40^ RELAZIONE SULLA POLITICA INFORMATIVA E DELLA SICUREZZA
II° semestre 1997
INDICE GENERALE
PARTE PRIMA - La sicurezza interna
b. presenza di cittadini stranieri di interesse sotto il profilo della sicurezza
PARTE SECONDA - La sicurezza esterna
a. sicurezza militare - evoluzione della situazione nella aree di maggiore interesse:
- Comunità degli Stati Indipendenti
b. spionaggio
PARTE PRIMA
LA SICUREZZA INTERNA
1. Profili generali della minaccia
A conclusione di una delicata fase di transizione, il nostro Paese si è avviato verso il conseguimento di importanti traguardi sul piano economico ed istituzionale, in un quadro europeo ed internazionale nel quale si è progressivamente consolidato il riconoscimento del significativo ruolo dellItalia.
Le complesse problematiche legate a questo processo di rinnovamento accrescono proporzionalmente i fattori di rischio per la sicurezza, poiché esse si prestano ai tentativi di determinati ambienti che intendono condizionare le scelte del Governo attraverso iniziative destabilizzanti.
Le manifestazioni di ostilità nei confronti della magistratura da parte delle frange anarchiche radicali hanno trovato nuovi spunti negli sviluppi dei processi in corso contro militanti di quellarea, allinterno della quale potrebbero essere maturati i falliti attentati ad uffici giudiziari di Roma e di Ivrea.
Nel quadro del persistente attivismo dellintero settore dellestremismo ideologico, che tende ad una dimensione "internazionalista" in chiave antieuropea ed antioccidentale, sono tornate in evidenza forme di propaganda tese ad ispirare pulsioni terroristiche.
Motivi di forte tensione, sfociati anche in turbative dellordine pubblico, sono derivati da prospettive di crisi di alcuni comparti produttivi sensibili, le cui rivendicazioni potrebbero assumere forme sempre più aspre ed eclatanti, con conseguenti strumentalizzazioni per alimentare ulteriormente conflittualità e contrapposizioni. Non sono da sottovalutare i pericoli provenienti dagli ambienti più estremi del secessionismo che perseguono tenacemente propositi di disgregazione dellunità nazionale. In questo senso, gli episodi intimidatori in direzione di obiettivi dello Stato di elevato valore simbolico confermano il pericolo della degenerazione in senso eversivo delle istanze più oltranziste del progetto separatista.
Il crimine organizzato con valenza eversiva conferma lopzione dellapparente basso profilo operativo, funzionale ad una strategia tesa ad ingenerare la convinzione di unattenuata pericolosità del fenomeno e quindi del venir meno dellesigenza di taluni strumenti normativi di contrasto.
Ad articolare ulteriormente il quadro criminale, proiettato sempre più verso dimensioni transnazionali, concorre la presenza di sodalizi stranieri, che si vanno evidenziando per laccentuata aggressività e per il ruolo assunto - spesso in collaborazione con gruppi italiani - nel traffico di clandestini ed in altre remunerative attività.
Proprio la questione dellimmigrazione clandestina continua a rivestire particolare rilievo sotto il profilo della sicurezza, anche con riferimento allapplicazione degli accordi di Schengen. In tale contesto, il protrarsi di situazioni di tensione o di instabilità in Paesi dellarea mediterranea potrebbe favorire nuovi consistenti flussi migratori verso lItalia, suscettibili di determinare, da un lato, turbative dellordine pubblico e, dallaltro, un incremento del tasso di criminalità.
E proseguita una mirata attività informativa nei riguardi del terrorismo internazionale, specie di matrice islamica, in relazione al pericolo sempre presente che esso colpisca obiettivi al di fuori delle zone di origine, con il supporto di reti logistiche già collaudate. Ulteriori rischi potrebbero derivare dalla possibile penetrazione dellestremismo islamico nei Balcani, con eventuale copertura di enti di carattere finanziario ed associazioni asseritamente di natura assistenziale.
Nuovo, significativo impulso è stato conferito all"intelligence" nel campo economico-finanziario attraverso una prima concretizzazione delliniziativa che, con il contributo dei principali Organismi aventi compiti di vigilanza nello specifico settore, si prefigge lo scopo di istituzionalizzare un circuito di interscambio informativo idoneo a favorire lapprofondimento congiunto di fenomeni dinteresse sotto il profilo della sicurezza.
2. Eversione
a. sinistra extraparlamentare
Dalle acquisizioni raccolte è emerso che larea, seppure disomogenea, rimane tuttora permeata da fermenti di forte avversione alle Istituzioni, tali da favorire linserimento di segmenti propensi allopzione eversiva.
Tra questi, il settore anarco insurrezionalista continua a mostrare segnali di vitalità ed insidiosità, confermando il rischio, già evidenziato, di una progressiva radicalizzazione di propositi strategici.
In tali ambienti potrebbe essere maturato il fallito attentato al Palazzo di Giustizia di Roma dell11 novembre, tenuto conto delle modalità operative adottate, delle analogie con la precedente azione contro Palazzo Marino a Milano e, soprattutto, dellobiettivo prescelto, autorevole espressione del sistema giudiziario, al centro, da tempo, della mobilitazione dellarea. Al medesimo ambito potrebbe essere ricondotta anche la collocazione di un ordigno davanti al Tribunale di Ivrea (7 dicembre).
Laccentuazione delle manifestazioni di ostilità, alimentate da una documentazione particolarmente polemica - proveniente specie da detenuti e da latitanti e diffusa nel circuito dellantagonismo - potrebbe preludere ad ulteriori iniziative violente contro obiettivi simbolo delle Istituzioni.
E tuttora valida lipotesi di una relazione tra lattentato del 19 ottobre contro la sede dellAlitalia ad Atene - riconducibile ad omologhi ambienti greci - ed il processo in corso a Roma nei confronti dellala anarchica insurrezionalista, che confermerebbe il comune orientamento a stabilire forme concrete di "solidarietà", suscettibili di ispirare azioni dimostrative.
Le frange veterobrigatiste, in un momento che offre potenziali spunti di rinnovata conflittualità sociale, hanno dato segnali di attivismo propagandistico, ponendo al centro della propria attenzione - accanto ai "tradizionali" obiettivi costituiti dalla NATO e dal settore militare in genere - esponenti del mondo imprenditoriale, politico, del giornalismo e della cultura. Ciò, con evidenti propositi intimidatori e di pressione psicologica, recuperando una vecchia prassi del terrorismo brigatista.
La vigilanza informativa continua ad essere rivolta anche verso quei gruppi che, per la struttura semiclandestina e la strisciante propaganda eversiva negli ambienti operai, costituiscono cerniera tra le formazioni oltranziste ed i residui settori terroristici.
Le componenti radicali dellAutonomia - al cui interno si va confermando progressivamente linfluenza di personaggi con trascorsi brigatisti - sono determinate a superare divergenze ideologiche e tattiche, in una prospettiva di più ampia mobilitazione "internazionalista" contro la politica economica occidentale.
In questo senso, è proseguita una strategia di avvicinamento alle istanze dei movimenti rivoluzionari o di opposizione armata di vari Paesi, specie dellAmerica Latina. Il rischio è che proprio quelle realtà estere possano costituire i modelli di riferimento, anche per una rinnovata spinta di dura contestazione alle scelte del Governo in vista dellingresso in Europa.
In un contesto che vede aspri fermenti in ambito scolastico ed universitario, sono sempre possibili tentativi di strumentalizzazione da parte di quegli ambienti intenzionati a turbare il confronto democratico sulle problematiche del settore.
b. destra extraparlamentare
Lattività informativa ha evidenziato un accentuato dinamismo teso a rilanciare progetti di riaggregazione su scala nazionale, specie delle frange "skinhead".
