bollettino del COMITATO DIFESA ANARCHICI

Il bollettino illustra la situazione dei detenuti anarchici, gli arresti e i processi; esce irregolarmente, circa ogni 2 mesi o quando si verificano gravi episodi repressivi; il bollettino è gratuito, per averlo regolarmente basta richiederlo.

Questa edizione è del

FEBBRAIO 1997


IL COMITATO DI DIFESA DEGLI ANARCHICI

si è formato nel febbraio 1992 e si pone l’obiettivo di sostenere sia dal punto di vista giuridico che da quello finanziario gli anarchici detenuti. Per quanto concerne l’assistenza legale abbiamo cercato la collaborazione di diversi avvocati in tutta Italia che potessero aiutarci, anche solo in senso logistico, per una prima assistenza e appoggio locale, i quali potrebbero essere eventualmente coadiuvati da due altri avvocati del Comitato che si sono resi disponibili a seguire in modo completo e costante ogni vicenda, qualora non ci sia altro appoggio o qualora i singoli avvocati ne abbiano necessità.

Ovviamente, pur disponendo di diverse adesioni, non siamo ancora in grado di coprire l’intero territorio nazionale. Chiediamo quindi a coloro che ne conoscano, di indicarci i nominativi di avvocati che eventualmente vogliano e possano essere disponibili nel modo e nella forma da loro decisa.

Chiediamo, inoltre, dato che il Comitato è autofinanziato, un sostegno economico di qualsiasi entità a chiunque sia interessato: i finanziamenti fino ad ora giunti provengono da concerti svoltisi in posti occupati, da autoproduzioni-benefit, da redazioni di giornali/fanzines e da contributi volontari. Abbiamo aperto un conto corrente postale e sono disponibili, su richiesta, dei bollettini postali prestampati.

Ultimo e importante, le informazioni: queste, per la dinamica propria del Comitato, provengono soprattutto dai singoli che siano a conoscenza di tutto ciò che ci può riguardare, quindi dagli arresti veri e propri alle date dei procedimenti penali, dalle condizioni dei prigionieri ai contatti specifici con chi ne sostiene la difesa in loco, ecc. Allora fatevi sentire per dare e ricevere informazioni.

Pur non essendo il Comitato una struttura fissa con persone che se ne occupano stabilmente, alcuni individui che collaborano sono disponibili ad intervenire durante iniziative pubbliche a sostegno del CDA o a fornire la documentazione in nostro possesso sulla situazione dei detenuti. Abbiamo a disposizione -soprattutto da quando sono avvenuti gli arresti del 17 Settembre- molta documentazione in varie lingue: francese, inglese, tedesco e spagnolo, che possiamo fornire in fotocopia alle realtà che vogliano organizzare delle iniziative. Come molti avranno capito -e il ritardo con cui esce questo bollettino ne è la testimonianza- abbiamo avuto moltissimo da fare sia per l’aumento materiale della corrispondenza proveniente dal carcere, sia per le richieste d’informazioni da tutto il mondo, sia per il susseguirsi, da Settembre ad ora, degli avvenimenti repressivi e giudiziari.

Anche per questo abbiamo deciso di fornire le informazioni per via telematica:

mailing list A-INFOS@LGLOBAL.COM e CSLIST@ECN.ORG

pagine web http://www.ecn.org/zero/anarchy.htm

La E-mail di El Paso: elpasosq@freenet.hut.fi

Questo sistema di informazioni è risultato particolarmente utile per coloro che dall’estero hanno richiesto informazioni e che hanno provveduto anche alle traduzioni degli aggiornamenti. Non pensiamo certo che questo sia il metodo migliore per tenersi in contatto, quindi invitiamo i singoli individui che vogliano avere gli aggiornamenti in tempi più rapidi di quanto non consenta il bollettino di richiederli telefonicamente a El Paso oppure lasciando un messaggio o un fax al nr.011-674.833. Ricordiamo anche che molte radio di movimento si sono occupate delle ultime vicende repressive e diffondono informazioni e servizi in diverse città (a Roma Radio Onda Rossa, a Brescia Radio Onda d’Urto, a Padova Radio Sherwood, a Torino Radio Black Out). Chiunque sia interessato può richiedere servizi radiofonici a Radio Black Out di Torino (011-650.34.22).

Il prossimo bollettino uscirà a fine Marzo -inizio Aprile 1997.

Per i versamenti: CONTO CORRENTE POSTALE n. 14385108

intestato a: MARIO ANZOINO, Via Ormea 150, 10126, TORINO

(Importante: scrivere “pro Comitato” solo sul retro del bollettino!)

