L'EUROPA SI OPPONE ALLA GRAN BRETAGNA IN MATERIA DI ASILO POLITICO

Pierre Makhlouf NCADC e Hackney Community Law Centre

Con una decisione rivoluzionaria la Corte Europea per i Diritti Umani si è opposta ai tentativi del governo britannico di deportare per motivi di "sicurezza nazionale" detenuti che rischiano trattamenti inumani e la tortura. Incredibilmente il governo britannico aveva tentato di sostenere che l'Articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani che proibisce la tortura non si applica a coloro che i governi vogliono deportare per motivi di "sicurezza nazionale". Fino alla richiesta della Gran Bretagna era generalmente accettato nella legislazione internazionale (e riflesso in tutti gli accordi internazionali sui diritti umani) che la tortura è inaccettabile e un crimine in tutte le circostanze. La Gran Bretagna è anche firmataria di accordi in materia di condotta in stato di guerra (Convenzione di Ginevra 1948), dove la tortura è proibita persino in guerra, un momento in cui la sicurezza nazionale è di primario interesse.

Nel frattempo il governo britannico aveva proposto una risoluzione alle Nazioni Unite dove si chiedeva l'esclusione di persone che gli Stati ritenevano non solo appartenenti, ma sostenitrici, di organizzazioni ritenute "terroriste". Il delegato britannico ha dichiarato che l'intento era di escludere completamente tali persone dalle concessioni di asilo politico. Attualmente la proposta è stata attenuata e l'unica sanzione che si presenta a un cosiddetto "terrorista" è di essere escluso dalla protezione della Convenzione ONU sui Rifugiati solo dopo la valutazione della sua richiesta di asilo.

La decisione della Corte Europea va oltre dichiarando che in nessun caso una persona può essere mandata in un paese dove rischia la tortura.

Ciò che sorprende è il tentativo congiunto del governo britannico in sede europea e presso l'ONU di escludere i detenuti per motivi di "sicurezza" dagli accordi internazionali sui diritti umani. Ricordando che in Gran Bretagna i detenuti per "sicurezza nazionale" non hanno diritto all'assistenza legale, il governo britannico sostanzialmente affermava che intendeva deportare questi prigionieri senza concedere loro la possibilità di opporsi a tale decisione e alle accuse loro mosse di fronte a una corte, pienamente cosciente che queste persone rischiavano la tortura e la morte.

Gli effetti della decisione della Corte Europea sono stati anche di obbligare la Gran Bretagna a cambiare il modo di gestire i casi di deportazione per motivi di sicurezza. Ora dovrà introdurre un sistema di Appelli dove esaminare le cause di deportazione e i motivi di detenzione.

Karamjit Singh Chahal, che ha vinto la causa di fronte alla Corte Europea, ha scontato quasi 7 anni di prigione senza aver commesso reati o subito processi mentre combatteva la decisione di rimandarlo in India ed è stato liberato insieme a un dissidente Kurdo dalla Turchia e un altro Sikh dall'India, che avevano passato in prigione quasi due anni. Altri sono ancora detenuti, ma si spera verranno presto rilasciati. Almeno ora questi detenuti hanno la possibilità di opporsi ai provvedimenti a loro carico di fronte a una Corte di Giustizia.

La decisione della Corte è stata tempestiva anche alla luce dei tentativi del governo britannico di non concedere diritti di asilo agli oppositori di governi che rifiutano il dialogo politico (come i Kurdi in Turchia), rifiutando l'asilo con la scusa dell'appartenenza a organizzazioni considerate "terroriste". Questo nonostante le atrocità commesse, ad esempio, dalla Turchia nei confronti del popolo Kurdo. La Gran Bretagna dovrà ora rivedere le proprie politiche in questi casi.

Inoltre il governo britannico ha tentato di applicare questi criteri anche nei confronti di rifugiati di paesi ritenuti "amici". Non pare strano che le restrizioni sull'asilo siano state applicate esclusivamente a rifugiati Indiani e Turchi, provenienti da paesi con cui non solo la Gran Bretagna ha buoni rapporti diplomatici, ma verso cui esporta armi. In questo contesto si noti che la risoluzione presentata all'ONU condanna "tutti gli atti, metodi, pratiche di terrorismo... inclusi quelli che compromettono le relazioni amichevoli tra gli stati".

Visto che i tentativi della Gran Bretagna esponevano molte persone al rischio di deportazione per motivi di "sicurezza", la sentenza della Corte Europea è un benvenuto santuario in un clima sempre più ostile verso i rifugiati in generale. Ciò vale in special modo per i militanti del PKK, che lottano per l'autodeterminazione del proprio popolo e ora non rischiano più la deportazione, la tortura e la morte in Turchia.


[DOCUMENTI][HOMEPAGE]