AUTONOMIA! 
Autonomi dallo Stato e da quel che è Stato. Autonomi dallo Stato che legittima potere, sfruttamento, repressione, sopraffazione. Autonomi da chi si spaccia paladino dei nostri interessi: partiti, istituzioni, sindacati. Autonomi da chi ci chiede voti in cambio di rappresentanze, consenso in cambio di potere. Autonomi dai mass-media del potere, dalle loro menzogne, dalla loro regia. Siamo autonomi da chi vuol sovradeterminare le nostre vite, i nostri sogni.
Questa è la nostra autonomia.
Siamo contro questo Stato e contro tutti gli Stati. Contro chi in nome
di false etnie ed autodeterminazioni vorrebbe creare una Nazione a difesa
dei propri interessi economici; piccoli e medi imprenditori che vorrebbero
possedere un loro Stato per esercitare il loro Potere, quella stessa classe
politica che ha fatto della corruzione l’emblema delle regioni più
ricche d’Italia e che ora vede nella Repubblica Italiana un pericoloso
concorrente, un fastidioso impiccio per chi vuole usare il proprio potere
economico come strumento di governo. Gli scontri fra Poteri non ci interessano.
Siamo convinti che la Liberazione segua ben altre strade, lontano da
nuovi confini fittizi o reali che siano, lontano da xenofobie e intolleranze
agitate magistralmente da chi vuole impossessarsi del disagio sociale per
trarne consenso, voti, potere. Siamo convinti che la liberazione delle
nostre vite, il loro miglioramento sostanziale e radicale, sia da ricercare
nella creazione di ambiti che siano pubblici ma non statali, collettivi
ma non centralisti, diffusi ma non gerarchici. Il superamento dello Stato-Nazione
non porterà ad alcun miglioramento se avverrà con la disgregazione
in molteplici micro-stati che seppur paventano una diversa forma di governo
hanno pur sempre lo stesso contenuto, non è sostituendosi allo Stato
che si otterranno dei cambiamenti ma superandolo.
Vogliamo costruire una rete di esperienze che sia ingovernabile perchè
autogovernata, che possa attraverso la sua crescita e diffusione sottrarsi
allo Stato e decretarne così la gioiosa morte. Il welfare-state,
da sempre strumento di riconoscimento di uno Stato che assumeva così
il ruolo di garante e tutore, è oggi in fin di vita. Ha lasciato
il posto al mercato, alla concorrenza. Lo Stato non compie più scelte
“giuste” o “sbagliate” ma economicamente vantaggiose o svantaggiose, l’unica
dimensione di confronto è quella monetaria. Così per i tagli
alle pensioni, all’istruzione, alla sanita’. Lo Stato ha bisogno di soldi
ed in base a questo compie le proprie scelte, tutto il resto non conta.
Perche’ continuare a tollerare una simile demenza politica? Perchè
non costruire con la cooperazione, la solidarieta’, l’intelligenza collettiva,
uno spazio pubblico capace di sostituire quella sicurezza che lo Stato
ci offre in cambio di sostegno, servilismo, obbedienza? Non difendiamo
il welfare-state, sostituiamolo.
Le città come le periferie sono ormai prive di un seppur minimo
spazio che non sia sacrificato al mito del profitto della produzione,
del denaro.
Vogliamo ritrovare il piacere del vivere per vivere, non per produrre,
vogliamo creare spazi fisici ma soprattutto sociali in cui il lavoro abbia
un fine di cooperazione e non di arricchimento ed autocompiacimento individuale.
E’ questa la sifida che lanciamo in questo ultimo scorcio di fine millennio.
A chi ci propone nuovi stati con promesse di ricchezza e tranquillità
rispondiamo rendendoci ingovernabili, imprendibili, perchè noi siamo
altro ed altro costruiamo.