LA FILOSOFIA D'INTERVENTO

L'esigenza di una riforma universitaria è sentita in primis dagli studenti, purché coraggiosa e in grado di risolvere i problemi alla radice e non eliminandone solo alcuni aspetti, problemi che non sono solo di qualità del servizio ma soprattutto sociali.
Siamo coscienti che una riforma si trovi ad affrontare questioni controverse ed in più, posizioni cristallizzate, dure da abbattere; ma riformare significa proprio sconvolgere gli interessi precostituiti e impedire alle lobbies di ostacolare e manipolare i provvedimenti, disinnescandone la carica innovativa.
Requisito fondamentale, quindi, perché un cambiamento di questa portata si realizzi efficacemente, è la presenza di un elemento nuovo: la partecipazione reale degli studenti. Insistiamo su questa per due motivi: essa sarebbe un giusto sprone a rompere quelle barriere che ostacolano la piena attuabilità di una riforma e, soprattutto, è l'espressione di una concezione nuova e più democratica dell'Università.
L'Università è, per noi, una comunità di individui che si confrontano dialetticamente con pari dignità. Essa ha l'obbligo di promuovere una maturità civica e garantire una variegata formazione culturale che comporti lo sviluppo delle capacità critiche individuali, la libertà intellettuale, l'arricchimento personale con l'acquisizione di strumenti critici, conoscitivi e formativi: risorse-chiave per un'idonea partecipazione sociale e professionale al mondo esterno, oltre che per una piena cittadinanza (intendiamo il termine cittadinanza nel significato alto del termine). Crediamo in una Università aperta che dia a tutti gli studenti l'opportunità di parteciparvi, coadiuvati da servizi e strutture adeguate alle esigenze con la rimozione degli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la realizzazione del Diritto allo Studio per tutti. La scarsa entità delle risorse finanziarie attualmente destinate al settore della formazione è assolutamente inadeguata alla centralità che questa deve rivestire nella vita di una società civile ancor più nella prospettiva di una riforma reale ed efficace. Per questo vanno potenziati gli investimenti pubblici. La razionalizzazione deve andare, a nostro avviso, in direzione della definizione di nuove priorità di intervento pubblico. La tassazione individuale deve integrare, definito nazionalmente un tetto massimo, i finanziamenti destinati agli atenei "graduando la contribuzione stessa, secondo criteri di equità, solidarietà e progressività in relazione alle condizioni economiche del nucleo familiare, nonché, definendo parametri e metodologie adeguati per la valutazione delle effettive condizioni patrimoniali dei predetti nuclei"(L 59/97); fino a prevedere la gratuità per gli studenti meno abbienti. E' evidente che queste esigenze non trovano riscontro nel progetto di riforma elaborata dalla commissione Martinotti, la quale va in una direzione chiaramente contraria alla nostra.
Al fine di chiarire in maniera articolata le nostre ragioni di dissenso, procederemo ad una analisi accurata e propositiva dei principi fondamentali evidenziati nella bozza Martinotti.