Il Sole 24 ore -14 Settembre 1997

In 15mila a Venezia alla protesta contro la secessione organizzata da Prc e Verdi
Bertinotti: per lo Stato sociale - grande manifestazione a Roma

(DAL NOSTRO INVIATO)

VENEZIA — «Grazie Lega», urla il leader di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, arringando il popolo della sinistra (15mila dice la Questura, 35mila ribattono gli organizzatori) che ieri ha occupato Campo Santo Stefano per manifestare contro Bossi e la secessione. «La Lega una cosa buona l’ha fatta: ha riempito questa piazza, ricostruendo il popolo della sinistra, quel popolo che si batterà contro la politica sciagurata dei separatisti». Sventolano le bandiere di Rifondazione, quelle dei Verdi e dei giovani dei Centri sociali arrivati da tutta Europa. Così si è consumato l’ennesimo pomeriggio bollente veneziano. Tra inni al popolo del Chiapas, l’unico che, dice il leader di Rifondazione, «si batte contro le politiche neoliberiste di stampo americano che vogliono ridurre uomini e donne a pura merce del capitale». I due inviati del subcomandante lo guardano divertiti: loro sono saliti sul palco scortati dallo stesso Bertinotti e protetti come i Panda da un servizio d’ordine che non ha esitato a fare la voce grossa anche con gli autonomi («questi sono ancora come gli stalinisti di 50 anni fa», sbotta un ragazzo di un collettivo romano).
Bertinotti non perde l’occasione per assestare un colpo a Prodi. E avverte che «sullo stato sociale il confronto con Rifondazione è obbligatorio». Aggiunge: «La divergenza con il Governo è tale che se rimanesse così porterebbe alla crisi». Per dimostrare che non scherza, l’ex sindacalista della Cgil, galvanizzato dai comunisti che hanno invaso Venezia, lancia l’idea di una grande mobilitazione romana, in Piazza San Giovanni o in Piazza del Popolo, per ricordare a Prodi e ai suoi ministri che sul Welfare i neocomunisti non arretreranno di un millimetro.
Poi mette assieme le pensioni d’anzianità e i leghisti. Dice: «Non accetteremo mai il taglio delle pensioni di anzianità. Perché sono ragioni di giustizia sociale quelle che ci spingono a dire di no. Perché un operaio del petrolchimico, dopo 35 o 37 anni di lavoro, ha il sacrosanto diritto di godersi la pensione. E perché, liquidando le garanzie verso i più deboli, si farebbe il regalo migliore alla Lega». Sono parole talmente decise, che il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, anche lui a Venezia per presentare la riorganizzazione degli spazi limitrofi a Piazza San Marco, la cosiddetta area marciana, risponde indirettamente: «Faremo di tutto per trovare un punto di equilibrio».
La chiusura della festa organizzata da Rifondazione, i Verdi, i Centri sociali e "Il Manifesto" è tutta intonata sulle parole d’ordine dei neocomunisti. Bertinotti cita Marx e la teoria del valore d’uso, chiede l’indulto per i terroristi, incita i giovani a scoprire il lavoro autonomo per non essere schiacciati dagli imprenditori sfruttatori del Nord-Est, sempre più potenti e arroganti. E, mentre salgono le note dell’Internazionale e i compagni serrano i pugni, indica la strada maestra per battere i padroni, la globalizzazione e il neoliberismo montante: «Lavorare meno, lavorare tutti». Più tardi, saputo che Prodi ribadisce la contrarietà a riduzioni dell’orario di lavoro, replica: «Male, molto male. Aggiunge un altro elemento di contrasto molto pesante»

M.Mau.