Iniziativa nazionale in difesa della telematica amatoriale
19 febbraio 95
Convegno organizzato da Strano Network al
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato
Intervento di:
FRONTIERA? NO, GRAZIE.
Innanzitutto, un saluto virtuale a tutti i presenti. Come vi
sara' gia' stato spiegato, impegni di lavoro mi hanno impedito di
partecipare di persona a questa conferenza; poiche' stiamo trattando di
comunicazione elettronica, spero comunque che l'assenza della mia
persona fisica non abbia particolare rilevanza. L'intervento che vado a
leggervi per interposta persona fa parte di una prima versione del mio
nuovo libro, (in corso di stesura), dedicato a vari aspetti sociologici
delle comunita' virtuali; per questo motivo vi sarei molto grata di
qualunque commento o critica che vogliate spedirmi al mio indirizzo
elettronico: mafalda@ccwf.cc.utexas.edu -- o affidare direttamente a
Honoria.
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Questo mio intervento e' dedicato allo smantellamento di un
mito: il mito della frontiera. Lo so, siamo tutti cresciuti nutrendoci
di Tex Willer, di "Mezzogiorno di Fuoco" e di spaghetti western, e tale
rinuncia e' dolorosa: conto pero' sul vostro stoicismo di
sopravvissuti alla non-esistenza di Babbo Natale per superare anche
questo trauma.
Il termine "frontiera" in riferimento ad Internet e' stato reso
popolare dalla EFF, la "Fondazione della Frontiera Elettronica"; uno
fra i primi gruppi ad attirare l'attenzione sui problemi politici,
economici e sociali legati allo sviluppo delle reti telematiche. Prima
della EFF, le problematiche non-tecniche di Internet erano relegate nelle
mani di pochi amministratori, e in pratica ignorate dagli utenti. Le
ragioni di questo disinteresse erano varie, e legate soprattutto al modo
in cui i primi utenti concepivano la rete stessa. Che oggi tale
concezione sia cambiata e' palese; l'interesse per le reti telematiche,
e soprattutto per Internet, e' tanto se non a volte troppo -- e non
sempre benevolo. L'Internet attira l'interesse di molti -- i tentativi
di "mettere le mani" sulle reti telematiche per motivi di tornaconto
personale sono all'ordine del giorno. In questa situazione,
presentare la rete come "frontiera", vale a dire come territorio da
conquistare, e' inesatto e pericoloso. E' mia opinione che
l'immagine di Internet come Far West che viene proposta oggi presso il
grande pubblico sia non solo insoddisfacente, ma addirittura dannosa
allo sviluppo e alla sopravvivenza autonoma di questo nuovo e
straordinario mezzo di comunicazione.
Ogni nuova tecnologia viene all'inizio usata come una replica
della tecnologia precedente -- e' necessario molto tempo, e l'uso da
parte di molti, perche' le caratteristiche specifiche della nuova
tecnologia vengano incorporate nel suo uso, sfruttando al meglio i
vantaggi e cercando di rimediare agli svantaggi specifici. Facciamo
l'esempio di una grande rivoluzione nella tecnologia della
comunicazione: l'invenzione della stampa. I primi libri cercavano di
imitare i manoscritti, e venivano giudicati riusciti o meno a seconda
della bonta' di tale imitazione. Ad esempio, si lamentava la mancanza
di elaborate illuminazioni, o la poverta' grafica dei caratteri, o il
fatto che le lettere corsive non fossero ben attaccate fra loro. In tal
modo si ignoravano le caratteristiche proprie della stampa, e addirittura
si soffocava il potenziale del mezzo cercando di conservare vecchi
criteri, funzionali nel vecchio ma immotivati nel nuovo. Dietro alle
preferenze estetiche elencate prima c'erano delle precise ragioni
funzionali: un amanuense guadagnava in velocita' dallo scrivere senza
mai staccare la penna dal foglio, e quindi usando un corsivo "tutto
attaccato"; il costo della pergamena imponeva di riempire ogni foglio
il piu' possibile, lasciando pochi margini; e non era difficile
produrre a mano illuminazioni complicate e multicolori. Le prime opere
a stampa non potevano competere con i criteri estetico-funzionali dei
manoscritti poiche' la concezione e la funzione della nuova tecnnologia
era del tutto differente. Come abbiamo capito adesso, il vantaggio
specifico della stampa e' la chiarezza e la riproducibilita'. Usare
lettere staccate e lasciare maggior spazio sia fra caratteri e parole che
ai margini favorisce la leggibilita' ed e' piu' semplice dal punto di
vista della tecnica tipografica, poiche' e' piu' facile scolpire nel
piombo caratteri privi di troppi ghirigori; allo stesso modo, lasciare
maggiori spazi previene macchie di inchiostro durante la stampa; la
tiratura alta poi richiede semplicita' e linearita' nel design,
evitando disegni e colori, che richiedono troppo tempo e denaro per
essere stampati; e cosi' via. La nuova concezione funzionale e' alla
fine stata accettata, e si e' poi evoluta in approvazione estetica;
ma quanti secoli ci sono voluti? La rete telematica Internet e' una
tecnologia comunicativa nuovissima, e quindi ancora alle prese col
tentativo di liberarsi dei residui e delle costrizioni delle precedenti
tecnologie comunicative.
