M.
Fu.,
VENEZIA - Un popolo di giovani e di ragazzi, ma anche di famiglie, con bambini al seguito. E' un corteo allegro, quasi festoso, quello che si snoda, con civiltà, per calli e campielli di Venezia. Bandiere rosse, striscioni, canti, slogan. «La Padania è un'invenzione, fa ingrassare l'evasione». «Chi non salta, leghistà è...». Quindicimila in pacifica marcia anti-secessione (nel quartier generale degli organizzatori, esagerando, si dice trenta, trentacinquemila), sotto il segno della sinistra, quella dura e pura di Rifondazione comunista. Ma c'è anche il popolo dei verdi. E la miriade di gruppi della galassia «rossa». Tra questi, i giovani dei Centri sociali - i più variopinti e creativi nel look da manifestazione - che fino alla vigilia erano più temuti del diavolo.
E invece sono stati loro, ieri, i mattatori. Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, che ha tenuto il comizio conclusivo in Campo Santo Stefano, sottolineando il senso dell'appuntamento veneziano - «Dar voce alle forze che nel Nord Est sono portatrici di un'idea di società alternativa a quella della Lega», - ha sancito ufficialmente un'apertura di credito nei confronti di giovani «finora rimasti fuori dalla dialettica politica».
«Qui - ha spiegato il segretario di Rifondazione - c'è l'incontro delle forze tradizionali del movimento operaio con delle forze nuove. Quelle che, per esempio, hanno dato vita ai centri sociali e hanno immaginato un'altra modalità di stare nell'Italia. E ci incontriamo oggi sulla base opposta all'egoismo».
E così, dal palco, ha raccolto molti applausi dai militanti di Rifondazione e dei Verdi anche Luca Casarini, rappresentante dei centri sociali del Nord Est. Ma la sfida alla Lega, che oggi inaugurerà a Venezia la sede del governo padano, l'ha lanciata Bertinotti. «I leghisti vogliono il separatismo per sommare all'evasione fiscale quella contrattuale, per fare del Nord Est il regno puro del mercato».