e nell'attuale momento del confronto politico e sindacale. In particolare si identificano nel mondo industriale del Nord Est, nella Lega Nord, nella Liga veneta e negli ambienti politici di centrodestra quelli che vengono definiti «gli organi della conservazione imperialista da colpire».
- Nel quartiere generale degli autonomi (il Palasport di Mestre) dibattiti e concerti scandiscono la «quattro giorni» dei centri sociali, cominciata giovedì. E ora, alla vigilia della kermesse anti-Bossi - organizzata con Rifondazione comunista, Verdi e «il manifesto» - si studiano gli ultimi dettagli sul percorso del corteo e sul servizio d'ordine. Quanti saranno i manifestanti? Si prevede che raggiungeranno complessivamente quota 20 mila. Gran finale in Campo Santo Stefano con i comizi. Il più atteso, quello di Bertinotti.
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Sul fronte avversario, Fabrizio Comencini, segretario della Liga Veneta, dichiara: «Gli autonomi sono delinquenti comuni». E ancora: «Non erano mai state ammesse prima d'ora manifestazioni contro una manifestazione democratica. Quello che ha fatto Cacciari è demenziale...». Già. Il sindaco di Venezia, non solo ha «benedetto» le iniziative dei centri sociali ma stamattina sarà al Palasport di Mestre, per un confronto pubblico con Bertinotti su «Europa, federalismo, Stato sociale».
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Gli uomini di Bossi si rivolgono direttamente al ministro degli Interni Giorgio Napolitano, chiedendo che intervenga contro «episodi di violenza politica» e adotti «adeguate misure di ordine pubblico». Luigino Vascon, deputato di Vicenza, profetizza: «Extraparlamentari, raggruppati sotto le sigle dei cosiddetti Centri sociali, meditano azioni di disturbo...».