Il capitalismo a tecnologia avanzata è caratterizzato sia dall'estensione del comando a tutti gli aspetti della società (essendosi "oltre al lavoro appropriato anche della sua rete di relazioni sociali"), sia dagli sforzi per ottenere la massima mobilità e flessibilità fra i suoi vari siti di controllo. Una concreta manifestazione di queste tendenze è lo sviluppo di reti di comunicazione via computer. Queste reti, originariamente concepite come parte del progetto di preparazione all'eventualità di una guerra nucleare, hanno avuto la loro prima applicazione civile su larga scala durante la crisi della fabbrica sociale negli anni '70, come sistema di emergenza usato dall'amministrazione Nixon per tenere sotto controllo il congelamento del costo del lavoro e per comunicare rapporti sulla violenza dei picchettaggi durante uno sciopero dei camionisti. In seguito sono state ampiamente adottate da grandi imprese e apparati statali, sia su base locale che globale, per collegare macchine per l'automazione, connettere siti di produzione distanti, creare interfacce fra industrie precedentemente distinte, trasmettere servizi interattivi, e dirigere il trasferimento istantaneo di finanze deterritorializzate che determinano il destino di intere popolazioni. In misura sempre maggiore, il flusso digitale garantisce al capitale un comando completo, capacità di controllo e comunicazione, fornendo un medium in grado di sincronizzare tutti gli aspetti delle sue operazioni con velocità e precisione straordinarie.
D'altronde, per creare e mantenere operativa questa tecnologia, il capitale deve appoggiarsi a una nuova stratificazione della forza lavoro, che va dagli informatici e ingegneri del software, ai programmatori e tecnici, ai terminalisti e agli impiegati, e ultimamente arriva a un'intera popolazione, per lo più relegata a lavori tediosi, a cui è richiesta un'alfabetizzazione informatica sufficiente ad operare in servizi on-line e telemarketing. Man mano che questo proletariato virtuale emerge, si rivelano anche delle tensioni fra il potenziale di libertà e di esaudimento che esso intravede nel suo ambiente tecnologico, e la misera realtà del controllo cibernetico e delle sue implicazioni.
Come è già spesso successo, le nuove forme del conflitto appaiono dapprima sotto l'aspetto della criminalità e della delinquenza (come per gli hackers). Se al termine hacking diamo la semplice definizione di Andrew Ross, cioè di uso non autorizzato di un computer, possiamo includere in esso il sabotaggio informatico, la riappropriazione del tempo di lavoro giocando o scrivendo racconti, lo scambio di posta elettronica non autorizzata, tutti i cosiddetti reati di riproduzione dei dati, violazione elettronica e diffusione di informazioni, tutto quello che concerne la sperimentazione e l'alterazione dei sistemi, fino all'invenzione di nuove macchine, e l'autorganizzazione di istituzioni elettroniche alternative. Il moltiplicarsi di queste attività crea numerosi problemi alla dirigenza capitalista, alle prese con perdite di produttività, furti di segreti commerciali, vendette cibernetiche di lavoratori licenziati e continui attacchi ai suoi apparati di sicurezza.
Sta di fatto che in certi momenti l'hacking ha deviato l'intero corso dello sviluppo tecnologico rispetto a quanto progettato dai suoi sponsor ufficiali. Un esempio è l'invenzione del personal computer, una scoperta avvenuta fuori dai parametri della pianificazione d'impresa, dovuta inizialmente alla sperimentazione dei dilettanti del movimento "computers for the people" negli anni '70. Questa improbabile combinazione di tecno-hobbysti, studenti impegnati politicamente e giovani ricercatori disillusi dal Vietnam e da Watergate, diede all'informatica di massa la valenza e il peso di una sovversione democratica contro lo stato e il controllo dell'impresa sulle informazioni. La loro invenzione, naturalmente, è stata recuperata rapidamente dal capitale e ha costituto la struttura fondante per le nuove imprese elettroniche multimiliardarie, ma, d'altro canto, ha radicalmente riconfigurato il terreno della lotta per la comunicazione e gettato le basi per uno sviluppo anche più sorprendente: l'invasione di massa di Internet.
