Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio

Iniziativa nazionale in difesa della telematica amatoriale

19 febbraio 95

Convegno organizzato da Strano Network al

Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato


Prima parte:

INTERNET: LA MATRICE


Intervento introduttivo di:

  • Stefano Sansavini di Strano Network


    Un minimo di presentazione rispetto a chi siamo e' gia' stata fatta da Luca, aggiungo solo una cosa,noi siamo nati, come "Strano Network", in un centro sociale autogestito, con tutto cio' che questo puo' significare e siamo nati definendoci con uno slogan come "gruppo di lavoro per esplorare i territori della comunicazione". Esplorando, esplorando siamo arrivati alla conclusione che attualmente a fronte di un enorme sviluppo, di un'enorme potenzialita' dei nuovi mezzi e strumenti comunicativi messi a disposizione, abbiamo la sensazione, ma quasi la certezza che si sia attuata una grossa restrizione del diritto alla comunicazione o almeno che questo stia diventando appannaggio di pochi rispetto ai molti a cui questo diritto viene negato. Per questo abbiamo voluto realizzare, costruire, organizzare questo convegno e cio' che lo ha preceduto, mi riferisco alla conferenza ipermediale, perche' vorremmo iniziare a mettere dei punti fermi e a iniziare una battaglia, che riteniamo debba essere intrapresa senza por tempo in mezzo, per far si' che tutte le potenzialita' che sono presenti in questi nuovi strumenti comunicativi si possano esplicitare e possano diventare appannaggio di tutti. C'e' molto da lavorare, penso. Oltre a questo voglio anche dire che per noi e' fondamentale che tutti coloro che operano nella telematica amatoriale inizino a muoversi per poter agire tutti insieme. Per questo abbiamo voluto oggi tentare di riunire, e sembra che ci siamo riusciti, forse per la prima volta in Italia, tutte le reti telematiche amatoriali presenti sul territorio nazionale e tutti gli addetti ai lavori, forse ne manca qualcuno, che si occupano di questo settore. Dicevo all'inizio del mio intervento che abbiamo la sensazione, ma quasi la certezza, che il diritto alla comunicazione venga progressivamente negato invece di aprirsi come invece i nuovi strumenti comunicativi permetterebbero. Per suffragare cio' possiamo partire dall'evoluzione della rete delle reti: "The Internet", la matrice. La rete delle reti, facendo un minimo excursus storico, nasce nel 1969, probabilmente la maggior parte dei presenti ne sono a conoscenza, per iniziativa del Pentagono, cioe' del ministero della difesa statunitense, perche' aveva la necessita' di poter tenere collegate sia le strutture militari che quelle della ricerca militare (che sappiamo quale enorme consistenza abbiano negli Stati Uniti) anche in caso di guerra, di attacchi missilistici o comunque di qualcosa che potesse mettere in discussione la funzionalita' di quelle che erano le normali reti comunicative militari superprotette di allora. Quindi The Internet nasce, come di solito nascono le grandi cose, purtroppo, in questa societa', cioe' per iniziativa dei militari. Questo perche' la struttura militare e' in grado di fare ricerca pura avendo consistenti fondi a disposizione. La grande impresa, le multinazionali, invece, hanno il problema di rendere immediatamente produttiva, cioe' di trarre rapidamente profitto dalla ricerca, quindi questa deve essere mirata. I militari hanno, infatti, accesso ad ampie risorse finanziarie, senza la preoccupazione di avere immediatamente un ritorno economico, quindi, da questo punto di vista, risultano avvantaggiati nel campo della ricerca. Nel 1969, allora, ecco che il Pentagono si puo' permettere di realizzare il progetto che sara' chiamato "Arpanet", che effettivamente rispetta le previsioni, cioe' funziona, questo perche' viene capito che dei computers possono essere interconnessi fra loro, e nel caso in cui un pezzo della catena della rete si interrompa, e' possibile aggirarlo e passare da un altro nodo. In questo modo la rete e' sempre attiva e garantisce sempre la possibilita' di comunicare. Nel progetto erano coinvolti gli ambiti della ricerca, quindi