German comment/summary at the bottom. English summary of the german text also available.
Venerdì 13 dicembre a Trento si è conclusa la seconda udienza del processo d'appello a Carlo Tesseri, Christos Stratigopulos, Jean Weir e Antonio Budini, i 4 anarchici arrestati nel settembre '94 dopo una rapina a Serravalle di Trento. Questo processo riguardava altre due rapine effettuate nel luglio '94 in contemporanea a due banche di Ravina di Trento.
La Corte ha emesso la sentenza di condanna solo verso le 23.30: due anni di carcere per ognuno con la continuazione di reato, considerando quindi la prima condanna di 5 anni a testa -6 per Carlo perché recidivo.
Questo processo d'appello si è tenuto per verificare le testimonianze di un impiegato rapinato, del Maresciallo Farino (il bel graduato che convinse l'eintreneuse a redimersi, pentirsi e parlare delle rapine, della banda armata etc, attualmente suo convivente) e della `pentita' stessa, Mojdeh Namsetchi.
L'impiegato -l'unico su 8 teste ad avere effettuato una ricognizione abbastanza certa di uno degli imputati- si è contraddetto sul colore della pelle della donna che avrebbe partecipato all'azione; ricordiamo che la `pentita' si era autoaccusata della rapina dicendo che sarebbe stata quindi lei -e non la Weir- a fare il colpo (da qui l'importanza del colore della pelle, decisamente chiaro quella della Weir, scozzese, scuro quello della Namsetchi, di origine iraniana). Inoltre il teste ha ribadito la freddezza della rapinatrice che, mentre lo teneva sotto tiro, aggirava il bancone e svuotava i cassetti.
Il maresciallo Farino non si è presentato perché nei giorni precedenti è stato ferito a colpi d'arma da fuoco in circostanze finora non chiarite. Gli sono stati dati 6 mesi di prognosi.
La `pentita' ha testimoniato a porte chiuse, protetta da un separé e circondata da 4 agenti dei ROS. Tra lacrime, lamenti, balbettii e mugolii ha non solo non confermato le sue precedenti dichiarazioni ma si è ulteriormente contraddetta dicendo che stavolta la gang sarebbe arrivata a piedi dalla stazione alla banca con le armi infilate nella cintole, quindi che all'uscita sarebbero saliti in auto in 5 mentre un testimone oculare (un poliziotto) avrebbe visto 4 persone entrare in macchina. Continua a non ricordarsi nulla di nulla della rapina.
Sulle precedenti incredibili dichiarazioni non vi è nulla da aggiungere, basti rileggersi il comico dibattimento del processo di primo grado. Gli avvocati della difesa hanno ribadito la totale assenza di ogni riscontro oggettivo nella sua testimonianza e la totale mancanza di indizi in generale sulla colpevolezza dei 4. Persino l'accusa ha esordito ponendo in secondo piano la testimonianza della `pentita' come fulcro del castello accusatorio.
Ma nonostante tutto la corte - il presidente Cordella e i giudici a latere Santaniello e Chiaro - li ha condannati, obbedendo così alle disposizioni superiori, quelle del magistrato Marini che rischiava di vedersi inficiare la principale e unica prova sulla quale ha costruito la sua accusa di banda armata contro 68 anarchici. Li hanno condannati senza pronunciarsi sulla credibilità della pentita: se le hanno creduto, dovevano assolvere almeno Jean Weir; se no, dovevano dichiararlo, pur condannando tutti. E invece hanno salvato capra e cavoli, ricondannandoli senza esporsi con un giudizio su di lei e quindi dandole giudiziariamente una legittimazione che risulta preziosa per la maxi inchiesta. Questo è un segnale forte e chiaro di polizia e magistratura e non solo nei confronti degli anarchici.
Al processo hanno assistito una settantina di anarchici giunti anche dall'estero, che hanno accolto la sentenza con insulti alla corte che si è rapidamente ritirata. Le forze dell'ordine hanno poi rapidamente sgomberato il tribunale ormai deserto. Nessun incidente.
Ricordiamo anche che da due settimane a Tiziano Andreozzi sono stati concessi gli arresti domiciliari. Giuseppina Riccobono, ai domiciliari dal 22 novembre, può usufruire di due permessi giornalieri d'uscita di 2 ore ma non può ancora ricevere posta e telefonate; ha potuto però venire di persona all'udienza preliminare del 10 dicembre a Roma con mezzi propri.