Internet, la rete delle reti che include tutto il mondo, trae le sue origini dalle ricerche del Pentagono su un sistema di comunicazioni sufficientemente flessibile da sopravvivere alla guerra nucleare. La struttura altamente decentralizzata che ne risultò, fu in seguito applicata per collegare fra loro i centri universitari vitali all'industria militare, allo scopo di incrementare la produttività della ricerca; poi la comunità tecnico-scientifica impiegata in questi siti (in particolar modo gli studenti) estesero la rete ben oltre il suo obiettivo originario, usandola per ricerche non militari e progettando livelli successivi di sistemi alternativi che si collegavano alla dorsale. Questo continuo accrescimento di servizi autorganizzati andò avanti finchè, citando Peter Childers e Paul Delany , "i parassiti non presero il posto dell'ospite".
Il risultato fu la trasformazione della rete militare in un sistema che sotto molti aspetti realizza il sogno radicale della comunicazione democratica: molteplicità di obiettivi, policentrismo, utenti che possono trasmettere come ricevere, dialogo in tempo quasi reale, gestione altamente partecipativa, e (grazie ai finanziamenti finora devoluti per la connessione da università e altre grosse istituzioni) disponibile gratuitamente o a basso costo per un gran numero di persone. Nell'era del mercato e della privatizzazione, il medium tecnologicamente più avanzato per le comunicazioni planetarie è stato creato di fatto su una base di apertura nell'utilizzo, di mutua collaborazione e autorganizzazione; in altre parole, una base che rappresenta l'esplosione dell'agire autonomo.
Ci sono almeno due aspetti di questa esplosione che riguardano seriamente il capitale. Il primo è che Internet rende disponibile un'enorme quantità di informazioni in forma non mercificata. Moltissimo software viene affidato gratuitamente alla rete dagli autori che preferiscono che il loro lavoro venga usato piuttosto che venduto; altri programmi vengono sottratti elettronicamente (o liberati) dai possessori commerciali e resi istantaneamente disponibili in tutto il mondo. Al pari dell'automazione informatica, che sposta verso lo zero la richiesta di lavoro produttivo, minando quindi le basi del lavoro salariato, la comunicazione telematica comporta una tale riduzione dei tempi necessari per la distribuzione dei beni elettronici (tramite la riproduzione multipla e istantanea) da mettere in discussione la loro stessa forma di merce. La confusione totale che oggi regna in materia di copyright e brevetti nell'ambito elettronico, lascia intendere quanto possa essere straordinariamente problematica la tutela dei diritti di proprietà nel cyberspazio.
L'altra sfida per il capitale è l'uso sempre più esteso della comunicazione telematica da parte di movimenti sociali in conflitto con i suoi interessi. Nel nord America abbondano liste di distribuzione di posta elettronica in Internet (mailing list) come ACTIV-L, LEFT-L, PEN-L (la Progressive Economists Network), gruppi di discussione (newsgroup) come P-NEWS, e archivi di documentazione (gopher) come quello dell'Economic Democracy Project, che sono intensivamente usati dal popolo della sinistra per aggirare i filtri dell'industria dell'informazione, velocizzare le comunicazioni interne, diffondere appelli, distribuire documenti e connettersi con potenziali alleati. Questo modo di cyber-organizzarsi si è diffuso fino a portare alla costruzione di reti indipendenti con interfacce verso Internet, ma interamente dedicate all'impegno sociale. Così la Association for Progressive Communications (APC), nata nella metà degli anni '80 dall'unione di Peace-Net, Eco-Net e Conflict-Net, costituisce oggi un sistema informatico globale dedicato alla pace, ai diritti umani e alla salvaguardia dell'ambiente. Il suo computer principale si trova nella Silicon Valley, ma la rete è sparsa in Nicaragua, Brasile, Ecuador, Uruguay, Russia, Australia, Gran Bretagna, Canada, Svezia e Germania, con affiliati dal Vanuata allo Zimbabwe, con abbonati in 95 paesi e con il vanto di costituire "la prima possibilità in trent'anni di fornire un libero flusso di informazioni fra Cuba e gli Stati Uniti". Fornisce email e spazi per conferenze elettroniche a numerose organizzazioni non governative, il cui impegno nei confronti della povertà, dei diritti politici, e della catastrofe planetaria è una costante spina nel fianco del neoliberismo.
Il mondo del lavoro cosiddetto "organizzato", è entrato nel cyberspazio molto più lentamente, forse a causa dell'abitudine a considerare la tecnologia come facente parte dell'ambito padronale. Nonostante ciò, negli anni '80 e '90 si è sviluppato un certo dibattito attorno alle conferenze "Labortech"; sono nate liste come LABOR-L e reti come Labour Net, oltre a un fiorire per tutto il nord America di BBS legate ai sindacati e gestite da insegnanti, vigili del fuoco, idraulici, lavoratori delle comunicazioni o del pubblico impiego, musicisti e giornalisti. Alcune, come la Solinet, del sindacato del pubblico impiego canadese, sono ormai ben sedimentate; molte hanno connessioni con reti simili fuori dal nord America (Glasnet in Russia, WorkNet in Sud Africa, Geonet in Germania, e Poptel in Gran Bretagna).