Tale orientamento appare riproporre quella "mimetizzazione" già sperimentata dalla destra oltranzista negli anni 70 con la costituzione di formazioni che, dietro una facciata pseudo politica, celavano intenti di marcato antagonismo. Ne sono principali ispiratori noti personaggi, già inquisiti per reati di eversione, tra i quali alcuni latitanti allestero. Questi ultimi, in veste anche di finanziatori, si confermano centro nevralgico di unarticolata rete logistica ed affaristica per soggetti della medesima estrazione politica.
Nel contempo, le frange neonaziste, specie quelle romane, hanno continuato a manifestarsi con particolare insidiosità, come testimoniano gli atteggiamenti provocatori in direzione di settori di opposto segno e di obiettivi simbolo dellantifascismo.
Al riguardo, sono state raccolte ulteriori indicazioni circa i propositi di elevare il livello di contrapposizione, con il rischio di un ritorno al clima di tensione degli anni passati, soprattutto in occasione di particolari ricorrenze.
Lattività propagandistica continua ad essere connotata da istanze a forte impronta razzista, che potrebbero trovare sfogo in episodi di intolleranza, e da iniziative di mobilitazione contro quelle norme che si sono finora rivelate un efficace deterrente allo sviluppo dei movimenti xenofobi e neofascisti.
E proseguita lazione di "intelligence" mirata a prevenire riflessi pericolosi per la sicurezza derivanti dallattività di taluni soggetti convertiti alla religione musulmana, di orientamento fortemente antioccidentale. Costoro, infatti, anche se in maniera più defilata, hanno confermato la propensione a ricercare collegamenti e sostegni presso ambienti islamici radicali, specie esteri.
c. fenomeno secessionista
Il complesso degli elementi acquisiti in direzione dei fermenti secessionisti nel Nord-Est ha evidenziato il permanere del rischio di uno slittamento delle istanze oltranziste verso dinamiche di più marcata ostilità alle Istituzioni.
Daltronde, il riconoscimento delle finalità eversive del commando di Piazza S. Marco, emergente dalla sentenza di condanna del 9 luglio emessa dalla Corte dAssise di Venezia, costituisce autorevole conferma della degenerazione in senso destabilizzante di talune posizioni estreme.
La forte risonanza dellincursione di Venezia ha determinato, nei settori più radicali, iniziative di vario spessore che hanno posto in luce il tentativo di sfruttare avvenimenti al centro dellattenzione generale, allo scopo di enfatizzare gli effetti di qualsiasi gesto dimostrativo.
In questo senso, sono apparsi indicativi di una forte carica provocatoria gli episodi di contestazione e di intimidazione nei confronti della magistratura, di espressioni istituzionali di alta valenza simbolica e di strutture rappresentative dello Stato.
Tali atteggiamenti, in un clima propagandistico dai toni sempre più aggressivi, sono il sintomo di un processo che - sorretto da una immagine virtuale di compattezza e di largo consenso - da una parte tende alla progressiva erosione del principio di legalità dello Stato, dallaltra cerca di ispirare, in maniera subdola, la convinzione che lipotesi estrema del secessionismo sia effettivamente praticabile.
In questa fase di evoluzione potrebbero crearsi le premesse per la costituzione di un "humus" affine, per alcuni aspetti, a quello che determinò la nascita e la diffusione dellestremismo politico nei primi anni 70.
In tale scenario, è sempre possibile, pertanto, lo spostamento di talune frange verso una dimensione di maggiore operatività, soprattutto in occasione di manifestazioni e ricorrenze di particolare significato.
Ulteriori spinte radicali potrebbero, inoltre, determinare linsorgere di istanze speculari in altre aree del Paese, ove sono già presenti pulsioni di acceso localismo con le motivazioni più eterogenee.
Non va, altresì, sottaciuta leventualità che si tenti di strumentalizzare i segnali di malcontento di categorie produttive a fini estranei alla protesta, in chiave separatista, allo scopo di alimentare conflittualità allinterno del Paese, con ulteriori riflessi sul piano dellordine pubblico.
Il progetto secessionista appare idoneo a suscitare sentimenti e reazioni che rischiano di innescare una pericolosa spirale contrappositiva. In particolare, i gruppi della sinistra eversiva, anche di matrice brigatista, hanno continuato a trovare spunti propagandistici nella dura contestazione delle istanze autonomiste, ritenute espressione di unasserita strategia "capitalista ed antiproletaria".
E oggetto di attenta valutazione il rischio che la linea radicale secessionista possa trovare corrispondenze di varia natura in ambienti estremisti esteri.
Prosegue limpegno dell'"intelligence", nellambito dei compiti istituzionali, al fine di prevenire accelerazioni in senso destabilizzante.
3. Criminalità organizzata
a. linee di tendenza
Lanalisi dellattuale contesto criminale conferma lelevato livello della minaccia insistente sul territorio, tanto da parte della delinquenza organizzata, quanto di quella comune. Accanto al progressivo radicamento di sodalizi stranieri, si è registrata, specie nelle aree urbane, la sensibile crescita di talune forme di microcriminalità - alimentate dallincrementata diffusione delle sostanze stupefacenti, dalla devianza minorile e dal frequente coinvolgimento di extracomunitari - che, per crudeltà e violenza, suscitano particolare allarme nellopinione pubblica.
La criminalità organizzata ha accentuato le proiezioni - soprattutto con riguardo al traffico di droga ed al riciclaggio - verso le Regioni del Centro Nord.
I clan di rilievo, che stanno vivendo una fase di recrudescenza della conflittualità interna, hanno optato per una strategia di apparente basso profilo operativo nei confronti delle Istituzioni. Ciò, essenzialmente allo scopo di:
E proseguito il ricorso ad attività intimidatorie ed a tentativi di delegittimazione nei confronti di rappresentanti istituzionali e di chi, ad ogni livello, è impegnato sul fronte del contrasto.
Sul piano internazionale si vanno viepiù sviluppando sinergie operative, a conferma della progressiva globalizzazione delle attività illegali.
"Cosa nostra" palermitana, allo scopo di arginare il fenomeno del pentitismo, ha accentuato la compartimentazione e la clandestinità, anche attraverso lutilizzazione di "cellule" composte da elementi la cui identità è nota esclusivamente ai vertici.
Anche in considerazione degli intendimenti attribuiti a taluni latitanti di spicco "corleonesi", si può ipotizzare lemergere di una nuova leadership, formata da esponenti di clan un tempo contrapposti, che sarebbero impegnati a definire una manovra di "inabissamento" finalizzata a non attirare lattenzione degli apparati di tutela. Se tale strategia dovesse realizzarsi, la criminalità palermitana potrebbe tornare a rimodellarsi secondo i vecchi canoni, con ciascuna "famiglia" che opera in maniera autonoma e partecipa alla gestione collegiale dellorganizzazione.
Per altro verso, non si può escludere che siffatto articolato disegno possa essere, in realtà, funzionale al rilancio di iniziative destabilizzanti.
Nella Sicilia orientale, dove il contesto criminale risulta notevolmente frammentato, permane laccesa conflittualità fra i clan che si contendono il controllo del territorio e lesercizio delle principali attività illecite.
La ndrangheta sta assumendo una posizione preminente nel panorama delinquenziale internazionale, ove viene ritenuta più affidabile di altri sodalizi, soprattutto in ragione della compattezza derivante dalla sua difficile penetrabilità.
In espansione sia per consistenza numerica che su base territoriale, attraverso una strategia, dagli evidenti connotati eversivi, di progressiva surrogazione allo Stato, persiste nella determinazione a conseguire il controllo della vita economica e sociale, anche con il consenso di fasce della popolazione locale.
Le cosche reggine risultano le più pericolose: esse, infatti, dispongono di armi sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, tali da rendere sempre possibili azioni aggressive contro rappresentanti istituzionali ed, in particolare, esponenti dellordine giudiziario.