Come ormai tutti sanno, Internet nasce negli anni T50 e T60 come
tecnologia comunicativa militare. Il clima di guerra fredda dell'epoca
spinse l'esercito americano a realizzare una rete di comunicazioni
estremamente robusta e decentrata, capace di resistere a una guerra
nucleare o ad un'invasione nemica. In attesa della terza guerra
mondiale, la rete comincio' pero' ad essere utilizzata da scienziati e
da istituzioni di ricerca universitaria, allargandosi progressivamente
fino a raggiungere le gigantesche dimensioni attuali, ed includendo fette
di utenti sempre piu' numerose e diversificate: scienziati e militari
all'inizio; studenti e hackers poi; infine imprese commerciali,
lavoratori del terziario, preadolescenti, casalinghe di Voghera . . .
I primi utenti dell'Internet, scienziati e militari, sono a
lungo rimasti prigionieri della paranoia della guerra fredda, e della
mentalita' elitaria diffusa nella loro categoria: le interfacce per
gli utenti sono state fino a poco fa complicate, arcane e ostili; il
linguaggio gergale se non esoterico; gli argomenti estremamente
specifici e di interesse settoriale. Man mano che l'utenza si faceva
meno omogenea e specializzata, comunque, la situazione e' cambiata in
modo netto. Il fattore demografico e' stato il primo a mutare: dopo
gli scienziati, sono venuti gli studenti e i ricercatori universitari.
Sebbene molto dello spirito di corpo intellettuale e' rimasto, larghe
dosi di umorismo e divertimento si sono fatte strada nella rete. Per
esempio, si e' cominciato a parlare non solo di scienza ma anche di
fantascienza, e di altri temi di interesse per giovani e
tardo-adolescenti.
Naturalmente anche i tempi stavano cambiando; l'arrivo degli
anni 70 e della constestazione studentesca ha visto la nascita degli
hacker. Gli hacker storici erano studenti o giovani esperti di
informatica, la cui capacita' tecnica rendeva in grado di utilizzare
appieno le particolari caratteristiche e risorse della rete; e le cui
inclinazioni politiche spingevano alla sovversione d'uso della rete
stessa. Per la prima volta, la funzione e gli scopi delle comunicazioni
telematiche venivano messi in discussione. E' probabile che il
cambiamento fondamentale nella concezione della rete risalga addirittura
a questo periodo: da servizio comunicativo, Internet si avvia a
diventare "comunita' virtuale".
Una comunita' richiede un senso di identita', di scopo e di
orientamenti comuni; il senso di comunita' fra gli scienziati e i
militari non era legato al loro essere utenti di una rete -- Internet era
solo un servizio, uno strumento di lavoro. Con la crescente
eterogeneita' degli utenti, e la differenza degli scopi della presenza
in rete, si accresce la ricchezza ed il sincretismo, e si mettono in
modo dinamiche culturali che portano all' emergere di temi e di
ideologie specifiche e di esclusiva pertinenza della rete stessa. In
breve, comincia a formarsi un senso di comunita' specificamente interna
alla rete. Usando la terminologia introdotta da Sandy Stone, nasce la
"comunita' virtuale".
