La fine della protesta nei racconti dei ragazzi (cor)
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- Subject: La fine della protesta nei racconti dei ragazzi (cor)
- Date: Tue, 2 Dec 1997 12:13:27 +0100
Corsera
LA FINE DELLA PROTESTA NEI RACCONTI DEI
RAGAZZI
«Gli spacciatori li avevamo già scacciati noi, prima che
arrivassero gli agenti»
Per i genitori una «lettera» dagli agenti «La invitiamo a
controllare suo figlio»
Paolo Brogi
ROMA - Il padre guarda perplesso il foglio che gli hanno
appena consegnato nel commissariato Porta del Popolo, dove è
stato chiamato con urgenza a recuperare il figlio Francesco, ex
occupante del Mamiani. Sul foglio c'è scritto che il padre «viene
invitato ad attuare un più efficace controllo sull'operato del
minore ed esercitare sullo stesso una più incisiva azione
educativa, dopodiché il
giovane viene lasciato libero ed affidato alle cure del genitore».
Ore sette di ieri sera. Da un altro commissariato, quello di Prati,
escono invece le studentesse. Ecco Maddalena, che racconta
trafelata di essere stata strattonata e di essere caduta. Vicino ci
sono altre ragazzine, di 15-16 anni, accompagnate dalle madri
che leggono altrettanto perplesse la prosa austera della Questura
di Roma. Intanto si forma un corteo degli ex occupanti. Invano
le madri cercano di riacciuffare i loro figli. Cento,
centocinquanta ragazzi si dirigono con molto rumore verso il
Mamiani dove bloccano il traffico per una mezz'ora e poi si
schierano di fronte al cancello della scuola difesa da un
drappello di poliziotti. Mentre i ragazzi sognano di rioccupare la
scuola, partono i racconti.
«Punto primo - esordisce una ragazza -. Sono intervenuti in
cerca di droga. Ma per giorni nessuno si è preoccupato di questa
benedetta banda dei Flaminio-mafia: sono parecchi, anche di
colore, ma devono avere protezioni in alto loco. Parlo di una
cinquantina di tipi che spadroneggiano quaggiù in Prati,
imitando un po' le bande newyorchesi. Alcuni di loro
frequentano una scuola internazionale, sono figli di diplomatici e
godono di una strana impunità. Fra loro circola droga, però
nessun poliziotto se ne è mai occupato. Guarda caso, la polizia
interviene proprio il giorno successivo a quello in cui siamo
riusciti ad allontanarli. Da due giorni, non li abbiamo più visti.
Ma allora perché la polizia è venuta da noi?».
La domanda resta sospesa nell'aria. Poi ecco una quindicenne
che prende coraggio e comincia a raccontare quello che è
successo durante l'intervento della polizia. «Le ragazze sono
state portate in un'aula, quella della seconda C, e le poliziotte
hanno ordinato di togliersi le magliette. Le hanno perquisite così,
con soltanto il reggiseno. Ma vi sembra bello? E poi ci hanno
fatto correre, urlandoci
dietro frasi come: "È meglio che tornate a fare la calza", "Siete
delle zecche", "Fate schifo". La frase più gentile è stata: "Andate
a giocare con le Barbie».
Per ironia della sorte, quando la Digos è entrata nel liceo, in aula
magna si stava proiettando «Indagine su un cittadino al di sopra
di ogni sospetto», il film di Elio Petri in cui il commissario
Gianmaria Volonté uccide l'amante che lo sta tradendo con uno
studente contestatore ma non si cura di nascondere le tracce del
proprio delitto, per vedere fino a che punto il potere protegge i
suoi rappresentanti. «La polizia ha fatto irruzione mentre
Volonté subito dopo il delitto torna in commissariato e stappa
una bottiglia di champagne», testimonia un'altra spettatrice. Una
pausa e poi aggiunge: «Chissà come va a finire la pellicola?
Peccato che non abbiamo potuto vedercela tutta».
Interviene un'altra ragazza: «Ci hanno strappato anche tutte le
poesie che avevamo attaccato alle pareti dell'atrio e sulle scale.
Ci sono saliti con le scarpe sopra, tutti contenti. Erano testi di
Emily Dickinson, Charles Baudelaire, Vladimir Maiakovski... E
anche di Paul Nizan». Si sa, un libro come Aden Arabia di Nizan
non ha mai portato fortuna a nessuno. «Sì, però è bello leggere
una frase come quella che avvia il racconto: "Avevo vent'anni e non permetterò
a nessuno di dire che è la più bella età della vita..."».