Da Radio Blackout - Torino
Questi che vi mandiamo sono alcuni stralci delle lettere che sono arrivate dal carcere nei giorni successivi alla morte di EDO BALENO. Sono segnali importanti delle micce che in questo periodo si sono innescate. La richiesta di attenzione verso il problema del carcere e' pressante.
Come spesso avviene in questo paese Pseudo Democratico, le persone sospettate vengono condannate... solo perche' si dovranno coprire gli sbagli della Magistratura che cerca di mantenere da sempre un aspetto accettabile, almeno mediocre per l'opinione pubblica.
Ma la cosa piu' grave (e questo posso affermarlo perche' vissuta sulla mia pelle e nessuno dico nessuno puo' smentirla) e' che i giornalisti, da MEO PONTE, ARTURO BUZZOLAN per LA REPUBBLICA e ANGELO CONTI, EZIO MASCARINO per LA STAMPA.... praticamente mi hanno gia' condannato senza aver avuto regolare processo.
POCO IMPORTA (riguardo i macellai) ARRIVERA' IL GIORNO IN CUI DOVRANNO PROCESSARE LORO STESSI... POTETE CONTARCI IL CONTO SARA' SALATO PER TUTTI.
Qui dentro si vive in condizioni disumane. Il dottore lo vedi appena entri dentro, dopo di che prega di stare sempre bene altrimenti diventa una odissea... qui se non hai un conforto da fuori sei abbandonato a te stesso... Oltre Edo, sono morti altri ragazzi di 24, 22 anni entrati in galera per un furto...
CIAO BALENO UN SALUTO A SOLE E SILVANO
CIAO A TUTTI VI MANDO UNA SINCERA STRTTA DI MANO ANCHE SE
FISICAMENTE NON POTRO' ESSERCI MA SARO' CON VOI .
U. P.
Torino Carcere le Vallette, 4 Aprile 1998
Sono un detenuto delle vallette, oggi ho ascoltato per tutto il giorno la vostra radio, sono solidale con tutti voi e soprattutto con Sole e Silvano, non posso condividere con loro lo sciopero della fame per il solo motivo che sono malato di AIDS conclamata, per cui non mi sento di danneggiare ulteriormente il mio sistema immunitario.
La morte di Edo non è l'unico omicidio di Stato avvenuto qui alle Vallette, e penso proprio che non sarà neanche l'ultimo, questo sistema carcerario non dà garanzie e fa acqua da tutte le parti.
Non è vero che i medici sono presenti e arrivano in cinque minuti quando li chiami. Pensate solo che ci vogliono già 6 o 7 minuti per fare arrivare la guardia che, a sua volta solo dopo essersi accertato che stai veramente male allora decide di chiamare il medico, il quale se questo succede di giorno arriva dopo 15 minuti, se succede di notte dipende da dove sei situato: se sei nel blocco A, 10 minuti; nel blocco B, 15 minuti; nel blocco C, 20.
Questo lo sta dicendo un uomo che il medico suo malgrado lo deve chiamare spesso.
Ora vi racconto come si maschera un omicidio di Stato oppure giudiziario qui alle vallette.
Giovedì 2 Ottobre 1997 è morto un ragazzo il suo nome è finito sui giornali, per me, per noi che lo conoscevamo era Gilberto Galasso, per la magistratura una buona occasione per nascondere il problema che in carcere si è tornati a morire di AIDS.
Gilberto viene arrestato per un tentato furto dove poteva essere applicata la trascorsa flagranza del reato, ma il magistrato ha pensato bene che era pericoloso e così è arrivato in una sezione dove stava attuando lo scalare del metadone. Dopo qualche giorno tutti abbiamo visto che non stava bene, meno che i medici la sorveglianza eccetera. La mattina del 2 Ottobre verso le 11 lo trovano morto in cella, la prima cosa che hanno detto è stata che era morto di overdose, anche perchè un altro detenuto qualche ora dopo, sempre a loro dire, è stato salvato in extremis con il narcan. Tutto falso, il ragazzo che è stato salvato, anche lui un malato di AIDS, ha preteso le analisi delle urine ed i risultati sono risultati negativi, per cui la professionalità dei medici è da mettere in dubbio, non puoi fare una dose di narcan a una persona che magari ha bevuto un po' di vino.