Anche se il pieno potenziale di questi collegamenti rimane spesso inesplorato dai sindacati, alcune recenti azioni di lotta hanno visto i "lavoratori in rete" condurre l'offensiva on-line. Nella Silicon Valley, gli ipertecnologici custodi assunti a contratto dalle grosse ditte di informatica hanno usato Internet per pubblicizzare le proprie condizioni di lavoro e sono penetrati nel sistema di posta elettronica aziendale mettendo in imbarazzo la dirigenza e raccogliendo il consenso dello staff professionale. I lavoratori di una azienda automobilistica nel Michigan, di fronte alla discontinuità dei corsi di informatica organizzati dall'azienda, non solo hanno risposto con una azione legale contro l'uso improprio dei fondi per l'educazione pubblica, ma hanno anche formato un gruppo di discussione Usenet dedicato alla formazione autogestita, alla democratizzazione delle reti telematiche e al sostegno della campagna per la riduzione dell'orario lavorativo. I lavoratori delle telecomunicazioni negli USA e i lavoratori della scuola in Canada hanno usato la posta elettronica per diffondere informazioni sulla lotta per il contratto e per coordinare i picchettaggi. I giornalisti di San Francisco in sciopero, hanno attivato le reti telematiche di sinistra per promuovere il boicottaggio degli inserzionisti pubblicitari "crumiri" e hanno creato sul World Wide Web quello che probabilmente è il bollettino di sciopero più vastamente diffuso della storia.
Si obbietta spesso che questo tipo di militanza informatica è patrimonio solo di una stratificazione della forza lavoro fatta di privilegiati, bianchi, maschi. Certamente Internet è nata come un giocattolo, buona parte di essa resta un dominio di tecno-puerilità, e gli ostacoli rappresentati dal tempo, dal denaro, dalla socializzazione, dall'educazione e dalle molestie scoraggiano il coinvolgimento delle donne, delle minoranze e dei lavoratori al fondo della gerarchia salariale. Nonostante ciò, le attrezzature e gli spazi creati dall'hacking stanno cominciando a divenire alla portata di una serie sempre più ampia di soggetti sociali, fenomeno anche dovuto all'enorme dispiegamento di computer da parte del capitale, come strumento di lavoro e come oggetto di consumo, che inintenzionalmente crea una crescente massa di persone in grado di farne un uso alternativo.
Così le analisi femministe, pur evidenziando le dinamiche che tendono alla monopolizzazione maschile del cyberspazio, affermano anche frequentemente la possibilità di un attivismo on-line per le donne. Oggi sono possibili diverse iniziative in grado di realizzare questo potenziale. Anche se le donne continuano ad essere sottorappresentate nella Rete, esistono numerose liste e newsletters femministe, per lo più di stampo universitario, ma collegate alla più vasta arena dell'attivismo. Nelle liste di sinistra compaiono regolarmente messaggi in sostegno dell'aborto, in difesa di lesbiche minacciate dalla violenza della destra, per la prevenzione della violenza domestica. Le reti sono anche usate per sostenere le lotte delle lavoratrici nei ghetti delle industrie dell'abbigliamento, dell'elettronica e del fast food. Per esempio, in Europa e in nord America, le lavoratrici a domicilio del settore tessile usano i computer sia per stabilire un collegamento fra di loro, che per costruire situazioni di boicottaggio alle catene di distribuzione di alcuni prodotti, mentre in Canada alcune ragazze che effettuano le consegne per una grande pizzeria, hanno rivendicato il diritto di usare i terminali della ditta per mettersi in contatto con il sindacato.
