OCCUPATA
In questi giorni, a scienze politiche si è sviluppato un ampio dibattito sulla proposta di riforma dell'università redatta dalla commissione Martinotti. Da anni questa facoltà non era più luogo di discussione politica, si limitava a fornire un semplice servizio, spesso scadente, i cui ritmi erano scanditi dallo svolgersi delle lezioni e dagli appelli. La crescente mobilitazione costituisce un segnale importante nell'ambito universitario, che sembrava aver perso interesse e progettualità esaurendo la sua funzione critica. Le assemblee di queste settimane hanno visto la partecipazione consapevole di centinaia di persone. Una presenza eterogenea, dai nuovi iscritti ai fuori corso, e una sensibilità in grado di ricollocare l'università in una dimensione più vicina alla complessità e alle dinamiche della società. Ieri, mercoledì 25 marzo, un'assemblea di 400 studenti ha votato a larga maggioranza l'occupazione della facoltà. Siamo arrivati così al termine di un percorso durante il quale, rischiando la nostra credibilità politica, rilanciando continuamente il confronto, abbiamo messo in evidenza quelle contraddizioni che rimanevano celate ai più. Il lavoro comincia ora. Perché assuma dignità di rivendicazione politica è necessario coinvolgere e collegare in primo luogo le altre facoltà; creare una rete di facoltà occupate, in grado di mettere in discussione il processo di "normalizzazione" che anche nell'università il governo ci impone sulla strada di Maastricht.