Per informazioni, per ricevere altre copie e aggiornamenti di questo pieghevole:

COMITATO DIFESA ANARCHICI c/o EL PASO OCCUPATO
VIA PASSO BUOLE 47, 10127, TORINO TEL. 011-317.41.07

La BIBLIOTECA ANARCHICA DI SOLIDARIETA’

nasce nel 1993 per iniziativa di alcuni anarchici e si propone di solidarizzare concretamente con i detenuti mettendo loro a disposizione gratuitamente testi, libri, giornali di carattere anarchico e libertario. A tutti i carcerati che lo richiedono, viene inviato il catalogo (che contiene, al momento, circa 150 testi ed un indirizzario dei giornali e delle riviste anarchiche che sottoscrivono abbonamenti gratuiti per i carcerati) da cui scegliere i volumi che interessano, che vengono spediti gratuitamente. Ai detenuti non si chiede la restituzione dei libri, che tra l’altro comporterebbe una spesa spesso insostenibile, ma li si invita, nel limite del possibile, a farli circolare a loro volta.

Fino ad oggi, un buon numero di case editrici di movimento, di individualità e gruppi ha mostrato interesse attivo nei confronti di questo progetto, interamente sostenuto da donazioni o iniziative benefit. E’ altresì importante sottolineare il fatto che la “gestione” ed il sostentamento della Biblioteca avvengono in maniera antiautoritaria essi stessi, ovvero con spontanea rotazione di tutti coloro interessati a collaborare, senza capi né ruoli prestabiliti.

Dall’interno delle prigioni, un numero sempre crescente di persone scrive alla Biblioteca per richiedere libri, segnalare altri indirizzi di persone interessate, consigliare ulteriori testi, ecc., e vengono fatti girare, nelle carceri, sempre più cataloghi, libri e stampati. L’interesse riscosso da questo progetto è notevole, non solo tra i detenuti di idee anarchiche ma anche tra molti cosiddetti “comuni”.

Se vuoi sostenere anche tu questo progetto puoi farlo inviando dei contributi in denaro (soprattutto in considerazione della crescita ormai quasi esponenziale della quantità di testi che vengono inviati), organizzando iniziative di informazione e benefit, segnalando il recapito di detenuti che possono essere interessati e/o facendoci avere libri (in linea di massima preferibilmente di carattere libertario) da inserire nel catalogo.

L’indirizzo cui fare riferimento è il seguente:

STEFANO FRONGIA, CAS. POST. 145, 12100 CUNEO.

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BIBLIOTECA del PRINZ EUGEN OCCUPATO

Dall’inverno 1996 è entrata in funzione anche la biblioteca del Prinz Eugen, uno spazio occupato di Torino; anch’essa si occupa di fornire gratuitamente libri ai detenuti, ma con un raggio d’azione più vasto: la biblioteca fornisce infatti qualsiasi tipo di testo richiesto ad ogni detenuto, purché non sia un ex sbirro, un ex politicante oppure, ovviamente, un collaboratore di giustizia. Si possono richiedere anche dei testi non più in commercio, in quanto reperibili nelle biblioteche; in questo caso verranno forniti in fotocopia. Anche per la Biblioteca del Prinz Eugen non si richiedono soldi ai detenuti né la restituzione dei libri, e per questo si invita ogni individuo o realtà interessata a collaborare inviando testi o organizzando iniziative per l’autofinanziamento della biblioteca. In questo caso non esiste un catalogo da distribuire perché ogni testo può essere richiesto. Ovviamente per i testi specifici di carattere anarchico o libertario i detenuti e i sostenitori possono fare riferimento alla biblioteca di solidarietà di Cuneo. Per richiedere libri, informazioni o collaborazioni scrivere a:

Biblioteca del Prinz Eugen occupato

Corso Principe Eugenio 26, 10122, Torino.

———AGGIORNAMENTI DA E ATTORNO AL CARCERE———

Il 17 Settembre è scattata in tutta Italia la seconda fase dell’indagine Marini sulla presunta ‘banda armata anarchica’, dopo le perquisizioni del 16 Novembre 1995. Ben 69 le persone interessate alle nuove perquisizioni di cui 29 oggetto di mandato di cattura.

Le imputazioni comuni a tutti sono quelle di banda armata, associazione sovversiva, detenzione di armi ed esplosivi, attentati a strutture di pubblica utilità. Alcuni sono accusati anche di ricettazione, rapina, sequestro di persona, omicidio, strage.

Il 17 sono stati arrestati Alfredo Bonanno, Tiziano Andreozzi, Francesco Berlemmi, Apollonia Cortimiglia, Antonio Gizzo, Salvatore Gugliara, Cristina Lo Forte, Stefano Moreale, Giuseppina Riccobono, Paolo Ruberto, Emma Sassosi, Giuseppe Stasi.

