INCONTRO CON SANDRO (operaio Piaggio) PRESSO LA FACOLTA' OCCUPATA DI SCIENZE POLITICHE 27/3/98

Sandro è entrato in Piaggio nel 1994. Racconta che quando il capetto alzava la voce centinaia di persone abbassavano gli occhi. Era dentro da due giorni. La fabbrica di Melfi -spiega - il grande progetto "open field" della Fiat, per certi aspetti può essere paragonata alla Piaggio di Pontedera, soprattutto per quanto riguarda la composizione sociale, non urbanizzata,proveniente dalla campagna e abituata a considerare il lavoro naturale e uniforme, come il corso di una giornata. Sandro racconta il suo primo intervento in un'assemblea di fabbrica, e mima il grande stupore ed approvazione che il tema del suo discorso sulla qualità della vita suscitò tra gli operai abituati al "sindacalese" di routine su numeri,statistiche e via dicendo... Il primo volantino uscì quando un ragazzo di vent'anni Juri, rimase schiacciato da un vecchio carrello sopra il quale lavorava, senza nessuna formazione precedente. Rifondazione si mosse, e così, dal nulla, si manifestò in fabbrica. Nacque così il comitato lavoratori Piaggio che non era una struttura di Rifondazione, ma un comitato vero e proprio, aperto a esperienze diverse e a percorsi eterogenei. Quello che contava era "fare qualcosa per gli operai", in una fase dove si avvertiva continuamente ed in modo pressante l'insicurezza per il posto di lavoro e il senso di oppressione soprattutto psicologica che si respirava dentro la fabbrica. La vera lotta cominciò all'inizio del '96, prima delle elezioni, per il rinnovo del contratto. L'accordo prevedeva il riallineamento salariale in base all'andamento inflazionistico. E proprio perchè la matematica è un'opinione la confindustria era disposta a concedere un aumento di 183.000 lire, quello previsto era di 280.000. Il sindacato, consapevole della posta in gioco (il suo potere) si impegnò in uno scontro durissimo che portò a 40 ore di sciopero. Il risultato fu una busta paga con 185.000 lire in più. L'impressione tra gli operai fu enorme. Il comitato dei lavoratori della Piaggio, che già aveva fatto un salto di qualità rispetto alle assemblee attraverso scioperi di linea detti "a goccia d'acqua" (che bloccavano la produzione in intervalli brevi ma continui, in modo da "sfasare i tempi" ) non si limitò alle ricriminazioni sul mancato raggiungimento delle 280.000 lire ma comprese che in quell'accordo stavano le linne generali dell'organizzazione del lavoro e della produzione futuri. L'accordo istituiva una serie di parametri di competitività aziendale che entravano prepotentemente nella definizione del contratto nazionale (contratti d'area, gabbie salariali ecc...). Nell'assemblea che relazionava agli operai dell'accordo la tensione salì molto e Sandro dice che molti venivano trattenuti a stento. Una questione importante fu la percezione dell'impatto dell'innovazione informatica sull'organizzazione del lavoro, innovazione che velocizzava i tempi, appesantiva i carichi di lavoro, regolava i flussi in base alle esigenze "just in time" del lavoro, secondo il quale l'occupazione e la produzione seguivano dinamiche di flusso legate alla domanda, che raggiungendo in breve un "picco" portavano poi ad una rapida discesa produttiva, e così via, in una spirale sempre più oppressiva e che richiedeva figure lavorative diversificate e divise tra loro, con una serie di contratti atipici che li rendevano di fatto "separata". Dopo quell'assemblea cominciarono i trasferimenti per quelli più attivi, coloro che si erano opposti all'accordo (che passò solo con un misero 56% di favorevoli); Sandro fu trasferito a Lugnano, alla TNT di proprietà di una multinazionale olandese pochi giorni dopo l'inizio degli esuberi. Questi comprendono 1430 mobilità , 600 ricollocamenti (concertati tra azienda, regione ed enti locali): se l'operaio rifiuta per 2 volte la collocazione in altro posto viene licenziato. Qui si apre il breve ma intenso capitolo delle istituzioni e del ruolo che hanno giocato nel messaggio veicolato all'esterno sul significato dell'accordo. Vescovo e sindaco di fronte alle proteste operaie parlarono ampiamente sui giornali "dell'egoismo operaio", della impossibilità di assumere in altro modo i giovani, dell'arroccamento di pochi, isolati soggetti. A questo proposito Sandro parla di vero e proprio "terrorismo" a diversi livelli che si è concretizzato non come in passato in repressione violenta, ma attraverso una moltepice e variegato uso di tutti gli strumenti psicologici ed economici di ricatto, diffondendo insicurezza e con la determinante complicità del sindacato (FIOM). Oggi Sandro insieme ad altri compagni sta pensando di organizzare un COBAS dentro la Piaggio, scelta che non fecero qualche anno fa, nel 96 quando c'era la faccenda dei prepeìnsionamenti, quando c'era Dini al governo. Con qualche rimpianto per un'occasione non sfruttata Sandro, con la sua tuta nera e scarpe da ginnastica dopo aver risposto a qualche domanda degli studenti, si alza dalla cattedra, stanco ma felice, convinto che queste cose ancora servono e se ne va, con una storia che vale molto, soprattutto per quelli che rimangono nella facoltà occupata.