In Campania, lo scenario criminale continua ad essere caratterizzato dalla presenza di gruppi di primo piano, tuttora al centro della rete internazionale del crimine organizzato, ai quali si affianca una miriade di piccole bande di tipo gangsteristico che si contendono il territorio attraverso azioni efferate.
La camorra mantiene inalterata la sua pericolosità, espressa dal consolidamento del ruolo primario nel narcotraffico e dai rapporti con le mafie dellEst nonché dalla perdurante capacità invasiva del sistema socioeconomico. Il possibile inserimento nella gestione di ingenti investimenti, correlati alla prevista realizzazione di importanti opere pubbliche nella zona, potrebbe rappresentare loccasione per significative aggregazioni fra clan attualmente in forte contrasto.
Lassenza di unorganizzazione dominante caratterizza la criminalità pugliese, tuttora articolata in piccoli gruppi che, sia pur territorialmente parcellizzati ed indipendenti, gestiscono i traffici illeciti (stupefacenti, armi, tabacchi e clandestini) secondo logiche tipicamente mafiose.
Si conferma il ruolo di rilievo dei "capi storici" detenuti e, soprattutto a Bari, quello della delinquenza minorile che, nellassicurare il continuo ricambio degli organici dei clan, risulta protagonista di unattività delittuosa e particolarmente virulenta.
Le forti cointeressenze e la crescente "cooperazione" con una sempre più determinata mafia albanese potrebbero favorire lespansione della criminalità pugliese anche al di fuori del proprio territorio.
b. Strategia di contrasto - azione dei Servizi
Limpegno del SISDE in direzione del crimine organizzato si è concentrato sulle dinamiche evolutive dei sodalizi di rilievo e sulle loro principale attività delittuose.
Lazione informativa si è tradotta nellinvio agli Organi interessati di circa 200 segnalazioni, asseverate da conferme e riscontri nella successiva attività di polizia giudiziaria, che hanno consentito larresto di 93 persone, di cui 19 per associazione mafiosa, 23 per delitti in materia di stupefacenti, 10 per detenzione illegale di armi e 41 per altri reati. Sono stati, inoltre, sequestrati notevoli quantitativi di droga, materiale esplosivo, valori nazionali ed esteri, anche falsificati, e numerose opere darte contraffatte.
Lattività del Servizio ha anche permesso la cattura di 11 latitanti, lemissione di 7 provvedimenti restrittivi nei confronti di persone già detenute e la denuncia di altre 177, di cui 46 per associazione di stampo mafioso.
Il SISMI ha concentrato lattenzione verso le proiezioni internazionali del fenomeno criminale, con particolare riguardo ai collegamenti tra i vari gruppi italiani e stranieri, finalizzati ad attività illecite di varia natura, specie il riciclaggio ed i traffici di armi e droga.
Pur a fronte dei positivi risultati ottenuti, va rilevato come lattuale minaccia transnazionale, costituita dal fenomeno della criminalità organizzata, fa sì che una più incisiva strategia di repressione renda imprescindibile la maggiore interazione, a livello internazionale, tra gli organismi deputati al contrasto, nellauspicio di una funzionale armonizzazione delle legislazioni dei vari Stati.
In tale ambito, il nostro Paese sta viepiù acquisendo un ruolo di impulso, attesa la proficua esperienza normativa e giudiziaria, unanimemente riconosciuta allestero.
4. Profili di minaccia collegati allo scenario internazionale
a. immigrazione clandestina
Capillare e coordinata azione informativa è stata svolta in direzione dei flussi migratori clandestini, con specifico riferimento alle molteplici ripercussioni sulla sicurezza.
Le rotte che dallEst insistono sui confini terrestri e quelle che dal Sud interessano le coste della Sicilia non hanno fatto registrare significativi incrementi.
Le frontiere maggiormente a rischio risultano essere quelle marittime sudorientali, utilizzate quale via dingresso in Europa, oltre che da extracomunitari provenienti dallarea balcanica, da elementi di etnia curda e da esteuropei, asiatici e nordafricani.
Continua, inoltre, a palesarsi un progressivo interessamento - in alternativa ai tradizionali luoghi di approdo del Salento - dei litorali meno presidiati dellalto Adriatico e della fascia ionica calabrese, secondo gli itinerari più di recente seguiti dalla malavita albanese, che si conferma il principale gestore del trasporto dei clandestini in questo tratto di mare.
Parallelamente, laffermarsi di potenti e ramificate organizzazioni criminali transnazionali con base nel Vicino Oriente ha creato proprio in tale zona una sorta di bacino di raccolta e smistamento per masse di profughi diretti in Italia attraverso lAlbania o le isole della Grecia.
Lattività di "intelligence" ha evidenziato, in questo contesto, snodi e centri di raccordo in Asia, Africa ed Europa, livelli di "efficienza" di particolare insidiosità ed interconnessioni a fini logistici tra gruppi criminali e formazioni estremiste.
Particolare attenzione è stata dedicata alle articolazioni italiane ed estere operanti sul territorio nazionale, che favoriscono lingresso illegale di extracomunitari e sono dedite al traffico di documenti falsi.
Lazione del SISMI nel settore, riferita al monitoraggio dei natanti in partenza dalle coste albanesi, ha portato allinoltro di puntuali informative agli Enti interessati e, sul piano operativo, al sequestro di 106 natanti ed al fermo di 3.195 clandestini, di cui 1.950 albanesi e 937 curdi.
La sfera di attivazione dei Servizi nel contrasto allimmigrazione clandestina ha riguardato, altresì, le problematiche alla base del fenomeno, anche allo scopo di fornire al Governo elementi utili per lelaborazione di più ampie ed adeguate strategie di intervento.
In questo senso, sono stati inviati agli Organi competenti circostanziati rapporti informativi e valutativi sulle situazioni in atto nei luoghi di origine dei flussi migratori e sui possibili riflessi per il nostro Paese.
E stato evidenziato come, in talune realtà politico-istituzionali dellarea balcanica, persistano forme di corruzione che alimentano i circuiti di illegalità.
Specifica attenzione è stata riservata alle aree più segnate dalla violenza di matrice radicale islamica, atteso il rischio che, soprattutto tra i clandestini nordafricani, possano celarsi esponenti dellintegralismo armato.
Pari rilevanza è stata attribuita alla questione curda ed allacuirsi del conflitto nelle regioni turco-irachene, tradottosi in una pressione migratoria verso le nostre coste che ha fatto registrare sbarchi in massa e che, secondo molteplici e concordanti acquisizioni, rischia di assumere le dimensioni di un vero e proprio esodo. Il fenomeno ha suscitato preoccupate reazioni a livello internazionale, in ragione del fatto che il suolo italiano può essere utilizzato quale via di transito per altri Paesi dEuropa.
Anche sotto questo profilo, ed in correlazione con le responsabilità nei confronti degli altri partners dellarea Schengen, si sono imposte mirate iniziative in materia di immigrazione, intraprese tempestivamente dal Governo.
b. Presenza di cittadini stranieri di interesse sotto il profilo della sicurezza
Sodalizi criminali
Sul versante interno, è proseguito il monitoraggio delle realtà sociali maggiormente interessate dalla presenza di clandestini, al fine di cogliere per tempo segnali di insofferenza o intolleranza che possano ripercuotersi sia sullordine pubblico, sia sul processo di integrazione degli immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese. In tale ottica, hanno costituito oggetto di puntuale attività informativa i sodalizi delinquenziali stranieri operanti sul territorio nazionale.
Le attività criminali di maggior impatto e visibilità - dal traffico di droga allo sfruttamento della prostituzione - rimandano, in primo luogo, alla mafia albanese che, ormai da tempo, sfrutta i canali dellimmigrazione irregolare per ogni altro traffico illecito dallarea balcanica e, soprattutto, per limmissione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti sul mercato italiano.
Al riguardo, la crescente interazione con sodalizi russi, georgiani ed armeni potrebbe consentire ai gruppi albanesi di associare ai tradizionali carichi di marijuana consistenti partite di eroina provenienti dallAsia centrale.