L'udienza preliminare dell'inchiesta Marini è stata rinviata per motivi tecnici al 16, 17, 21 e 24 Gennaio 1997, ma non si terrà più al Tribunale bensì nell'aula bunker del carcere di Rebibbia. Alle udienze preliminari non è ammesso in aula il pubblico a parte gli imputati, ma evidentemente Marini & C. vogliono essere ancora più sicuri di essere al riparo da occhi ed orecchie indiscrete. La stampa in toto approva silenziosamente.
Ricordiamo ancora due iniziative per il Comitato Difesa Anarchici previste per sabato 21 Dicembre, una a Brescia e una a Napoli. Preghiamo tutte le realtà di farci pervenire documenti o informazioni sulle iniziative in proposito (anche passate).
Ogni aggiornamento sulla situazione si può leggere sul settimanale anarchico Canenero. Potete richiederne copie, un minimo di 15- telefonando allo 055-63.14.13 o scrivendo alla Casella Postale 4120, cap 50135, Firenze. Canenero si può anche trovare per via telematica: http://www.ecn.org/zero/canenero/htm
Per ulteriori contatti: Comitato Difesa Anarchici c/o El Paso Occupato, Via Passo Buole 47, 10127, Torino, tel. 011-317.41.07. Per informazioni e contatti urgenti tel. 0360-554.094 (Mario). Altre notizie e aggiornamenti si possono trovare per via telematica: mailing list A-INFOS@LGLOBAL.COM e CSLIST@ECN.ORG e pagine web http://www.ecn.org/zero/anarchy.htm
(Geist der Freiheit, A-Flugschrift, 16. Dezember 1996)
Kurze Zusammenfassung der Vorgeschichte:
Am 01.06.96 werden in Trient die vier AnarchistInnen Christos Stratigopulos, Antonio Budini, Carlos Tesseri und Jean Weir wegen eines Banküberfalls im Berufungsprozeß zu 5 Jahren (Carlos) und 3 Jahre und 4 Monate (für die anderen) verurteilt.
Der Justiz scheint im Nachhinein das Urteil nicht ausreichend. Also erhebt sie Anklage gegen die vier wegen eines weiteren Überfalls auf zwei Banken. Am 16.11.95 werden im gesamten Land (einschließlich der Inseln Sizilien und Sardinien) die Wohnungen von 60 AnarchistInnen von einer Spezialeinheit der Carabinieri durchsucht. Gegen alle werden trotz ergebnisloser Durchsuchungen willkürliche Ermittlungsverfahren, unter andrem wegen "subversiver Vereinigung", "bewaffneter Vereinigung", "Waffen- und Sprengstoffbesitz", etc. und in einem Fall sogar "Beihilfe zum Mord" eingeleitet.
Am 16.01.96 sagt die Kronzeugin Mojdeh Namsetchi, eine Ex-Freundin von Carlos, aus, daß sie den Überfall auf die beiden Banken zusammen mit den Angeklagten begangen habe. Die Staatsanwaltschaft stellt die Fragen so, daß sie fast nur mit ja oder nein antworten muß, von Anfang an sieht diese Aussage wie ein abgekartetes Spiel aus. Es steht außer Frage, daß es sich hierbei um falsche Aussagen einer ebenso falschen Zeugin handelt. Das Gericht scheinen diese ganzen Widersprüche allerdings nicht im geringsten zu stören. Am 31.01.96 werden die Angeklagten schuldig gesprochen: Carlos erhält 7,5 Jahre, die anderen 6,5 Jahre.
In der Nacht vom 16. zum 17.09.96 fand eine der unglaublichsten Repressionswellen gegen einen Teil der anarchistischen Szene Italiens statt: 60 Hausdurchsuchungen, 70 Ermittlungsverfahren, 20 Haftbefehle, zusätzlich noch 9 gegen die sowieso schon inhaftierten AnarchistInnen Jean Weir, Antonio Budini, Carlo Tesseri, Christos Stratigopulos, Marco Camenisch u.a. richten.
Unter den Festgenommenen befinden sich Alfredo Bonanno (Jean's Ehemann), Guiseppina Ricobuoni (Antonios Partnerin), Stefano Moreale, Tiziano Adreozzi, Salvatore Gugliara und Antonio Gizzo. Diese GenossInnen befinden sich z.Zt. im Gefängnis Rebibbia in strenger Isolationshaft; sie können nicht einmal mit ihren Anwälten sprechen. Die restlichen gesuchten GenossInnen konnten dem Polizeiüberfall entkommen.
Die Begründungen der Haftbefehle sind ein buntes Sammelsurium ungelöster Fälle der vergangenen 15 Jahre: "Entführung - Sprengstoffanschläge gegen Polizei- und Armeekasernen, gegen die Kaufhauskette Standa - Autobomben gegen Polizeiautos und ähnliches - und, als Gipfel, versuchter mehrfacher Mord".