Altri erano già in carcere per vicende precedenti: Antonio Budini, Marco Camenisch, Orlando Campo, Horst Fantazzini, Gregorian Garagin, Francesco Porcu, Christos Stratigopulos, Carlo Tesseri, Jean Weir.

Risultano latitanti: Salvatore Condrò, Guido Mantelli, Roberta Nano, Massimo Passamani, Rose Ann Scrocco, Eva Tzioutzia, Angela Lo Vecchio e Giovanni Barcia (che è poi stato arrestato il 18 Dicembre ’96 in Spagna).

Gli arrestati sono quasi tutti al carcere di Rebibbia, ma vengono sovente spostati, soprattutto coloro che erano precedentemente detenuti. L’interrogatorio è stato condotto, con procedura insolita, non dal g.i.p. ma dal pubblico ministero stesso, Antonio Marini. La maggior parte degli arrestati non ha voluto rispondere ad alcuna domanda.

Subito dopo l’arresto Apollonia Cortimiglia ha ottenuto gli arresti domiciliari e quindi la libertà con firma trisettimanale presso i CC, mentre in seguito alle istanze presentate al tribunale della libertà sono stati scarcerati Stefano Moreale e Francesco Berlemmi.

Dopo diversi scioperi della fame sono stati concessi gli arresti domiciliari a: Salvatore Gugliara, Cristina Lo Forte, Giuseppina Riccobono e infine a Tiziano Andreozzi.

L’inchiesta dei giudici Marini e Ionta vuole dimostrare l’esistenza di una banda armata anarchica che hanno chiamato ORAI (Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionalista), sigla mai comparsa prima. A questa ‘banda’, capeggiata ovviamente dal più noto e anziano degli anarchici, Alfredo Bonanno, vorrebbero imputare tutta una serie di crimini, per alcuni dei quali vi sono già stati o sono in corso dei processi in cui sono coinvolti degli anarchici (le rapine in Trentino, il sequestro Silocchi, gli attentati alla Standa ed ai tralicci). Tutto questo è stato reso possibile istruendo a dovere la ‘pentita’ di cui già abbiamo parlato nei bollettini precedenti a proposito della sua ‘testimonianza’. Avrebbe quindi detto che c’era una banda organizzata militarmente e diretta da Bonanno che organizzava omicidi, sequestri, attentati, autobombe e rapine per autofinanziamento rivolto anche alle numerose tipografie (??) nonché le testate anarchiche Provocazione, Anarchismo e Canenero.

I giornali hanno presentato la notizia con gran rilievo il 18/9/96 inquadrando la notizia nell’ambito criminale e poi hanno taciuto su tutto.

A carico delle persone concretamente arrestate il 17/9/96 e su quelle indagate vi sono solo elementi fumosi: frequentazioni, partecipazione ai processi, pubblicazioni, telefonate, corrispondenza coi detenuti. Le due perquisizioni in meno d’un anno non hanno dato alcun esito significativo. Hanno requisito tante lettere da e per il carcere, indirizzi, agendine.

Evidentemente la solidarietà verso i detenuti dà molto fastidio agli inquirenti, così come l’esistenza di certa stampa abbondantemente citata negli atti del mandato di cattura, cioé Provocazione (edito dall’89 al 91), Anarchismo e Canenero (la cui ‘sede’ il 17/9/96 è stata per l’ennesima volta perquisita, devastata, i computer manomessi); ciononostante Canenero dal 2 ottobre ha ripreso ad uscire; vi potrete trovare tutte le informazioni sull’inchiesta Marini fino a Gennaio, dopodiché la redazione ha deciso di chiudere le pubblicazioni con il numero 45 (fine Gennaio ‘97).

Una condanna per banda armata comporta molti anni di carcere, e può essere affibbiata a molti senza dover contestare nessun fatto specifico, ma la cosa più significativa rimane il fatto che si vogliano incastrare certi anarchici tentando di inserirli in una struttura che rispecchia esattamente il sistema di dominio da essi combattuto: una struttura gerarchica, militare, verticistica.

La ‘pentita’ ha anche detto che l’organizzazione si muoveva su due livelli, uno clandestino e criminale, l’altro pubblico, costituito dalla rete di case occupate e di centri sociali, dove ci si trovava ed addirittura si progettavano attentati, rapine e omicidi. Questo naturalmente ha suscitato l’interesse e la solidarietà di molti occupanti, soprattutto di quei posti i cui rapporti con le autorità sono, per dirla all’acqua di rose, permanentemente conflittuali.

