. Nel tentativo di riaccendere il conflitto, dove ora purtroppo è latente e considerando le difficoltà che fino ad ora hanno espresso le autorganizzazioni sindacali, (senza entrare nel merito di cosa dovrebbe essere autorganizzazione) ma soprattutto perché consapevoli che, al contrario di quanto ci dicono i teorici parigini e loro derivati, il lavoro salariato non è affatto residuale, ma anzi sembra sia in aumento. Proprio per questo il capitalismo sta già preparando un' azione preventiva contro la classe: la proposta di legge Ichino. Contro la quale dovremo cercare di creare un fronte proletario autorganizzato, riproponendo il conflitto come passaggio obbligato di ricomposizione di classe, e unico mezzo per impedire che questa meschina manovra renda ancora più difficile i tentativi, da parte dei compagni e dei proletari di ricomposizione di classe all'interno del mondo salariato
Prima di spiegare cos'è il disegno di legge 2075, "Disciplina del recesso del datore dal rapporto di lavoro" va ricordato che esso è collegato ad altri due disegni di legge. Il primo è il n . 2341 " Modifica dell'articolo 39 della Costituzione". Il secondo n. 2342, "Disciplina delle rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro e della contrattazione collettiva con efficacia generale" e che a presentarli è il senatore dell'Ulivo Franco Debenedetti fratello dell'Ing. Carlo che lo deriva ufficialmente dal libro "Il lavoro e il mercato" del prof. Pietro Ichino.
Chi è Ichino? Dal 73 al 79 è stato responsabile del Coordinamento Servizi Legali della Camera del Lavoro di Milano cioè la CGIL e dal 79 all' 83 deputato del PCI e membro della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati; al momento è ordinario di diritto del lavoro nella facoltà di scienze politiche dell'università Statale di Milano.
Tutti i media si sgolano cercando di convincerci che Maastricht sia la soluzione perfetta ad ogni male. In realtà essi dimenticano che la società è divisa in classi e che le politiche liberiste hanno dimostrato, là dove sono state applicate, la loro potenza devastante a livello sociale. Anche in Italia è in corso un tentativo pesante di questo genere che ha l'Ulivo come suo artefice e garante. Con questo governo sono state liquidate le pensioni di anzianità, smembrata la scuola statale e attaccata pesantemente la sanità pubblica. Ogni finanziaria dell'Ulivo ha colpito il proletariato creando un suo progressivo immiserimento. Secondo l'ISTAT, in due anni i poveri sono aumentati di 500.000 unità. La ripresa economica basata sui bassi salari con un alto sfruttamento ha, in sé, le condizioni oggettive per poter generare conflitti.
Quello che mancava ai padroni era una legge che consentisse loro un completo controllo della forza lavoro già presente nelle fabbriche. Dato che, con il pacchetto Treu, si era peggiorato sostanzialmente ed economicamente l'ingresso dei nuovi assunti. Con la proposta Ichino si andrà a deregolamentare la situazione di chi già è presente nei luoghi di lavoro.
Essa ha una doppia valenza. Con il ricatto del licenziamento conformare tutti i comportamenti all'interno di una disciplina aziendalistica. Se passerà questa legge le fabbriche diventeranno sempre più prigioni e caserme perché non sarà tollerato ogni atteggiamento antagonista al capitale. Per questo essa modifica lo Statuto dei Lavoratori e cerca di cancellare anche legislativamente "la grande paura degli anni Settanta".
L'altro aspetto è politico. Chi meglio del PDS e di Rifondazione può garantire il controllo del proletariato? Oggi questa sedicente sinistra sventola la bandiera delle 35 ore come una "vittoria epocale". In realtà ad essa non importa assolutamente che si schiatti di lavoro in fabbrica. La legge sulle 35 ore è merce di scambio per una posta più alta: per il PDS e Rifondazione il nodo cruciale è cogestire l'economia come ceto politico esterno alla classe.
Ora più che mai è necessario capire che i processi
in corso sono ambivalenti e che il controllo sui comportamenti
possibili del proletariato è essenziale al capitale. Per
questo l'Ulivo governa in Italia ed è propulsore di un
feroce attacco antiproletario di cui la legge Ichino è
una delle perle.