le universita' ed altri enti, che trovarono estremamente utile e importante uno strumento come questo e quindi lo svilupparono in maniera molto piu' consistente di quanto all'inizio potevano prevedere al Pentagono. E' accaduto, quindi, che gia' nel 1984, 1000 "host" (computers di grandi dimensioni) erano connessi in rete. Siamo poi arrivati fino alla situazione attuale di 30 milioni di utenti, si dice, perche' nessuno conosce con certezza questo dato, e di circa 3 milioni di computers collegati. Cio' ha significato che nella rete delle reti si puo' trovare di tutto. Possiamo tranquillamente affermare che si tratta di una rivoluzione culturale, un po' come lo e' stata, ma forse ancora piu' potente, la redazione dell'enciclopedia ai tempi della rivoluzione francese. In quel caso si trattava, infatti, di mettere nero su bianco lo scibile umano, e di renderlo pubblico, cioe' a disposizione del cosiddetto "terzo stato", perche' fino a quel momento erano stati i nobili e il clero ad avere il monopolio dell'educazione e dell'informazione, Oggi abbiamo potenzialmente l'opportunita', attraverso uno strumento come The Internet, di avere in rete, cioe' accessibile in qualsiasi momento lo scibile, l'intierezza della conoscenza umana, che nel frattempo si e' molto ampliata. Si puo', quindi, dedurre l'enorme potenzialita' di un tale strumento. Nel caso in cui abbiamo la necessita', la possibilita', la voglia di ricercare un'informazione o di comunicare con qualcuno che si trova distante mille miglia da casa nostra e' possibile farlo, in tempo reale, entrando in connessione con questa persona o con questo gruppo di persone. Tutto bene quindi? Abbiamo a disposizione un grande strumento con grandi potenzialita'. Purtroppo ci sono dei se' e dei ma. Stiamo infatti assistendo, proprio in questo periodo, al fatto che The Internet, che gia' aveva al suo interno una serie di soggetti commerciali tesi ad accumulare profitto sulla rete, non ricevera' piu' l'appannaggio statale che il governo USA fino ad oggi ha concesso, 12 milioni di dollari all'anno, considerandolo un servizio pubblico, ma sara' lasciata alla gestione dei privati. 12 milioni di dollari in realta' sono relativamente pochi se confrontati con il prodotto nazionale lordo degli Stati Uniti, si tratta di pochi spiccioli. Ma nell'era clintoniana, che da un lato dice di incentivare lo sviluppo delle autostrade telematiche, per avere a disposizione tutti gli strumenti comunicativi per avere un mondo migliore, per costruire canali connettivi che permettano di sviluppare le possibilita' comunicative in maniera esponenziale in cui ognuno e' in connessione diretta con qualsiasi altro, senza problemi di "banda", cioe' senza problemi di intasamento delle linee, dall'altro lato pero', in regime di assoluto liberismo economico, si da' inizio alla corsa per stabilire chi vincera' il monopolio sulla gestione delle reti. Il vincitore, ovviamente, sara' chi avra' la possibilita' di investire la piu' alta quantita' di risorse finanziarie e quindi di costruire l'autostrada telematica piu' grande di tutte le altre. E' una storia che puntualmente si ripete. The Internet, non era solo, ed ancora oggi non e' solo, questa grossa possibilita' di comunicazione. All'interno di The Internet, dato che per la prima volta e con uno sviluppo cosi' rapido, tanti sistemi e tante persone che stanno dietro a questi sistemi, si interconnettono fra loro, ne era nata una autoregolamentazione, una capacita', anarchica, qualcuno l'ha definita, di organizzare la comunicazione senza restrizioni burocratiche, senza problemi di sorta, senza la necessita' di stabilire una gerarchia in cui qualcuno comanda e altri soccombono, ma concedendo a tutti le stesse possibilita', gli stessi diritti dentro la rete che ha generato un sistema in cui tutto funzionava, ogni tanto qualcosa, in realta', andava storto, anche questo e' vero, ma che generalmente tutto funzionava e che la rete sia riuscita a svolgere egregiamente il proprio ruolo di interconnessione diretta in tempo reale. Ogni volta che si aggiungeva un nuovo utente o si allacciava un nuovo computer veniva