Un’altra riflessione importante riguarda il silenzio, la terra bruciata di cui si è avvalso Marini; questa non è stata una creazione degli inquirenti, ma un fenomeno sviluppatosi anche all’interno del movimento anarchico, condito di infamie, bugie, illazioni, disinteresse e viltà. Non staremo qui ad elencare le situazioni che si sono -dichiaratamente o meno- defilate sin dall’inizio dell’inchiesta (16/11/95). Evidentemente la solidarietà è cosa di cui parlare -e parlare solo- unicamente se non si pensa di correre dei rischi. Consola moltissimo il fatto che se a farsi da parte sono stati posti occupati, collettivi, organizzazioni, molti altri, individui e situazioni, si sono interessati ed hanno collaborato.

L’inchiesta è ancora agli inizi: l’udienza preliminare è stata rimandata dal 12/12/96 al 16/1/97 per motivi burocratici, e ancora da qui al 19,20,22 e 24 Marzo ‘97 anche per permettere ai magistrati di interrogare Pontolillo e Barcia, i due anarchici inquisiti da Marini e recentemente arrestati in Spagna. L’udienza si terrà nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia (possono assistervi solo gli imputati).

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Il 18 dicembre 1996 a Cordoba (Spagna) viene rapinato il Banco Santander; durante la rapina avviene un conflitto a fuoco in cui vengono uccise due poliziotte e resta ferita una guardia giurata. Subito dopo la rapina, vengono arrestate quattro persone: Giorgio Eduardo Rodriguez, Claudio Lavazza, Giovanni Barcia e Michele Pontolillo. Il primo è italo-argentino, gli altri sono italiani. Barcia e Pontolillo sono due anarchici inquisiti anche per l’inchiesta Marini, Barcia inoltre era già latitante in seguito alla condanna all’ergastolo in secondo grado nel processo Silocchi. Lavazza, latitante in Italia per diverse accuse legate alla partecipazione ad una formazione armata di estrema sinistra, era anche ricercato in Francia.

I giornali riportano anche che tre degli arrestati sono stati feriti e che devono la propria salvezza al fatto di avere indossato dei giubbotti antiproiettile; infatti vengono curati in ospedale; Michele Pontolillo è illeso e sembra sia stato arrestato in un bar nei dintorni della banca, Lavazza è stato fermato la sera a 40 km di distanza, ferito ad una mano, mentre Rodriguez e Barcia, gravemente feriti, sono stati arrestati sul posto.

I quattro si trovano ora in carceri diversi (vedi indirizzi al fondo); fisicamente stanno ormai bene anche se sappiamo che di sicuro Michele Pontolillo è stato torturato per 3 giorni in una caserma di polizia; presumiamo quindi che anche gli altri tre abbiano subito lo stesso ‘trattamento’. Fino ad ora abbiamo avuto contatti diretti solo con quest’ultimo (la sua compagna è già riuscita a vederlo), abbiamo contatti con il suo avvocato e si è formato un collegio di difesa che si occuperà di tutti.

Sembra anche che i 4 siano stati interrogati da investigatori di altri paesi (Francia e Italia) che avrebbero richiesto la loro estradizione per accusarli -com’é costume in questi casi- di altri reati: varie rapine e anche l’assalto al consolato italiano di Malaga del Novembre scorso.

Gli indirizzi dei reclusi sono:

MICHELE PONTOLILLO e GIORGIO RODRIGUEZ:

Prison Provincial de Badajoz, carretera de Olivensa km7, Badajoz (Estremadura)

CLAUDIO LAVAZZA e GIOVANNI BARCIA:

Prision Provincial de Jaen, carretera Bailen Motril, Jaen

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Il 26 Settembre il tribunale di Firenze ha dichiarato prescritta la condanna che costringeva l’anarchico Pasquale Valitutti alla latitanza.

Il 2 Ottobre la Digos per ordine del Sostituto procuratore di Viterbo Renzo Pietroselli ha perquisito la casa di Massimo della ApplequinceRecords (etichetta autoprodotta anarcopunk) indagandolo per associazione sovversiva (art.270 c.p.); sequestrati dischi, volantini, opuscoli e una bomboletta di vernice.

Il 15 Ottobre Emanuele Del Medico, anarchico veronese, è stato condannato a 4 mesi di carcere dal Tribunale Militare di Napoli per ‘mancanza alla chiamata’.

A Teramo il 19 Ottobre alcuni anarchici vengono fermati mentre distribuiscono un volantino contro l’inchiesta Marini, quindi portati in Questura, schedati e interrogati; dopo 4 ore vengono portati a casa e vengono effettuate 5 perquisizioni per il reato di ‘vilipendio alle istituzioni’.