Oggi lo spaccato dell'utenza Internet include le categorie piu'
disparate; in maggioranza situati nella fascia economica medio-alta, a
causa del prezzo dell'apparecchiatura necessaria, ma non esclusivamente.
Organizzazioni culturali di svariato genere, dalle biblioteche alle
scuole ai centri sociali, forniscono accesso anche ai meno abbienti.
Certo, il numero degli utenti e' pur sempre una piccola percentuale
della popolazione mondiale, ed include solo le popolazioni benestanti
dell'emisfero industrializzato -- e questi sono gravissimi e
complessissimi problemi, dei quali tuttavia non ci occuperemo adesso.
Cio' che e' rilevante qui, ai fini della mia tesi, e' la varieta'
della tipologia, del background e degli interessi della popolazione
internettuale: una varieta' sufficiente a creare un ambiente variegato
e multiforme; un ambiente abbastanza ricco da rendere i frequentatori di
Internet una vera e propria "comunita' virtuale".
Una "comunita' virtuale" e' un'entita' del tutto nuova,
difficile da definire e studiare: una osservazione completa e
scientifica richiederebbe un tempo ben maggiore di quello qui
disponibile. Ci limitiamo dunque ad occuparci del fenomeno per il quale
tale comunita' e' stata rappresentata come "frontiera elettronica".
Abbiamo detto che la EFF ha reso il termine di uso comune; la metafora
era pero' nata da prima, in quanto ben si adattava a certe
caratteristiche tecniche della rete e a certe caratteristiche
psicologiche dei suoi frequentatori.
Dal punto di vista tecnico, la rete e' stata costruita per
resistere e funzionare in condizioni di assenza di ordine e
centralizzazione; era quindi naturale che le dinamiche di interazione
sociale si costruissero lungo linee anarchiche ed individualistiche --
cosa d'altronde pienamente congeniale alla mentalita' nordamericana.
Anche se recentemente Internet si e' estesa su tutti i continenti, la
maggioranza dei nodi si trovano comunque negli Stati Uniti e sono
utilizzati da utenti nordamericani: questa collocazione geografica
dell'hardware di Internet, ed il fatto che la rete venga concepita come
un territorio in senso spaziale, un territorio "nuovo" e
"inesplorato", ha reso quasi inevitabile l'accostamento con il Nuovo
Continente Americano e con la sua conquista. A cio' si aggiungano
fattori umani quali: l'individualismo e le eccentricita' tipiche dei
giovani scienziati-hackers; la loro psicologia ed il loro immaginario
nutriti di miti hollywoodiani; la corsa degli agenti commerciali e dei
truffatori verso l'Internet, quando ci si e' resi conto del suo
potenziale economico; . . . E' palese come il termine "frontiera" e
l'analogia con il West sia siano presentate alla mente.
E' pero' con l'azione della EFF che il termine "frontiera" e'
entrato nell'uso corrente. Le intenzioni della EFF sono a volte
buone, e sempre interessanti e significative, dato il buon peso
economico e lobbystico di questo gruppo negli Stati Uniti; il loro uso
della metafora della Frontiera e' pero' del tutto inappropriato e
controproducente. La "frontiera", e tutto quello che questa metafora
comporta, e' proprio cio' contro cui gli attivisti Internettuali
lottano -- o dicono di lottare. (Spero di cuore che il futuro dimostri
questa mia insinuazione bassa ed ingiustificata, anche se il mio
pessimismo riguardo la EFF e' crescente. Le posizioni della EFF stanno
cambiando, e i fondatori vedono con cresente simpatia le iniziative di
commercializazione del tipo "TV interattiva" e "home shopping". Vi
ricordo che i fondatori di EFF come ad esempio John Perry Barlow, per
quanto hippies negli anni 70, sono oggi degli industriali
dell'informatica e della comunicazione).
E' facile imitare la EFF, soprattutto quando la distanza rende
meno evidenti le contraddizioni dei modelli; e' facile riempirsi la
bocca con il mito della Frontiera Elettronica, senza mai fermarsi a
riflettere sul vero significato di questa metafora. Vi siete mai
chiesti cosa e' stata in realta' la frontiera del Far West? In breve,
brutalmente: nella frontiera del West i bianchi hanno colonizzato e
brutalizzato, con rivoltelle e capestri, un territorio che non
apparteneva loro. Un furto e un abuso su scala continentale. Assenza
di legge alternata ad abuso della legge stessa. Vi ricorda qualcosa,
questo?