Quanto ai rapporti con la criminalità organizzata italiana, si confermano le alleanze operative con le cosche pugliesi e talune intese con la camorra, mentre si sospettano contatti con la ndrangheta, specie per le opportunità da questultima offerte nel campo del riciclaggio.
Il reinvestimento di capitali in attività legali costituisce il principale ambito di azione della cd. mafia russa, che riversa i cospicui proventi dei più remunerativi traffici illeciti soprattutto nei settori import-export e turistico-alberghiero dellItalia centrosettentrionale.
Le consorterie cinesi facenti capo alle "triadi" gestiscono prevalentemente limmigrazione clandestina di connazionali, curando la "canalizzazione" di questi ultimi nei circuiti del commercio di droga, delle bische clandestine e delle estorsioni, ovvero in quelli del lavoro nero, specie nei comparti manifatturiero e della ristorazione.
Al traffico di sostanze stupefacenti ed allo sfruttamento della prostituzione risultano dediti per lo più i gruppi nigeriani, che hanno raggiunto pericolose forme di radicamento in diverse aree del Paese.
Più complessi e peculiari aspetti presentano alcune forme associative di etnia curda e tamil che, sovente con la copertura di strutture ufficiali di accoglienza e solidarietà, gestiscono limmigrazione clandestina di connazionali ed il traffico di droga evidenziando, talora, contiguità con organizzazioni terroristiche di matrice separatista operanti nei luoghi di origine.
Gruppi oltranzisti
Il massiccio flusso migratorio, non solo clandestino, di extracomunitari di religione islamica ha determinato il proliferare di centri di aggregazione che, se da una parte costituiscono espressione di diritti costituzionalmente garantiti, dallaltra sono, spesso, punti di riferimento per elementi schierati su posizioni oltranziste, determinati a diffondere e ad alimentare tra i compagni di fede una forte ostilità antioccidentale.
In tale ambito, lattività informativa, pur nellassoluto rispetto del sentimento religioso e della fondamentale libertà di esercizio del culto per gli aderenti a ciascuna confessione, mira a tutelare linteresse alla sicurezza attraverso appropriati controlli dei simpatizzanti e dei fiancheggiatori dei gruppi dellintegralismo armato.
Lattivismo di tali soggetti e le più volte segnalate interazioni tra integralisti islamici di diversa nazionalità hanno trovato ulteriore, significativa conferma nelloperazione di polizia, condotta a Bologna in settembre con il contributo del SISDE, che ha portato allarresto di un cittadino algerino ricercato in Spagna e di altri stranieri, in prevalenza tunisini, sospettati di appartenere ad una cellula di supporto al terrorismo algerino.
Linchiesta e linsieme delle evidenze informative acquisite dai Servizi in un contesto di ampia collaborazione internazionale hanno consentito, inoltre, di delineare la complessa rete delle articolazioni europee da tempo intessuta dal radicalismo algerino.
Permane latente il rischio di rappresaglie in relazione alle iniziative giudiziarie intraprese nei confronti di elementi di spicco dellestremismo islamico.
Per quanto attiene allintegralismo egiziano, i Servizi hanno acquisito informazioni, inviate ai competenti organi di p.g., circa il coinvolgimento in traffici illeciti a livello internazionale di taluni esponenti di rilievo, operanti per lo più in Lombardia e Puglia.
Al vaglio di accurati approfondimenti informativi sono state sottoposte le molteplici segnalazioni relative a minacce di attentati sul territorio nazionale ad opera di formazioni mediorientali. In tale contesto, sono state valutate indicazioni in ordine a cittadini stranieri presenti in Italia, sospettati di legami con ambienti esteri contigui ad organizzazioni terroristiche libanesi.
Attesa la vicinanza geografica con il nostro Paese, hanno assunto particolare rilievo le acquisizioni relative alla crescente penetrazione islamica nei Balcani ad opera di Stati fondamentalisti ed al sospetto trasferimento verso strutture di sostegno allintegralismo armato di parte dei cospicui finanziamenti destinati ad enti di carattere religioso ed umanitario.
5. Sicurezza economica nazionale
Nellattuale congiuntura, che permane insidiata da fattori di instabilità esterni ed interni, la tutela della sicurezza economica del Paese diviene sempre più un prioritario campo di attenzione dei Servizi.
A questo riguardo, è da sottolineare come, sotto il profilo organizzativo, ha trovato positiva realizzazione liniziativa di una concertata collaborazione con Dicasteri e Organismi di vigilanza, finalizzata allelaborazione di analisi strategiche in campo economico-finanziario, attraverso efficaci moduli operativi, in cui le diverse competenze professionali interagiscano stabilmente mediante lo scambio informativo e disamine collegiali.
Lattività di ricerca ha riguardato settori produttivi sensibili del Paese, fenomeni di infiltrazione criminale nei circuiti delleconomia legale, forme di inquinamento del sistema finanziario prodotte anche da situazioni di instabilità oltre confine, manovre di penetrazione riconducibili a soggetti provenienti da Paesi dinteresse, tentativi di appropriazione dei risultati della ricerca scientifica e di spionaggio industriale in comparti strategici.
Particolare impegno è stato profuso nellanalisi delle situazioni di tensione connesse al problema occupazionale in alcune zone e delle prospettive di crisi di comparti vitali dellapparato produttivo di beni e servizi, sempre in grado di alimentare manifestazioni, talvolta anche eclatanti, di protesta e di esasperazione sociale.
Carattere di priorità è stato riconosciuto allindividuazione dei canali dinfiltrazione delle grandi organizzazioni criminali, endogene e transnazionali, nel tessuto economico legale del Paese, con riguardo sia agli appalti per le grandi opere che verranno realizzate a cavallo del terzo millennio, sia alla gestione di progetti e di iniziative finalizzati al rilancio occupazionale delle zone depresse del Paese.
Quanto alle forme di reinvestimento dei capitali di illecita provenienza, le principali consorterie delinquenziali, soprattutto quelle straniere, sono proiettate specie verso i settori immobiliare e turistico-alberghiero, non tralasciando le forme abituali come il traffico di valuta e linquinamento del sistema creditizio mediante il suo utilizzo a fini di riciclaggio.
A questo proposito, sono state segnalate sospette operazioni nel settore bancario da parte della mafia russa e di alcuni cittadini africani residenti in Italia.
Sono stati, inoltre, presi in esame i possibili rischi di contaminazione del nostro sistema economico-finanziario, indotti dalla situazione di instabilità che caratterizza lAlbania, per quel che attiene tanto al possibile ruolo svolto da intermediari italiani nella gestione dei risparmi raccolti dalle finanziarie "piramidali", quanto a tentativi di frode finalizzati a precostituire condizioni per indebite captazioni di sussidi erogati per il rilancio economico di quel Paese.
E proseguita lattività informativa volta ad individuare gli insediamenti economici, aventi sede in Italia, in cui siano presenti capitali o interessi riconducibili a soggetti provenienti da Paesi controindicati, nonché casi di elusione degli embarghi sanciti dallONU.
In materia di tutela del patrimonio industriale, scientifico e tecnologico di interesse nazionale strategico, sono state raccolte evidenze su presunti tentativi di appropriazione dei risultati della ricerca condotta in campo nucleare e su azioni di spionaggio poste in essere nei settori informatico e delle telecomunicazioni.
Con riferimento al comparto della difesa e delle produzioni ad alto contenuto tecnologico, sono proseguiti il monitoraggio delle principali commesse ottenute da aziende italiane sui mercati internazionali, lanalisi dellinterscambio Italia-Estero e la rilevazione degli investimenti stranieri nelle industrie nazionali del settore.