A Foggia il 22 Ottobre un gruppo di anarchici dell’ex-Cim occupato sono stati bloccati in auto dalla Digos mentre trasportavano una mostra sull’inchiesta Marini destinata ad essere esposta in piazza; in due sono stati denunciati per diffamazione a mezzo stampa e la mostra sequestrata.

Sempre il 22, altre 5 perquisizioni a Teramo, sempre senza esito.

23 Ottobre a Torino, mentre si svolgevano gli interrogatori dei ROS agli inquisiti dell’inchiesta Marini due gruppi volantinavano attorno alla caserma e qualcuno esponeva uno striscione con la scritta ‘Marini terrorista’; la Digos ha fermato e denunciato 4 persone per vilipendio.

Marzio Muccitelli, anarchico arrestato a Torino in Agosto, dopo aver scontato 2 mesi al carcere delle Vallette per occupazione è stato trasferito alla fine di Ottobre nel carcere militare di Forte Boccea a Roma dove sconterà altri 8 mesi per diserzione. Da Dicembre Marzio ha deciso di non indossare più la divisa e di non obbedire agli ordini che gli vengono impartiti. Carcere militare, Via di Forte Boccea 251, 00167, Roma.

Il 4 Novembre l’anarchico Giacomo Calligaris è stato arrestato nella propria casa e portato al carcere di Sulmona per scontare 3 mesi di reclusione per mancanza alla chiamata. In seguito alla chiusura del braccio riservato agli obiettori totali è stato quindi trasferito il 25 Novembre nel penitenziario di Via Dell’Uvaspina 18, 70020 ad Altamura (Bari).

Il 6 Novembre a La Spezia la Digos per ordine del Sostituto procuratore Massimo Scirocco ha perquisito le case di 5 punx anarchici sequestrando volantini, riviste, opuscoli, lettere, fanzine e vernice spray; tre punx sono quindi stati portati in Questura, schedati e denunciati per ‘vilipendio delle forze dell’ordine e fatti sovversivi’.

Sempre il 6 Novembre a Querceta i CC hanno perquisito l’abitazione di Italino Rossi, amministratore di “Umanità Nova” alla ricerca di armi; l’operazione pare fosse collegata alle indagini sugli attentati ai tralicci in Toscana. Nulla è stato trovato.

Dopo il processo d’appello svoltosi a Trento il 7 Novembre Carlo Tesseri, al rientro nel carcere di Verona, è stato pestato da 7 guardie carcerarie.

Il Tribunale di Verbania ha condannato a 6 mesi di reclusione senza condizionale Arturo Fazio, Guido Ceragioli e Alfredo Cospito per l’occupazione internazionale di un isola sul Lago Maggiore avvenuta nell’estate del ’93.

Il 22 Novembre il Tribunale militare di Torino ha condannato l’anarchico Luca Bertola a tre mesi di reclusione per mancanza alla chiamata.

Cuneo, 20 Dicembre: un anarchico rientrando a casa è stato fermato dai CC che gli hanno chiesto i documenti; cercando di sfuggirgli entrando nel portone c’é stata una colluttazione dopo la quale è stato pestato e denunciato per violenza, oltraggio, resistenza, lesioni e rifiuto di fornire le generalità; dopo alcuni giorni di reclusione nel carcere di massima sicurezza è stato scarcerato e tuttora, segnalato come ‘individuo violento’ ha l’obbligo trisettimanale di firma presso la Questura, non può uscire di casa dal tramonto all’alba né frequentare pregiudicati.

Rinviato al 5 Febbraio il processo a 7 persone imputate di resistenza, lesioni aggravate; l’episodio si riferisce al 3 Gennaio 1996 quando una folla di occupanti e gente sgomberata ha compiuto un’azione davanti al Municipio di Torino -imbrattandolo con uova e vernice- per protestare contro 3 sgomberi: seguirono scontri con vigili e poliziotti e 7 persone furono fermate e denunciate, due delle quali incarcerate; dei due uno patteggiò 6 mesi per aggressione, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamenti, l’altro, Bruno Ferrario, ottenne dopo alcune settimane di carcere gli arresti domiciliari, in attesa di processo. In seguito, a causa dei continui e ossessionanti controlli dei CC, si diede alla latitanza ed è tuttora ricercato.