trovato il modo di riuscire a farlo dialogare tranquillamente con gli altri. Tanti sono gli strumenti creati per raggiungere questo scopo, molti di voi li conoscono, ad esempio l'IRQ, cioe' la possibilita' di fare un "chat" mondiale, cioe' di chiaccherare "on line" con altri soggetti sparsi per tutto il mondo. Sembrava una cosa impossibile, difficilissima da realizzare, perche' chissa' che casino ne poteva derivare ed invece ognuno ha la possibilita' di aprire la propria conferenza, sono state stabilite le modalita' di apertura di una conferenza, nella maniera piu' semplice possibile. E' qualcosa che travalica le leggi nazionali, travalica il sistema vigente. Il problema e' che quando sara' realizzato questo inserimento di grossi investimenti privati nella rete da parte di qualcuno che vorra' dire: "io sono il padrone di questo pezzo della rete", sicuramente tutto quanto detto prima saltera'. Io ritengo quindi che la battaglia che dobbiamo intraprendere deve essere tesa a ricreare tante piccole, medie, grandi -se possibile- reti delle reti, per riprodurre questa capacita' di autoregolamentazione che e' tipica di The Internet e di situazioni in cui sono assenti i lacci e lacciuoli della burocrazia e dei piccoli e grandi interessi privati, dell'imprenditoria e delle multinazionali. Vorrei ora entrare piu' direettamente nel merito della discussione di oggi, e analizzare la situazione italiana. Luca prima citava le cosiddette due leggi e mezzo che regolano attualmente la telematica nel nostro paese: quella sul software, quella sui reati informatici e la mezza, cioe' il disegno di legge sulla privacy. Per comunicare con i nuovi strumenti telematici, per poter costruire le reti, per poter realizzare le interconnessioni e' necessario il software, e' necessaria anche una regolamentazione che pero' come abbiamo visto si puo' autogenerare, si puo' atocostruire. C'e' bisogno anche di porsi il problema della privacy, cioe' di come garantire la privacy. Per quanto riguarda la questione del software che e' diventato un componente indispensabile senza il quale non si comunica piu'. La potenzialita' degli strumenti, di cui parlavo prima, e' determinata proprio dalla presenza soprattutto del software. A proposito di questo e a proposito di quello che dicevo sulle multinazionali, su questa ingerenza estremamente pesante da parte dei colossi dell'informatica vorrei portare due esempi per capire meglio.Il primo riguarda il sistema operativo piu' diffuso del mondo, senza il quale, probabilmente, sarebbe anche impossibile parlare di reti: l'MS-DOS, 150 milioni di installazioni vendute. Si dice che il diritto d'autore, il diritto all'idea e' fondamentale, importante, che va garantito a tutti i costi. Ma nella realta' cio' non accade.La maniera in cui e' nato l'MS-DOs e' significativa, come e' possibile rilevare da quanto pubblicato sulla stampa specializzata. L'IBM, agli inizi degli anni '80 vuole entrare nel mercato dei Personal Computers. Qualche anno prima due giovanotti in un garage hanno creato il primo personal. I due creatori sono due hackers, visto che la loro attivita' principale, prima di affrontare la costruzione di quello che sara' il primo Apple, era quella di costruire dei congegni elettronici per telefonare gratis. Oggi piu' nessuno si sognerebbe di chiamare hackers i fondatori della Apple. L'IBM, quindi, approda con un certo ritardo, sul mercato dei PC. L'idea e' di assemblare un proprio PC a partire da un microprocessore piuttosto avanzato per l'epoca: l'8088 della Intel a 16 bit. Il problema che immediatamente si pone e' quello di implementare un sistema operativo capace di far funzionare quella macchina.L'IBM decide di non produrlo in proprio, o perche' non ne e' capace o piu' probabilmente per risparmiare sui costi di produzione. Si rivolge, quindi, ad una ditta piccola, ma non proprio piccolissima di Seattle, di cui e' titolare il nipote di una dirigente dell'IBM stessa, un certo Bill Gates, che poi diventera' l'uomo piu' ricco del mondo. Questa ditta si chiama Microsoft. Ma Bill Gates, personalmente, di sistemi operativi non si intende molto, si rivolge quindi