6. Settori emergenti
a. minacce allecosistema
Nel campo della sicurezza ambientale, lattività di "intelligence" è stata orientata in direzione del traffico e dello smaltimento illegale di rifiuti tossico-nocivi, considerato laccentuato dinamismo che verso tale settore manifestano le principali organizzazioni criminali, continuamente protese alla ricerca di nuovi spazi che garantiscano elevati margini di profitto. Particolarmente delicata risulta la situazione nel meridione, dove il contrasto al fenomeno è reso difficoltoso dal forte radicamento territoriale della criminalità.
b. reti telematiche
Continua a rivestire particolare interesse limpiego delle tecnologie telematiche operato dai sodalizi criminali, non solo sul versante del riciclaggio e delle frodi finanziarie, ma anche nella perpetrazione di taluni reati che stanno destando particolare allarme sociale.
Sono, altresì, da tempo allattenzione i rischi di una diffusione sempre maggiore della pirateria informatica come mezzo per penetrare e sabotare banche-dati protette; in Italia si starebbero costituendo gruppi che, dietro la facciata di associazioni di utenti "internet", effettuerebbero tentativi di manomissione a danno di archivi informatici.
Nel nostro Paese risulta, inoltre, particolarmente fertile la riproduzione illegale di programmi, che comporta, tra laltro, una propagazione dei virus informatici.
c. altri fenomeni
E proseguita lattività di monitoraggio in direzione delle organizzazioni settarie, in progressiva espansione anche nel nostro Paese, al fine di individuare quelle articolazioni che, per finalità ed obiettivi, presentano particolari rischi di tipo sociale e criminale. Finora, nella maggior parte dei casi, si sono evidenziati intenti fraudolenti, prevalentemente a sfondo economico. Segnali di potenziale minaccia derivano dalla possibile manipolazione di soggetti, specie nel mondo giovanile e studentesco, verso ideali che fanno leva su messaggi antisistema ed autodistruttivi della personalità, suscettibili di ingenerare atteggiamenti di esaltazione e fanatismo, pericolosi per la collettività.
PARTE SECONDA
LA SICUREZZA ESTERNA
1. Profili generali della minaccia
Lo scenario internazionale continua ad essere caratterizzato da estese aree di instabilità e da numerose situazioni di crisi, le cui conseguenze sono suscettibili di riflettersi sul territorio nazionale.
Il processo di globalizzazione dei vari fenomeni, ivi compresi quelli attinenti alla sicurezza, ha evidenziato come avvenimenti che si succedono in regioni molto lontane possano incidere sulle condizioni del nostro Paese.
In tale quadro, lattività dei Servizi ha riguardato prevalentemente le aree di più diretto interesse "intelligence", consentendo, anche attraverso la cooperazione con gli Organismi collegati, di individuare e tenere sotto controllo i principali fattori di rischio.
In Albania, nonostante qualche segnale di miglioramento, permangono fattori di instabilità dovuti ai forti contrasti politici ed agli irrisolti problemi economico-sociali.
Nella ex Jugoslavia, si registrano molteplici e diffuse indicazioni di un possibile deterioramento degli equilibri faticosamente conseguiti con gli accordi di Dayton. Persistono i problemi relativi al rientro dei profughi nelle zone di provenienza, alla consegna dei criminali di guerra ed alle difficili condizioni economiche della regione. Questultima circostanza favorisce la realizzazione di iniziative di varia natura da parte di taluni Paesi extraeuropei, intenzionati ad accrescere la propria influenza nellarea.
In Bosnia Erzegovina, dalle elezioni amministrative e politiche è emerso un orientamento della popolazione verso i partiti rappresentativi delle varie etnie con più marcata connotazione nazionalista.
Nella Repubblica Federale di Jugoslavia, le ultime consultazioni hanno ulteriormente evidenziato la precarietà degli equilibri politici interni. Infatti, la crescita sia delle forze nazionaliste che di quelle autonomiste si sta già riflettendo sulle tensioni interetniche nella provincia serba del Kossovo.
Nella Federazione Russa, a fronte dei perduranti contrasti allinterno della dirigenza tra lala riformista e quella conservatrice, si registra ladozione di una politica estera ispirata da un atteggiamento di fermezza nei confronti dellOccidente, anche in relazione allallargamento della NATO ad Est.
In seno alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) continuano a rilevarsi spinte autoritarie (Belarus), contrasti istituzionali (Ucraina) e conflitti interetnici (Georgia, Armenia, Azerbaigian e Tagikistan).
In Medio Oriente, le difficoltà per la ripresa del processo di pace israelo-palestinese rischiano di porre le basi per linsorgenza di una rinnovata conflittualità.
Nella regione del Golfo Persico, lacuirsi dei contrasti tra lIraq e lONU evidenzia il pericolo di una nuova fase dinstabilità.
Nellarea nordafricana permangono situazioni destabilizzanti connesse allimmutata capacità offensiva dei gruppi terroristici di matrice islamica.
Nel Corno dAfrica, le numerose iniziative diplomatiche tese a normalizzare la situazione non hanno sortito fino ad ora risultati significativi.
NellAfrica Centrale, le già precarie condizioni igienico sanitarie e dellordine pubblico risultano ulteriormente aggravate a causa dei diffusi episodi di violenza politico-tribale.
Particolare attenzione è stata rivolta, altresì, allattività svolta da Servizi dellEst europeo, mediorientali e magrebini. Analogo impegno è stato profuso al fine di contrastare la proliferazione delle armi di distruzione di massa ed i possibili rischi di natura terroristica connessi allattivismo espresso dalle organizzazioni estremiste islamiche, separatiste curde e tamil.
2. Valutazione dei rischi connessi con:
a. sicurezza militare - evoluzione della situazione nelle aree di maggiore interesse
Area balcanica
In Albania, la situazione permane caratterizzata da instabilità politica favorita dallinasprimento del confronto fra maggioranza ed opposizione mentre emergono segnali di dissenso pure allinterno del Partito Socialista Albanese, attualmente al Governo. Rimangono, inoltre, precarie le condizioni di vita della popolazione, anche per la mancata soluzione del problema del rimborso dei fondi versati alle società finanziarie fallite, che si sta prestando a tentativi di strumentalizzazione tesi a delegittimare il potere centrale.
I suddetti fattori politici e socio-economici incidono negativamente sulle condizioni di sicurezza poiché favoriscono lulteriore radicamento sul territorio della criminalità organizzata, le cui attività presentano aspetti di collusione con settori istituzionali. Sono proseguiti gli attentati terroristici di matrice sia criminale che politica, a conferma della perdurante inadeguatezza delle misure di controllo dovuta alla carenza di personale e mezzi delle Forze di Polizia. Anche le operazioni di disarmo della popolazione hanno conseguito risultati limitati.
Tale quadro sembra destinato a persistere nel breve, medio periodo e non è da escludere un aggravamento della situazione nei prossimi mesi. Ciò rende tanto più necessaria unazione coordinata ed incisiva da parte della comunità internazionale, la quale ha già promosso iniziative intese a favorire la possibile ripresa del Paese.
A tale riguardo, particolare rilevanza assume limpegno italiano volto a ripristinare, anche attraverso la cooperazione bilaterale nei settori della sicurezza e della difesa, progressive condizioni di stabilità. Lassunzione diretta di responsabilità, peraltro, comporta dei rischi per il nostro personale che opera in Albania, la cui attività può essere vista come un ostacolo, da parte della criminalità organizzata locale, alla realizzazione dei propri traffici illeciti.
In Bosnia-Erzegovina, permangono immutati i fattori di tensione, che incidono negativamente sulla completa realizzazione degli accordi di Dayton. In particolare, le istituzioni centrali, pur se formalmente attivate a seguito delle forti pressioni della comunità internazionale, di fatto non riescono ad esercitare poteri decisionali.
Nella Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, si è acuito lo scontro politico-istituzionale tra il Presidente Plavsic ed i settori nazionalisti e radicali, con pregiudizio delle condizioni di sicurezza per il personale internazionale. Hanno soprattutto suscitato reazioni nella popolazione le iniziative della Forza di Stabilizzazione tese a catturare i criminali di guerra.