Il 17 e 18 Febbraio ‘97 a Ivrea si aprirà il processo contro 16 anarchici accusati di adunata sediziosa, porto d’arma impropria, resistenza e lesioni, lesioni aggravate. Le accuse si riferiscono agli scontri durante un corteo tenutosi il 22 dicembre ‘93 a Ivrea in solidarietà con Edoardo Massari (“Baleno”), allora detenuto in attesa di processo (fu poi condannato a 2 anni e 8 mesi per tentata costruzione di ordigni esplosivi e detenzione di materiale esplodente). Dopo la richiesta del comandante di piazza -giunta a metà corteo- di posare bastoni e bandiere e di smettere il lancio di petardi, avvenne la carica, durante la quale una ragazza fu colpita al viso e altri riportarono lievi contusioni. Nove tra vigili e poliziotti denunciarono lesioni più o meno gravi. In seguito (dopo ben due mesi) fu arrestato Paolo Matteucci, anarchico cuneese, accusato di essere uno degli aggressori, che si fece quasi un mese di carcere e svariati mesi di arresti domiciliari.

Fabio Sgarbul, anarchico triestino non sottomesso, sarà processato per renitenza il 4 Marzo (ore 9, Via Rinaldi 26) dal tribunale Militare di Verona.

——————————-LO SCHEDARIO——————————-

Il 19 Settembre 1994, gli anarchici Antonio Budini, Jean Weir, Christos Stratigopulos e Carlo Tesseri vengono arrestati dopo una rapina alla Cassa Rurale nei pressi di Rovereto. Per Antonio, Jean e Christos tre anni e quattro mesi di prigione. Per Carlo, già condannato per rapina, quattro anni.

E’ facilmente intuibile che si sta preparando una montatura nei nostri confronti: cercano di accollarci i loro casi irrisolti che hanno nel cassetto e, indagando nella sfera delle nostre amicizie, cercheranno di coinvolgere altri compagni a sostegno della loro tesi accusatoria e delle loro illazioni. Siamo convinti della necessità di una mobilitazione per spezzare questa criminalizzazione, mobilitazione che non deve interessare prettamente questo caso, ma indirizzarsi anche verso altri campi. Buon lavoro, compagni.” (dalla dichiarazione comune degli arrestati, ottobre ’94).

Parole purtroppo profetiche: grazie alla “pentita” che, istruita a dovere dalla polizia si è autoaccusata, sono stati condannati il 31Gennaio 96 per altre due rapine: 6 anni e mezzo a Jean, Christos e Antonio, 7 a Carlo, recidivo.

La collaboratrice di giustizia -che, anche se colpevole non subirà pene e sta già percependo uno stipendio dallo Stato vivendo protetta sotto falso nome- è stata controinterrogata dai difensori dei 4 per teleconferenza, come nei grandi processi per mafia, ed ha offerto una testimonianza di una falsità vergognosa. Non ha praticamente ricordato nessun particolare oltre ai nomi dei presunti responsabili. Non si ricorda neanche se ha sparato; per avere il testo della sua testimonianza -che per carenza di spazio non inseriamo qui- procuratevi l’opuscolo sul caso (vedi sotto).

Avendo ormai deciso che costei è credibile, il resto dell’indagine sulla banda armata anarchica può andare avanti: il magistrato Marini, che fece partire una quarantina di perquisizioni ad anarchici nel Novembre ’95, potrà provare le sue accuse, che vanno dalla ‘banda’ all’associazione sovversiva, alle rapine, tentati omicidi, attentati, oltre alla detenzione di armi ed esplosivi. Pur non avendo mai specificato queste accuse notificate nel Nov. scorso -non c’é il nome della ‘banda’, né accenni agli attentati e alle rapine che gli inquisiti avrebbero compiuto-, ha fatto sapere tramite i giornali (3 Gennaio ’96) che su suggerimento del Procuratore fiorentino Pierluigi Vigna, il ”cacciatore di anarchici”, sta indagando anche, su alcuni sequestri di persona (Silocchi, Belardinelli, Perrini e Ricca) e su due autobombe (Milano ’88 e Roma ’89). I giornali si sono buttati a pesce su questa abbondanza di intrighi morbosi politico-criminali, sprecandosi in falsità, servilismo ed idiozie.

Per protestare contro l’atteggiamento dei media giovedì 25 Gennaio ’96 una cinquantina di anarchici hanno occupato per una decina di ore la redazione romana del Manifesto, pretendendo e ottenendo la pubblicazione integrale (sino ad allora negata e censurata dai “compagni”) di un volantino sulla faccenda.

Il 31 Gennaio a Trento all’ultima udienza erano presenti decine di anarchici che hanno atteso il verdetto fin quasi alla mezzanotte -la polizia ha dovuto caricare all’interno del tribunale: due feriti. Su tutta questa montatura è stato stampato in 25.000 copie un opuscolo dal titolo “Con ogni mezzo necessario” che raccoglie cronologia, articoli, comunicati e volantini dei processi, delle azioni di solidarietà, delle dichiarazioni degli imputati.