a sua volta ad una ditta piu' piccola: la Seattle Computer Products, che ha gia' implementato un sistema operativo per microprocessori a 16 bit, sulla base del sistema operativo a 8 bit piu' diffuso in quel momento. il CPM commercializzato dalla Digital Research, uno dei colossi dell'informatica, la quale a sua volta stava sviluppando un sistema operativo a 16 bit, ma essendo un colosso aveva delle ben piu' consistenti pretese economiche. Quindi Bill Gates, senza fare cenno dell'accordo con IBM, chiede a Tim Paterson, sviluppatore della Seattle Computers Products di vendergli il suo progetto di sistema operativo a basso costo. Quindi Bill compra prima l'idea, poi compra anche Tim Paterson, cioe' lo assume in Microsoft e infine, con i soldi giunti dall'IBM, acquista anche la Seattle Computer Products. In questo modo, secondo la legge, nessuno puo' rivendicare diritti su quell'idea se non la Microsoft. Evidentemente cio' che viene garantito non e' il diritto sull'idea, ma la possibilita' di speculare sui mercati finanziari ed economici in nome della suprema legge del profitto. Cioe' il "diritto" non viene garantito all'autore, in questo caso Tim Paterson, ma a coloro che hanno la possibilita' di investire capitali, sia che li abbiano, sia che li "avranno", sia che facciano finta di averne, magari rischiando di ridurre sul lastrico i lavoratori della propria impresa. Passiamo ad un altro esempio, quello del formato di compressione di immagini GIF. Le immagini, infatti, non potrebbero viaggiare sulle reti, perche' occupano molto spazio, molti bit e quindi intasrebbero il traffico di dati. Quindi le immagini vengono compresse prima di inserirle in rete, per poi essere decompresse una volta arrivate a destinazione. Una delle organizzazioni commerciali presenti in Internet e' Compuserve, nel 1987, ha utilizzato un algoritmo di compressione, l'LZW, che a sua volta derivava da un altro algoritmo, quello di Lempel e Ziv, per sviluppare un compressore di immagini, il GIF, appunto. Sia l'algoritmo di Lempel e Ziv, sia l'LVW, sia il GIF erano fino a pochi giorni fa di pubblico dominio. Infatti, esistono molti sviluppatori che mettono a disposizione il software, per informare e per dare la possibilita' di comunicare, come "public domain" cioe' rinuncio a qualsiasi tipo di diritto d'autore perche' ritengo che l'umanita' abbia bisogno di qualcosa del genere, "freeware", cioe' non rinuncio ai diritti sull'idea, pero' non ci voglio guadagnare niente e metto a disposizione il mio software in maniera totalmente gratuita, lo "shareware", cioe' cedo il mio lavoro gratuitamente a tutti e poi chi vorra' mi dara' quello che io riterro' opportuno, 10, 20 30 dollari, per continuare la mia ricerca. Sia il public domain, che il freeware o lo shareware non sono assolutamente presi in considerazione nella legislazione italiana, per i legislatori italiani, evidentemente esiste solo il profitto.Tornando al GIF, dicevamo, e' diventato uno standard utilizzato da tutti ed oggi la Unisys, altro colosso dell'informatica, ha deciso di rivendicare un brevetto che aveva fatto registrare sull'LVW, visto che Welch, il suo sviluppatore, era un suo dipendente. Quindi ora dovremmo pagare una royalty per ogni immagine utilizzata trattata con GIF, ed anche in Italia, nelle reti, ci sono gia' molti pronti a genuflettersi di fronte a Sua Maesta' Unisys. La legislazione vigente in Italia, come abbiamo visto tiene solo conto delle leggi del profitto. Noi riteniamo, invece, che sia doverosa una battaglia per rendere possibile che gli esseri umani cooperino e lavorino insieme per poter comunicare meglio,che in pratica significa che se qualcuno ha un'idea abbia l'oportunita' di metterla a disposizione degli altri. In passato, del resto cio' e' successo; io non credo che Pascal o Newton tenessero le loro idee cosi' strette, come invece oggi accade, puo' darsi che abbiano realizzato anche qualche guadagno su queste idee, ma comunque queste sono diventate patrimonio collettivo dell'umanita'. Io non credo che qualcuno possa tenere cosi' stretti gli algoritmi a tal punto da affermare che sono solo suoi e guai a chi