Allinterno della Federazione Croato-Musulmana, si evidenziano segnali di conflittualità tra le diverse etnie, soprattutto per il ruolo emergente dei musulmani decisi a far valere la posizione di forza acquisita a seguito delle elezioni.
Nella Repubblica Federale di Jugoslavia, la sofferta elezione di Milutinovic a Presidente della Serbia testimonia il sussistere di condizioni di precarietà negli equilibri interni. Contestualmente, le elezioni per il rinnovo del Parlamento tenutesi in Serbia ed in Montenegro hanno registrato, rispettivamente, una crescita delle forze nazionaliste più radicali e laffermazione dei settori politici favorevoli ad una maggiore autonomia da Belgrado. Sul piano della sicurezza si segnala un aumento della tensione nella provincia serba del Kossovo, dove la disponibilità di armi sottratte da depositi militari albanesi potrebbe favorire iniziative delle frange radicali albano-kosovare propense alla lotta armata.
La precarietà degli equilibri interni alla Federazione e la negativa congiuntura economica, aggravata dallembargo e dal problema dei profughi, potrebbero determinare il deterioramento della situazione con effetti destabilizzanti sullintera area.
La Repubblica ex jugoslava di Macedonia (FYROM) attraversa una difficile fase congiunturale, riconducibile a problematiche socio-economiche (crescente tasso di disoccupazione e questione del rimborso dei risparmi versati alle società finanziarie di credito informale) nonché alla precarietà dei rapporti tra il Governo e la componente albano-macedone. Questultima, tra laltro, sembra ricercare una maggiore concertazione con le frange radicali albano-kosovare.
Comunità degli Stati Indipendenti
Nella Federazione Russa, la politica del Presidente Eltsin, caratterizzata dalla volontà di procedere sulla strada delle riforme ritenute indispensabili per rilanciare lo sviluppo del Paese, sia a livello nazionale che internazionale, rischia di subire ulteriori rallentamenti. Proseguono, infatti, i contrasti politici tra il gruppo dei neoriformatori e quello dei conservatori in merito al processo di privatizzazione delle principali società statali ed alladozione di una più trasparente regolamentazione dei processi economici.
Inoltre, i ritardi nel pagamento delle retribuzioni e nellemanazione di provvedimenti per la riforma dello stato sociale, anche per la perdurante inadeguatezza del gettito fiscale, potrebbero suscitare un aumento delle tensioni sociali.
Continuano i tentativi di strumentalizzare politicamente lo stato di disagio delle Forze Armate, con grave pregiudizio per laffidabilità della struttura militare, cui è tuttora demandata la gestione di un arsenale di elevatissimo potenziale strategico.
Rimane prioritario il problema rappresentato dalle capacità di penetrazione della criminalità organizzata in vari settori delleconomia pubblica.
Il processo di normalizzazione avviato in Cecenia registra una fase di stallo per la mancanza di risultati concreti nelle trattative di pace con la Russia, causato dallirrigidimento delle parti sulla definizione dello status della Repubblica. Le divergenze venutesi a creare potrebbero essere sfruttate dai gruppi estremisti islamici e radicali al fine di esasperare i toni del confronto e vanificare gli sforzi per una soluzione di compromesso. Leventuale deterioramento della situazione è destinato ad incidere negativamente sugli equilibri interni delle Repubbliche russe del Caucaso.
Sul piano internazionale, la Russia appare interessata a diversificare la rete di alleanze per ampliare i propri margini di manovra. La diplomazia russa si è dimostrata molto attiva nei confronti dei Paesi del Medio Oriente, rafforzando, in particolare, i rapporti con Iran e Iraq.
Si rileva, inoltre, la volontà di Mosca di riaffermare il proprio ruolo di guida della CSI. A tale riguardo, peraltro, i partiti di opposizione rimproverano allattuale dirigenza di non essere riuscita a conferire alle Istituzioni comunitarie un efficace ruolo di coordinamento e di indirizzo delle politiche degli Stati membri.
In Belarus, sussistono i rischi connessi allinvoluzione in senso autoritario del regime del Presidente Lukashenko, intenzionato ad accentuare le misure di repressione al fine di prevenire un aumento delle manifestazioni di protesta ed il conseguente deterioramento dellordine pubblico.
In Ucraina, emergono crescenti contrasti tra il Presidente Kuchma e il Parlamento. Nellimminenza delle elezioni politiche (marzo 1998) potrebbe verificarsi una radicalizzazione delle rispettive posizioni, con laumento dellinstabilità del quadro politico-istituzionale, suscettibile di pregiudicare lattuazione del programma di riforme socio-economiche.
Nella regione caucasica permangono condizioni di instabilità, soprattutto in Georgia, per la mancata composizione del contenzioso con la Repubblica secessionista di Abkhazia, e nel Nagorno-Karabakh, dove i migliorati rapporti tra lArmenia e lAzerbaigian potrebbero preludere alla soluzione negoziale della crisi.
In Tagikistan, nonostante la firma di un accordo di pace tra il Governo e lopposizione, (OTU), sussistono condizioni di conflittualità. Nellarea rimangono, pertanto, elevati livelli di tensione che potrebbero determinare la ripresa delle attività delle formazioni armate, con il coinvolgimento anche del personale delle Organizzazioni umanitarie, e favorire lespansione del fondamentalismo islamico.
Area Mediorientale e del Golfo Persico
Il processo di pace in Medio Oriente attraversa una delle fasi più critiche dal suo avvio. Il generale rallentamento nellapplicazione degli accordi di Oslo, gli atti di terrorismo condotti nei Territori palestinesi ed i frequenti scontri a fuoco in Libano hanno determinato una grave deterioramento dei rapporti tra israeliani e palestinesi, con più ampi riflessi a livello regionale, ove la crisi sta favorendo una rinnovata coesione dei Paesi arabi in chiave anti-israeliana.
Nei territori amministrati dai palestinesi lassenza di significativi sviluppi nelle trattative con Israele ha accresciuto le distanze tra lAutorità Nazionale Palestinese e settori della popolazione di Gaza e Cisgiordania. Ripercussioni sulla credibilità della leadership di Arafat sono derivate, altresì, dallendemica crisi economica, riconducibile allincapacità ed alla corruzione degli operatori, agli scarsi investimenti, nonché a carenze strutturali.
In ambito israeliano, è difficile la posizione del Premier Netanyahu, chiamato a sostenere il peso delle pressioni internazionali, intese a far rispettare integralmente lapplicazione degli accordi conseguiti, e di settori della coalizione di Governo che si oppongono ad ogni ulteriore concessione nei confronti del mondo arabo.
Sul piano regionale, ulteriore motivo di incertezza è costituito dalle problematiche connesse alleventuale successione del Presidente siriano Assad, le cui condizioni di salute continuano a destare preoccupazione.
Anche nellarea del Golfo Persico si è registrato un incremento delle tensioni e, in particolare, in Iraq, i cui contrasti con lONU si sono accentuati dopo la decisione di espellere gli ispettori della Commissione incaricata di controllare il disarmo nel Paese (UNSCOM). Tale contenzioso è stato strumentalizzato dal Governo, quale importante fattore di aggregazione popolare, al fine di limitare gli effetti delle diverse spinte centrifughe che caratterizzano la società irachena, colpita da una grave crisi socio-economica e da continue epurazioni nelle strutture di potere.
Il regime, nonostante il malessere sociale, le defezioni nellambito dei vertici militari e gli asseriti tentativi di colpo di stato, continua, tuttavia, a mantenersi stabile.
Sotto il profilo economico, permangono i disagi per le restrizioni conseguenti al protrarsi delle sanzioni ONU, anche se si registra un lieve miglioramento determinato dallapplicazione della Risoluzione n. 986 che consente allIraq limitate esportazioni di greggio che abbiano quale contropartita lacquisto di generi di prima necessità.