Vieles von diesen Konstrukten basieren auf den von der Staatsanwaltschaft erfundenen Aussagen von Namsetchi. Beim ersten Verhandlungstag der Berufung (07.11.96) hatte sich die Kronzeugin Namsetchi krankgemeldet. Gegen 2200 Uhr gelangt das Gericht schließlich zu dem Schluß, daß ohne die Zeugin wohl doch kein Licht in die Sache zu bringen sei; der Prozeß wurde auf den 13. Dezember 1996 vertagt.
ZUM PROZEß AM 13.12.96:
Der für 9:00 Uhr angesetzte Prozeß begann mit erheblicher Verspätung erst um 14:30. Grund hierfür war, daß die "Reuige" Mojdeh Namsetshi sich lange weigerte den Gerichtsaal zu betreten.
Als nach stundenlagem Warten der ca. 50 FreundInnen und GenossInnen der Schauprozeß endlich begann, wurde zuerst ein Angestellter der überfallenen Bank als Zeuge gehört. Seine Aussage konnte keine/n der Angeklagten belasten, zudem verwickelte er sich in Widersprüche zu seinen früheren Aussagen.
Bei der folgenden mehrstündigen Aussage Namsetchis wurden die ZuschauerInnen ausgeschlossen (Zeugenschutz!?) - auch lehnte es das Gericht ab, den Ton über die Lautsprecher in den Voraum zu übertragen, was technisch jederzeit möglich gewesen wäre. So wurden die ZuschauerInnen um das "Vergnügen" gebracht, sich die haarsträubenden Horror-Märchen Namsetchis selbst anzuhören. Konkrete Details ihrer Aussage werden in den nächsten Tagen veröffentlicht. Im Wesentlichen versuchte sie, unsinnige, frührere Aussagen zu korregieren und verwicklte sich damit in erneute Widersprüche, welche sie durch ihre sattsam bekannten "weiß nicht mehr", "kann mich nicht mehr erinnern" etc. blabla... zu kaschieren versuchte. Waren, laut ihrer bisherigen Aussage, die Leute zu sechst in einem Kleinwagen vom Bahnhof zur Bank gefahren und dannach auch so geflüchtet, sagte sie nun aus, sie seinen zu fünft vom Bahnhof zur Bank gelaufen (mehrere km!) und danach zu fünft im Auto geflüchtet (Der/die 6. TäterIn fällt eben mal so nebenbei unter den Tisch). Mehrfach brach sie wärend der Befragung in Tränen aus; am Schluß ihrer Vernehmung brach sie zusammen - es schien als hätte sie unter starkem Einfluß von Pychopharmaka gestanden.
Der Carabinieri, welcher Namsetchi zur "Reue" bewegt hatte, sollte eigentlich auch aussagen. Er erschien allerdings nicht - (angeblich?) da er einen Dienstunfall in Form einer Kugel zwischen die Rippen hatte und noch geraume Zeit im Krankenhaus verbringen müsse.
Nach Abschluß er Beweisaufnahme hielten Staatsanwaltschaft und Verteidigung ihre Plädoyers - welche von beiden Seiten nichts neues enthielten: Der Staatsanwalt seierte seine Glaubwürdigkeitsbekundungen herunter und erklärte die Unstimmigkeiten in Namsetchis Aussagen mit allem möglichen und unmöglichem pseudepsychologischem Müll. Die Verteidiger nahmen abermals die unglaublichen Behauptungen der "Reuigen" Stück für Stück auseinander.
Danach zog sich das Gericht für ca. 2-3 Stunden zu Beratung zurück. Gegen 23:00 Uhr dann die Urteilsverkündung: Ungeachtet der erneuten wirren Behauptungen der Kronzeugin kommt die dreiköpfige Kammer zu dem Schluß, daß die 4 AnarchistInnen schuldig seien. Da die Tat als Wiederholungstat zu sehen sei, verurteilt die Kammer die vier allerdings "nur" zu 2 Jahren (statt 6 Jahren in 1. Instanz). Die Angeklagten nahmen das Urteil ohne erkennbare Regung auf, aus den Reihen der ZuschauerInnen wurden Beschimpfungen laut. Die Bullen drängten die Leute aus dem Gerichtssaal.
So weit, so schlecht... Abgesehen davon, das keine/r auch nur mit einem Tag Knast zufrieden sein kann - speziell wenn es um eine Tat geht, die er/sie gar nicht begangen hat - könnte mensch hier versucht sein, von einem Teilerfolg zu sprechen (2 Jahre sind besser als 6) - aber das ist Unsinn!