Il West dei film e' bello, certo, ma chi vorrebbe veramente
viverci? Immaginate tagliagole e pistoleri che scorazzano senza
controllo sparacchiando a destra e a manca; vecchie volpi della truffa
che bazzicano il ciberspazio in cerca di conti correnti o di segreti
commerciali, favoriti dalla confusione e dall'assenza di una legislatura
adeguata al nuovo ambiente; possidenti arricchiti a forza di
impadronirsi di vasti territori con metodi spicci, o giocando
d'azzardo. Infine, la legge sommaria, spropositata e ingiusta
sviluppatasi dalla inadeguatezza e dall'ignoranza di codici e di forze
dell'ordine, e che in circostanze cosi' difficili non sanno far di
meglio che scendere al livello dei propri avversari; dubbie legittime
difese, linciaggi, giudici forcaioli del tipo "la legge a ovest del
Pecos".
Quando si e' un adolescente, categoria di maggioranza degli
abitatori del ciberspazio, e' facile immaginarsi una versione da fumetto
hollywoodiano del ciberspazio; una Disneyland western dove gli
eroi-superuomini dalla parte del bene trionfano sempre e nessuno si fa
davvero del male. La realta' di Internet e' molto piu' prosaica, e
molto meno in bianco e nero, come e' la vita non virtuale: una
maggioranza di persone comuni, che svolgono in santa pace le proprie
attivita'. Una comunita' ricca e creativa, che chiede soltanto di
essere lasciata in pace, senza essere ostacolata da una minoranza che
crea prepotenze, abusi, confusione. Una comunita' che vorrebbe il
proprio status ed i propri diritti civili disegnati in modo chiaro e
preciso, in modo da impedire sia la legge della giungla, dove il piu'
forte o il piu' furbo mangia il piu' debole, sia la repressione
indiscriminata. Purtroppo le leggi tardano: l'apparato legislativo di
tutti i paesi fatica a confrontarsi con la nuova e radicalmente diversa
realta' portata dall'introduzione di nuove tecnologie per la
trasmissione e la conservazione dell'informazione. Le leggi oggi in
vigore sulla proprieta' del lavoro intellettuale e dell'informazione
sono ancorate a tecnologie di un secolo fa, e se vengono applicate alla
realta' odierna si rivelano inadeguate fino al ridicolo. E se i
giuristi di tutto il mondo sudano alla ricerca di una nuova concezione di
legge per le comunita' virtuale, non c'e T da sperare che i
notoriamente lenti giuristi italiani vengano a capo della questione in
tempi brevi.
Intanto i soggetti piu' deboli non hanno protezione dagli abusi
dei fuorilegge e della legge; non ci sono strumenti per distinguere
"l'innocuo studente che si diverte" dal truffatore che vi ruba il numero
di carta di credito; e cosa ancora piu' grave, la propaganda e la
glorificazione della "frontiera" contribuiscono a confondere le due
figure, favorendo e legittimando il clima di sopraffazione e
illegalita' diffusa, soprattutto agli occhi degli utenti meno
attrezzati ideologicamente. Il Far West minaccia la comunita'
virtuale, e non e' il caso di contare sul settimo cavalleggeri, che fra
l'altro erano i peggiori massacratori di tutti.
La frontiera del West e' chiusa, venne annunciato alla fine del
diciannovesimo secolo. Basta tagliagole, basta capestri, basta
destreggiarsi fra caos e repressione. E' ora di comportarci da adulti, e
di vivere in maniera civile, vale a dire rispettando i diritti di tutti,
non la legge del piu' forte.
La Frontiera Elettronica e' chiusa, vorrei annunciare adesso.
Internet e' ormai popolata da persone comuni, uomini e donne che
vogliono comunicare, lavorare, svagarsi, istruirsi. Una comunita', non
un ammasso di guerrieri della notte. Una comunita' con regole proprie,
eque, democratiche: una comunita' rispettosa dei diritti di tutti; una
comunita' vivibile; una comunita' virtuale popolata di persone vere.