In Iran, la nomina a Presidente della Repubblica, a seguito della vittoria elettorale, di Seyed Mohammed Khatami, lascia intravedere possibili linee di evoluzione della politica iraniana. Il Governo appare infatti impegnato a rilanciare il programma di liberalizzazione delleconomia ed a ridurre lisolamento diplomatico. Tuttavia, ostacoli alle riforme possono essere posti dalle componenti più conservatrici del regime, ancora in grado di controllare settori chiave degli apparati statali.
Inoltre, contestualmente alle aperture verso il mondo occidentale permangono le aspirazioni egemoniche iraniane in ambito regionale, lattività dinfluenza nei Balcani e la politica di potenziamento di un apparato militare che pare eccedere le reali esigenze difensive del Paese.
Area Nordafricana e Corno dAfrica
In Algeria, non accenna ad attenuarsi il clima di violenza, nonostante sia quasi concluso liter di revisione costituzionale promosso dal Presidente Zeroual alla fine del 1995. Le autorità sono apparse intenzionate a migliorare la propria immagine, compromessa dalle accuse relative a presunti coinvolgimenti di apparati istituzionali in episodi terroristici.
Inoltre, al fine di consolidare il processo avviato, sono state promosse caute aperture nei confronti di settori dellopposizione, nel cui ambito è andata affermandosi progressivamente, anche se non unanimemente, una linea politica favorevole al negoziato. Ciò ha provocato ripercussioni nei gruppi più estremisti, che hanno intensificato la lotta armata arrivando a compiere stragi sempre più efferate con sommarie e crudeli esecuzioni di militari e civili.
A breve-medio termine, non è prevedibile un miglioramento delle condizioni di sicurezza, con conseguenti rischi per gli approvvigionamenti energetici e, ovviamente, per le imprese ed il personale straniero che operano nel Paese.
In Libia, si segnala una progressiva azione di proselitismo da parte degli estremisti islamici negli apparati di sicurezza, comprese le Forze Armate.
Sul piano economico, la recente decisione della Lega Araba di attuare una serie di misure tese a ridurre le attuali restrizioni, congiunta agli sforzi di Tripoli per rafforzare la cooperazione politico-economica a livello regionale ed internazionale, stanno mitigando gli effetti del regime sanzionatorio sui settori produttivi.
Permangono rischi per il bacino del Mediterraneo derivanti da uneventuale destabilizzazione del Paese, anche se il leader libico sembra tuttora in grado di garantire gli equilibri interni e la stabilità del regime.
In Egitto, lattuale fase politica pone in primo piano le problematiche di carattere socio-economico. Infatti, il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rappresenta il principale obiettivo per le autorità governative, quale deterrente della minaccia proveniente dagli ambienti dellestremismo islamico. In tale ambito, è emerso il rinnovato attivismo del gruppo di al-Jamaah al-Islamiyyah, che ha rivendicato il grave attentato di Luxor (17 novembre), minacciando analoghe azioni di rappresaglia in concomitanza con lapertura o lo svolgimento di processi contro propri militanti.
In Sudan, si rileva il possibile deterioramento dellassetto socio-politico, connesso allaumento dello stato di conflittualità interna ed allincremento della tensione nelle aree di confine con Eritrea, Etiopia ed Uganda.
Nella regione del Corno dAfrica, le problematiche di carattere politico e sociale condizionano ogni possibile soluzione della crisi somala ed il consolidamento delle giovani democrazie dellarea. Si registra, altresì, un improvviso innalzamento delle tensioni in Kenia, dove gli esiti delle recenti elezioni, su cui sono stati avanzati forti sospetti di brogli, potrebbero innescare una grave spirale di violenza.
A ciò si aggiunge lattivismo dei movimenti fondamentalisti islamici, finalizzato ad estendere larea di influenza. Lattività informativa è particolarmente rivolta ad individuare eventuali iniziative terroristiche in danno di interessi italiani ed occidentali.
In Somalia, lintesa faticosamente conseguita sul futuro assetto istituzionale del Paese sembra preludere allavvio del processo di normalizzazione. Permangono, comunque, le difficoltà derivanti dalle rivalità tra i vari leader che spesso non sembrano in grado di controllare le loro stesse milizie. Lesito della prossima Conferenza di Riconciliazione Nazionale, in programma per la metà di febbraio 1998 a Baidoa, potrebbe costituire il concreto punto di partenza per la soluzione della crisi somala.
Africa Centrale
Le perduranti situazioni di conflittualità che si registrano in numerosi Paesi continuano a rivestire interesse informativo, soprattutto in relazione ai pericoli per la sicurezza dei nostri connazionali.
b. spionaggio
E rimasto inalterato il livello di pericolosità delle attività di spionaggio a danno degli interessi italiani, che hanno richiesto una paziente e capillare attenzione controinformativa per neutralizzare tentativi di ogni genere, spesso connotati da notevole insidiosità.
Per quanto riguarda larea balcanica, è stata particolarmente intensa lazione di controllo nei confronti dei profughi, per levenienza che tale condizione potesse costituire una copertura per iniziative lesive della sicurezza nazionale.
Nei settori tecnologico e politico militare è proseguita lattività informativa dei Servizi di alcuni Paesi dellEst europeo, mediante lutilizzazione di soggetti inseriti in rappresentanze ufficiali, nonché in strutture commerciali, finanziarie e scientifiche. Di interesse, inoltre, si sono rivelate possibili connessioni, in fase di approfondimento, con emergenti organizzazioni criminali.
I Servizi di taluni Paesi mediorientali hanno proseguito il controllo sulla dissidenza e la ricerca informativa nei settori tecnologico ed economico, anche con la copertura di rappresentanze diplomatiche, organizzazioni turistiche e società commerciali. Gli stessi hanno, altresì, promosso iniziative volte allelusione degli embarghi ONU e cercato di sviluppare forme di infiltrazione in ambienti studenteschi e dellestremismo politico.
Alcuni Servizi nordafricani persistono nei tentativi di eludere le restrizioni dovute alle situazioni di embargo, anche attraverso la ricerca di contatti con operatori politici ed economici nazionali.
Lattività di contrasto ha consentito lindividuazione di 33 agenti spionistici, di cui 11 in Italia.
c. terrorismo internazionale
Elevata attenzione informativa ha imposto la minaccia terroristica di matrice islamica, anche in relazione alla possibilità sempre presente che gli integralisti optino per unesportazione della lotta armata al di fuori dei Paesi di origine.
Sul versante algerino, la deriva stragista attuata in patria dalle formazioni più radicali ai danni della popolazione civile costituisce, ad un tempo, causa ed effetto del loro accentuato isolamento. In questa fase, il tentativo di recuperare consensi tra gli estremisti transitati in schieramenti più moderati potrebbe ispirare azioni contro cittadini o interessi occidentali, anche al fine di scoraggiare ogni iniziativa di mediazione internazionale.
La cruenta offensiva posta in essere dal terrorismo islamico egiziano contro turisti stranieri ha segnato, da una parte, la ripresa di una strategia tesa a minare leconomia del Paese colpendone una delle principali risorse e, dallaltra, la riaffermazione di intenti ritorsivi e sentimenti fortemente antioccidentali ad opera di unorganizzazione che, negli anni passati, ha dato prova di notevoli capacità offensive anche allestero.
Permane attuale la minaccia terroristica mediorientale, specie in relazione alla crisi delle trattative israelo-palestinesi. Gli attentati suicidi perpetrati in luglio e settembre a Gerusalemme, al culmine di unescalation di rinnovata conflittualità, hanno innescato nuovi episodi di violenza incidendo ulteriormente sugli equilibri di una regione segnata da diversi focolai di crisi e da inconciliabili interessi.
La questione palestinese, attorno alla quale già da tempo si va ricomponendo, sul piano politico, lintero fronte arabo, rischia altresì di assumere un unificante valore simbolico per lintera galassia integralista islamica.
