Corriere della Sera -14 Settembre 1997

Cacciari: la base leghista è migliore degli scimuniti che la guidano

INTERVISTA AL SINDACO
«A Venezia
benvenuti anche
i centri sociali
purché civili
ed educati»

Marisa Fumagalli

VENEZIA - Sindaco Cacciari, lo sa che Bossi l'ha chiamata il «Toni Negri della Laguna»? Il senatur sostiene che lei sobilla la popolazione contro la Lega. Che se la intende con gli ultrà dell'autonomia...

«Davvero? Al Palasport di Mestre ho incontrato tanti giovani dei Centri sociali. Intelligenti. Interessati a un dibattito civile sul federalismo. Erano in millecinquecento. Hanno dato una lezione a quanti tentano di criminalizzarli ad ogni costo. Se questi sono gli ultrà, mi vanno benissimo».

Massimo Cacciari non raccoglie gli attacchi degli uomini del Carroccio. Uno stillicidio di avvertimenti, che va avanti da giorni.

Dunque, tra gli autonomi e i leghisti, lei sceglie i primi?

«Non scelgo nessuno. Le mie idee politiche sono note, la mia disponibilità a confrontarmi con chiunque, da destra a sinistra, senza pregiudizi, pure. Tutto qui».

Sindaco, lo ammetta: con i leghisti qualche volta ha perso la pazienza.

«Non esageriamo. Certo, è accaduto. Ad ogni buon conto, ho partecipato a numerosi incontri in Nord Est con sindaci della Lega, senza alcun problema. Anzi. Ci siamo parlati e capiti. Mi creda, la base del movimento è tutta un'altra cosa, rispetto ai vertici. Rispetto a quei quattro scimuniti che la dirigono...».

Cacciari dice proprio così: scimuniti. È questa la sua risposta a Bossi che ha osato paragonarlo a Toni Negri? Ma è in buona compagnia. Nel ruolo di fomentatore di odio popolare, il senatur l'accomuna al ministro degli Interni, Napolitano. Il primo cittadino di Venezia non ce la fa a rimanere serio. Sfodera un sorrisetto. E allarga le braccia: «Suvvia, che cosa dovrei rispondere? Ripeto: simili baggianate si commentano e si ridicolizzano da sole».

Cacciari alla prova del secondo weekend caldo in Laguna. Una settimana fa erano calati da Roma Prodi e mezzo governo; adesso è il turno dei manifestanti dell'ultrasinistra e dei seguaci di Bossi; il prossimo, sarà la volta dei sindacati. Lo incontriamo a Palazzo Ducale, dove si inaugura la mostra «Dai dogi agli imperatori di Venezia». È sereno. Rilassato. Come se il corteo anti-secessionista si svolgesse altrove. Come se le migliaia di manifestanti, in aggiunta alle migliaia di turisti, che invadono la città precariamente sospesa tra terra e acqua, fossero piume.

Sindaco, in questi giorni il tam tam allarmistico, le critiche (non solo leghiste), le accuse dirette o indirette di irresponsabilità sono piovute da più parti. Roba da far saltare i nervi.

«Quante parole di troppo si sono dette! Proclami, foschi presagi, assedi immaginari... Complice la malafede di certi giornali. Chiedo: chi sono i veri irresponsabili?».

Il clima generale, tuttavia, non è idilliaco. A meno che si vogliano sottovalutare certi avvertimenti. Per esempio, il volantino di minacce fatto trovare a Roma venerdì sera. Insomma, preoccuparsi forse non è del tutto fuori luogo.

«Ma che cosa si deve temere per una manifestazione civile, organizzata e sorvegliata?».

Provocazioni, qualche scontro.

«Mah. Non sarebbe la fine del mondo».

Di sicuro, darebbero la colpa a lei.

«Solo chi è in malafede. Eppoi che si voleva? Che proibissi i cortei? È il questore che può vietare le manifestazioni, non il sindaco. E per quanto mi riguarda, non ho dubbi: Venezia è una città palcoscenico. Non ha senso blindarla. Purché si salvi l'educazione e la civiltà, tutti possono liberamente manifestare».

Si dice che lei, in cambio di un corteo ordinato, abbia riservato un'accoglienza cordiale agli autonomi. I gruppi più demonizzati.

«Con i giovani dei Centri sociali sono stato esplicito. Come lo sono con chiunque. Ho fatto questo discorso: nessuna azione di inciviltà sarà tollerata; tutte le manifestazioni devono svolgersi in modo perfettamente democratico e civile, senza recare alcun danno alla città e se c'è qualcuno che va in cerca di provocazioni, bisogna saper resistere. Cioè non cadere in alcuna reazione».

Turisti, manifestanti. Inaugurazioni, mostre. E il premio Campiello. Tutto in una giornata. Sindaco, non è un po' troppo? Non crede che Venezia rischi il collasso?

«Che visione catastrofica!».

E a tarda sera, Cacciari, dichiarerà soddisfatto: «Visto? È andato tutto bene. A dispetto di ciò che qualcuno sperava».