Christos, assieme a Martino, ha effettuato nel carcere di Novara uno sciopero della fame dal 3 sino a fine Gennaio per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere (vedi nota su Martino).

Il 7 dicembre a Trento si è concluso il processo d’appello per altre due rapine avvenute a Ravina di Trento; Carlo, Antonio e Christos erano stati accusati dalla ‘pentita’ che si era autoaccusata della rapina -incolpando anche Emma Sassosi, Guido Mantelli e Roberta Nano (che comunque non sono stati per ora processati per queste accuse). Il Triìbunale, nonostante l’ennesima incredibile e lacunosa testimonianza della Namsetchi, ha condannato ad altri 2 anni (con la continuazione di reato) tutti e quattro gli imputati. In pratica il tribunale non ha creduto che la ‘pentita’ abbia partecipato alla rapina -infatti ha condannato anche Jean Weir in quanto una donna era stati riconosciuta tra i rapinatori-, però nelle motivazioni ha sostenuto la credibilità della sua testimonianza, avallandone così il ruolo fondamentale per l’inchiesta Marini.

ANTONIO BUDINI, via Prati Nuovi 7, 38067, Voghera (PV)

CHRISTOS STRATIGOPULOS, via Sforzesca 49, 28100 Novara

JEAN WEIR, via Bartolo Longo 92, 00156, Rebibbia, Roma

CARLO TESSERI, via G. Leopardi 2, 61034, Fossombrone (PS)

‘Martino’ Marco Camenisch, ribelle allo stato ed alle multinazionali responsabili dell’asservimento e della distruzione del pianeta, viene arrestato in Svizzera l’8 gennaio 1980 con l’accusa di aver compiuto un attentato dinamitardo ai danni della centrale idroelettrica Sarelli, in prossimità del confine tra il Canton San Gallo e quello dei Grigioni. Martino viene processato e condannato a dieci anni di carcere da scontare nella prigione di Regensdorf. Ma è da questo lager di stato che egli evade due anni dopo, insieme ad altri cinque detenuti. Nel corso dell’evasione una guardia carceraria viene ferita a morte. Dopo l’evasione, Martino rimane latitante per circa dieci anni.

Il 5 novembre 1991, dopo un violento conflitto a fuoco con i carabinieri, viene arrestato in località Cinquale di Montignoso (Massa Carrara), insieme ad un altro compagno: Giancarlo Sergiampietri. Dopo l’arresto e l’identificazione Martino viene accusato, oltre che di tentato omicidio, detenzione d’armi e di materiali esplodenti, anche di essere l’autore di una serie di attentati a tralicci dell’alta tensione e ripetitori della Rai, che negli ultimi anni si erano verificati in varie zone d’Italia ed in particolar modo in Toscana. Per questi reati, Martino è stato condannato nella primavera del 1993 a 12 anni di carcere e al risarcimento di 400 milioni di lire nei confronti dell’ ENEL.

Nel frattempo le autorità elvetiche hanno chiesto ed ottenuto al governo italiano la sua estradizione accusandolo, senza prove, dell’uccisione di un doganiere svizzero.

Sempre nel corso del 1993 Martino ha portato avanti due scioperi della fame complessivamente durati ben 50 giorni, per protestare contro le condizioni disumane di San Vittore, chiedendo il trasferimento in un altro carcere con più socialità e detenuti a lui affini. Grazie alla mobilitazione solidale all’esterno ma in particolar modo alla sua determinazione Martino ha infine ottenuto il trasferimento al carcere di Novara. Così come altri ribelli sociali non compromessi, anarchici, sepolti nelle galere, Martino paga la sua volontà di opposizione radicale allo Stato.

Dal 3 sino alla fine di Gennaio ha effettuato con Christos un altro sciopero della fame contro le condizioni del carcere lager di Novara: nessuna attività sociale, divieto di avere attrezzi per attività ludiche, artistiche, manuali o di lavoro, deprivazione del sonno tra urla e prove d’allarme, controlli corporali e col metal detector, isolamento totale dall’esterno anche grazie all’assenza e all’asservimento del servizio sociale, attese di mesi per visite interne e esterne con personale e strutture interne insufficienti e irresponsabili; (pur essendo in precarie condizioni di salute a Martino non vengono fatti passare medicinali omeopatici perché “non controllabili”, ma a tutti vengono somministrati psicofarmaci). Nella sala colloqui del carcere di Novara -uno dei “carceri d’oro”- non c’é posto per sedersi, e dopo la legge Martelli-Scotti del ’92 ogni prospettiva di reinserimento dei detenuti è scomparsa: Novara è solo un punto di passaggio per L’Asinara.