La nuova legge si applicherebbe a tutti i dipendenti pubblici e privati e ai soci lavoratori delle
cooperative di qualunque tipo.
| ANNI DI LAVORO | PREAVVISO | PREAVVISO GODUTO | TOTALE INDENNITA' |
| 1 ANNO | 6 MESI | 1 MESE | 1+6-1 = 6 MENSILITA' |
| 1 ANNO | 6 MESI | 0 MESI | 1+6-0 = 7 MENSILITA' |
| 3 ANNI | 6 MESI | 3 MESI | 3+6-3 = 6 MENSILITA' |
| 3 ANNI
| 6 MESI | 0 MESI | 3+6-0 = 9 MENSILITA' |
| 7 ANNI | 7 MESI | 7 MESI | 7+6-7 = 6 MENSILITA' |
| 12 ANNI | 12 MESI | 12 MESI | 12+6-12 = 6 MENSILITA' |
| 12 ANNI | 12 MESI | 0 MESI | 12+6-0 = 18 MENSILITA' |
| 15 ANNI
| 12 MESI | 12 MESI | 15+6-12 = 9 MENSILITA' |
La tabella qui sopra non vale nel caso in cui il licenziamento
sia motivato dalla soppressione del posto di lavoro (il
padrone riduce l'organico dei dipendenti). In questo caso il
licenziamento è sempre libero, ma il preavviso si riduce
ad 1 mese e l'indennità di licenziamento si calcola così:
tante mensilità quanti sono gli anni di servizio in azienda
(massimo 12 mensilità) diminuite di 1. Vedi la tabella
| ANNI DI SERVIZIO | PREAVVISO | PREAVVISO GODUTO | TOTALE INDENNITA' |
| 1 ANNO | 1 MESE | 1 MESE | 0 |
| 3 ANNI | 3 MESI | 1 MESE | 3-1 = 2 MENSILITA' |
| 10 ANNI | 10 MESI | 1 MESE | 10-1 = 9 MENSILITA' |
| 15 ANNI | 12 MESI | 1 MESE | 12-1 = 11 MENSILITA' |
In questo caso preavviso e indennità si riducono fino ad annullarsi nel caso del licenziamento in
tronco.
E' importante sottolineare che con questo articolo viene abolita la possibilità di far causa . al padrone e di ottenere dal Pretore il reintegro in azienda per licenziamento ingiustificato; . di fatto viene cancellata la parte più importante dello Statuto dei lavoratori.
L'unica possibilità che rimane al lavoratore ormai licenziato è quella di far causa al padrone per
avere il preavviso e l'indennità come se si trattasse
di un licenziamento "normale".
Se passerà questo infame disegno di legge i più colpiti, in caso di ristrutturazione aziendale, saranno i giovani lavoratori perché, come risulta dalla tabella allegata, licenziare un dipendente assunto da poco tempo costerà pochissimo. Le mensilità che egli percepirà come indennizzo danno cifre ridicole che il padrone sborserà.Tutto ciò nega, nei fatti, la demagogia sul lavoro giovanile che questo governo spaccia come volgare pusher.
L'altro aspetto, cui già si accennava, è squisitamente politico. Nei "moderni" rapporti di produzione non c'è spazio per comportamenti individuali. Ogni minuto che viene passato sul luogo di lavoro deve essere finalizzato alla produzione quindi chi rallenta i ritmi, chi si ammala, chi rifiuta lo straordinario, chi, cioè, non è perfettamente funzionale ai processi di produzione-riproduzione del capitale, viene criminalizzato ed è, quindi, perseguibile.
Dopo avere deregolamentando il mercato del lavoro istituendo il
precariato selvaggio con il "pacchetto Treu", i padroni
dovevano garantirsi lo sfruttamento selvaggio di chi è
inserito stabilmente nel ciclo produttivo, gli "insiders".
Per questo la legge Ichino va combattuta, per questo essa è
un feroce attentato alla vita, già infame, di chi sta in
fabbrica e nei luoghi di lavoro.
Il disegno di legge sui licenziamenti si collega ad altri due disegni di legge presentati sempre dal senatore Debenedetti su ispirazione di Ichino che vorrebbero modificare in senso peggiorativo la rappresentanza sindacale dei lavoratori.
Col disegno di legge n. 2341 presentato in parlamento il 14 aprile 1997, si vorrebbe modificare l'articolo 39 della Costituzione in questi punti:
Col disegno di legge n.2342, collegato al precedente, verrebbe stabilito che:
I sindacati così come nominano a loro piacimento i rappresentanti, li possono anche revocare, come dice spudoratamente Ichino, nel caso che la loro " azione, benché sorretta dal consenso dei lavoratori, si riveli incompatibile con le opzioni strategiche generali...".
E' evidente che questi due disegni di legge rappresentano il boccone prelibato per CGIL-CISL-UIL, in cambio del loro consenso sul primo disegno di legge che rende liberi i licenziamenti: infatti innanzitutto viene stabilito per legge che solo CGIL-CISL-UIL, essendo diffusi sul piano nazionale, possono firmare i contratti collettivi, eliminando così tutti i sindacati di base (COBAS, CUB, ecc.).