Significativo appare, in proposito, che alla necessità di supportare il radicalismo palestinese abbiano fatto esplicito riferimento anche i terroristi delle formazioni egiziane che hanno rivolto appello nel senso ai militanti algerini, a conferma di un nuovo, massivo riaccendersi di sentimenti non solo antisionisti, ma più estensivamente antioccidentali, che potrebbe rivelarsi prodromico di unoffensiva terroristica a più ampio raggio.
Ciò, tenuto anche conto che taluni centri di potere intenderebbero servirsi di formazioni che, in quanto estranee alla loro sfera dinfluenza, consentano di perseguire una strategia di destabilizzazione internazionale senza una diretta esposizione. In tale ambito, sono state acquisite notizie concernenti incontri tra dirigenti di diverse organizzazioni integraliste mediorientali, con il possibile comune intento di colpire interessi israeliani allestero.
Altri elementi informativi hanno riguardato lindividuazione, in un Paese sudamericano, di un estremista palestinese militante in una formazione terroristica libanese, coinvolto in un traffico di armi e droga con collegamenti anche in Italia, nonché la possibile esistenza, sul territorio nazionale, di depositi di armi occultati dal terrorismo palestinese nella metà degli anni 80.
Lattenzione riservata ai contrasti in atto tra taluni regimi ed i gruppi di opposizione ha consentito di raccogliere indicazioni in ordine a progettualità violente sia nei confronti dei dissidenti residenti allestero, sia ad opera di questi ultimi contro le Rappresentanze diplomatiche dei rispettivi Paesi dorigine.
Con riferimento alle aree interessate dallattivismo di gruppi separatisti armati, ha assunto rilievo lattentato compiuto in ottobre nello Sri Lanka dagli indipendentisti di etnia tamil. Lepisodio, verificatosi nel centro turistico-commerciale della Capitale, ha riproposto una condotta di stampo terroristico nel contesto di un conflitto militare che da anni oppone lesercito cingalese ai guerriglieri.
In ambito europeo, lattenzione è stata catalizzata dal separatismo basco, sia per il repentino innalzamento del livello di scontro sia, successivamente, per taluni sviluppi processuali suscettibili di ispirare azioni ritorsive e, allo stesso tempo, di causare unincentivazione delle istanze politiche in chiave violenta.
La valenza del pericolo derivante dallesistenza di gruppi che rifiutano ogni prospettiva di mediazione si qualifica, inoltre, per leventualità che tali nuclei, nellottica di una progressiva globalizzazione della minaccia terroristica, divengano oggetto di pressioni di diversa matrice, interessate ad impiegarne le potenzialità aggressive. Ciò, anche in ragione delle già evidenziate interconnessioni registrate tra militanti di diversa estrazione, fede o ideologia che, dal piano logistico, sono sempre suscettibili di maturare in vere e proprie interazioni operative.
3. Traffico di armamenti e di tecnologie avanzate, proliferazione di armi di distruzione di massa
E proseguita la ricerca informativa volta al contrasto dei traffici di materiali darmamento strategici verso Paesi a rischio.
Per quanto attiene al primo aspetto, sono state inviate agli Organi di p.g. segnalazioni di traffici internazionali di armi, che continuano ad evidenziare come zone di provenienza lex Jugoslavia e lAlbania.
Si rilevano, in particolare, lofferta sul mercato clandestino di un ingente quantitativo di armi leggere e diversi episodi di trasferimento verso lItalia di armi destinate soprattutto ad appartenenti alla criminalità organizzata.
Con particolare riguardo alle violazioni agli embarghi decretati da Organismi internazionali, hanno trovato conferma indicazioni fornite alle Forze di polizia nei confronti di una società italiana implicata in attività verso Serbia e Montenegro. Inoltre, sono stati acquisiti elementi conoscitivi relativi alla fornitura ad un Paese nordafricano di parti di ricambio da destinare a mezzi militari, per un importo di alcuni milioni di dollari.
Particolare impegno è stato posto dai Servizi nellattività di prevenzione e contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa chimiche, biologiche e nucleari e dei vettori ad esse associati, anche con la collaborazione degli Organismi collegati.
I programmi di proliferazione nel settore sono fortemente perseguiti da alcuni Paesi in via di sviluppo che, con diverse motivazioni ideologiche, vedono in detti programmi una sorta di affermazione del proprio spirito nazionalista.
Il fenomeno è molto evidente in Medioriente e nel Nordafrica e riguarda soprattutto Paesi che seguono una politica di potenza, con negativi riflessi sugli equilibri geopolitici regionali.
Per quanto riguarda specificamente lattività di proliferazione dei Paesi a rischio che più direttamente incidono sulla sicurezza dellarea mediterranea, sono state acquisite informazioni relative alla cessazione della costruzione di un impianto di produzione di aggressivi chimici e alla contestuale apertura di un nuovo cantiere per la realizzazione di unopera sotterranea con caratteristiche similari.
In merito al campo missilistico, il contributo dei Servizi ha consentito di vanificare il tentativo di un Paese a rischio di acquisire materiale soggetto a controllo allesportazione.
Desta preoccupazione un altro Paese che continua a sviluppare la tecnologia nucleare. In tale ambito sono state inviate, tramite il Ministero degli Affari Esteri, ai competenti Organi dellAIEA (International Atomic Energy Agency) notizie su attività di occultamento di "apparecchiature sensibili". Lo stesso Paese potrebbe riprendere a sviluppare i propri programmi chimici e biologici, impiegando i numerosi esperti inseriti nelle industrie civili e utilizzando strutture operanti presso università e istituti di ricerca.
Un Paese asiatico sta incrementando la propria capacità di realizzare impianti atti alla produzione di sostanze chimiche di base, che potrebbero porlo in futuro in condizione di divenire un potenziale fornitore di precursori di aggressivi chimici per altri Paesi proliferanti. In campo nucleare, sono stati forniti al Ministero degli Affari Esteri elementi informativi concernenti progettate esportazioni italiane verso lo stesso Paese di un impianto e di tecnologia per la produzione di ossido di uranio nonché di spettroscopi per raggi gamma.
Nel settore biologico, le strutture di taluni Stati impegnate a reperire i materiali sul mercato internazionale (cd. procurement) risultano attive nella ricerca di equipaggiamenti e di tecnologie biotecniche, in particolare di fermentatori, nonché di attrezzature, anche di seconda mano, potenzialmente non soggette a controllo. A tale riguardo, le segnalazioni trasmesse agli Organi di p.g. hanno consentito di bloccare la fornitura allestero da parte di una società italiana di macchinari e componenti per la realizzazione di un impianto produttivo di vaccini.
Un problema emergente è rappresentato dal controllo della tecnologia cd. "intangibile". Difatti, lenorme sviluppo tecnologico delle comunicazioni ha reso possibili nuove forme di "trasferimento" delle conoscenze tecnico-scientifiche, attraverso canali telematici, che sfuggono più facilmente ai controlli, consentendo ai Paesi impegnati nella proliferazione di ricevere direttamente informazioni.
Tali rischi sono stati affrontati in sede comunitaria per gli aspetti riguardanti ladeguamento della regolamentazione sullesportazione dei materiali "dual-use", al momento limitata ai beni tangibili (software contenuto in supporti fisici, manuali, disegni tecnici, piani di sviluppo, ecc.).
Il controllo della tecnologia "intangibile" è stato sollevato anche nellambito del Gruppo dei Principali Paesi fornitori di tecnologia e materiali in campo nucleare (NSG). In tale sede, sono state ricercate possibili soluzioni per limitare laccesso, da parte di studenti provenienti da Paesi a rischio, a quelle tecnologie collegate ai settori della proliferazione acquisibili mediante la partecipazione a corsi di specializzazione in discipline scientifiche sensibili, che potrebbero contribuire alla realizzazione di programmi nucleari militari.