Su Gilberto è stata fatta l'autopsia, non è morto di overdose, ma per blocco respiratorio per enfisema polmonare, morte diffusa tra noi sieropositivi.
Quel giorno è stato messo a soqquadro tutto l'intero blocco non hanno trovato niente che potesse far pensare che ci fosse stato un consumo di droghe.
Il giorno dopo, esce questo articolo (La Stampa, 3 Ottobre '97) dove direzione e magistratura avvallano la tesi dell'overdose.
Qui abbiamo fatto di tutto per avere un incontro con questi personaggi per far fare una smentita sui giornali, non si sono degnati neanche di risponderci, abbiamo anche cercato gli sciacalli della notizia ma anche loro non si sono degnati di risponderci o di fare la smentita.
Abbiamo anche fatto un esposto alla procura, ma anche loro preferiscono tacere e tacere le morti scomode che succedono nei mattatoi chiamati anche carceri, oppure case di reclusione, ma io preferisco la prima di queste tre definizioni, anche perchè ne ho visti morire così tanti che non riesco più a contarli.
E loro si preoccupano di tenere sicura la città anche se il prezzo è la pena di morte.
Siamo sempre solidali con i compagni tenuti qua dentro senza motivo, Silvano e Sole.
Ma il nostro pensiero va anche a tutte le ingiustizie per cui pensiamo che TUTTI LIBERI è la definizione più giusta.
P.S. Vi spedisco l'articolo del giornale per maggior chiarezza, noi la verità la conosciamo, fuori da qui NO, solo voi potete farla passare.
Un saluto a pugno chiuso.
Torino, 30 marzo 98
E' morto un detenuto era un anarchico ma per noi era un essere umano come noi. Ha dato la sua vita piuttosto che assoggettarsi a questa lenta manipolazione psicologica. Era giovane e sicuramente con tanta angoscia e depressione come lo siamo quasi tutti nelle carceri italiane, noi vorremmo che la realtà non sia travisata attraverso qualche zoommata all'interno delle celle. Qua le cose non vanno come dovrebbero, se come dicono lo staff sanitario è di ben 84 elementi, come si spiega che per parlare con un dottore ci vogliono 2 giorni?
Il direttore nonostante le continue sollecitazioni (tramite domandine prestampate) nessuno l'ha mai visto. L'educatore che ci dovrebbe conoscere a menadito e relazionare continuamente allo psicologo, per poter ottenere i benefici della legge Gozzini, MAI VISTO, e la legge non si applica senza il loro responso, insomma latitanti stipendiati, quindi anche l'ultimo degli agenti figuriamoci con che clima opera, perchè sono gli unici con cui sfoghiamo le nostre interperanze da reclusi e abbandonati.
Noi vorremmo che qualsivoglia parlamentare di qualsiasi colore politico abbia mezz'ora di tempo per farsi un giretto qua dentro padiglione B 1° sezione proprio di fronte alla 3° sezione (quella del suicida), solo allora forse si renderà conto del perchè Edo abbia voluto morire e dopo di lui ben tre detenuti ci abbiano provato, senza però riuscirci. Naturalmente quest'ultima cosa non è trapelata, sicuramente la paura di questi operatori penitenziari è forte.
Non vogliamo scandali ma che i soldi del ministero siano ben utilizzati e che questa lettera aperta abbia una risonanza adatta a migliorare la vita qui dentro.
Saluti da tutto il padiglione B.
Se la verità non è libera
la libertà non è vera.