Prefazione di Thomas
S. Szasz
Una delle piu' importanti funzioni del linguaggio e' aiutarci
a dare ordine al mondo che ci circonda.
Noi ordiniamo, e ci regoliamo poi di conseguenza, sia nella conoscenza
che nell'azione: i minerali, le piante, gli animali, le professioni, gli
sport, e naturalmente anche le persone.
Per esempio noi classifichiamo le persone come americani, italiani, tedeschi
e cosi' via; distinguiamo uomini e donne; parliamo di padri, di madri e
di bambini, definiamo fornai, macellai, e idraulici.
Molte di queste categorie non sono di regola problematiche. Ma alcune si':
come ad esempio le streghe, gli schiavi, i malati di mente.
Ma perche' queste ultime categorie sono problematiche ?
Perche' mentre apparentemente esse sembrano indicare la condizione caratteristica
di una persona, in realta' legittimano quelli che sono al potere (e le
maggioranze che aderiscono al loro punto di vista) a trattare le persone
indicate come inferiori, incapaci, e in breve, come individui che possono
essere privati della liberta', della responsabilita', e a volte anche della
vita.
Questo libro importante si propone di chiarire come la psichiatria e il
suo linguaggio sono usati da professionisti su pazienti, da familiari su
parenti, e da individui su se stessi, per definire persone come malati
di mente e cosi' invalidarle dal punto di vista delle scelte morali. Gli
autori (che, non casualmente, non sono psichiatri) affrontano l'argomento,
che essi considerano giustamente come i problemi della condizione umana,
con le prospettive e il linguaggio della letteratura. Il loro lavoro non
e' pertanto ne' psichiatrico ne' antipsichiatrico, essendo psichiatria
e antipsichiatria ugualmente sbagliate. La loro opera e' certamente una
narrazione, ma con una caratteristica particolare: le vicende che essi
raccontano non solo sono vere, ma sono cariche di un messaggio completamente
opposto ai messaggi di cui sono pieni gli scritti degli psichiatri e degli
antipsichiatri.
Poiche' spesso mi viene dato il merito, oppure la colpa, di essere stato
l'iniziatore del moderno pensiero di critica alla psichiatria, che significa
critica sia al pensiero psichiatrico che a quello antipsichiatrico, e poiche'
in questo lavoro posso dire di avere avuto anche un certo successo, colgo
volentieri l'opportunita' di presentare questo libro, scritto da due amici,
con cui io sento un importante legame intellettuale, per precisare il piu'
possibile che le nostre posizioni divergono del tutto da quelle degli antipsichiatri.
Probabilmente questa precisazione e' importante specialmente in Italia,
dove Franco Basaglia e' stato entusiasticamente applaudito come un grande
anti-psichiatra riformatore delle malefatte della psichiatria.
Nel 1960, pubblicai un articolo intitolato "Il mito della malattia
mentale", a cui segui', un anno piu' tardi, un libro dallo stesso
titolo. La mia critica attiro' subito molti seguaci, alcuni dei quali rovesciarono
completamente le mie argomentazioni e, presto diventarono famosi per averlo
fatto.
Io avevo detto che non ci sono le malattie mentali, essi dissero che la
societa' e' malata e fa ammalare le persone. Io avevo detto che la psichiatria
autoritaria e' un crimine contro l'umanita', indipendentemente dal fatto
che i cosiddetti pazienti mentali siano incarcerati in paesi capitalisti
o comunisti da governi di destra o da governi di sinistra essi dissero
invece che la psichiatria faceva parte dell'apparato oppressivo del sistema
capitalistico e cominciarono a civettare con l'anticapitalismo quasi fosse
un antidoto al veleno della psichiatria, come sembrava pensare Laing o
si rivolsero esplicitamente ad abbracciare il comunismo come fosse un rimedio,
come Cooper e Basaglia. Era nata cosi'
l'antipsichiatria.
Cosi, rifiutando di respingere interamente il linguaggio della psichiatria,
ma usando questo linguaggio per colpire i loro avversari, gli antipsichiatri
si guadagnarono una temporanea popolarita', ma perdettero cosi' ogni contenuto.
Contemporaneamente Basaglia si e' conquistato la fama di avere abolito
i manicomi in Italia, discorso cosi' assurdo come e' assurdo dire che le
malattie mentali sono malattie come tutte le altre. Similmente Laing
si e' attribuito il merito di avere sviluppato un metodo nuovo e migliore
per trattare gli schizofrenici. Anche questa una affermazione falsa.
Laing, che ora rifiuta i suoi vecchi tentativi di legare la psichiatria
alla politica di sinistra, non afferra ancora la differenza fondamentale
che corre fra il rigettare la prospettiva psichiatrica e l'usarla a proprio
vantaggio.
La citazione che segue e' tratta da una sua conferenza del 1985:
"La letteratura di questo particolare campo (critica alla psichiatria)
fu inaugurata, penso, dal libro 'Il mito della malattia mentale' di Thomas
Szasz... ma Thomas Szasz in varie occasioni ha fatto di tutto per distinguersi,
sia nei suoi scritti che nelle sue affermazioni pubbliche, dal movimento
antipsichiatrico... Il termine psichiatria stesso, che letteralmente significa
medicina della psiche, si riferisce ai mezzi che questa particolare branca
della professione medica usa per cercare di prevenire e alleviare le sofferenze
della mente malata... Noi (Laing e Cooper) siamo arrivati a pensare che
gran parte della pratica psichiatrica era antipsichiatrica nel senso che
non raggiungeva i risultati che intendeva raggiungere... Io considero la
psichiatria una forma di antipsichiatria. L'approccio che io ho cercato
di sviluppare in teoria e in pratica e' tale che io penso possa essere
considerato una genuina azione per alleviare le sofferenze psichiche e
mentali... Gli psichiatri sono i veri antipsichiatri, non noi che abbiamo
cercato di praticare la psichiatria in senso genuino. (Laing R.D., "Antipsychiatry",
AHP Perspective, December, 1985 pp. 10-11; emphasis added)".
Laing quindi vuole fare ancora psichiatria genuina.
Basaglia, da parte sua, non ha mai smesso di praticare psichiatria genuina,
il che, in pratica ha significato rafforzare, piuttosto che indebolire,
la legittimita' degli interventi psichiatrici contro la volonta' delle
persone interessate con l'aver trasferito il luogo in cui avviene il ricovero
dall'ospedale psichiatrico a quello civile.
Io non affermo di praticare psichiatria genuina o altro tipo di psichiatria.
E neppure Antonucci, che tra l'altro e' un medico senza formale tirocinio
o specializzazione in psichiatria. E tanto meno Colacicchi, che e' al di
fuori della professione, in nessun modo contaminato da discipline o indottrinamenti
psichiatrici: ma piuttosto un artista e un fiorentino, contaminato senza
speranza dalla tradizione umanistica italiana.
Nell'affrontare la controversia intorno alla psichiatria - sottolineano
gli autori - noi dobbiamo scegliere tra Pinel e Cechov: cosi'
o usiamo il linguaggio delle malattie mentali per raggiungere alcuni nostri
particolari scopi politici e morali, oppure usiamo il linguaggio del discorso
tra gli uomini per affrontare sul serio i problemi della condizione umana.
"La gente ha bisogno di ricordarsi delle proprie necessita' piuttosto
che essere inquadrata" diceva Samuel Johnson. Giorgio Antonucci
e Piero Colacicchi hanno adottato questa saggia risoluzione: essi ricordano
ai lettori di non confondere le contraddizioni degli uomini con le categorie
della medicina.
Thomas Szasz
Syracuse, New York
15/2/1 986