SUL "PROGETTO DI RIORDINO DEI CICLI SCOLASTICI"

A questo progetto entro Marzo dovrebbe far seguito un disegno di legge da trasmettere al parlamento.

" Una riflessione e una prospettiva strategica non possono prescindere da quanto è già in atto negli atri Paesi europei, specie in un momento storico nel quale la creazione di un mercato monetario unificato fa risaltare le prospettive di mobilità e di interscambio sottolineandone l'attualità e la concretezza" dice il documento. Ed ancora "l'evoluzione dell'organizzazione sociale e del lavoro fa presumere che ciascun individuo nel corso della propria esistenza sia chiamato a cambiare più volte la propria attività lavorativa" e ciò rende necessaria " la crescita di autonomie individuali capaci di riconversione professionale e di apertura alle evoluzioni dei saperi. Infine " la modernizzazione del sistema dell'istruzione e della formazione è uno strumento necessario per le politiche di sviluppo sociale, culturale, economico e dell'occupazione e fattore indispensabile per garantire la crescita e la competitività del paese." Dunque secondo il ministro Berlinguer è necessario adeguare il sistema scolastico ed universitario alle esigenze di competitività dell'Italia e dell'Europa nel mercato mondiale. E in questo senso, se è vero che le nostre industrie ed imprese per essere competitive hanno bisogno della cosiddetta flessibilità nel mercato del lavoro per avere in qualunque occasione manodopera a basso costo, anche l'intero assetto scolastico si deve adeguare e deve essere ridisegnato sulla base di tali imprescindibili esigenze di flessibilità. ecco come il ministro Berlinguer si prefigge di raggiungere tale obiettivo:

RIORDINO DEI CICLI

1°) CICLO DELL'INFANZIA (3-6 anni) ex scuola materna

2°) CICLO PRIMARIO (6-12 anni) ex scuola elementare

3°) CICLO SECONDARIO (12-18 anni) ex scuola media e scuola superiore (con obbligo limitato ai 15 anni di età)

Nel ciclo secondario dopo un primo anno uguale per tutti, nel secondo anno inizia un orientamento più mirato, dovendo gli studenti scegliere tra diversi indirizzi "già nettamente caratterizzanti" per il quale potranno avvalersi di "percorsi integrativi di quelli scolastici" anche se con obbligo di frequenza agli insegnamenti "fondamentali". Tali "percorsi integrativi" si realizzeranno "attraverso convenzioni con centri di formazione", i quali allo stato attuale sono largamente in mano ai privati, così da codificare la subalternità delle scuole alle imprese. Anche il triennio finale della scuola secondaria ( non obbligatoria) "dovrebbe avere un carattere professionalizzante, nel senso di offrire agli studenti indirizzi corrispondenti a grandi aggregazioni culturali-professionali" con un "avvicinamento progressivo al mondo del lavoro e nella possibilità di cominciare ad esercitare talune capacità, ad esplorare talune vocazioni e formarsi un quadro complessivo dell'organizzazione degli studi universitari e della formazione avanzata, e compiere talune esperienze lavorative". Tutto ciò cancella ovviamente la scuola dell'obbligo uguale per tutti, sostituendola con un precoce incanalamento verso le professioni aumentando la forte scissione già esistente tra ragazzi di famiglie benestanti e ragazzi di famiglie povere che saranno indotti a frequentare percorsi più corti e professionalizzanti che promettono sbocchi lavorativi "certi". Anche in questo caso, come per l'esame di maturità, è lecito parlare di controriforma perchè il doppio binario tra istruzione generale ed istruzione professionale esisteva prima del 1962 quando è stata creata la scuola media dell'obbligo. Con questo meccanismo il governo intende anche arginare il fenomeno delle eccessive iscrizioni all'università "determinato proprio dalla mancanza di opzioni diverse" dimenticando le statistiche che pongono l'Italia agli ultimi posti in Europa come numero di laureati (< 5% della popolazione). In quest'ottica è stato anche prospettato , all'inizio della cosiddetta istruzione post-secondaria, il "trimestre zero" che di fatto porterebbe una forte selezione all'accesso universitario e di un colpo agirerebbe e risolverebbe il problema delle vittorie che gli studenti stanno ottenendo ai vari TAR contro il numero chiuso e quello programmato.. Si prospetta quindi un meccanismo finalizzato all'istituzionalizzazione del numero chiuso nelle università, cancellando definitivamente la conquista dell'università di massa compiuta nel '68 dal movimento studentesco. Riassumendo tale progetto è dettato dall'imperativo di attrezzare l'economia italiana per la furiosa competizione economica che si appresta ad aprire insieme agli altri partner europei con l'America ed il Giappone. I parametri di Maastricht sono, di conseguenza, concepiti come parametri di efficienza della struttura economica e di efficacia del sistema formativo ad esse finalizzato. Se poi questo progetto lo inquadriamo in quello più generale di privatizzazione della scuola e dell'università pubblica (vedi autonomia scolastica ed universitaria) e di finanziamento pubblico alle scuole "parificate"(private e cattoliche) esso appare in tutta la sua pericolosità. Dall'analisi su esposte emerge la pressante necessità di far conoscere nei dettagli agli studenti, spesso ingabbiati nella disinformazione-non informazione della filogovernativa UDS, la gravità dell'intero progetto Berlingueriano per creare un grande movimento studentesco che affossi la "riforma" dell'esame di Stato, l'autonomia scolastica, il disegno di parificazione tra scuola pubblica, scuola privata e scuola cattolica e la "riforma" dei cicli scolastici e si batta per una scuola pubblica, gratuita ed autogovernata dagli studenti.

STUDENTI CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA E DELL'UNIVERSITA'
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