Erneut manifestiert eine total bekloppte oder anarchophobe Kammer die Glaubwürdigkeit der "Reuhigen" (Entweder die 3 RichterInnen sind jenseits jeglichen "gesunden Menschenverstands" oder es ist ganz offenkundig, daß AnarchistInnen nunmal verurteilt werden müssen, mit, ohne oder mit Pseudo-Beweisen - etwas anderes ist da nicht zu sehen).
Es werden jede Menge Prozesse folgen, welche sich beweistechnisch ebenfalls ausschließlich auf Namsetchis Aussagen stützen, es werden Leute deshalb zu etlichen Jahren Knast verurteilt werden...
Die einzige Möglichkeit (außer dem generellen, ständigem Kampf gegen alle staatlichen Intitutionen natürlich) daran etwas zu ändern, ist mehr Öffentlichkeit zu diesen unglaublichen (d.h. auch für viele "Bürgerliche" nicht nachvollziehbaren) Vorgänge zu schaffen und auf jeder Ebene, ganz nach den individuellen Vorstellungen und Möglichkeiten einzelner Menschen oder Gruppen, den Druck auf die italienische Justiz- und Regierungs- und Presse- etc.-Strukturen zu erhöhen.
FEUER & FLAMME FÜR JEDEN STAAT!
SEINEN BÜTTELN WAS AUFS MAUL! ÜBERALL!
ANARCHIE = FREIHEIT!
Geist der Freiheit, c/o Cafe Exzess, Leipzigerstraße 91,
D-60487 Frankfurt
"Der Ausbruch"
"Informationen über die Repression gegen italienische
AnarchistInnen"
Dezember-Ausgabe erschienen. Deutsch & engliche Ausgabe gegen
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Solidaritätskomitee "Italien"
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Breisacher Str. 12
D-81677 München
Fax: +49-(0)89-4802006
On June 1, 1996, four anarchists in Trient, Christos Stratigopulos, Antonio Budini, Carlos Tesseri, and Jean Weir, were sentenced to 5 years (Carlos) or 3 years and 4 months (the others) in prison for a bank robbery. But it seems that this verdict was not enough for the State. So two more bank robbery charges were filed against the four.
On November 16, 1995, there were police raids all across Italy (including on the islands of Sardinia and Sicily) and the homes of 60 anarchists were searched. Despite not finding anything, charges were filed, including "forming a subversive organization", "armed organization", "possession of weapons and explosives", and so on. Even one "accomplice to murder" charge was filed!
On January 16, 1996, state witness Mojdeh Namsetchi, Carlos' ex-girlfriend, stated that she had taken part in the two bank robberies along with the other four anarchists. Despite contradictions in her testimony, the judge on January 31, 1996 sentenced Carlos to 7 and a half years in prison and the other three to 6 and a half years.
On September 16/17, 1996, there was another massive wave of repression: 60 house raids, 70 investigations, 20 warrants issued, including 9 more charges filed against the already imprisoned anarchists: Jean Weir, Antonio Budini, Carlos Tesseri, and Christos Stratigopulos, Marco Camenisch, and others.
Among those arrested in the raids were Alfredo Bonanno (Jean's husband), Guiseppina Ricobuoni (Antonio's partner), Stefano Moreale, Tiziano Andreozzi, Salvatore Gugliara, and Antonio Gizzo. These comrades are presently being held in isolation in Rebibbia prison. The remaining wanted comrades were able to elude the police during the raids.
The State's imaginary conspiracy - "kidnaping, bombings against police cars and army barracks, bombings of the supermarket chain Standa, car bombings, and to top it all off, several counts of attempted murder" - is based on statements from Namsetchi.
State's witness Namsetchi was "sick" and couldn't attend the first hearing on November 7, and she was several hours late for the trial on December 13, 1996. When she finally was brought into the court, all supporters of the defendants were removed from the courtroom - to "protect" the witness. After giving lots of contradictory testimony [she had said 6 people drove in a small van from the train station to the bank; now she said 5 people walked - many miles! - to the bank, and fled from the bank in a car] , she finally broke down at the end in tears.
[...]
The cop who "convinced" Namsetchi to rat on her friends was also supposed to testify, but he did not appear. [...]
After a 2-3 hour pause, the court reconvened at 11:00 pm and the guilty verdict against the anarchists was given, despite the obviously contradictory testimony from the state's witness. Because the deed was a repeat offense, the court "only" sentenced them to 2 years in prison (unlike the 6 years in the first trial). Supporters jeered the court after the verdict was read, and the cops then forced people out.
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Fire And Flames For Every State!
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(Translated by Arm The Spirit e-mail: ats@etext.org)