li tocca! Siamo arrivati al punto che la Microsoft rivendica il diritto d'autore sul prompt del DOS, il C:\ e che quindi nessuno lo puo' utilizzare in altre implementazioni se non Bill Gates e la sua societa'!! E questo e' pazzesco. Di questo passo di royalties dovremmo pagarne veramente tante visto che innumerevoli sono gli strumenti, simili a quelli citati, che abitualmente usiamo per comunicare, mi domando dove andremo a finire. Proviamo a tornare indietro nel tempo e immaginiamo cosa poteva accadere se qualcuno in passato si fosse comportato nello stesso modo. Per esempio, se quando Dante Alighieri inizio' a buttare le basi del volgare, lo pseudo-italiano della Divina Commedia, avesse rivendicato il diritto d'autore sulle regole di tale idioma, visto che era stato il primo ad implementarlo nel suo poema, poteva poi succedere che i Guelfi o i Ghibellini, cioe' dei gruppi di potere di quel periodo,rilevassero tali diritti e che quindi si riservassero il diritto alla commercializzazione, dopodiche', magari il Monte dei Paschi di Siena (e' di quei tempi la fondazione di tale istituto bancario) li poteva riacquistare dai Guelfi o dai Ghibellini, date le consistenti risorse finanziarie a disposizione di tale banca, saremmo arrivati ad oggi dovendo pagare una royalty a qualche banca per l'utilizzo della lingua italiana. E' impensabile che possa continuare una situazione di questo tipo all'infinito! Per quanto riguarda invece la questione della sicurezza delle reti dobbiamo dire che questa e' fortemente legata all'altra grande questione, quella della privacy. Nelle reti, effettivamente, ci puo' entrare qualcuno che non e' autorizzato a farlo, e che magari entra per distruggere. Noi comunque, come Strano Network, abbiamo fatto un'esperienza di BBS abbastanza aperta a qualsiasi eventualita', senza porre lacci all'ingresso e dobbiamo dire che non ci e' successo niente di catastrofico. Leggiamo, pero' sui giornali, con enfasi scandalistica, anche ieri ho letto qualcosa di simile, che esistono degli hackers che mettono in rete le modalita' per costruire nientemeno che la bomba atomica. Mi ricordo di essere stato invitato a fare una presentazione del nostro lavoro in un istituo professionale di Vinci, mi pare, e tutta la discussione si accentro' su questo file sulla bomba atomica. Probabilmente e' l'ignoranza che porta a certi luoghi comuni e atteggiamenti scandalizzati. Infatti, le modalita' di costruzione di una bomba atomica, almeno cio' che e' scritto in quel famoso file, che poi tutti fanno finta di non conosceree che poi tutti in realta' hanno letto. Ma cio' che e' scritto in quel file e' qualcosa di universalmente conosciuto. La difficolta' nella costruzione di un ordigno nucleare, infatti, sta nella possibilita' di avere quantita' considerevoli di plutonio o uranio arricchito che per essere ottenuti e' necessario avere a disposizione degli impianti di arricchimento e non nella "formula". E per avere un impianto simile e' necessario fare come Saddam Hussein che in accordo con i mercanti d'armi italiani o di qualche altro paese o multinazionale e' entrato in possesso di tali attrezzature. Quindi non e' un file che rende pubblico cio' che e' gia' ampiamente conosciuto, anche se non proprio da tutti che puo' scatenare chissa' quale catastrofe. Una volta, pare, esistevano dei termini del diritto, anzi qualcuno afferma che negli Stati Uniti questi ancora esistano, ma questo non lo darei per certo dato che non mi sembra che gli USA non siano dei campioni nella promulgazione di leggi libertarie, che affermavano che fino al momento in cui il reato non e' compiuto questo non e' perseguibile e il fatto di rendere pubblico qualcosa che al limite se eventualmente fosse utilizzato e messo in pratica da qualcuno forse potrebbe costituire un reato non e' gia' un reato. E sarebbe giusto che tali termini del diritto fossero ripristinati. Molto ci sarebbe da discutere su questo e probabilmente questo e' uno degli ambiti in cui iniziare. E' comunque vero che sarebbe necessaria una autoregolamentazione delle reti, ma nei termini in cui ne parlavamo a proposito di Internet.Sulla