Lettera aperta alla città

In merito a ciò che è avvenuto il giorno venerdì 24 in occasione del presidio di protesta contro il Ministro Berlinguer e delle successive dichiarazioni sue e del suo segretario Di Fede e dell'intervista di domenica al quotidiano "la Nazione" del rettore Blasi vorremmo, come collettivo di Scienze Politiche, precisare alcune cose. In primo luogo chiarire alcuni punti sulla supposta mancanza di volontà al confronto e quindi al nostro essere fuori dalla "democrazia": non è assolutamente vero che il segretario di Berlinguer, Di Fede, ha contattato ed ha chiesto un incontro al Collettivo di Scienze Politiche e temiamo che queste uscite altro non siano che tentativi di marginalizzarci ed attaccarci gratuitamente. Sul tentativo dell'assessore regionale alla Pubblica Istruzione di organizzare un incontro con il Ministro dobbiamo dire che riteniamo improbabile che chi si limita ad appiccicare l'etichetta di "talebani" a chi lo contesta, abbia questa volontà al confronto e comunque principalmente pensiamo che un incontro informale in un anticamera di palazzo (max 30 minuti) non serva all'università, ma più all'immagine di un ministro che subisce a Firenze, sua città di elezione, una dura contestazione dura da oltre due mesi. Una contestazione che, benché lui ed il rettore sostengano il contrario, a visto la partecipazione attiva di centinaia e centinaia di studenti nelle assemblee (dove comunque tutti si sono espressi contro queste riforme), nelle occupazione delle tre facoltà e in tutte le iniziative svolte in queste settimane. Settimane che hanno prodotto un confronto sia tra studenti, con una documentazione delle commissioni di studio che è stata persino mandata al MURST (ovviamente senza nessuna risposta), sia tra studenti e docenti, come a Scienze Politiche dove in un'assemblea pubblica diversi docenti (Marradi, Della Porta … ) hanno appoggiato gli studenti, con prese di posizione come quella espressa dal Preside di Architettura Gurrieri nella lettera ad un quotidiano che esprimeva almeno rispetto se non riconoscenza al lavoro degli studenti. Non e' vero che non vogliamo nessuna riforma, anzi, ma crediamo che questa vada nella direzione opposta a quella auspicata e siamo disponibili ad un confronto. Lo dimostra il fatto che abbiamo invitato lo stesso Prof. Martinotti ad un incontro pubblico che è stato rifiutato. Abbiamo contattato anche il Prof. Messeri ma forse esso preferisce, come gli ultimi avvenimenti dimostrano, un'iniziativa con un'associazione di un partito di opposizione, che nell'università non rappresenta nessuno, piuttosto che con gli studenti. Non pensiamo sia questo il momento di entrare nel merito della riforma, cosa che del resto abbiamo fatto in abbondanza chiedendone l'immediato ritiro, ma pensiamo ci sia da riflettere su alcune cose: quanto è democratica una riforma che passando sopra le teste di chi l'università la vive, dei docenti stessi, vittime di una "acquiescenza colpevole" (dalla lettera del Prof. Gurrieri), fatta al chiuso di un palazzo con l'appoggio di fittizie organizzazioni, create ad arte da PDS e CGIL, come l'UDU, riforma che non necessiterà neanche di un dibattito parlamentare ? Quanto è democratico un Ministro che non accetta nessuna forma di protesta e che prende a pretesto un inutile slogan di poche persone (PDS-SS) per dire che siamo noi quelli fuori dalla democrazia ? Quanto è democratico un rettore che insieme a PDS e FIAT gestisce il vergognoso affare di Novoli, come emerge anche dall'ordine del giorno del consiglio di Facoltà di Architettura, che presenteremo anche a Scienze Politiche ? Detto questo la nostra mobilitazione proseguirà con assemblee in tutte le facoltà, mercoledì a Scienze Politiche, con la giornata nazionale del 7 maggio e con tutte le altre iniziative che saremo in grado di fare.
Collettivo Politico di Scienze Politiche