Vista l’opera di diffamazione svolta anche nei suoi confronti chiede che gli si invii ogni articolo di giornale in cui si parla di lui come di pregiudicato per omicidio o sequestro di persona o altro. Assieme a Christos ha denunciato la censura postale alla quale è sottoposto dal 18/3 e che potrebbe estendersi (art. 41 bis) all’isolamento, ora d’aria in solitudine e restrizione delle visite ai soli genitori: tutto per la ‘sicurezza’ del carcere.

Anche Martino è stato inquisito e le accuse di attentati a lui rivolte vanno ad integrarsi nel castello accusatorio costruito dal giudice Marini per provare le molteplici azioni criminose di un’unica banda.

MARCO CAMENISCH, via Sforzesca 49, 28100, Novara.

Accusato di una serie interminabile di rapine, Horst Fantazzini è in galera dal 1967. Quasi trent’anni in cui le condanne sono andate accumulandosi in seguito a numerosi, più o meno riusciti, tentativi d’evasione ed altre tenaci lotte e rivolte nelle carceri-lager speciali. Verrà processato il 28 Settembre prossimo a Latina insieme a Tesseri e Campo con l’accusa di aver rapinato una banca nel periodo di libertà (un anno esatto) che si è guadagnato nel ’90 non tornando in carcere da un permesso. Sembra che Horst debba ottenere la libertà verso la primavera ’96, anche se pure lui è stato inquisito nell’indagine Marini.

Nello stesso carcere San Michele è rinchiuso FRANCO FIORINA, un comunista libertario arrestato nel 1983, dopo tre anni di clandestinità, nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri. E’ accusato di essere stato a capo dei Colp (Comunisti Organizzati per la Liberazione del Proletariato).

HORST FANTAZZINI e FRANCO FIORINA:

C/O Carcere S. Michele, 15040 Alessandria.

Nel luglio 1990 viene rapita, a Parma, Mirella Silocchi, moglie di un facoltoso industriale. Nel corso dei primi venti mesi le indagini non arrivano a niente. Poi, il questore Improta delinea una sua tesi, in base alla quale i responsabili si devono cercare all’interno delle comunità sarde, con l’implicazione -in questi casi è sempre meglio abbondare- di anarchici e armeni. Si scatena una montatura allucinante, grazie anche al contributo di personaggi soggiogati e ricattati dai Servizi segreti e dalle forze dell’ordine, che vedrebbe coinvolti l’Anonima Sequestri Sarda ed un fantomatico “Gruppo Anarchico Romano”. Il processo di primo grado, tenutosi a Parma in un clima di terrore, è poco più di una farsa con testimoni non presentati o lasciati nell’anonimato più assoluto, con la difesa impossibilitata a provare l’estraneità degli imputati al processo dato che l’accusa non fornisce prova alcuna della loro implicazione. Le condanne sono pesantissime: 6 ergastoli (Garagin, Staffa, Sanna, Porcu, Goddi, Scrocco) e 22 anni a Orlando Campo; diversi sono alla latitanza. Nel febbraio ’95, a Bologna, la giuria d’appello conferma le condanne di Parma con due “varianti”: Staffa si è visto ridurre la pena dall’ergastolo a 30 anni e Giovanni Barcia, che era stato assolto, è stato condannato all’ergastolo.

La conclusione del processo di Bologna dimostra l’importanza marginale che gli aspetti tecnici hanno in un processo di questo genere, già deciso in partenza sulla base di una tesi repressiva del tutto priva di riscontri concreti. Il 18 Dicembre 1996 la Corte di Cassazione ha sorprendentemente annullato il processo di secondo grado che ora dovrà essere ripetuto da un’altra sezione del Tribunale di Bologna in data da stabilirsi.

Per una più dettagliata conoscenza dell’intera vicenda ed una sua analisi è disponibile l’opuscolo “Nuova inquisizione e ribellione sociale. Il processo per il sequestro Silocchi” a cura del Comitato di Solidarietà con il Proletariato Prigioniero Sardo Deportato e dell’Unione degli Anarchici Sardi, da richiedersi, con un contributo per le spese postali a: Costantino Cavalleri, via M. Melas 24, 09040 Guasila (CA) o all’indirizzo della Biblioteca di Solidarietà. La montatura Marini ha colpito ovviamente anche Campo, Francesco Porcu e Gregorian Garagin (il cui vero nome, non storpiato dall’anagrafe italiana, è Cricorian Karechin).

ORLANDO CAMPO, via delle Macchie 9, 57100, Livorno

GREGORIAN GARAGIN, Carcere di Rebibbia,V. Majetti 165, 00156, Roma

PORCU FRANCESCO, V. Della Montagna, Ponte Della Togaia, 50047, Prato