questione della privacy, e su questo parlo quasi a titolo personale, devo dire che questo circuitare continuo, nella rete delle reti, ma non solo li', di informazione e di comunicazioni, ha come effeto che mentre precedentemente all'avvento di tali strumenti, le informazioni erano stoccate su supporti cartacei o cose simili e quindi non avevano una circolazione piu' ampia di tanto oggi invece esse vengono riprodotte velocemente in tanti e tanti punti della rete globale e diventa quindi quasi impossibile controllare tale flusso e quindi che tali comunicazioni e informazioni siano garantite sul piano del rispetto della privacy. Per fare un piccolo esempio, quando io transito in autostrada, mi hanno inventato, che posso pagare al casello con il bancomat, e cio' in maniera molto semplice, non devo neanche digitare il mio codice personale, come mi spiegano nella lettera della banca, posso passare il bancomat come si fa con il tesserino magnetico per "timbrare" l'entrata e l'uscita al lavoro. Ne deriva che la mia banca o la Societa' Autostrade, anzi tutte e due, hanno a disposizione tutti i miei passaggi autostradali e nella trasmissione di tali informazioni probabilmente anche qualche altra terza parte ne verra' a conoscenza. Eppure doveva essere garantito il diritto alla libera circolazione, mi era garantito dalla Costituzione, e invece ci ritroviamo con dei "log", dei "record" in cui vengono memorizzati i nostri spostamenti. Questa una delle violazioni "legali" della privacy, poi esistono le violazioni "illegali". Per esempio all'ospedale di Careggi sono stati rubati dei computer che contenevano i dati di persone affette da AIDS. Poco dopo il furto queste persone sono state ricattate da anonimi. Potrei fare esempi simili, anche piu' preoccupanti all'infinito, simili a questi. La privacy, posso affermare, non e' piu' garantita. Il supporto informatico e telematico non garantisce piu' il diritto alla privacy, se qualcuno afferma il contrario non credetegli! Non esistono marchingegni che garantiscano la sicurezza assoluta dell'inviolabitita' dell'informazione memorizzata o transitante! Allora se non mi e' garantita la privacy, voglio avere almeno garantito l'accesso totale al flusso informativo e comunicativo che si svolge in tutto il mondo. Non e' giusto, ad esempio, che la banca dati del Viminale, contenga al suo interno dei record su milioni di cittadini in cui accumula tutta una serie di informazioni che li riguardano. E putroppo si sa ben poco di quella banca dati perche' e' "supersegreta", sappiamo che e' collegata con il Bundes Kriminal Amt di Wiesbaden e quindi circuita un flusso informativo almeno a livello europeo. E dire che quando De Lorenzo nel 1964 stava tentando il colpo di Stato, il cosiddetto "Piano Solo", aveva creato su indicazione dei servizi statunitensi, con il "Piano Demagnetize", un archivio con 157.000 fascicoli su cittadini italiani, la cosa fece grande scandalo, oggi ci ritroviamo probabilmente con qualcosa di ben piu' consistente e questo non fa piu' scandalo! E ognuno di noi non ha nessuna opportunita' di sapere cosa sia scritto in quei records. Sarebbe quindi giusto ed opportuno che se la mia privacy, di fatto, e' abolita, si abolisca a questo punto l'ipocrisia della privacy. Ritengo quindi di aver diritto all'accesso a qualsiasi tipo di informazione e di comunicazione che mi riguardi. E' l'unica garanzia reale che possa ripristinare i miei diritti e' di poter avere un controllo sul flusso incontrollabile di dati. Siamo di fronte a una rivoluzione culturale, ma non solo culturale, enorme che cambia completamente i termini e i parametri in base ai quali eravamo abituati a pensare. E soprattutto non potro' mai avere la sicurezza che le informazioni che mi riguardano si trovino nelle mani giuste. Credo che nessuno, se non in cattiva fede, possa affermare che tutte le informazioni che vengono circuitate sono saldamente in mani di cui possiamo fidarci. Io su questo termino il mio intervento e do la parola agli altri. Ritengo di avere portato alcune provocazioni per far si' che il dibattito di oggi sia il piu' ricco e fruttuoso possibile.