Benchè l'attivismo informatico sia (come la stessa Internet) concentrato nei paesi "sviluppati", assume una dimensione globale di importanza critica nell'era del nomadismo del capitale. Questo concetto è efficacemente illustrato dalle comunicazioni fra i gruppi canadesi, statunitensi e messicani che si oppongono al trattato di libero commercio fra Canada e USA e al NAFTA. Il riconoscimento del fatto che questi trattati sono stati progettati per porre in competizione la forza lavoro dei tre paesi, ha generato un dialogo transnazionale fra sindacati e movimenti sociali che non ha precedenti, condotto per la maggior parte attraverso Internet. Fra i partecipanti a questo scambio di opinioni on-line ci sono state organizzazioni come la North American Worker to Worker Network, che raccoglie i lavoratori fuori dalle formali strutture sindacali; Mujer a Mujer, una coalizione di gruppi di donne canadesi, statunitensi e messicane contro la ristrutturazione globale del capitale; La Mujer Obrera, un'organizzazione che lotta per il miglioramento delle condizioni delle donne lavoratrici nella zona di frontiera degli USA; e numerose organizzazioni ambientaliste, come la Pesticide Action Network, che ha avuto un importante ruolo nell'aiuto agli agricoltori messicani.
Nonostante l'insuccesso pratico della mobilitazione contro il NAFTA, gli stessi collegamenti elettronici sono stati ristabiliti esattamente un anno dopo, quando i rivoluzionari Zapatisti apparvero nelle foreste del Chiapas. Come documentato da Harry Cleaver, una delle caratteristiche salienti di questa insurrezione è stata la velocità con cui le posizioni e le richieste dell'EZLN e le notizie della sua offensiva venivano diffuse fuori dal Messico dalle reti telematiche, acquisendo visibilità internazionale e creando un "tessuto elettronico di lotta". In effetti pare che fra le ragioni per cui questa rivolta non è stata spazzata via (come molte altre insurrezioni contadine messicane) da un attacco massiccio dell'esercito, ci sia non solo l'abilità strategica degli Zapatisti e il consenso da essi ottenuto in Messico, ma anche le preoccupazioni del governo messicano riguardo l'attenzione internazionale richiamata sul Chiapas dai comunicati diffusi per posta elettronica. Certamente questo fenomeno ha attirato l'attenzione della dirigenza capitalista: la RAND Corporation ha redatto una relazione in cui esprimeva le proprie preoccupazioni riguardo l'uso della "netwar", la guerra in rete, per destabilizzare l'ordine globale capitalista.
La questione che il capitale si trova a dover affrontare sta nella sua capacità di riassorbire la mancanza di regolamentazione delle reti. È questo che cerca di ottenere la National Information Infrastructure dell'amministrazione Clinton, con la sua "super-autostrada" dell'informazione, sovvenzionata con fondi pubblici, ma posseduta e gestita da imprese private. Il progetto ha scatenato un tripudio di fusioni e manovre finanziarie fra le aziende che si occupano di telefoni, cavi, video e software, ansiose di ricolonizzare il cyberspazio con l'aiuto delle loro quattro applicazioni "killer": il video-on-demand, il tele-gioco, i computer-games a pagamento e la info-pubblicità. Parallelamente all'autostrada dell'informazione viaggiano una serie di altri progetti tesi a rendere il cyberspazio un luogo sicuro per gli affari: la privatizzazione e la commercializzazione di Internet, l'infame "chip Clipper" che rende la comunicazione digitale trasparente ai servizi di sicurezza, e una crociata elettronica in nome della "legge e dell'ordine" che ebbe il suo culmine nell'operazione Sundevil, un raid poliziesco contro presunti hackers.
In ogni caso, questi tentativi di contenimento delle comunicazioni telematiche hanno anche evocato l'opposizione di gruppi completamente al di fuori della tradizionale orbita della sinistra, come i militanti del Computer Professionals for Social Responsibility, o i "bibliotecari cyberpunk ", coinvolgendoli sul fronte della lotta per il pubblico accesso alle reti. Coalizioni come la Telecommunications Round Table hanno lanciato un appello per la costruzione di un accesso pubblico universale, che garantisca a tutti comunicazioni a due vie, nessuna censura, tutela dei lavoratori, tutela della privacy, e regole democratiche; richieste che, pur collocandosi in una prospettiva riformista, implicano una sfida radicale alle intenzioni imprenditoriali. Allo stesso tempo, stanno sorgendo diverse realtà comunitarie, come il movimento Freenet, che cerca di superare l'esclusione dalle reti dei poveri, degli anziani, degli emarginati, collegando centri di controllo di servizi informatici a varie istanze di infrastrutture sociali.