In secondo luogo CGIL-CISL-UIL avrebbero un potere totale sui delegati eletti dai lavoratori, potendoli nominare e revocare a loro piacimento, che diventerebbero così ancora più di quanto non sono già oggi, delle pure marionette in mano alle segreterie provinciali. Ogni delegato che tentasse di portare avanti una linea di difesa degli interessi di classe verrebbe immediatamente eliminato e sostituito.
In terzo luogo, questo disegno di legge, dando il potere ai rappresentanti
di CGIL-CISL-UIL di concludere accordi aziendali validi solo per
i propri iscritti, favorirebbe la crescita di un modo mafioso
di intendere il sindacato: i lavoratori sarebbero costretti ad
iscriversi a CGIL o CISL o UIL per poter avere gli aumenti ottenuti
da questo o da quell'altro. Ecco così un efficace rimedio
alla enorme diminuzione dei loro tesserati, dovuta alle politiche
filocapitalistiche e antiproletarie che da anni stanno portando
avanti !!
Dal momento che è stato citato più volte in questo opuscolo il pacchetto Treu, passiamo brevemente in rassegna tutti i peggioramenti che questa legge dell'Ulivo (appoggiata e voluta anche da Rifondazione Comunista) comporta per il lavoro di tanti giovani e meno giovani proletari.
Ricordiamo anche che nel giugno del 1997 alla festa dell'Unità, un gruppo di lavoratori e di militanti del nostro collettivo ha duramente contestato il ministro Treu, giunto a Parma per illustrare le "meraviglie" della legge che porta il suo nome, appena approvata.
Il pacchetto Treu di fatto e di diritto battezza il lavoro interinale (o lavoro in affitto) creando agenzie di collocamento private (prima di questo pacchetto esplicitamente vietate dall'ex lex 264/49 artt. 7 e 11 secondo i quali "il collocamento è funzione pubblica ed è vietato l'esercizio della mediazione") che, a seconda delle richieste dei padroni, fornisce merce lavoro - anche ciò era vietato dall'ex lex 1369/60 divieto di intermediazione ed interposizione nelle prestazioni di lavoro -.
I lavoratori in affitto vengono utilizzati per il tempo e per gli usi che il padrone richiede come ad esempio l'utilizzo di più lavoratori per periodi di maggior produzione per rimpiazzare dipendenti in ferie, malattia e maternità.
Il minor costo per il padrone è evidente in quanto un lavoratore assunto regolarmente costerà sicuramente di più di un utilizzo interinale siccome quest'ultimo non gode di tutte le garanzie legali di un lavoratore dipendente tipico.
Malattie pagate al 40% dopo i primi 3-4 giorni, salari da miseria (anche £.7000 orarie), maternità e ferie assolutamente senza garanzie e deregolamentizzate con in più un alto tasso di mobilità orizzontale.
Già con i contratti a termine e le sue tipologie applicative il padrone poteva utilizzare lavoratori per periodi brevi scavalcando di fatto le rigidità dei contratti a tempo indeterminato.
I lavoratori temporanei non sono di fatto e di diritto computati nell'organico dell'impresa che li assume per quanto riguarda le norme di legge e di contratto collettivo. Di fatto questa misura consente alle imprese di piccole dimensioni di avvalersi di lavoratori temporanei senza superare quei limiti di organico che fanno scattare l'applicazione di norma in materia di licenziamento e di assunzioni di invalidi.
Il discorso precarietà e flessibilità raggiunge un aspetto considerevole con i cosiddetti C.F.L. (contratto di formazione lavoro).
Il pacchetto Treu aumenta l'ambito d'estensione dei C.F.L. anche agli enti pubblici; aumenta il limite di età sia al Nord che nel Mezzogiorno (rispettivamente a 24 e 26 anni) per la sua applicabilità ovvero : I giovani tra i 16 e i 24 anni possono essere assunti con contratto di apprendistato mentre il C.L.F. potranno essere estesi da 2 a 3 anni al Sud nel caso in cui alla fine del periodo il giovane sia assunto a tempo indeterminato. Occorre tenere presente che la sua durata originaria è di 24 mesi, ma viene convertita anticipatamente a tempo indeterminato, si verificherà un proseguimento delle agevolazioni che lo Stato mette in atto a favore dei padroni per ulteriori 12 mesi.
Un'altra tipologia contrattuale modificata è il contratto
di apprendistato. I limiti di età sono: non meno di 16
anni e non più di 24 (27 per le aree del Sud). E' stato
esteso a tutte le categorie di attività, compresa quella
agricola, in particolare i contratti collettivi nazionali di lavoro
possono elevare a 29 anni l'età massima per le qualifiche
di alto contenuto professionale riguardanti il settore dell'artigianato.