Liberazione -13 Settembre 1997

BENVENUTI A VENEZIA.
MILLE PONTI PARTONO DA QUESTO NORDEST

Di Paolo Cacciari

Benvenuti a Venezia . Sappiamo bene che il leghismo - questa variante padana della nuova destra razzista e ultraliberista che sta appestando tante parti d'Europa - può essere battuta solo se sapremo, qui ed ora, confrontarci direttamente con chi subisce o condivide i suoi incitamenti sfrenati all'egoi9smo individualista, all'odio e alla separazione dal diverso, dal più povero. Sappiamo bene che una manifestazione, per quanto grande possa essere, non ha poteri taumaturgici. Ma se non temessi di essere retorico, direi che questa manifestazione fa tornare la speranza.
La straordinaria risposta che da tutta Italia è venuta alla proposta partita da un arcipelago di organizzazioni tanto diverse per "scopo sociale" e modalità d'essere (partiti e strumenti di informazione, associazioni culturali e collettivi autogestiti, pezzi del sindacato...)può costituire un aiuto decisivo indispensabile a tutte le forze politiche democratiche che operano nei territori dove la cultura leghista ha più attecchito. Intanto perché finalmente la manifestazione di oggi e quelle sindacali prossime recuperano imperdonabili ritardi, sottovalutazioni, volute ambiguità, - se no peggio: ciniche connivenze - che parte della sinistra priva di bussole ideali e di classe ha mantenuto fino a ieri, Poi perché si è capito che la posta messa in palio dai movimenti etno-nazionalisti non è circoscrivibile alla rappresentanza di interessi locali più o meno forti da mediare al tavolo del governo del paese, ma investe le modalità stesse della rappresentanza politica e le forme della democrazia: una società che secondo loro dovrebbe essere dominata dagli esclusivi interessi dell'impresa capitalistica, e un modello di stato Autoritario, giustificato dalla presunta identità di sangue e di suolo dei suoi "popolani". Del resto, per capire la globalità dell'attacco leghista basta notare la sua progressione: dopo lo stato unitario, ora è la volta della chiesa e del movimento sindacale , vale a dire la sostanza del patto sociale che ha retto la nostra storia patria fino a ieri. Come parte della sinistra nel Veneto, siamo dunque consapevoli che, finite le manifestazioni di questi giorni , i nostri problemi e le nostre responsabilità rimarranno intatti: la Lega continuerà ad essere il primo partito del Veneto e, per giunta, il primo partito operaio. Questa sgrad4evole realtà non va coperta dal successo della manifestazione , deve anzi servirci da insegnamento. Non è per una maledizione divina che le sinistre (morbide o dure, in questo caso non importa) non siano mai riuscite ad essere forze davvero determinanti da queste parti. Evidentemente vi sono deficit di comprensioni, di proposta 4ed errori nei comportamenti politici pratici che ci hanno impedito di raccogliere le aspirazioni dei giovani, delle donne, dei lavoratori di queste terre. E non ci deve consolare la constatazione (al vero impressionante a leggere le mappe elettorali) della coincidenza del consenso leghista con quello della vecchia DC. Nello stesso momento in cui costruiamo un muro di indignazione attorno alle velenose farneticazioni di Bossi: non c'è alcun valido motivo né storico, né culturale, tantomemo genetico affinché le popolazione di queste regioni non debbano riconoscere i propri diritti e mobilitarsi per difenderli a partire - ad esempi - dalle pensioni di anzianità, che qui sono state maturate più che altrove; dalla sanità pubblica, che qui si è realizzata meglio che altrove; dalla qualità dell'ambiente naturale, che qui è parti9colarmente pregiato; dalla dignità e dalla valorizzazione del lavoro che qui viene grandemente prestato. Un compito permanente di organizzazione e di lotta che può essere svolto solo da forze della sinistra radicate localmente, ma che potrebbe ricevere un grande impulso proprio dalla riuscita della manifestazione di oggi., da una nuova generazione di compagni, aiutandoci così a superare quella paralizzane sindrome della sconfitta che ci portiamo dietro da troppi anni. Con oggi ce la possiamo fare.