L'esito di questa mischia è incerto. I fiori di Internet possono essere rapidamente coperti di asfalto dai costruttori di autostrade delle grandi aziende, come è già successo con la radio, la televisione e le prime generazioni di tecnologie di comunicazione, ma questo classico schema di recupero può anche incontrare problemi inattesi. Tecnicamente sarà difficile impedire agli hackers di sconvolgere e raggirare le reti mercificate; inoltre è precisamente la libertà collettiva della Rete che le dà quel valore unico di fonte torrenziale di idee produttive e innovazioni. Commercializzando questo flusso, il capitale dell'era informatica può scoprirsi in una contraddizione simile a quella che assalì il socialismo di stato, obbligato a contenere la forza produttiva del lavoro tecnico-scientifico per poter conservare le relazioni sociali di dominio. Il settore più avventuroso del business dell'era informatica, i cyber-imprenditori liberisti della Electronic Frontier Foundation, ha scommesso sulla possibilità di evitare questa impasse entrando in relazione simbiotica con la cultura di Internet, mantenendo un buon grado di apertura all'interno delle reti, traendo vantaggio dalle costanti sfide lanciate dagli hackers per perfezionare un nuovo ciclo di accumulazione fondata sul digitale. Tale strategia comporta, comunque, l'accettazione del fatto che la libertà relativa concessa potrà fornire la piattaforma per una pletora di alternative alle istituzioni e di esperimenti di sovversione.
I problemi del capitale sono opportunità per l'autonomia. Il cyberspazio è importante non, come sostengono alcuni teorici del postmoderno, perchè sostituisce il terreno della lotta fisica, ma come medium all'interno del quale alcune battaglie possono essere rese visibili e collegate le une alle altre. Le mailing list che trattano problemi del lavoro, ambiente, femminismo, gruppi indigeni, implicitamente asseriscono le interconnessioni di questi movimenti, anche se i partecipanti possono essere ancora alla ricerca di una formulazione esplicita di tali collegamenti. In combinazione con altri media autonomi, rappresentano sempre più chiaramente un canale all'interno del quale una molteplicità di forze di opposizione, diverse negli obiettivi, varie nella costituzione, specifiche nell'organizzazione, possono attraverso il dialogo, la critica e il dibattito, scoprire un nuovo linguaggio di autonomia e cooperazione.
La European Counter Network, una rete autonoma in cui circolano informazioni su lavoratori, immigrazione, antifascismo all'interno della CEE, sottolinea i potenziali rischi dell'attivismo informatico: tecno-feticismo, nuove gerarchie di conoscenza e specializzazione, rischi per la salute, e "l'incubo peggiore: una rete antagonista internazionale simulata, in cui tutta la comunicazione è mediata dai modem e in cui le informazioni circolano senza fine fra i computer senza essere mai ricondotte a un contesto umano". Come Dorothy Kidd e io abbiamo scritto, "l'uso dei computer nella lotta di classe richiede una costante, collettiva valutazione, per determinare quali strategie siano efficaci e quali pericolosamente compromettenti. Allo stesso tempo, una tale riappropriazione dei mezzi di comunicazione è vitale, proprio perchè apre quei nuovi canali di riflessione collettiva che sono richiesti dal movimento contemporaneo".
Ma dati i continui assestamenti, possiamo ritenere plausibile la speranza di Peter Waterman che le reti telematiche aiutino a portare alla costituzione di quella che chiama una "quinta internazionale", che, diversamente dalle precedenti internazionali socialiste, non riposi sulle direttive di un partito di avanguardia, ma piuttosto faccia emergere i collegamenti trasversali, transnazionali, dei gruppi dell'opposizione.
Di fatto le sperimentazioni degli attivisti-hackers hanno, se pur lontanamente, raggiunto implicazioni simili. Sono visibili nelle reti le possibili linee di sviluppo di un'alternativa globale ai meccanismi sia del mondo-mercato capitalista, che delle economie dello stato di comando socialista. La comunicazione telematica può liberamente e istantaneamente diffondere enormi quantità di conoscenza produttiva e può agire come mezzo per una rapida, ma democratica e decentralizzata, negoziazione della distribuzione delle risorse. Queste capacità combinate possono distruggere l'imperativo capitalista dello scambio monetario senza sostituirsi alla centralizzazione dell'autorità statale. In questo senso il pieno potenziale delle reti supera tanto la logica predatoria dell'"impresa virtuale", quanto l'impotente concetto di "comunità virtuale" e si spiega come la bandiera rossa di una "comune virtuale" in cui la comunicazione telematica può fornire trame di collegamento per nuove forme di collettività distribuita, capace di coordinare attività di cooperazione socio-economica dal basso. Questo è il cyber-spettro che attualmente insegue il capitalismo dell'informazione.
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