Oltre ai lavoratori delle fabbriche, del porto, del terziario, la presenza di altri soggetti, che partecipano alla produzione della ricchezza pur essendo esclusi dalla sua distribuzione, aggiunge forza alla richiesta di diritto al reddito ed alla qualità della vita che è patrimonio comune di tutti noi che siamo qui oggi.
La presenza e la partecipazione di precari, disoccupati, immigrati studenti e abitanti delle periferie, non è solo un sostegno ai lavoratori, ma una richiesta di lotte comuni che sui temi del diritto al reddito, della riduzione di orario, della qualità della vita e dell'occupazione, può imprimere una svolta in questa città che per troppo tempo ha subito passivamente ogni trasformazione.
Dopo la chiusura di molte fabbriche e i prepensionamenti degli anni scorsi, la situazione attuale vede da un lato la progressiva perdita di potere contrattuale di chi ha il cosiddetto "lavoro garantito", dall'altro decine di migliaia di giovani, donne, immigrati, sono costretti ad accettare una flessibilità pressoché totale su orari, retribuzione e ritmi di lavoro, sia esso fisso, precario o in nero.
E' in questo contesto che in Italia ogni giorno muoiono 4 persone in incidenti sul lavoro.
E' in questo contesto che migliaia di giovani non riescono a terminare le scuole o l'università: a trent'anni dal '68 la selezione di classe ha ripreso ad operare spietata; l'ideologia neo-liberista trionfante, inoltre, con il suo culto del denaro e dei mercati, spinge molti a cercare da subito l'inseguimento di un benessere che troppo spesso diventa sfruttamento, facendo tornare la cultura un beneficio di pochi privilegiati.
Ed è anche in questo contesto che gli immigrati regolari non ottengono il diritto di voto, che per gli oltre 200.000 irregolari non viene prevista una sanatoria e che anzi, nella nuova legge sull'immigrazione, vengono introdotti inaccettabili meccanismi di differenziazione giuridica fra l'italiano e lo straniero come i Centri di Permanenza Temporanea.
CGIL, CISL e UIL propongono uno Sciopero Generale per lo "sviluppo economico" della città di Genova trovando accordi e consensi da tutti: dagli armatori ai costruttori.
Questo tipo di sviluppo significa innescare un processo fatto di "Piani Territoriali", "Contratti d'Area", lavoro interinale, uffici di collocamento privati, ecc. che di fatto faranno della FLESSIBILITA' e della PRECARIETA' la condizione stabile del mercato del lavoro.
Questa manifestazione per noi deve aprire una vertenza su un possibile sviluppo "altro" di questa città, che parta dalla difesa delle fabbriche minacciate, dal diritto alla qualità della vita, alla casa, ai servizi, ad un reddito minimo garantito, che comprenda una maggior sicurezza sui posti di lavoro, che non escluda nessuno ma anzi estenda i diritti di cittadinanza a tutti.
E' questo lo sviluppo che vogliamo, sono questi i diritti che rivendichiamo, questi i bisogni che oggi in piazza e da domani in città devono formare il primo nucleo di un blocco sociale alternativo che aspira a comprendere la maggioranza dei cittadini genovesi.
Lo sciopero generale di Giovedì 14 maggio è sicuramente un'occasione che può permettere, sul terreno della lotta per l'occupazione, la verifica della capacità di mobilitazione delle classi lavoratrici di Genova.
Centro Sociale Occupato e Autogestito Emiliano Zapata
Centro Sociale Occupato e Autogestito Terra di Nessuno
Centro Sociale Autogestito InMensa
Comunità di S.Benedetto al Porto
Partito della Rifondazione Comunista
Giovani Comunisti
Associazione Città Aperta
Associazione Senegalese "miglior Azione"
Comitato d'agitazione per il Diritto allo Studio e Fuckoltà di pensiero